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I bias nei viaggi sono frequenti, differenti, subdoli e spesso colpiscono senza che nemmeno ce ne rendiamo conto. Ma che cosa sono nello specifico questi bias?

Si tratta di un insieme di pregiudizi e distorsioni delle realtà che influenzano il nostro modo di pensare e di agire.

Queste distorsioni sono spesso causate da esperienze passate, convinzioni personali o persino dalla cultura in cui siamo inseriti. I bias possono portarci a prendere delle decisioni sbagliate o non razionali, influenzando addirittura le nostre relazioni personali e professionali.

Si manifestano in vari contesti, come nel mondo del lavoro, nella politica o nelle relazioni interpersonali, benché siano presenti anche nei viaggi.

Riconoscere i bias è utile per poter prendere delle decisioni equilibrate e obiettive, poiché agiscono alla stregua di meccanismi inconsci e pertanto richiedono un lavoro costante per essere identificati ed eliminati.

Prestare attenzione ai nostri bias e cercare di mantenerli sotto controllo è un passo importante per favorire la giustizia e l’equità in ogni ambito della nostra vita.

 

Bias nei viaggi i segnali

I bias nei viaggi: come si manifestano?

 

I bias nei viaggi si manifestano in diversi modi, come la ricerca di luoghi familiari o nell’evitare quelle destinazioni sconosciute per paura dell’ignoto.

Altri segni di bias includono i classici stereotipi culturali che portano a fraintendimenti o a giudizi superficiali sulle persone incontrate durante il viaggio.

Inoltre, i bias sporcano le decisioni sugli alloggi, sui ristoranti e sulle attività da svolgere durante il viaggio. Per esempio, una preferenza per cibi noti o appartenenti alla propria cultura potrebbe limitare l’esplorazione della gastronomia locale.

In sostanza, queste limitazioni riducono notevolmente la ricchezza delle esperienze e impediscono un’autentica immersione nella cultura del luogo visitato. Per questo motivo è importante esserne consapevoli di tali preconcetti e agire di conseguenza.

Riconosci il tuo bias e distruggilo!

 

Le distorsioni cognitive più comuni vengono di norma catalogate all’interno di questa lista. Pertanto, tra i bias più frequenti troviamo: apofenia, ancoraggio, conferma, memoria, l’illusione di frequenza, senno di poi, seduttivo, risultato e falso equilibrio.

In linea generale funzionano in modo specifico e collimano con tanti settori. L’apofenia si verifica quando vediamo pattern o connessioni significative anche dove non ci sono.

L’ancoraggio porta a basare le decisioni su informazioni preesistenti, ignorando dati nuovi e pertinenti. La conferma ci spinge a cercare solo prove che supportino le nostre convinzioni, ignorando quelle contrarie.

Invece, la memoria selettiva ci porta a ricordare più facilmente gli eventi in linea con le nostre aspettative pregresse.

L’illusione di frequenza ci fa sovrastimare la frequenza di eventi particolari basandoci sull’accessibilità mentale degli stessi. Il senno di poi porta a credere che avremmo potuto prevedere un evento una volta che è già accaduto.

Il bias seduttivo ci porta ad essere attratti da teorie o opinioni che sembrano corrispondere alle nostre preferenze personali. Infine, gli effetti del risultato e del falso equilibrio possono distorcere la nostra percezione dell’esito di una situazione o la probabilità futura di determinati eventi.

 

Combattere i più comuni pregiudizi

 

Come possiamo contrastare questi nemici del libero arbitrio?

Per contrastare i bias cognitivi dobbiamo adottare una mentalità critica e valutare le informazioni in maniera obiettiva. Bisogna essere consapevoli dei meccanismi di memoria che possono influenzare il nostro giudizio e ricordare che può trarre in inganno.

Per esempio, l’apofenia ci convince di essere nel giusto e di trovare delle somiglianze laddove non ci sono: un luogo simile all’altro quando invece le caratteristiche sono differenti.

