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Un viaggiatore ondivago è incerto in quello che fa. Le sue idee guizzano come le onde fino a incresparsi nell’indecisione. Come quel signore che ho incontrato durante le mie ultime vacanze in montagna.

Mi trovavo a Calalzo di Cadore e stavo inseguendo un percorso che mi avrebbe portato a un rifugio. Però, le indicazioni scarseggiavano. Alla ricerca di un indizio c’era un’altra persona.

L’unica soluzione era quella di attraversare un fiumiciattolo e proseguire sulla destra per trovare l’inizio del sentiero. Avevo già controllato tutti gli altri punti cardinali e rimaneva solo quello.

Così gliel’ho riferito e l’ho avvisato che ci sarebbe stato una lingua di acqua da attraversare. Ha rinunciato e si è perso l’occasione di ammirare le vette cadorine, la distesa di pini mughi e l’incontro fortuito con un camoscio.

Ma forse ha seguito un altro sentiero e ha visto altre bellezze da togliere il fiato.

 

Viaggiatore ondivago e indeciso

 

Cosa significa ondivago?

 

Il termine ondivago deriva dal verbo “ondulare,” e si riferisce a qualcosa che presenta un movimento irregolare, simile all’andare e venire delle onde. Spesso è utilizzato per descrivere persone o situazioni caratterizzate da indecisione o instabilità.

In un contesto emotivo, una persona ondivaga passa con celerità da stati d’animo contrari, mostrando incoerenza nelle proprie scelte e comportamenti. Questo tipo di comportamento è influenzato da fattori esterni, come le pressioni sociali o quelle personali.

Nel linguaggio comune, ondivago viene anche impiegato per indicare opinioni o idee che non sono fisse, ma tendono a variare in base all’umore o alla situazione del momento.

Invece, in letteratura, l’uso di questo termine evoca perlopiù delle immagini di incertezza e vulnerabilità. Fornisce quindi una descrizione efficace di dinamiche umane complesse, contribuendo alla profondità dei personaggi nei racconti.

Il concetto racchiude la dualità dell’esperienza umana: la continua oscillazione tra sicurezza e dubbio. Ma questo non significa debolezza, bensì forza.

 

dubbio o sicurezza

 

E quindi, com’è il viaggiatore ondivago?

 

Un viaggiatore ondivago è una persona che affronta il viaggio con un atteggiamento fluido e adattabile. Difatti, non ha un itinerario rigido, bensì preferisce seguire le opportunità e le emozioni del momento.

La sua spontaneità può portarlo a scoprire luoghi nascosti e a vivere delle esperienze autentiche. Ma anche bloccarlo di fronte a sfide semplici.

In genere, si lascia influenzare dalle interazioni locali. Ed è dunque aperto ai cambiamenti improvvisi nei piani, accoglie i consigli delle persone del posto o altri turisti.

Si tratta di una flessibilità utile per immergersi nel contesto locale. Nondimeno, è facilitato da una mentalità curiosa e una forte propensione all’avventura.

 

A volte teme l’imprevisto; altre volte, al contrario, lo considera come parte integrante del viaggio stesso.

 

Ricorda il quadro “La grande onda di Kanagawa” del pittore giapponese Katsushika Hokusai. Grazie al suo approccio così libero e tempestoso, riesce a creare dei ricordi indimenticabili e significativi nel corso delle sue peregrinazioni.

Ma soprattutto, il viaggiatore ondivago valorizza con un forte contrasto le esperienze rispetto ai monumenti famosi o alle attrazioni turistiche tradizionali.

In questo modo, arricchisce la propria vita di incontri tra culture e raccoglie aneddoti e storie lungo il cammino. In pratica, costella il suo passaggio con i canti, come fanno gli aborigeni.

E se mai dovesse tornare in quei luoghi già visitati, riascolta la narrazione del suo passato e si premia di audacia e di spensieratezza.

I gemellaggi tra Comuni sintetizzano l’unione dei territori secondo una specifica rilevanza. Ma per quale motivo vengono fatti?

