Ci siamo io e l’autunno in questo articolo, rappresentati dai pensieri che vagano liberi e indisciplinati all’interno della mia mente. Non è semplice tradurli perché sono evanescenti, scaltri e subdoli. A volte mi trascinano nella malinconia, altre volte invece mi riempiono di inaspettata gioia.
Questi sentimenti altalenanti mi fanno venire in mente i versi del poeta francese Paul Verlaine che a proposito dell’autunno recitava:
“Les sanglots longs des violons de l’automne
blessent mon coeur d’une longueur monotone.
Tout suffocant et blème, quand sonne l’heure,
je me souviens des jours anciens
et je pleure, et je m’en vais au vent mauvais
qui m’emporte deçà, delà, pareil à la feuille morte.”
Condivido il mio stato d’animo con il vacillare delle foglie a seguito di una sferzata del vento ma questo movimento ondulatorio racchiude in sé anche tanta poesia. E tale bellezza ha una sua definizione specifica: l’impermanenza.
Si tratta di uno dei principi facenti parte dell’estetica giapponese il cui simbolo sono i fiori di ciliegio. Essi durano solo alcuni giorni per poi disperdersi. Nonostante il breve periodo di fulgido splendore però, la loro immagine rimane impressa nell’immaginario collettivo.
Allo stesso modo si muovono le foglie: prima vibrando nei toni caldi partendo dal giallo, al rosso, all’arancione fino al marrone, per poi successivamente cadere danzando in cerchio, a terra.
Così, in questo periodo, mi sento anch’io.
Consapevole di dover lasciare andare i ricordi estivi attraverso varie fasi di consapevolezza, fino a digerire il passato, per risvegliarmi al presente. Ripesco le foto e le osservo: quell’abbronzatura ritornerà, così anche le lunghe giornate piene di luce.
Nel frattempo mi perdo nei contrasti dei colori. Alcune piante, come me, faticano ad abbandonare il fogliame mentre altre sono già proiettate verso l’inverno, decise a non perdere tempo.
Passeggiando fuori casa noto il desiderio di lasciare andare ma anche il fiorire del nespolo giapponese. Un’alternanza di fasi decise solo dalle leggi della natura.
Più avanti, un insieme di cosmea, fiori estivi che resistono alle temperature autunnali. Una tinta rosa abbacinante che sovrasta ogni altra sfumatura. Il nome trae ispirazione dalla parola greca kósmos che a sua volta significa ‘ordine, armonia’.
Mi appare in toto il significato dell’autunno: un dolce mormorio di colori che scende per poi salire, una sottile armonia di sensazioni. E un po’ come facciamo io e l’autunno: due entità diverse che cercano di convivere nonostante le diversità, abbracciate per resistere agli scossoni della vita.