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Otzilaum è il l’influencer più gettonato di Bolzano, merito della sua vasta conoscenza del territorio e soprattutto della montagna. Pertanto, se desideri conoscere gli itinerari più caratteristici dell’Alto Adige – o quelli sconosciuti – dovrai seguirlo sui social.

Nonostante l’esposizione mediatica non è un tipo molto socievole, tanto che i seguaci lo hanno soprannominato ‘La mummia del Similaun’. Lui non se l’è presa, anzi, ha copiato il nome (in tedesco Mumie vom Similaun) adattandolo al suo nickname.

Da Ötzi si è quindi trasformato in Otzilaum e il suo riconoscimento è cresciuto a dismisura su Instagram, tanto da fornire innumerevoli spunti ai vari influencer di viaggi a copiare i suoi video.

Per esempio, una sua idea è stata quella di iniziare un video dicendo: “Sai che a Bolzano puoi trovare…?” Da quel momento in poi, se noti, qualsiasi personaggio di Instagram segue questo modello di presentazione dei viaggi.

 

L'emblema di Otzilaum: il cristallo di ghiaccio

 

La lunga vita di Ötzi

 

Il simbolo di Otzilaum è il cristallo di ghiaccio, e la scelta è piuttosto emblematica. Difatti, Ötzi nasce nell’età fiorente del Rame, ovvero il periodo che intercorre tra il 3300 fino al 3100 anni a.C. circa.

Non è un ragazzino di primo pelo, dunque. Non a caso, la sua competenza e professionalità sono lampanti. Nato al confine tra Italia e Austria, oggi risiede in pianta stabile all’interno del Museo Archeologico dell’Alto Adige a Bolzano, in qualità di custode.

Questa sua attività lo paragona al soggetto iconico del film ‘Una notte al museo’ il cui protagonista è Ben Stiller, elemento che non è di certo sfuggito ai follower.

Ciononostante, durante il tempo libero Ötzi lavora come guida alpina, proprio perché non riesce a staccarsi completamente dal suo luogo di origine, né tantomeno dai ghiacciai.

Come se ciò non bastasse, il custode-guida è testimonial indiscusso del prodotto tipico della zona: lo speck di stambecco, oggi poco consumato e pubblicizzato.

Difatti, il suo obiettivo è quello di riportare in auge questo pasto proteico, che lui divora quotidianamente, alternandolo solo di rado a un’altra tipica pietanza, composta da carne di cervo, cereali e bacche.

L’influencer agisce su più fronti pubblicitari, in quanto promuove il territorio non solo da un punto di vista gastronomico ma anche escursionistico, storico e culturale.

 

Il custode guida influencer nel tempo libero

 

Gli arbori del successo di Otzilaum

 

Se il nostro custode è diventato il celebre Otzilaum è merito di due coniugi pubblicitari tedeschi, tali Erica e Helmut Simon, originari di Norimberga. Il dettaglio è rilevante, poiché a lungo si è discusso sulla possibilità di rendere famoso Ötzi per il pubblico italiano o quello tedesco.

Alla fine, si è deciso di puntare all’Italia, e di lasciare il tempo al fenomeno mediatico di ingigantirsi, come poi è stato. Tuttavia, il percorso non è stato semplice, dato che l’account è attivo dal 1991.

Ma, la particolarità del nostro protagonista è quello di essere un fanatico dei tatuaggi: ne possiede ben sessantuno in tutto il corpo. Questa caratteristica l’ha portato a simpatizzare con i tatuatori, veri responsabili del suo successo.

Nondimeno, la scelta di andare a vivere a Bolzano ha giovato alla celebrità di Ötzi, offrendogli maggiori agganci pubblicitari e un’elevata visibilità culturale e mediatica.

A frenare la sua ascesa sono state le maldicenze. Purtroppo, Otzilaum è stato colpevolizzato di portare sfortuna e di essere gravato da una maledizione.

In effetti, sono avvenute delle circostanze alquanto perturbanti. Per esempio, entrambi i coniugi tedeschi sono morti cadendo nei crepacci durante le escursioni.