Per esempio, Bassano del Grappa è gemellata con i Comuni di Voiron in Francia,  e con Mühlacker e Schmölln/Prenzlav in Germania. L’amicizia è stata siglata in ottica di condivisione e cooperazione di progetti sociali e culturali.

Tuttavia, alcune partnership risultano essere alquanto bizzarre. Altre rivelano delle sorprese, che accentuano come le diversità siano dei motori di aggregazione piuttosto che di lontananza. Ed è proprio questo lo spirito guida del gemellaggio.

Gemellaggi tra Comuni: cosa sono

 

I gemellaggi tra i Comuni sono accordi ufficiali di cooperazione e di scambio culturale tra due o più municipalità. Questi progetti mirano a promuovere la conoscenza reciproca, il dialogo e la collaborazione tra le comunità coinvolte.

Attraverso i gemellaggi, i Comuni possono condividere esperienze, le best practice e le risorse in vari ambiti, come l’ambiente, l’educazione e il turismo. Le iniziative possono includere scambi di studenti, eventi culturali congiunti e programmi di sviluppo economico.

Inoltre, questi legami internazionali favoriscono il rafforzamento dei valori democratici e la promozione di una cittadinanza attiva. Spesso, le amministrazioni locali organizzano incontri periodici per valutare i risultati dei progetti avviati.

Il successo di un gemellaggio dipende dalla partecipazione attiva della popolazione locale e dalle sinergie create tra le istituzioni coinvolte.

Per questo motivo, attraverso i rapporti bilaterali, i Comuni arricchiscono il loro patrimonio culturale, nonché contribuiscono alla costruzione di una società globale coesa.

 

Nel mondo i gemellaggi tra Comuni

 

Gemellaggi improbabili, eppure importanti

 

Come avrai capito, benché sia giusto ripeterlo, il fenomeno del gemellaggio tra comuni rappresenta una pratica precisa. Difatti, è rivolta perlopiù a creare dei legami strutturati tra le diverse località.

Malgrado ciò, esistono alcuni casi piuttosto singolari, derivanti da scelte perlopiù inaspettate.

Un esempio emblematico è quello tra il Comune di Valsugana in Trentino e la città di Hiroshima, in Giappone. Queste due località così distanti, sia da un punto di vista geografico che culturale, si sono unite nell’impegno reciproco per la pace e la promozione della solidarietà internazionale.

Un altro caso curioso è il gemellaggio tra il comune italiano di Fubine Monferrato e un villaggio dell’Isola Maurizio. Le due comunità hanno trovato punti in comune nel valorizzare le tradizioni locali, nonostante le differenze climatiche e culturali.

Invece, in Sicilia, il piccolo comune di Gangi ha stretto un gemellaggio con Timeria, un villaggio situato nei pressi del Circolo Polare Artico. Entrambi i comuni condividono l’interesse per la salvaguardia dell’ambiente e delle risorse naturali.

Questi esempi dimostrano come i gemellaggi riescano a superare le barriere fisiche e culturali, e come vanti nella realtà un obiettivo nobile, ossia quello di realizzare delle occasioni di scambio e delle esperienze arricchenti.

Nonostante le differenze del tutto apparenti, queste collaborazioni sono importanti poiché generano benefici tangibili per entrambe le comunità coinvolte, nonché in parallelo per l’intero pianeta.

Perciò, lunga vita ai gemellaggi!

I bias nei viaggi sono frequenti, differenti, subdoli e spesso colpiscono senza che nemmeno ce ne rendiamo conto. Ma che cosa sono nello specifico questi bias?

Si tratta di un insieme di pregiudizi e distorsioni delle realtà che influenzano il nostro modo di pensare e di agire.

Queste distorsioni sono spesso causate da esperienze passate, convinzioni personali o persino dalla cultura in cui siamo inseriti. I bias possono portarci a prendere delle decisioni sbagliate o non razionali, influenzando addirittura le nostre relazioni personali e professionali.

Si manifestano in vari contesti, come nel mondo del lavoro, nella politica o nelle relazioni interpersonali, benché siano presenti anche nei viaggi.

