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Il museo della stregoneria ‘Strandagaldur’ si trova nel profondo nord dell’Europa e, più precisamente, nella costa occidentale dell’Islanda. Il legame esoterico fra l’Islanda e magia è molto forte e nell’antichità si estendeva nella religione pagana e nella mitologia.

Fra i personaggi iconici della mitologia islandese ricordiamo Odino, Freya e Thor. La loro magia era chiamata seiðr, sebbene in italiano si conosca come seidr, seid o seidhr.

La finalità di questo tipo di magia era quella di raggiungere il più alto potere, conosciuto anch’esso con un nome caratteristico: il fjölkungi.

La fede magica

 

Prima dell’avvento del cristianesimo e poi della religione protestante, in Islanda si professava il culto della magia. A esercitarlo erano per la maggior parte uomini che fungevano da tramite fra le divinità e l’umanità.

Non è facile risalire alle origini del culto anche perché la maggior parte degli scritti sono stati bruciati ed eliminati. Solo alcuni libri sono conservati alla Biblioteca Nazionale d’Islanda e narrano un mondo costellato di pozioni magiche, incantesimi e sacrilegi.

Per mantenere intatte le radici culturali del popolo islandese si è deciso di aprire un museo della stregoneria che andasse a raccontare questo periodo di tempo fin troppo nebuloso. Basta dirigersi verso la cittadina di Holmavik per trovare questo particolare museo dedicato alle arcane tradizioni praticate nel XVII secolo.

Il nome esaustivo del museo della stregoneria è: ‘Museo della Magia e della Stregoneria Islandese’ che riporta inevitabilmente alla memoria la scuola magica di Harry Potter. Solo che qui non c’è un vero e proprio indirizzo di studi bensì una testimonianza delle pratiche che hanno anticipato la medicina e la chimica attuale. Secondo Frazen, infatti, la magia e l’alchimia sono stati gli elementi precursori alla scienza e alla chimica.

pozione magica nel museo della stregoneria

Museo della stregoneria Strandagaldur

 

Il museo inaugurato nel 2000 contiene due livelli di visita. Al primo piano troviamo un’alternanza di mostre permanenti e fisse. Le quali si articolano sui Nábrók o necropants, sui grimori e sui bastoni con sigilli magici come il Galdrabók.

I Nábrók sono l’elemento più angosciante del museo: si tratta di un paio di pantaloni per uomo o per donna realizzati interamente di pelle umana. Secondo la tradizione indossarli significava riuscire a racimolare una quantità pressoché infinita di denaro. E immagino che nonostante l’orrore molti di noi li indosserebbero volentieri!

I grimori sono i famosi libri delle streghe nei quali venivano appuntate le ricette magiche, gli incantesimi e le pozioni che servivano a creare gli incantamenti. I bastoni magici avevano dei poteri magici ed erano utilizzati dagli stregoni.

Il piano superiore è dedicato alla caccia alle streghe in Islanda. Vengono raccontati gli avvenimenti più famosi rimasti nella memoria collettiva. In questa sezione si presentano accusate e accusatori e l’esito della diatriba.

Tre fantastiche mostre fotografiche in Veneto con protagonisti Steve McCurry, Robert Doisneau e Mario De Biasi sono ora visitabili. Le sedi officiali delle esposizioni sono Rovigo, Conegliano e Venezia.

Un’ottima scusa per visitare non solo le mostre ma anche le bellissime città venete addobbate a festa per l’imminente Natale.

Mostre fotografiche in Veneto

 

Steve McCurry – Icons

La mostra ha aperto i battenti lo scorso 6 ottobre a Palazzo Sarcinelli a Conegliano e sarà attiva fino al 13 febbraio 2022. Si possono ammirare oltre cento fotografie che riprendono per lo più scenari indiani e afghani.

Fra queste è presente la celebre “Ragazza afghana” riportata alle cronache odierne per essere sfuggita dal regime talebano ed essersi rifugiata sana e salva a Roma.

Gli scatti di McCurry sono in grado di catturare le contraddizioni di paesi così complessi e di enfatizzare i guizzi emotivi dell’animo umano. Racconta le discrepanze di cultura, il divario sociale e la forza interiore dei rifugiati.

Ci sarà un’audioguida disponibile ai visitatori scaricabile tramite applicazione nello smartphone e sarà necessario prenotare in anticipo l’ingresso. Il prezzo del biglietto è di 12€ (ridotto 10€).