Kurt Fritz, il quale ha portato Ötzi a Bolzano, ha fatto la stessa fine. E molti altri che hanno avuto a che fare con il suo successo sono periti in situazioni ambigue.

Per fortuna, le dicerie si sono sciolte come neve al sole. Il simbolo del cristallo di ghiaccio si riferisce proprio alla mutevolezza della parola e all’insicurezza della vita .

A questo punto, diventa chiaro perché il nostro influencer sia così solitario e preferisca non interagire con le persone, se non tramite i social.

Il motto ben visibile sulla sua pagina ufficiale di Instagram recita: “Mi piacciono le persone, ma solo se schermate da uno smartphone“. Un modo eloquente per tenere le distanze.

Se vogliamo, il suo amico Reynold Messner è stato ancora più incisivo, sottolineando che disobbedire alla sua tacita richiesta significa dove fare attenzione ai crepacci. E visti i trascorsi, meglio accontentare il suo volere.

La Val Sarentino è nascosta tra le montagne dell’Alto Adige, dove la tradizione e la natura sono protagoniste assolute del panorama.

Un tripudio di verde che risplende in ogni sua più piccola sfumatura passando dal verde chiaro dell’erba al verde scuro dei pini. Intorno pochi centri urbani, tante chiese e torrenti implacabili che scorrono nonostante la siccità.

Nascosti tra i boschi fanno capolino appetitosi funghi mentre fiori di ogni tipo sono odorati da api svolazzanti che seguono imperterrite il loro lavoro in un ronzio felice.

Questa è l’immagine della vita sotto le Dolomiti: da una parte la fatica dell’uomo, dall’altra la magnificenza della natura. L’Alto Adige che fatica a levarsi dalla mente nel momento in cui i tuoi piedi hanno calpestato quelle magiche terre o le tue mani sfiorato i fili d’erba.

Val Sarentino

 

Per raggiungere la Val Sarentino bisogna prendere l’uscita dell’autostrada Bolzano Sud e seguire le indicazioni per Sarentino (Sarntal). Non ti preoccupare è difficile sbagliare strada, le indicazioni sono ben segnalate.

Una volta usciti dalla città si intravedono i primi scorci delle montagne e si percepisce il cambiamento di temperatura. Più si sale e più l’aria diventa frizzantina.

Anche i paesaggi cambiano diventando sempre più pacati e rilassanti. Ed eccola sbucare dal nulla: un agglomerato di case e di vita dispersa tra le pendici che si arrampicano come delle pareti verso il cielo.

Sarentino presenta un centro storico che racchiude notevoli edifici e masi databili inizio anno 1200. Numerose chiese nascondono all’interno affreschi di importanza artistica dal valore inestimabile e il castello dall’altra parte della montagna che la controlla, le regala un senso di regalità e di potenza economica.

Il piatto tipico è il Sarnel Striezl, una specie di focaccia imbottita di speck, ottimo da gustare accompagnato da una birra gelata Forst.

Grazie al temperamento conservatore della popolazione, si possono ammirare i vestiti tipici della zona che ancora mantengono un’importanza elevata all’interno della società sarentina.

 

Lago di Valdurna nei pressi di Sarentino

 

I DINTORNI DELLA VALLE

 

I sentieri naturalistici da scoprire sono innumerevoli e adatti a qualsiasi livello di preparazione. Niente flânerie ma immersione nella natura, dunque!

I centri da non perdere nei dintorni sono:

  • la Valdurna, con il suo splendido lago
  • San Martino conosciuto come centro sciistico nel periodo invernale.

Una volta raggiunto San Martino non rimane che tornare indietro con la macchina perché la strada finisce e l’unico modo per attraversare i valichi che portano a Vipiteno e al Brennero è quello di attraversare il passo Pennes.

Non sarà facile andarsene di lì, la melodia dei torrenti e lo stormire degli alberi, entreranno nella tua anima e ti faranno sentire la mancanza ogni qual volta sentirai il bisogno di staccare la spina. Rimarrà lì presente a ricordarti che il Paradiso esiste e che si trova a pochi passi da te.

Potresti portarti a casa un po’ di quella melodia ascoltando le tipiche canzoni tirolesi oppure leggere un bel libro di Messner, un altoatesino famoso in tutto il mondo.