Riconoscere i bias è utile per poter prendere delle decisioni equilibrate e obiettive, poiché agiscono alla stregua di meccanismi inconsci e pertanto richiedono un lavoro costante per essere identificati ed eliminati.

Prestare attenzione ai nostri bias e cercare di mantenerli sotto controllo è un passo importante per favorire la giustizia e l’equità in ogni ambito della nostra vita.

 

Bias nei viaggi i segnali

I bias nei viaggi: come si manifestano?

 

I bias nei viaggi si manifestano in diversi modi, come la ricerca di luoghi familiari o nell’evitare quelle destinazioni sconosciute per paura dell’ignoto.

Altri segni di bias includono i classici stereotipi culturali che portano a fraintendimenti o a giudizi superficiali sulle persone incontrate durante il viaggio.

Inoltre, i bias sporcano le decisioni sugli alloggi, sui ristoranti e sulle attività da svolgere durante il viaggio. Per esempio, una preferenza per cibi noti o appartenenti alla propria cultura potrebbe limitare l’esplorazione della gastronomia locale.

In sostanza, queste limitazioni riducono notevolmente la ricchezza delle esperienze e impediscono un’autentica immersione nella cultura del luogo visitato. Per questo motivo è importante esserne consapevoli di tali preconcetti e agire di conseguenza.

Riconosci il tuo bias e distruggilo!

 

Le distorsioni cognitive più comuni vengono di norma catalogate all’interno di questa lista. Pertanto, tra i bias più frequenti troviamo: apofenia, ancoraggio, conferma, memoria, l’illusione di frequenza, senno di poi, seduttivo, risultato e falso equilibrio.

In linea generale funzionano in modo specifico e collimano con tanti settori. L’apofenia si verifica quando vediamo pattern o connessioni significative anche dove non ci sono.

L’ancoraggio porta a basare le decisioni su informazioni preesistenti, ignorando dati nuovi e pertinenti. La conferma ci spinge a cercare solo prove che supportino le nostre convinzioni, ignorando quelle contrarie.

Invece, la memoria selettiva ci porta a ricordare più facilmente gli eventi in linea con le nostre aspettative pregresse.

L’illusione di frequenza ci fa sovrastimare la frequenza di eventi particolari basandoci sull’accessibilità mentale degli stessi. Il senno di poi porta a credere che avremmo potuto prevedere un evento una volta che è già accaduto.

Il bias seduttivo ci porta ad essere attratti da teorie o opinioni che sembrano corrispondere alle nostre preferenze personali. Infine, gli effetti del risultato e del falso equilibrio possono distorcere la nostra percezione dell’esito di una situazione o la probabilità futura di determinati eventi.

 

Combattere i più comuni pregiudizi

 

Come possiamo contrastare questi nemici del libero arbitrio?

Per contrastare i bias cognitivi dobbiamo adottare una mentalità critica e valutare le informazioni in maniera obiettiva. Bisogna essere consapevoli dei meccanismi di memoria che possono influenzare il nostro giudizio e ricordare che può trarre in inganno.

Per esempio, l’apofenia ci convince di essere nel giusto e di trovare delle somiglianze laddove non ci sono: un luogo simile all’altro quando invece le caratteristiche sono differenti.

A differenza, l’ancoraggio limita la conoscenza poiché ci induce a credere di non aver nulla da imparare. Può succedere quando andiamo a vedere una mostra di qualcosa o qualcuno che già conosciamo e per questo evitiamo di leggere i pannelli informativi.

Cancelliamo i ricordi con la memoria selettiva quando ci fa più comodo, benché così eliminiamo l’esperienza negativa e l’insegnamento da cui dovremo sempre attingere.

Il bias nei viaggi più pericolosi sono l’illusione di frequenza, il falso equilibrio e gli effetti del risultato. Questo perché eliminano quelle situazioni che si presentano sotto forma di avvisaglia del pericolo, facendole passare per consuetudini conclamate.

Certi gesti o la richiesta di attenzione da parte dell’istinto vengono perciò ignorati.

I bias di conferma e quelli seduttivi sono limitanti e ci lasciano sguazzare nella nostra mediocrità, quando invece viaggiare significa aprirsi al mondo e alla sua diversità.