A differenza, l’ancoraggio limita la conoscenza poiché ci induce a credere di non aver nulla da imparare. Può succedere quando andiamo a vedere una mostra di qualcosa o qualcuno che già conosciamo e per questo evitiamo di leggere i pannelli informativi.

Cancelliamo i ricordi con la memoria selettiva quando ci fa più comodo, benché così eliminiamo l’esperienza negativa e l’insegnamento da cui dovremo sempre attingere.

Il bias nei viaggi più pericolosi sono l’illusione di frequenza, il falso equilibrio e gli effetti del risultato. Questo perché eliminano quelle situazioni che si presentano sotto forma di avvisaglia del pericolo, facendole passare per consuetudini conclamate.

Certi gesti o la richiesta di attenzione da parte dell’istinto vengono perciò ignorati.

I bias di conferma e quelli seduttivi sono limitanti e ci lasciano sguazzare nella nostra mediocrità, quando invece viaggiare significa aprirsi al mondo e alla sua diversità.

Qual è la differenza tra un viaggiatore architetto o giardiniere? Per rispondere alla domanda dobbiamo fare riferimento a George Martin. Per chi non lo conoscesse, George R. R. Martin è uno scrittore statunitense famoso per le sue opere dai contorni horror, fantasy e fantascientifici.

In particolare, fra le sue opere più famose spicca la saga ‘Il trono di spade’ ripresa in forma di sceneggiatura come serie TV.

L’autore accosta le due professionalità di architetto e di giardiniere alla scrittura, mentre io rubo l’idea per definire il carattere di due diverse tipologie di viaggiatori.

Chi è chi?

 

Per capire a quale categoria di viaggiatore apparteniamo, dobbiamo capire cosa intendeva dire G. Martin riguardo gli scrittori. In pratica, secondo l’autore statunitense, gli scrittori si dividono in due soggetti: gli architetti e i giardinieri.

Gli architetti sono quei scrittori che edificano la trama incastrando i vari mattoncini strutturali e funzionali alla questione drammaturgica. In questo modo, il testo sarà un’opera sequenziale e uniformata al registro narrativo.

A differenza, gli scrittori giardinieri piantano un seme concernente i bisogni e le mancanze dei personaggi, senza sapere cosa ne uscirà. Non sono consapevoli della capacità di crescita della pianta, eppure rimangono fiduciosi dello sviluppo.

In tal senso, si regolano anche i viaggiatori. Taluni si organizzano fin nei minimi dettagli. Invece, altri si regolano di conseguenza, modulando la vacanza in base agli eventi.

 

viaggiatore architetto o giardiniere

 

Scopri se sei un viaggiatore architetto o giardiniere

 

Ora ti sarà più semplice comprendere quale sia la tua attitudine. I viaggiatori architetto sono quelli che prediligono i viaggi organizzati, così da non dover affrontare degli imprevisti.

Partono già con un itinerario definito, costellato di luoghi da visitare e tour prenotati da fare. Non desiderano occuparsi dei dettagli, per vari motivi. Magari sono già costretti nel quotidiano a tenere tutto sotto controllo e, durante le vacanze, esigono essere liberi dalle incombenze organizzative. Chi può biasimarli?

Invece, i viaggiatori giardinieri valutano una destinazione, prenotano un hotel per un giorno e poi si affidano al caso, valutando le vibrazioni e le contaminazioni del luogo di villeggiatura.

Non si spaventano al cospetto degli imprevisti, bensì li bramano, poiché aumentano il senso dell’avventura. Devono arrangiarsi a scegliere l’alloggio, i mezzi per spostarsi e organizzare i tour da fare.

Ma a loro non pesa. Anzi, sono pronti a realizzare una vacanza che esondi dai confini tradizionali e si riversi nell’incognita. L’unico luogo che per loro si possa chiamare viaggio.