Il Messner Mountain Museum è un museo che l’alpinista Reinhold Messner a voluto dedicare alla montagna e alla spiritualità che la circonda.

Reinhold Messner

 

Messner è uno dei più grandi alpinisti che la storia ricordi. L’unico al mondo ad aver scalato tutte le quattordici cime del pianeta sopra gli 8000 metri.

Per due volte è stato sull’Everest: la prima senza ossigeno nel 1978 e la seconda in solitaria nel 1980. Inoltre ha attraversato l’Antartide e la Groenlandia senza il supporto di mezzi a motore, né cani da slitta e a piedi a quasi 60 anni, il deserto dei Gobi.

Dopo la spedizione al Nanga Parbat dove perse sette dita dei piedi a causa del congelamento e il fratello Günther travolto da una valanga, ogni altra arrampicata estrema su roccia gli è rimasta preclusa. Ma ciò non ha comunque fermato la sua natura da alpinista.

Ha scritto numerosi libri tra cui “La montagna nuda”, “Walter Bonatti: il fratello che non sapevo di avere”, “La vita secondo me” e molti altri.

Attualmente vive a Castel Juval prendendosi cura di yak himalayani, animali che gli sono rimasti nel cuore dopo la traversata Cho Oyu. Inoltre si occupa di gestire i sei Messner Mountain Museum a:

  • Corones: dedicato alla disciplina regina dell’alpinismo: Il Trad Adventure Alpinism, che è stato caratterizzato da Reinhold Messner;
  • Castel Firmiano: concettualizzato sull’alpinismo, la montagna e la spiritualità;
  • Dolomites: dedicato alla roccia e all’alpinismo nelle Dolomiti;
  • Castel Juval: incentrato nel mito della montagna;
  • Ripa: dedicato alle gente della montagna;
  • Ortles: dedicato ai mondi di ghiaccio ed espone la più vasta collezione di vedute dell’Ortles.

 

Statua di omino gigante in pietra

 

Messner Mountain Museum – Castel Firmiano

 

Il Messner Mountain Museum si trova vicino a Bolzano sulla collina di Castel Firmiano. Dall’alto sovrasta la città altoatesina e accoglie il visitatore in una cornice surreale.

La finalità del museo è quella di enfatizzare la montagna e le popolazioni che vi abitano attraverso la celebrazione della spiritualità e del rispetto della natura.

Una volta entrati si ammirano le alte mura che racchiudono il castello, oltre che le statue di Buddha e di altre spiritualità orientali. La visita è determinata da un percorso specifico.

Costruzioni in acciaio nero fungono da palcoscenico in apertura verso la montagna sacra dove sono esposte statue, suppellettili, fotografie e ricordi di spedizioni.

Ogni stanza racchiude un mondo, mentre in giardino trova spazio un’inconsueta statua di San Francesco, accanto a un olivo. Messner chiama il museo “La Montagna Incantata e la sensazione che si vive è proprio quella di un viaggio fatto in una sorta di incantesimo.

Ci si ritrova a contemplare l’ignoto e il tutto che domina il mondo, per un attimo ti senti parte dell’universo e raggiungi una nuova consapevolezza: attraverso la fatica, la forza e il superamento dei propri limiti ognuno di noi può raggiungere quel posto magico che ci spetta di diritto.

 

Giardino interno al Messner Mountain Museum

 

Informazioni pratiche sul Messner Mountain Museum

 

Dall’uscita autostradale Bolzano Sud si prosegue a sinistra verso Merano, si esce dopo la galleria di Castel Firmiano in direzione Bolzano.

Dopo aver disceso il ponte sulla strada principale, si svolta a destra verso Ponte Adige. Al passaggio a livello e passato il ponte sul fiume Adige, si continua a sinistra verso Cornaiano. Dopo circa 200 m sulla sinistra c’è la stradina che porta a Castel Firmiano e al Messner Mountain Museum.

COSTO: 10 euro biglietto singolo, senza riduzioni

ORARI: aperta dalle 10 alle 18 dalla terza domenica di marzo alla seconda di novembre tranne i giovedì.