Qual è la differenza tra un viaggiatore architetto o giardiniere? Per rispondere alla domanda dobbiamo fare riferimento a George Martin. Per chi non lo conoscesse, George R. R. Martin è uno scrittore statunitense famoso per le sue opere dai contorni horror, fantasy e fantascientifici.

In particolare, fra le sue opere più famose spicca la saga ‘Il trono di spade’ ripresa in forma di sceneggiatura come serie TV.

L’autore accosta le due professionalità di architetto e di giardiniere alla scrittura, mentre io rubo l’idea per definire il carattere di due diverse tipologie di viaggiatori.

Chi è chi?

 

Per capire a quale categoria di viaggiatore apparteniamo, dobbiamo capire cosa intendeva dire G. Martin riguardo gli scrittori. In pratica, secondo l’autore statunitense, gli scrittori si dividono in due soggetti: gli architetti e i giardinieri.

Gli architetti sono quei scrittori che edificano la trama incastrando i vari mattoncini strutturali e funzionali alla questione drammaturgica. In questo modo, il testo sarà un’opera sequenziale e uniformata al registro narrativo.

A differenza, gli scrittori giardinieri piantano un seme concernente i bisogni e le mancanze dei personaggi, senza sapere cosa ne uscirà. Non sono consapevoli della capacità di crescita della pianta, eppure rimangono fiduciosi dello sviluppo.

In tal senso, si regolano anche i viaggiatori. Taluni si organizzano fin nei minimi dettagli. Invece, altri si regolano di conseguenza, modulando la vacanza in base agli eventi.

 

viaggiatore architetto o giardiniere

 

Scopri se sei un viaggiatore architetto o giardiniere

 

Ora ti sarà più semplice comprendere quale sia la tua attitudine. I viaggiatori architetto sono quelli che prediligono i viaggi organizzati, così da non dover affrontare degli imprevisti.

Partono già con un itinerario definito, costellato di luoghi da visitare e tour prenotati da fare. Non desiderano occuparsi dei dettagli, per vari motivi. Magari sono già costretti nel quotidiano a tenere tutto sotto controllo e, durante le vacanze, esigono essere liberi dalle incombenze organizzative. Chi può biasimarli?

Invece, i viaggiatori giardinieri valutano una destinazione, prenotano un hotel per un giorno e poi si affidano al caso, valutando le vibrazioni e le contaminazioni del luogo di villeggiatura.

Non si spaventano al cospetto degli imprevisti, bensì li bramano, poiché aumentano il senso dell’avventura. Devono arrangiarsi a scegliere l’alloggio, i mezzi per spostarsi e organizzare i tour da fare.

Ma a loro non pesa. Anzi, sono pronti a realizzare una vacanza che esondi dai confini tradizionali e si riversi nell’incognita. L’unico luogo che per loro si possa chiamare viaggio.

Quali sono i vantaggi di essere un viaggiatore architetto o giardiniere? Aderire a ciascuna esigenza ed essere consapevoli dei propri desideri: questo è l’insegnamento del viaggio, il seme o il mattone che sorregge il desiderio di scoperta insito in ciascuno di noi.

Concediti un viaggio in solitaria ogni tanto, così da seghettare la quotidianità e sfumare i confini della conoscenza. Si tratta di un esercizio di benessere, utile a rientrare nei binari delle scelte consapevoli.

Difatti, senza accorgercene, ci facciamo trasportare dal flusso mediatico, parentale e societario, verso obiettivi e piani a noi totalmente avulsi, i quali non aderiscono alle nostre preferenze.

Invece, spezzando il ritmo della routine possiamo squarciare la realtà, e vedere dall’altra parte se ciò che perseguiamo è corretto, o se urge aggiustare il tiro.

 

Concediti un viaggio in solitaria: anche vicino a casa

 

Scegli per il tuo viaggio un’ambientazione consona, in grado di far risuonare le tue corde interiori. Non è necessario che sia una località distante, puoi scegliere una destinazione in treno non lontana da casa tua.