Quali sono i vantaggi di essere un viaggiatore architetto o giardiniere? Aderire a ciascuna esigenza ed essere consapevoli dei propri desideri: questo è l’insegnamento del viaggio, il seme o il mattone che sorregge il desiderio di scoperta insito in ciascuno di noi.

Concediti un viaggio in solitaria ogni tanto, così da seghettare la quotidianità e sfumare i confini della conoscenza. Si tratta di un esercizio di benessere, utile a rientrare nei binari delle scelte consapevoli.

Difatti, senza accorgercene, ci facciamo trasportare dal flusso mediatico, parentale e societario, verso obiettivi e piani a noi totalmente avulsi, i quali non aderiscono alle nostre preferenze.

Invece, spezzando il ritmo della routine possiamo squarciare la realtà, e vedere dall’altra parte se ciò che perseguiamo è corretto, o se urge aggiustare il tiro.

 

Concediti un viaggio in solitaria: anche vicino a casa

 

Scegli per il tuo viaggio un’ambientazione consona, in grado di far risuonare le tue corde interiori. Non è necessario che sia una località distante, puoi scegliere una destinazione in treno non lontana da casa tua.

Però, in quel frangente di tempo assapora la libertà di poter fare ciò che desideri. Una passeggiata in centro città, un’escursione in natura, un tuffo dagli scogli, un bagno freddo in un fiume, una lettura di un libro in collina.

Le opportunità sono pressoché infinite, e intercambiabili in base all’umore. Concedersi un viaggio in solitaria significa riappropriarsi del tempo e dello trascorrere delle ore in tua esclusiva compagnia.

Vedrai quanto questa soluzione sia rigenerante e trasformativa. Solo abbandonando le tue difese potrai lasciare riaffiorare dall’inconscio i tuoi desideri più autentici.

 

Il mio prossimo soggiorno in solitaria

 

Vuoi un esempio? Io mi sono concessa un viaggio in solitaria, non troppo distante da casa, e più precisamente a Venezia. Trascorrerò una notte nel cuore della Serenissima per ascoltare la voce vibrante di Patty Smith.

La cantautrice americana arriva in tour a Venezia, al Teatro Malibran, per presentare il suo prossimo libro in uscita a fine settembre con la casa editrice Bompiani.

Ho scelto questa occasione per visitare uno dei teatri più antichi di Venezia e ascoltare, al contempo, la voce suadente della Sacerdotessa del Rock. Ma dovrò aspettare dicembre per gustare questa uscita in solitaria.

Finalmente avrò l’opportunità di godermi una passeggiata fra le calli veneziane e faticare nel saliscendi dei ponti, senza alcuna altra destinazione in mente.

Una giornata in cui svolgere della piacevole flânerie, così come piace a me, semplicemente guardandomi attorno e osservare i dettagli architettonici e culturali.

Sono sicura che al termine del mio mini viaggio mi sentirò ritemprata e pronta per affrontare con vigore il 2024. Anche tu vorresti fare un’esperienza simile?

Pensaci, è un’occasione troppo ghiotta per lasciarla defluire dalla vita. Piuttosto agguanta un qualsiasi evento e rendilo parte del tuo percepire, perché la vita va assaporata e incorporata di dolci ricordi.

Le espressioni di viaggio donano una certa tipicità al discorso poiché riflettono gli usi e i costumi di un determinato paese. Per esempio, nell’immagine di copertina ho usato il termine ‘Hakuna Matata’, forse il più celebre e conosciuto.

Ma cosa significa? Si tratta di una locuzione swahili che suggerisce all’ascoltatore di non prendersela troppo a cuore o di essere neutrale nei confronti di qualcosa. In pratica, vuole dire ‘non ci sono problemi’.

Oltre a questa, ce ne sono molte altre che io ho potuto imparare e ascoltare nel corso dei miei viaggi. Per questo motivo ho deciso di raccogliere queste formulazioni in un articolo singolo così da ricordarle e diffondere queste simpatiche locuzioni.