Gli orari di apertura sono dal mercoledì al venerdì dalle 10 alle 13 e al pomeriggio dalle 15 alle 18; sabato, domenica e festivi dalle 10 alle 19.

 

mostre fotografiche in Veneto

Robert Doisneau – Mostre fotografiche in Veneto

L’eccelso fotografo francese è famoso per i suoi scatti in grado di cogliere momenti irripetibili ed espressioni uniche. La sua filosofia era molto semplice e ciò che voleva cogliere lo ha spiegato bene in questa frase:

 

«Quello che io cercavo di mostrare era un mondo dove mi sarei sentito bene, dove le persone sarebbero state gentili, dove avrei trovato la tenerezza che speravo di ricevere. Le mie foto erano come una prova che questo mondo può esistere.»

 

La sua macchina fotografica operò nella periferia parigina e, in particolare, nel comune di Montrouge dove passeggiando tra una via e l’altra congelava con i “click” momenti di vita quotidiana rendendoli esclusivi.

Per questo è considerato il maggiore esponente della fotografia umanista – come Henry Cartier-Bresson – e del fotogiornalismo. Tra le mani di Doisneau i volti comuni si trasformano in emozioni facilmente leggibili e l’impatto è stupefacente.

La mostra è attiva fino al 30 gennaio 2022 con i seguenti orari:

  • dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 19.00;
  • sabato, domenica e festivi dalle 9.00 alle 20.00.

La visita va prenotata in anticipo e il prezzo del biglietto intero è di 5€, ridotto 3,50€. L’audioguida è a parte, e costa 3,50€.

Mario De Biasi – Fotografie 1947/2003

 

L’ultima delle tre imperdibili mostre fotografiche in Veneto è presentata al palazzo Tre Oci a Venezia e resterà visibile fino al 9 gennaio 2022. Le foto sono più di 250 suddivise in dieci sezioni: ritratti di personaggi famosi e anonimi, la quotidianità, i viaggi e la narrazione di importanti eventi storici. 

Il fotografo bellunese vanta un’opera esposta al Guggenheim Museum di New York ed è conosciuto per essere un artista polivalente. Gli è stato assegnato il premio “Ambrogino d’oro” dal Comune di Milano per la sua capacità di cristallizzare gli eventi storici e i passaggi del tempo sia nel mondo che nelle persone.

Il museo è aperto tutti i giorni dalle 11 alle 19 tranne il martedì che rimane chiuso. Il prezzo del biglietto è di 13€ ed è possibile prenotare la visita in anticipo.

Per arrivare bisogna prendere i vaporetti in direzione Zitelle da piazzale Roma e dalla ferrovia o da San Zaccaria. Linea 4.1 e 2 da ferrovia e piazzale Roma o linea 2 e 4.2 da San Zaccaria. Tutte e tre le mostre richiedono il Green Pass.

Dieci motivi per visitare la Polonia e vedrai che ti sembreranno pure pochi in rapporto alle numerose bellezze paesaggistiche e culturali! Partiamo, allora…

Quali sono i dieci motivi per visitare la Polonia?

 

1- I mezzi pubblici sono molto efficienti e capillari in città. Anche gli spostamenti fra le diverse località sono ben collegati tramite i pullman di Przedsiebiorstwo Panstwowej Komunikacji Samochodowej (prova a ripeterlo!) o il Flixbus.

La rete ferroviaria è ben distribuita e per seguire l’andamento dei treni basta consultare il sito delle ferrovie nazionali Polskie Kaleje Panstwowe. Oppure gli intercity più veloci e per tragitti più lunghi.

 

2- In questa terra sono nati tantissimi personaggi famosi tra cui: il Papa Giovanni Paolo II, il musicista Fryderyk Chopin, lo scienziato Niccolò Copernico, la chimica Marie Curie, Leach Walesa, premio nobel per la pace nel 1983, lo scrittore Joseph Conrad e molti altri.

 

3- Il museo di Czartoryski a Cracovia ospitava uno dei più grandi capolavori dell’arte italiana: la dama con l’ermellino di Leonardo da Vinci. Eseguito durante il primo periodo milanese di Leonardo non si conoscono i dati della commissione. Faceva parte della collezione della principessa Izabela Fleming ed è stato successivamente ceduto al comune di Varsavia per una somma irrisoria suscitando notevoli polemiche. Attualmente è esposto al Castello di Wavel.