Però, in quel frangente di tempo assapora la libertà di poter fare ciò che desideri. Una passeggiata in centro città, un’escursione in natura, un tuffo dagli scogli, un bagno freddo in un fiume, una lettura di un libro in collina.

Le opportunità sono pressoché infinite, e intercambiabili in base all’umore. Concedersi un viaggio in solitaria significa riappropriarsi del tempo e dello trascorrere delle ore in tua esclusiva compagnia.

Vedrai quanto questa soluzione sia rigenerante e trasformativa. Solo abbandonando le tue difese potrai lasciare riaffiorare dall’inconscio i tuoi desideri più autentici.

 

Il mio prossimo soggiorno in solitaria

 

Vuoi un esempio? Io mi sono concessa un viaggio in solitaria, non troppo distante da casa, e più precisamente a Venezia. Trascorrerò una notte nel cuore della Serenissima per ascoltare la voce vibrante di Patty Smith.

La cantautrice americana arriva in tour a Venezia, al Teatro Malibran, per presentare il suo prossimo libro in uscita a fine settembre con la casa editrice Bompiani.

Ho scelto questa occasione per visitare uno dei teatri più antichi di Venezia e ascoltare, al contempo, la voce suadente della Sacerdotessa del Rock. Ma dovrò aspettare dicembre per gustare questa uscita in solitaria.

Finalmente avrò l’opportunità di godermi una passeggiata fra le calli veneziane e faticare nel saliscendi dei ponti, senza alcuna altra destinazione in mente.

Una giornata in cui svolgere della piacevole flânerie, così come piace a me, semplicemente guardandomi attorno e osservare i dettagli architettonici e culturali.

Sono sicura che al termine del mio mini viaggio mi sentirò ritemprata e pronta per affrontare con vigore il 2024. Anche tu vorresti fare un’esperienza simile?

Pensaci, è un’occasione troppo ghiotta per lasciarla defluire dalla vita. Piuttosto agguanta un qualsiasi evento e rendilo parte del tuo percepire, perché la vita va assaporata e incorporata di dolci ricordi.

Le espressioni di viaggio donano una certa tipicità al discorso poiché riflettono gli usi e i costumi di un determinato paese. Per esempio, nell’immagine di copertina ho usato il termine ‘Hakuna Matata’, forse il più celebre e conosciuto.

Ma cosa significa? Si tratta di una locuzione swahili che suggerisce all’ascoltatore di non prendersela troppo a cuore o di essere neutrale nei confronti di qualcosa. In pratica, vuole dire ‘non ci sono problemi’.

Oltre a questa, ce ne sono molte altre che io ho potuto imparare e ascoltare nel corso dei miei viaggi. Per questo motivo ho deciso di raccogliere queste formulazioni in un articolo singolo così da ricordarle e diffondere queste simpatiche locuzioni.

 

espressioni di viaggio

 

Espressioni di viaggio da imparare (e ricordare!)

 

POLEPOLE

Rimanendo nell’ambito della lingua swahili, mi ricordo quante volte mi sono sentita ripetere ‘polepole’ dai kenioti. Dal gesto delle mani diventava semplice capire, poiché il significato è ‘lentamente’.

Considerando il mio temperamento europeo, il quale richiede sicurezza e garanzia, nonché velocità d’esecuzione, gli abitanti del Kenya mi invitavano a rallentare e ad adattarmi ai loro ritmi rilassati.

Un insegnamento importante che non va mai sottovalutato. Infatti, noi europei siamo abituati a ritmi di vita ad alta velocità e ci comportiamo allo stesso modo in vacanza. Proprio nel momento in cui dovremo imparare ad andare con maggiore tranquillità e leggerezza.

BUENA ONDA

In Guatemala si usa spesso questo termine per indicare una persona o un comportamento gentile e affabile. Avere una ‘buena onda’ può voler dire anche sentirsi in sintonia con la comunità e con la gente in generale.

Perciò la buena onda si ottiene quando ci si sente a proprio agio in qualsiasi contesto. Questa vibrazione positiva si propaga anche agli altri, i quali ci ringraziano dicendo, in sostanza, che è un piacere stare in nostra compagnia.

