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Il borgo di Salci in Umbria è posizionato su di una collina a 343 metri ed è una frazione di Città della Pieve in provincia di Perugia. La sua particolarità è quella di essere diventato un borgo abbandonato i cui edifici stanno lentamente perdendo pezzi.

Molteplici motivi, confusi e poco chiari, hanno privato il borgo dei suoi abitanti che cercano disperatamente di riportare in vita i loro ricordi e la loro identità.

Il borgo Salci in Umbria dimenticato

 

Francesco Perrini, amministratore della Società proprietaria del Borgo e del Castello di Salci in Umbria, in un’intervista al Comune di Città della Pieve nel 2015 ha raccontato le vicissitudini relative al borgo.

Nel 1975 ricevemmo una proposta di acquisto da parte di una società americana e a Salci vivano circa 20 abitanti. Alcuni residenti di Salci fecero una campagna di opposizione e l’affare andò a monte.

Negli anni ‘80 rimasero in dieci tra cui quattro famiglie residenti a Roma. Decisi di dare lo sfratto lasciando tre famiglie. Dopo aver subito otto furti di bestiame e tre furti importanti al Castello, decisi di installare cancelli alle strade vicinali (erano private) e di assumere guardie giurate per vigilare sui beni dell’azienda.

Verso gli anni ‘90 penso a una grande Azienda Turistico – Venatoria, vinco i fondi europei per fare restauri al grezzo e inizio i lavori. Presento la prima domanda, la pratica è approvata, manca la ratifica della Giunta. Sollecito e va in fumo. Decido di vendere tutto ma è difficile trovare dei compratori. Troppi costi ma soprattutto troppi ostacoli”.

 

Salci in Umbria

 

Ma pur sempre amato

 

Ma chi non dimentica il borgo sono proprio le persone che ci hanno vissuto. Prima con la nomina sostenuta da Carlo Verdone per i “Luoghi del Cuore” della Fai e poi pubblicando l’anno scorso un libro di memorie.

Lo scorso novembre è stato presentato il libro “Salci nel ricordo dei suoi abitanti”, una raccolta di ricordi, pensieri, immagini e non solo patrocinato dalla Regione Umbria.

La realizzazione è merito di un’idea nata anni fa da un gruppo di studenti dell’Istituto Professionale per i Servizi Commerciali di Città della Pieve e ha trovato subito un grande riscontro dagli amanti di Salci.

La speranza è che l’attenzione rimanga sempre vigile e che la situazione prima o poi si sblocchi in tempo, affinché il declino del borgo non diventi inesorabilmente devastante.

Profetiche sono le tre porte posizionate nel secondo cortile. Presentano la scritta: Paradiso, Purgatorio, Inferno. Da quale porta passerà il destino di Salci in Umbria?

 

Per approfondire l’argomento e vedere il borgo di Salci da una prospettiva diversa Lucia Tremiti ha pubblicato su Amazon l’ebook “Salci, la fata di Vinco e le tre mele magiche”, perché come ha scritto lei stessa: “Esca dal profondo silenzio in cui è caduto e un “principe” lo faccia rivivere.

 

Un altro libro su Salci è Pisse di Maria Enrica Baglioni, cresciuta nella casa chiamata appunto “Pisse” e dimora delle vicende familiari semplici e genuine di una volta. Per riscoprire i valori di un tempo, oggi accantonati, che insegnavano alle persone la solidarietà, l’unità e la complicità.

Le storie umbre sono state raccontate in tre giorni intensi, trascorsi fra borghi, castelli e dimore storiche. Il tempo è volato mentre i ricordi sono rimasti fermi e vividi.

Storie umbre di Paciano

 

Tre porte di accesso conducono all’interno di Paciano: Porta Fiorentina, Porta Perugina e Porta Rastrella. All’interno del borgo ad aspettarci la nostra formidabile guida Bianca che per tutto il periodo del blog tour ci ha incantato con storie umbre e racconti che caratterizzano i vari comuni.