 

“Partire continuamente era l’ossessione di papa Wojtyła e il nomadismo è una malattia nazionale polacca. Non è solo la voglia di libertà dopo il comunismo. È anche il riflesso di un’antica claustrofobia, quella nata dal sapersi schiacciati da ingombranti vicini, Russia e Germania“.  (Trans Europa Express – Paolo Rumiz)

 

4- Sempre a Cracovia si può visitare la miniera di sale Wieliczka, un’opera della natura e dell’uomo. Rappresenta un elemento del tutto unico nella cultura mondiale.

Le gallerie raggiungono una lunghezza di 300 chilometri e l’opera risale a 800 anni fa. All’interno si trovano laghi sotterranei, gallerie in legno, lampadari ricavati dalla salgemma e sculture di sale.

Inoltre si trovano tante altre attività come ristoranti, una sala da concerto e da ballo, un ufficio postale, eccetera. Un mondo sotterraneo incredibile e impensabile.

 

tipiche case colorate della polonia: dieci motivi per visitare la Polonia

 

5- Un viaggio nella memoria ad Auschwitz. Per non dimenticare gli orrori della guerra e non ripetere gli stessi errori. Nella cittadina di Oswecim sorge uno dei più tristi ricordi della Seconda Guerra Mondiale: il campo di concentramento più grande in Europa ideato da Hitler. Per raggiungerlo si prende il National bus da Cracovia oppure il treno per Oswecim più il minibus diretto al campo.

 

6- Nella conca di Klodzko puoi trovare diverse stazioni termali a quattrocento metri sopra il livello del mare. Tra le più famose ci sono Kudowa Zdroj, Polanica Zdroj e Duszniki Zdroj. In una cornice fantastica puoi respirare aria pura e bere acqua salutare in un luogo paradisiaco.

 

 

“Tradire. Parola grossa. Che significa tradimento? Di un uomo si dice che ha tradito il paese, gli amici, l’innamorata. In realtà l’unica cosa che l’uomo può tradire è la sua coscienza”. (Joseph Conrad)

 

7- A Varsavia, capitale della Polonia, puoi passeggiare nel cosidetto “Tragitto Reale” che comprende il Castello Reale, il parco di Lazienski e il Palazzo Wilanow.

La città era stata distrutta quasi per l’84% durante il secondo conflitto mondiale ed è stata ricostruita nel giro di soli 15 anni. Nel Teatro sull’isola che ospita il monumento di Chopin, in estate pianisti di fama internazionale si esibiscono in concerti che richiamano visitatori da tutto il mondo.

 

8- Il popolo polacco è molto ospitale e seguono l’antico detto: “un ospite in casa è come avere Dio in casa“. Amano imbandire le loro tavole a festa per accogliere parenti e amici con pasti sostanziosi e succulenti.

Secondo un’antica tradizione l’ospite va accolto con pane e sale. Il primo simboleggia la fiducia e il secondo la costanza. Non di meno si prodigano ad aiutare i turisti in difficoltà nelle loro escursioni, suggerendo gli itinerari migliori.

 

9- La cucina polacca attinge dai prodotti della terra creando degli accostamenti originali e unici. Gli ingredienti sono particolari e danno vita a contrasti che vibrano in tonalità piuttosto acidule. Immancabili sono i cetriolini in salamoia, le farine di cereali, la farina di avena acida, i crauti, i funghi essicati e il latte acido.

 

10- In Polonia convivono tranquillamente diversi gruppi religiosi. La maggior parte sono cattolici, ma non mancano gli ebrei, gli ortodossi, gli anglicani e i musulmani. Nella sua storia non si sono mai combattute guerre di religione. Fino alla Seconda Guerra Mondiale viveva la più grande comunità ebrea in Europa. I dieci motivi per visitare la Polonia sono terminati, sebbene viaggiando ne troverai molti di più.

veduta dall'alto della città di cracovia: dieci motivi per visitare la Polonia

 

I siti UNESCO da visitare sono:

 

  • la miniera di sale Wieliczka;
  • le chiese evangeliche della Pace a Jawor e Swidnica;
  • il Palazzetto del Centenario (o Palazzetto del Popolo) a Wroclaw;
  • i campi di sterminio di Auschwitz Birkenau a Oswiecim Brzezinka;
  • i centri storici di Cracovia, Varsavia, Torun e Zamosc;
  • le chiese in legno della  Malopolska meridionale;
  • il complesso conventuale di Kalwaria Zebrzydowska;
  • il parco paesaggistico di Muzakow
  • il castello gotico dell’Ordine dei Cavalieri Teutonici a Malbork.