Ho preso questa locuzione come missione di vita, sebbene sia difficile per un orso asociale come me ritrovarmi tra la gente e risuonare al contempo in un’ armonica interazione.

 

pura vida e buena onda

 

LACIO DROM

Lacio Drom non è solo il titolo di un LP e di una canzone dei Litfiba, bensì anche un modo per augurare ‘buon viaggio’ a qualcuno. Il significato ha uno spessore più profondo.

Ovvero, sottintende un viaggio saturo di avventure e accompagnato da una melodia e un’energia sempre positiva e propositiva. La locuzione appartiene alla lingua romanes del popolo dei Rom.

La canzone dei Litfiba ha un testo che descrive perfettamente il significato del vocabolo ed è un ottimo sottofondo da ascoltare durante le nostre vacanze.

PURA VIDA

Pura Vida è un’altra espressione da viaggio molto usata. La sua origine è del Costa Rica e nasconde al suo interno una vera e propria filosofia di vita.

Se il significato primario è quello di non preoccuparsi e di vivere il momento presente come qualcosa di immanente e passeggero, l’approccio di vita è il medesimo.

In pratica, la locuzione suggerisce di soprassedere alle difficoltà e di non prendere la vita troppo seriamente. Nella situazione attuale ci sarà sempre qualcuno che soffrirà di più rispetto a noi poiché si trova in una condizione peggiore. Attenzione, non una condizione economica, bensì mentale.

Pertanto, bisogna pensare alla vita come a un viaggio breve e semplice, da vivere ad alta intensità e senza remore. I rimorsi sono dei carichi pesanti da portarsi appresso, perciò viviamo le nostre avventure senza poi pentirci per non averle fatte.

Il viaggiatore nubivago si muove con i piedi a terra e la testa fra le nuvole, con un solo obiettivo in mente: esplorare i confini visibili. Il termine nubivago deriva dalla lingua latina e descrive un errabondo fra le nuvole.

Infatti, la parola potrebbe essere troncata a metà: da una parte possiamo riconoscere ‘nubi’ e dall’altra il termine ‘vago’ riferito al vagare. Sommando assieme i due significati si ottiene l’espressione ‘vagare fra le nuvole’.

Eppure, il nubivago ha la testa fra le nuvole ma i piedi ben saldi a terra. Per cui può essere un sognatore con un forte desiderio di esplorare e rimanere ben conscio dei pericoli.

Le caratteristiche da considerare

 

Se pensi anche tu, come me, di appartenere alla categoria del viaggiatore nubivago non ti resta che riconoscere le qualità caratterizzanti, nonché scoprire se risuonano in conformità al tuo temperamento.

Questa tipologia di viaggiatore è prima di tutto un sognatore: potrebbe guardare un video o un documentario e immaginare di tuffarsi in quelle acque turchine o scalare quelle vette ambiziose. Vive in un perpetuo sogno in cui – lui o lei – sono i principali protagonisti.

Immaginare un viaggio significa anche iniziare a progettarlo: per cui prende il suo ‘itinerdiario‘ e comincia a tracciare le coordinate, al fine di organizzare le sue prossime vacanze.

Questa azione concreta lo porta a immaginare nuove ed esaltanti avventure, soprattutto se il viaggio prevede degli incontri ravvicinati con gli animali e la natura incontaminata.

Poi, non resiste alla tentazione di controllare in anteprima le proposte culinarie. Vuole sapere se il gusto della vacanza si assocerà al piacere della gola. Essendo un amante del cibo non vedrà l’ora di assaggiare le tipicità gastronomiche del luogo di villeggiatura.

Al viaggiatore nubivago non interessa la compagnia, o meglio, ama muoversi nel mondo anche in solitaria, poiché è spinto dalla sua stessa curiosità e da una necessità impellente di scoprire ed esplorare i confini.

Non a caso, le sue strutture ricettive preferite sono quelle in cui può trovare altri viaggiatori in solitaria, sebbene non disdegni nemmeno le soluzioni più lussuose.