Abbiamo visitato Palazzo Paldeschi e il suo Trasimemo-Banca della Memoria del Trasimeno adibito ai laboratori didattici per la lavorazione della ceramica e del tessile. Qui i bambini di Paciano si sono divertiti a creare le mattonelle contenenti i numeri di casa dell’intero borgo.

Una signora ci ha fatto scoprire i segreti del bijoux, le perline di ceramica scivolavano veloci fra le sue mani mentre ci raccontava come venivano cotte e poi lucidate.

Al piano inferiore invece ci aspettava la signora che si occupava del tessile, ci ha illustrato l’interessante collezione di manufatti e i vari tipi di filati.

La sua passione l’ha portata a studiare i metodi di lavorazione dalle donne messicane per poi riportare il sapere nella sua terra e applicarla in modo creativo. Una delle storie umbre artigianali più belle perché fusa con un altro pezzo di mondo.

Di fianco ha un negozio dove vende le sue idee e un po’, anche i suoi sogni.

Poi ci siamo fermati ad ammirare i quadri nella chiesa di San Giuseppe con un affresco di Francesco di Nicolò datato 1452 che rappresenta la crocifissione. Nella chiesa di San Sebastiano e Rocco ci sono due cappelle dove figura anche San Francesco probabilmente di passaggio verso Assisi.

 

quadro crocifissione forse di raffaello: storie umbre

 

Storie umbre di Panicale

 

A Panicale si può visitare la stupefacente chiesa di San Sebastiano costruita fuori dal circuito murario a causa della peste che scoppiò nel ‘400.

In un quadro del Perugino datato 1505 si vede al centro della scena San Sebastiano trafitto dalle frecce, con un’espressione di mancata sofferenza come volevano i dettami dell’epoca, come a trasmettere la gioia del sacrificio umano, e il paesaggio tipico di Panicale.

Vicino un quadro che si presuppone sia stato fatto da Raffaello che si trovava nella chiesa di Sant’Agostina della Madonna della Mandorla. Si è deciso di spostarlo in questa chiesa a causa dell’umidità che lo stava irreparabilmente rovinando. L’opera risale al periodo che va dal 1502 al 1506.

Piegaro

 

A sorpresa, a Piegaro, ho trovato un po’ delle mie origini venete all’interno del Museo del Vetro. Nel XIII secolo giunsero in questo paesino umbro uno sparuto gruppo di vetrai di Murano in fuga dalla Repubblica di Venezia dando il via alla produzione di vetro che è durata fino al 1958.

Rimane la fornace e i tunnel in cui venivano conservati la sabbia che poi si sarebbe trasformata in vetro. Chiuse all’interno di teche o esposte in scaffali fiaschi e damigiane impagliate, prodotti di design e parte del corredo matrimoniale della figlia dei nobili proprietari del Castello di Montegiove.

Ficulle

 

Ficulle era nota nell’antichità per essere un avamposto di controllo sull’antica via Cassia romana. Si è sviluppata sopra uno sperone di roccia che a mano a mano si allarga per un’altezza che raggiunge i 400 metri.

Il calendario eventi del borgo è molto attivo e il gusto festaiolo è rappresentato anche dalle decorazioni natalizie ancora presenti.

Un incontro fortuito con due simpatiche signore ci ha confermato la sensazione. Forse proprio grazie all’entusiasmo che qui si respira Ficulle può vantarsi dei seguenti riconoscimenti:

  • Città dell’Olio
  • Città del Vino
  • Strada dei Vini Etrusco-Romana
  • Città della Chianina
  • Comunità Montana Monte Peglia e Selva di Meana
  • Bandiera Gialla ACT Italia – Turismo del movimento

La punta di diamante della zona però è la presenza dei calanchi. Ne hai mai sentito parlare?

Si tratta di colline ricchissime di argille soggette al fenomeno dell’imbibizione: con l’umidità si rigonfiano come argilla bagnata mentre in estate si creano delle erosioni, dando vita a delle forme di grande impatto paesaggistico.

