Lavarone in un fine settimana di autunno
A Lavarone in Trentino Alto Adige è dove ho appena trascorso un fine settimana di autunno: ecco perché mi sento in brodo di giuggiole.
Immagino di aver avuto la fortuna di trascorrere l’ultimo weekend assolato, a cavallo fra l’estate e l’autunno, prima dell’arrivo del freddo. Perché ho scelto Lavarone?
Lavarone
La cittadina di Lavarone si trova ai confini fra Veneto e Trentino alto Adige e più precisamente dopo l’Altopiano dei Sette Comuni e Vezzena. Subito dopo Lavarone c’è la famosa località sciistica di Folgaria.
A differenza di quest’ultima Lavarone è conosciuta per i sentieri di facile e medio livello e i percorsi adatti agli amanti della mountain bike.
Per loro sono stati creati dei percorsi ad hoc che permettono di muoversi attraverso i boschi e di lasciare le strade cittadine unicamente all’uso delle macchine. Inoltre c’è un attrezzato bike park per la gioia dei più piccoli. Aria fresca e belle passeggiate, cosa volere di più?
Frazioni di Lavarone
Lavarone si estende su di un territorio abbastanza vasto e comprende varie frazioni, ognuna diversa dall’altra. Visitarle è possibile seguendo le indicazioni dei sentieri che portano a fare dei giri intorno ad esse.
I dettagli delle case sono curatissimi, in perfetto stile Trentino. Un tripudio di fiori e di colori alle finestre, giardini impeccabili e affreschi di vita montana.
Una delizia per gli occhi. Ogni frazione presenta la sua peculiarità da ammirare e da fotografare. Se hai voglia di fare delle lunghe passeggiate ti consiglio di approfittarne!
Io ho soggiornato in un hotel a Bertoldi, una frazione graziosissima dove passa il Sentiero delle Sorgenti che arriva diritto al museo a cielo aperto de “Il Respiro degli Alberi”.
Respiro degli Alberi e altri percorsi
Il Respiro degli Alberi è un percorso espositivo all’interno del bosco dove si trovano installazioni permanenti di opere d’arte di artisti della zona e oltre, fatte interamente in legno.
Seguendo una strada forestale ci si imbatte in opere che si amalgamano in modo perfetto alla natura esaltandone addirittura la bellezza. Ho visto anche un camoscio ammirare estasiato le strutture!
A metà percorso si congiunge anche il Sentiero delle Sorgenti: si può scegliere il percorso corto oppure quello lungo. Ma ti consiglio prima di arrivare al termine del Sentiero degli Alberi, perché da lì potrai ammirare una bellissima panoramica dall’alto sul lago di Caldonazzo.
Dalla frazione di Slagenaufi, invece, puoi scegliere un sentiero dedicato alla storia e al conflitto mondiale. Proprio qui, infatti, si trova il cimitero austroungarico occupato da ben 768 salme con altrettante croci.
Una cappella e dei pannelli esplicativi raccontano i momenti della guerra per come la si è vissuta in questi luoghi che, ricordo, faceva parte dell’Impero Austroungarico.
Continuando il percorso si sale alla Baita Belem, una volta adibita a ospedale militare, dove venivano curati i feriti in gravissime condizioni.
Continuando in direzione del percorso che va a Monterovere, invece, si arriva al punto panoramico dal quale si ammirano entrambi i laghi di Caldonazzo e Levico con una visione a 360 gradi della zona. Uno spettacolo imperdibile!
Forte Belvedere e lago di Lavarone
Il Forte Belvedere fu costruito a strapiombo su uno sperone di roccia calcarea prima della Grande Guerra. Serviva da controllo sulla Val d’Astico che a quei tempi segnava i confini fra il Regno d’Italia e l’Impero Austroungarico.
Oggi la struttura è perfettamente conservata e ospita un museo dedicato alla guerra. L’obiettivo è quello di sensibilizzare le generazioni future agli orrori commessi durante la Grande Guerra affinché non vengano mai più ripetuti.
La tariffa del biglietto intero è di 7 euro, se sei possessore della Trentino Guest Card invece pagherai solo 3 euro.
Il lago di Lavarone non è molto grande ma le sue acque turchine richiamano turisti da ogni parte del mondo. Anche Sigmund Freud soleva trascorrere qui le sue vacanze per rilassarsi e cercare nuove soluzioni ai suoi quesiti psicoanalitici.
Il lago è attrezzato con due spiagge, spazi liberi e ha ricevuto il riconoscimento di bandiera blu per la purezza delle sue acque. In inverno invece si trasforma in pista di pattinaggio sul ghiaccio. La sua origine è carsica, si tratta infatti di una dolina che improvvisamente si è riempita d’acqua a causa di un cedimento strutturale.
Drago Vaia
Un’istallazione permanente posizionata nella frazione di Magré, opera dell’artista Marco Martalar, ricorda il passaggio della tempesta Vaia. Si tratta di una figura maestosa di drago creata interamente con i pezzi di legno rimasti a terra a seguito della devastazione.
Per raggiungere e visitare il drago puoi dirigerti a Magré e parcheggiare la macchina in uno dei posti adattati al parcheggio oppure arrivare tramite i vari sentieri che si distendono lungo tutto il territorio di Lavarone. Ti lascio le coordinate esatte per trovare il drago: indicazioni Google Maps.
Aggiornamento: purtroppo il drago è stato dato alle fiamme da qualcuno e non esiste più. La comunità si sta muovendo per ottenere un nuovo drago ma al momento la sua assenza pesa, al pari delle piante spazzate via da Vaia.
Leggende di Lavarone
Si dice che il lago di Lavarone si sia formato a causa di un litigio tra due fratelli. Entrambi possedevano un bosco rigoglioso ma l’avidità li metteva continuamente l’uno contro l’altro. Finché Dio si infuriò nel vederli sempre litigare e fece sprofondare il bosco. Dal cedimento nacque appunto il lago e ai due fratelli non rimase più nulla su cui baruffare.
Lungo il Sentiero delle Sorgenti c’è un bellissimo abete rosso che ha dei poteri particolari. Se ti fermi ad abbracciarlo per alcuni minuti, potrai sentire le sue proprietà balsamiche entrare nelle narici e iniziarai a percepire anche il più nascosto odore selvatico del bosco oltre che i bisbigli degli altri alberi.
Vicino a Lavarone, a Malga Laghetto, viveva un abete bianco dell’età di circa 250 anni. Ne aveva viste passare di persone e aveva ascoltato i loro problemi cercando ogni qual volta di trovare una soluzione. Per questo gli abitanti si affidavano spesso a lui. Ma una notte particolarmente ventosa, la sua scorza dura cedette e si spezzò in due. Tutti gli abitanti della zona ne rimasero colpiti, perché era l’abete più antico d’Europa, il più saggio e il più amato. Il suo nome era Avez de Prinzep e si trova ancora lì, irreparabilmente ferito ma pronto a dare conforto a chi richieda ancora il suo aiuto.
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