Ma se un hotel presenta una caratteristica unica e particolare, ecco che il suo animo si infiamma, felice nell’aggiungere una nuova esperienza alla sua vita.

 

il viaggiatore nubivago tra le nuvole

Quale altra tipologia di viaggiatore va d’accordo con il nubivago?

 

Il nubivago può ritrovarsi con altre categorie di viaggiatori. Tra questi il flãneur, il quale è animato dallo stesso desiderio di scoprire e meravigliarsi.

Va a braccetto in compagnia del cercatore del Genius Loci, il quale da attento osservatore è sempre pronto a cogliere il sottofondo culturale dei luoghi visitati.

Lo stesso dicasi per chi viaggia a una cert’ora, prenotando un viaggio senza riflettere bene sui motivi che l’ha spinto a compiere quell’istintiva azione.

In questo gruppo immaginario possiamo inserire altre figure di viaggiatore come il carnettista e il pellegrino, poiché entrambi inseguono una missione personale di impronta spirituale, ovvero, l’incontro di un desiderio inconscio.

Poiché sono molte le sfumature declinabili al viaggiatore nubivago, significa che altrettanti sono i sogni da realizzare. Quindi, possiamo sentirci tutti dei nubivaghi pronti a salpare per il prossimo viaggio non appena se ne presenta l’occasione.

Viaggiare a una cert’ora è un modo di concepire i soggiorni in Italia e all’estero in maniera del tutto occasionale. In sostanza, si tratta di navigare tra le tante offerte del mercato dei viaggi e scegliere quella che più consona alle nostre finanze e al mood del periodo.

Prima della pandemia da Covid-19 questa opzione era raggiungibile da chiunque, poiché talvolta le offerte di viaggi e soggiorni erano vantaggiosi e appetitivi.

Ora purtroppo il meccanismo si è allentato, e le opportunità di viaggiare sono diventate limitanti. Nonostante questo, il metodo rimane ad aleggiare nella nostra mente, poco propensa ad accettare i cambiamenti della quotidianità.

 

prenotare e viaggiare a una cert'ora

Cosa significa viaggiare a una cert’ora?

 

Dire: “Ci vediamo a una cert’ora” è un’usanza tipica del sud Italia. Non si sa come, eppure le persone accordandosi in questo modo riescono a incontrarsi nei tempi e nei luoghi giusti.

È una specie di magia che sintonizza le frequenze mentali delle persone mettendole d’accordo sul posto in cui vedersi e ritrovarsi pur senza darsi un indirizzo e un’ora specifica.

Lo spiega bene lo scrittore Raffaello Mastrolonardo nel suo libro “Gente del sud” quando sospende per un attimo la trama del racconto (che ti consiglio caldamente di leggere) e spiega questa tipicità.

Lo stesso concetto può essere applicato ai viaggi. Se mi segui da qualche tempo sai bene quanto questa rivisitazione dei concetti mi sia familiare.

In pratica, viaggiare a una cert’ora significa selezionare un viaggio seguendo le proprie inclinazioni senza sapere bene per quale motivo lo si è scelto e quali siano le implicazioni future.

Vediamo un’opportunità e la cogliamo al volo. La meta? Non ha importanza, purché l’acquisto si traduca in un viaggio da “qualche parte”.

Forse questo modo di pensare sottintende una necessità di cambiare la quotidianità per introdurre un elemento di sorpresa. Seguiamo l’istinto per scompaginare la routine e saziare la nostra curiosità.

Io ho scelto di viaggiare a una cert’ora diverse volte nella mia vita, proprio per allontanare la noia e vivacizzare la quotidianità. Una volta prenotato il viaggio mi sono sempre posta la domanda: “Perché l’ho fatto?” senza trovare una risposta esaustiva.

Probabilmente una singola risposta non esiste ma coesiste assieme ad altre impellenti necessità, le quali coincidono con il nostro desiderio di migrabondare. Un bisogno che cerchiamo di nascondere a noi stessi ma che ogni tanto ci viene a pungolare richiedendoci il suo spazio.