 

cagnolino che ci osserva da una finestra a ficulle: storie umbre

 

Storie umbre di Parrano

 

Parrano è un piccolo borgo che nasconde nelle vicinanze un centro termale e antiche origini di appartenenza allo Stato Pontificio. Era qui infatti che il papa veniva a riposarsi quando era di passaggio.

Mi sono divertita come una pazza a rincorrere il sindaco di Parrano mentre apriva porte per lo più chiuse ai turisti e ci spiegava i segreti del suo piccolo borgo.

In un altro edificio invece l’assessore aveva preparato assieme alle sue compaesane un piccolo buffet di benvenuto con pizzette, focacce e bibite. Un’accoglienza con i fiocchi che ci ha ricaricato di energie.

Gli abitanti, in tutto una ventina circa, si erano prodigati affinché trovassimo il paese tirato a festa ed è stato davvero piacevole scoprire la collaborazione che nasce e si mobilita spontaneamente per un evento che va a spezzare la routine.

Ho visto persone entusiaste e solari, felici di promuovere il proprio territorio.

Un Umbria con un’anima e una gioia di dimostrarsi e di far conoscere le proprie bellezze, che sono dobbiamo ammettere davvero tante. Un’appartenenza che valorizza le radici e il senso comune.

 

veduta sul castello di montegiove e le sue innumerevoli storie umbre

 

Le cantine di Montegiove e Pomario

 

Oltre alle bellezze paesaggistiche e culturali l’Umbria ha un importante tessuto culinario tra cui spicca l’olio e il vino. In questo tour abbiamo avuto la possibilità di assaggiare diversi prodotti tipici e visitare una notevole varietà di cantine vinicole.

Tra queste figura l’azienda agricola Castello di Montegiove che ci ha accolto raccontandoci delle storie umbre e le vicissitudini del castello nel corso dei secoli.

Il marchese ci ha poi portati ad assaggiare i suoi vini conservati all’interno delle sue cantine che io ho assaggiato con vero piacere.

Una produzione di classe e raffinata che termina con prodotti dal gusto unico e inimitabile adatti ad ogni occasione.

A Pomario invece, abbiamo potuto approfittare di un buffet di prodotti tipici e assaggiare i diversi tipi di vino in produzione. Ma prima abbiamo seguito una dettagliata spiegazione sui metodi di coltivazione della vite seguendo i dettami della coltivazione organica.

Il rispetto per la terra li ha portati a sperimentare un insetticida naturale composto da propoli e aloe riscontrando dei buoni risultati. Inoltre, hanno una particolare attenzione anche della fauna locale.

Un tentativo per salvaguardare il rapporto uomo-animale-terra senza che gli elementi entrino in conflitto. Anche questa fa parte delle storie umbre da raccontare.

Il borgo di Montagnana ha diverse riconoscenze, vuoi scoprire quali sono? Leggi l’articolo e vorrai organizzare presto anche tu una visita!

Quest’anno è sfociata in me la passione per i borghi. Forse un desiderio di ritornare alle radici e riscoprire i comuni meno rinomati pertanto più caratteristici.

Grazie all’associazione Visit Montagnana e Murabilia, ho avuto la possibilità di camminare fra le stradine acciottolate e ammirare le mura imponenti che ne difendono la città.

Borgo di Montagnana: uno dei borghi più belli d’Italia

 

Il borgo di Montagnana è considerato fra i più belli d’Italia secondo l’associazione che si occupa di stilare una classifica nazionale. Crocevia storico e protettorato della Repubblica di Venezia, ha visto l’ingerenza di famiglie provenienti da tutto il Veneto.

Qui infatti hanno dominato, nel corso dei secoli, Ezzelino da Romano, i Carraresi, gli Estensi e molti altri. Lasciando ognuno la traccia del proprio passaggio. Per questo oggi ogni mattone delle mura e ogni sanpietrino del manto stradale nasconde una leggenda.

Sono arrivata un martedì mattina grazie all’ospitalità di Visit Montagnana, un associazione privata che si occupa di valorizzare il borgo attraverso manifestazioni e incontri con vari rappresentanti.

Faceva freddo ma non c’era nebbia perché il territorio è protetto in parte dai colli berici e in parte dai colli euganei, assicurando un clima umido ma comunque ventilato.

Mi sono subito incontrata con Silvia, la preparatissima guida che mi avrebbe accompagnato a scoprire i segreti della cittadina. Silvia è stata la guida che ogni travel blogger sogna: gentile, simpatica ma soprattutto appassionata e competente.

 

Diventa tutto più magico se le esposizioni storiche sono permeate dalla passione.

 

Il primo edificio che abbiamo visitato è stato il duomo di Santa Maria Assunta in piazza Vittorio Emanuele.

L’architettura è di richiamo gotico-rinascimentale e all’interno viene conservata la tela di Paolo Veronese conosciuta come la “trasfigurazione di Cristo“, mentre l’affresco nell’abside dell’altare maggiore, “l‘assunzione di Maria“, è di Giovanni Buonconsiglio, un’artista che lasciò diverse opere al duomo.

Un’altra tela che salta subito agli occhi è quella di Giulio de Rossi che descrive in modo quasi perfetto la battaglia di Lepanto tanto che la scena sembra sia stata vissuta dal pittore stesso.

All’entrata invece, restaurate da tempo, ci sono due tele attribuite probabilmente al Giorgione, raffiguranti Giuditta e David.

 

duomo di montagnana nel Borgo di Montagnana

 

Borgo di Montagnana: bandiera arancione del Touring Club Italiano

 

A Castel San Zeno, si trova invece l’ufficio del turismo, il museo Civico, la biblioteca e il mastio di Ezzelino dal quale si può accedere per visitare dall’alto il territorio circostante.

La vista è sensazionale: da una parte all’altra si può ammirare la campagna e i polmoni verdi costituiti dai colli Berici e Euganei. Sullo sfondo si possono anche vedere le Prealpi, i monti Lessini e con molta fortuna le montagne del Brenta.

Io, purtroppo, non ho avuto questa fortuna perché c’era un po’ di foschia che ha comunque regalato delle immagini suggestive.

Il Museo Civico si divide in tre piani: il piano terra è dedicato alla sezione archeologica e ai ritrovamenti romani fatti nella zona.

Nel piano superiore trova alloggio la sezione medievale e moderna e infine, il secondo piano, comprende i lasciti musicali dei due tenori originari di Montagnana Aureliano Pertile e Giovanni Martinelli.

Oltre al Duomo, nel borgo di Montagnana, c’è un’altra chiesa imponente dedicata a San Francesco; oggi salvaguardata dall’ordine delle monache Clarisse.

All’interno del comune troviamo anche l’antico Ospedale Civile, adibito nei tempi antichi a ricovero, oggi trasformato in banca, simbolo anch’esso della presenza dei templari.

Le forme attuali dell’antico ospedale sono quattrocentesche ma è possibile che sorga su una struttura duecentesca, officiata forse, in origine, dai templari.

 

lungo le mura di montagnana

 

Le mura di Montagnana

 

Le mura di Montagnana sono considerate le meglio conservate al mondo e sono state da tempo inserite nei Luoghi del Cuore dal Fai.

Se è vero che il borgo di Montagnana ha una lunghezza di circa 800 metri è altrettanto vero che la lunghezza delle mura che la circondano è di circa 2 chilometri.

Attorno correva il Fiumicello, un canale derivante dal fiume Frassine, che ostacolava l’avanzata dei nemici.

Le mura sono composte da 24 torrette e 4 entrate principali: porta Padova, dove si trova il Castel San Zeno e il Mastio di Ezzelino, porta Vicenza dove scorre ancora una piccola parte del fiume antico, porta Legnago dove si trova la Rocca degli Alberi e porta XX Settembre dove ora si può raggiungere la stazione dei treni.

In particolare, in porta Vicenza, durante la sagra dell’Assunta, si procede all’allagamento di un vallo dell’antico fossato ricreando la figura storica difensiva del borgo.