E allora ascoltiamo queste voci e lasciamoci da loro sorprendere: sia mai che vogliano raccontarci qualcosa di inaspettato.

Spesso le persone si chiedono cosa significa viaggi all inclusive e quali servizi siano compresi all’interno di questo tipologia di viaggio. Chi è abituato a viaggiare low cost non sa che c’è la possibilità di soggiornare in strutture che forniscono un trattamento faraonico.

Ma questo non significa che gli ospiti siano serviti e riveriti, quel tipo di soggiorni spetta agli hotel lussuosi a 5 stelle. A differenza, questa formulazione indica solamente che colazione, pranzo, cena e spuntini sono garantiti a qualsiasi ora.

Nel trattamento all inclusive sono incluse anche le bibite.

Spesso alle offerte di viaggio all inclusive sono correlati dei servizi di transfert o di accompagnamento ma sono delle proposte fatte per rendere il soggiorno ai clienti ancora più gradevole.

Tutti gli altri servizi come tour, carte turistiche, noleggio, eccetera, sono a parte e non sono comprese nella quota di viaggio.

Cosa significa viaggi all inclusive e a quale tipologia di viaggiatore si rivolge

 

Come abbiamo appena visto i viaggi all inclusive indicano quei tipo di soggiorni, supportati per la maggior parte dalla catene alberghiere blasonate, che offrono pasti a qualsiasi ora del giorno e della sera.

Sono adatti a tutti i tipi di viaggiatori che vogliono trascorrere le vacanze all’insegna del relax, all’interno del villaggio turistico. In questo modo possono godere di un trattamento privilegiato nonché dell’intrattenimento offerto dalla struttura ricettiva.

In certi periodi della mia vita, ho sfruttato anch’io la formula dell’all inclusive, semplicemente perché non avevo voglia di organizzare il viaggio dall’inizio alla fine.

L’ultima volta che ho scelto questa tipologia di viaggio è stato a Lanzarote, anche se poi in realtà, una volta atterrata nell’isola fascinosa, mi sono subito sentita in dovere di perlustrare a fondo la zona.

Per cui ho noleggiato una macchina e ho attraversato i suoi panorami lunari. Ho anche prenotato dei tour organizzati (esclusi dall’hotel) così da poter sfruttare al massimo il tempo a disposizione.

Ho ceduto all’attrattiva del viaggio organizzato, incorniciando le sfumature a seconda del mio stile di viaggio. Ed è un viaggio che possono concedersi anche i backpacker una volta ogni tanto perché non limita la propria visione di viaggiatore.

 

cosa significa viaggi all inclusive?

 

Riprendendo la pubblicità “Io nei villaggi turistici? Mai!”

 

Non so se guardi la TV ma nell’ultimo periodo è uscita una pubblicità che mi ha fatto molto riflettere. Parla, nello specifico, dei viaggi nei villaggi turistici demonizzati dalla maggior parte dei giovani o dai viaggiatori “zaino in spalla“.

Un ragazzo ammette di non essere il tipo di persona che ama questa tipologia di viaggi salvo poi trascorrere questo tipo di vacanza e sceglierla come soluzione di viaggio ideale.

La pubblicità mira a sottolineare come i pregiudizi indirizzino le persone verso un’idea sbagliata portando loro a credere di non appartenere a una categoria considerata un po’ sfigatella.

In realtà, a mio avviso, quella dei villaggi turistici è solo uno degli spettri di viaggio possibili. La tipologia suggerita è perfetta per le famiglie perché offre tante attività da fare anche ai più piccoli o per i viaggiatori singoli che in questo modo possono stringere nuove amicizie.

Si tratta di una formula che garantisce i pasti e non impedisce ai viaggiatori zaini in spalla di fare le loro scorribande nella località prenotata. Il prezzo è decisamente superiore rispetto a un hotel a due stelle o un ostello ma il servizio è completamente diverso. Tanto da rendere impossibile un qualsiasi confronto.

Quindi, cosa significa viaggi all inclusive? Significa vivere il viaggio in base alle esigenze del momento, facendo aderire i nostri desideri con le opportunità offerte dal mercato.