La Rocca degli Alberi, opera dei Carraresi di Padova, è stata il caposaldo della difesa cittadina, concepita per bloccare qualsiasi possibilità di attacco.

Verso gli anni ’60 venne adibita a ostello mentre oggi è chiusa nell’attesa di diventare proprietà del comune.

Prima della sosta pranzo abbiamo girato ancora scoprendo altre bellezze. Il palazzo Sanmicheli oggi Municipio che spicca rispetto a tutti gli altri edifici adiacenti per dimostrare la sua superiorità.

Palazzo Magnavin-Foratti forse residenza di Giacoma da Leonessa, moglie del condottiero Gattamelata. E, infine, la famosissima Villa Pisani, opera del Palladio ed entrata a far parte del Patrimonio dell’Unesco.

La villa non è visitabile in quanto privata se non tramite un tour organizzato direttamente dall’associazione Murabilia.

 

borgo di montagnana con viole in fiore, borgo di Montagnana

 

Osteria Due Draghi nel borgo di Montagnana

 

All’ora di pranzo mi sono fermata per una sosta all’osteria due Draghi, un ristorante tra i più rinomati della città che propone sia piatti veloci e freschi, sia un servizio ristorativo di tutto rispetto.

Tra i piatti proposti c’erano dei deliziosi maccheroncini con puntarelle, briè e olive taggiasche. Essendo un’amante delle puntarelle l’ho subito ordinato. Una squisitezza che fatico a dimenticare!

Il personale poi è stato di una gentilezza unica e il servizio impeccabile. Con la pancia piena e soddisfatta sono scesa al piano sotterraneo a visitare la peculiarità del ristorante: un’antica cantina con carbonaia del ‘500.

Ma è anche un luogo perfetto per l’aperitivo tanto da essere stato insignito nel 2004 da APEROL come “grande locale spritz del Veneto”. Ti consiglio di dare un’occhiata al menu e al sito del ristorante ti farà venire subito voglia di prenotare un tavolo!

 

taverna con tavoli apparecchiati dell'enoteca due draghi

 

Prosciuttificio Fontana

 

Terminato il pranzo sono andata a visitare il Prosciuttificio Fontana, uno tra i più antichi della città, che produce il prodotto D.O.P. Prosciutto Veneto.

La famiglia Fontana ha fondato la sua azienda nel 1919 e da allora ha continuato a produrre prosciutti di grande qualità.

La loro priorità è di mantenere invariata la lavorazione del prodotto. L’unico ingrediente usato è il sale ed è tassativamente escluso l’uso di nitriti. Il gusto pertanto rimane leggermente dolce e la stagionatura varia fino a raggiungere i 18 mesi.

Il Prosciuttificio Fontana fa parte del consorzio di Tutela del Prosciutto Veneto Berico-Euganeo D.O.P., al quale fanno parte altri 14 comuni oltre a Montagnana: Saletto, Ospedaletto Euganeo, Este, Noventa Vicentina, Sossano, Sarego, Lonigo, Alonte, Orgiano, Pressana, Roveredo di Guà, Pojana Maggiore, Barbarano e Villaga.

Tutti rispettano le stesse regole della produzione regalando un prodotto totalmente genuino e di alta qualità adatto a qualsiasi dieta.

 

fila di prosciutti in stagionatura

 

Una volta uscita dall’azienda mi sono accorta che il sole stava iniziando a tramontare e a portare via con sé gli ultimi bagliori di luce.

Ho fatto un ultimo giro per memorizzare il paesaggio e, facendo gli ultimi passi verso l’auto, mi sono resa conto che le onorificenze conseguite da Montagnana sono tutte meritate.

 

Non è solo un borgo, ma un pezzo di storia che racconta le vicissitudini di un popolo nel corso delle varie epoche.

Forse proprio per questo il Giorgione ha voluto ritrarla in un dipinto a sanguigna, per non scordare la sua importanza.

 

Se hai interesse a visitare il borgo e a conoscerlo più approfonditamente ti consiglio di partecipare agli eventi promossi da Murabilia che propone passeggiate, biciclettate e itinerari particolari.

Per avere maggiori informazioni su come raggiungere il borgo di Montagnana puoi consultare il sito Visit Montagnana e la pagina Facebook abbinata.

 

porta di ingresso al borgo di montagnana

 

Cosa vedere ancora nei dintorni?

Il borgo di Arquà Petrarca si nasconde fra i colli euganei in una cornice dall’impronta medievale e tinteggiata di verde. In questo luogo il poeta Francesco Petrarca ha scelto di lasciare le sue spoglie, restituendo alla città tutto l’amore che qui aveva trovato.

Situato nei pressi di Monselice e vicino alle famose cittadine termali di Abano e Montegrotto, il borgo ha un prodotto tipico di eccezione: la giuggiola.

Non l’hai mai sentita nominare? Eppure secondo me anche tu in un momento della tua vita sei andato “in brodo di giuggiole“…

 

Chiesa di Arquà Petrarca

 

Il nome deriva, probabilmente, da Arquata Montium una parola latina che significa “chiostra dei monti”, data forse dalla sua posizione ai piedi del monte Piccolo e del monte Ventolone. Mentre Petrarca è stata aggiunta successivamente in onore del poeta toscano.

Le origini conosciute risalgono all’età del bronzo grazie al ritrovamento di una residenza preistorica nei pressi del vicino laghetto della Costa che le ha fatto guadagnare anche il riconoscimento dell’Unesco come uno dei siti palafitticoli delle Alpi.

Ma non è l’unica onorificenza conseguita. Il comune, infatti, è stato inserito tra i borghi più belli d’Italia posizionandosi al secondo posto dopo Venzone in Friuli Venezia Giulia (classifica 2017).

Ai piedi della cittadina e, all’interno, si trovano i parcheggi a pagamento dove puoi tranquillamente lasciare la macchina: 4 € per mezza giornata, 6 € per la giornata intera.

Salendo le strette vie acciottolate noterai subito il rigore e la compostezza del comune dove ogni dettaglio è curato nei minimi particolari per presentarsi al meglio al visitatore.

 

Lavatoio sulla strada che sale al borgo di Arquà Petrarca

 

Monumenti ed edifici storici nel borgo di Arquà Petrarca

 

Se arrivi da Monselice ti avvicinerai al borgo da via Fontana, alla tua destra noterai svettare il campanile della chiesa di Santa Maria Assunta dove riposano, all’esterno dell’edificio, le spoglie di Francesco Petrarca. Più in basso, in piazza Fontana, l’antico abbeveratoio e lavatoio pubblico e la fontana del Petrarca.

Io ci sono andata verso mezzogiorno e quindi, prima di visitare il borgo in ogni suo angolo, mi sono fermata a mangiare qualcosa.

Una volta riempita la pancia ho proseguito a visitare il monumento ai Caduti da dove si gode un ottimo panorama sulla campagna circostante e ci si può fermare per un momento di raccoglimento.

Poi ho attraversato l’oratorio di Santa Trinità e la loggia dei Vicariedifici di importanza storica per la città.

In via Valleselle si trova l’ultimo domicilio del poeta, ora riconvertito a museo, che espone un video introduttivo, una mostra fotografica riservata alle tappe principali della vita del Petrarca e i suoi itinerari.

La casa è suddivisa in due piani: il pianoterra dove viveva il Petrarca e il piano superiore riservato alla servitù. Un particolare che subito noterai è il corpo mummificato di un gatto.

 

Si narra siano le spoglie dell’amata gatta del Petrarca, la compagna fedele dei suoi studi. Ma si sussurra che, in realtà, sia una leggenda inventata per scherzo da uno degli inquilini successivi dell’edificio.

 

Casa museo del Petrarca

 

Il museo-casa del Petrarca è aperto nei seguenti orari:

Da marzo ad ottobre: dalle 9 alle 12.30 e dalle 15 alle 19.
Da novembre a febbraio: dalle 9 alle 12.30, dalle 14.30 alle 17.30.

Il costo del biglietto di entrata è di € 4,00.

 

tomba del petrarca nel borgo di arquà petrarca

 

Prima di andartene ti consiglio di provare il famoso “brodo di giuggiole“: esiste davvero e si tratta di un liquore dolce. Cerca, però, il prodotto originale quello fatto ad Arquà Petrarca, come quello dell’Azienda Agricola Scarpon.

Se vuoi visitare il borgo fallo durante il fine settimana in occasione della “Festa dell’Olio Novello” che si svolge la domenica di metà novembre. Mentre la “Festa delle Giuggiole” si svolge ogni anno nelle prime due domeniche di ottobre. Non mancare!

La Val Sarentino è nascosta tra le montagne dell’Alto Adige, dove la tradizione e la natura sono protagoniste assolute del panorama.

Un tripudio di verde che risplende in ogni sua più piccola sfumatura passando dal verde chiaro dell’erba al verde scuro dei pini. Intorno pochi centri urbani, tante chiese e torrenti implacabili che scorrono nonostante la siccità.

Nascosti tra i boschi fanno capolino appetitosi funghi mentre fiori di ogni tipo sono odorati da api svolazzanti che seguono imperterrite il loro lavoro in un ronzio felice.

Questa è l’immagine della vita sotto le Dolomiti: da una parte la fatica dell’uomo, dall’altra la magnificenza della natura. L’Alto Adige che fatica a levarsi dalla mente nel momento in cui i tuoi piedi hanno calpestato quelle magiche terre o le tue mani sfiorato i fili d’erba.

Val Sarentino

 

Per raggiungere la Val Sarentino bisogna prendere l’uscita dell’autostrada Bolzano Sud e seguire le indicazioni per Sarentino (Sarntal). Non ti preoccupare è difficile sbagliare strada, le indicazioni sono ben segnalate.

Una volta usciti dalla città si intravedono i primi scorci delle montagne e si percepisce il cambiamento di temperatura. Più si sale e più l’aria diventa frizzantina.

Anche i paesaggi cambiano diventando sempre più pacati e rilassanti. Ed eccola sbucare dal nulla: un agglomerato di case e di vita dispersa tra le pendici che si arrampicano come delle pareti verso il cielo.

Sarentino presenta un centro storico che racchiude notevoli edifici e masi databili inizio anno 1200. Numerose chiese nascondono all’interno affreschi di importanza artistica dal valore inestimabile e il castello dall’altra parte della montagna che la controlla, le regala un senso di regalità e di potenza economica.

Il piatto tipico è il Sarnel Striezl, una specie di focaccia imbottita di speck, ottimo da gustare accompagnato da una birra gelata Forst.

Grazie al temperamento conservatore della popolazione, si possono ammirare i vestiti tipici della zona che ancora mantengono un’importanza elevata all’interno della società sarentina.

 

Lago di Valdurna nei pressi di Sarentino

 

I DINTORNI DELLA VALLE

 

I sentieri naturalistici da scoprire sono innumerevoli e adatti a qualsiasi livello di preparazione. Niente flânerie ma immersione nella natura, dunque!

I centri da non perdere nei dintorni sono:

  • la Valdurna, con il suo splendido lago
  • San Martino conosciuto come centro sciistico nel periodo invernale.

Una volta raggiunto San Martino non rimane che tornare indietro con la macchina perché la strada finisce e l’unico modo per attraversare i valichi che portano a Vipiteno e al Brennero è quello di attraversare il passo Pennes.

Non sarà facile andarsene di lì, la melodia dei torrenti e lo stormire degli alberi, entreranno nella tua anima e ti faranno sentire la mancanza ogni qual volta sentirai il bisogno di staccare la spina. Rimarrà lì presente a ricordarti che il Paradiso esiste e che si trova a pochi passi da te.

Potresti portarti a casa un po’ di quella melodia ascoltando le tipiche canzoni tirolesi oppure leggere un bel libro di Messner, un altoatesino famoso in tutto il mondo.