 

espressioni di viaggio

 

Espressioni di viaggio da imparare (e ricordare!)

 

POLEPOLE

Rimanendo nell’ambito della lingua swahili, mi ricordo quante volte mi sono sentita ripetere ‘polepole’ dai kenioti. Dal gesto delle mani diventava semplice capire, poiché il significato è ‘lentamente’.

Considerando il mio temperamento europeo, il quale richiede sicurezza e garanzia, nonché velocità d’esecuzione, gli abitanti del Kenya mi invitavano a rallentare e ad adattarmi ai loro ritmi rilassati.

Un insegnamento importante che non va mai sottovalutato. Infatti, noi europei siamo abituati a ritmi di vita ad alta velocità e ci comportiamo allo stesso modo in vacanza. Proprio nel momento in cui dovremo imparare ad andare con maggiore tranquillità e leggerezza.

BUENA ONDA

In Guatemala si usa spesso questo termine per indicare una persona o un comportamento gentile e affabile. Avere una ‘buena onda’ può voler dire anche sentirsi in sintonia con la comunità e con la gente in generale.

Perciò la buena onda si ottiene quando ci si sente a proprio agio in qualsiasi contesto. Questa vibrazione positiva si propaga anche agli altri, i quali ci ringraziano dicendo, in sostanza, che è un piacere stare in nostra compagnia.

Ho preso questa locuzione come missione di vita, sebbene sia difficile per un orso asociale come me ritrovarmi tra la gente e risuonare al contempo in un’ armonica interazione.

 

pura vida e buena onda

 

LACIO DROM

Lacio Drom non è solo il titolo di un LP e di una canzone dei Litfiba, bensì anche un modo per augurare ‘buon viaggio’ a qualcuno. Il significato ha uno spessore più profondo.

Ovvero, sottintende un viaggio saturo di avventure e accompagnato da una melodia e un’energia sempre positiva e propositiva. La locuzione appartiene alla lingua romanes del popolo dei Rom.

La canzone dei Litfiba ha un testo che descrive perfettamente il significato del vocabolo ed è un ottimo sottofondo da ascoltare durante le nostre vacanze.

PURA VIDA

Pura Vida è un’altra espressione da viaggio molto usata. La sua origine è del Costa Rica e nasconde al suo interno una vera e propria filosofia di vita.

Se il significato primario è quello di non preoccuparsi e di vivere il momento presente come qualcosa di immanente e passeggero, l’approccio di vita è il medesimo.

In pratica, la locuzione suggerisce di soprassedere alle difficoltà e di non prendere la vita troppo seriamente. Nella situazione attuale ci sarà sempre qualcuno che soffrirà di più rispetto a noi poiché si trova in una condizione peggiore. Attenzione, non una condizione economica, bensì mentale.

Pertanto, bisogna pensare alla vita come a un viaggio breve e semplice, da vivere ad alta intensità e senza remore. I rimorsi sono dei carichi pesanti da portarsi appresso, perciò viviamo le nostre avventure senza poi pentirci per non averle fatte.

Il viaggiatore nubivago si muove con i piedi a terra e la testa fra le nuvole, con un solo obiettivo in mente: esplorare i confini visibili. Il termine nubivago deriva dalla lingua latina e descrive un errabondo fra le nuvole.

Infatti, la parola potrebbe essere troncata a metà: da una parte possiamo riconoscere ‘nubi’ e dall’altra il termine ‘vago’ riferito al vagare. Sommando assieme i due significati si ottiene l’espressione ‘vagare fra le nuvole’.

Eppure, il nubivago ha la testa fra le nuvole ma i piedi ben saldi a terra. Per cui può essere un sognatore con un forte desiderio di esplorare e rimanere ben conscio dei pericoli.

Le caratteristiche da considerare

 

Se pensi anche tu, come me, di appartenere alla categoria del viaggiatore nubivago non ti resta che riconoscere le qualità caratterizzanti, nonché scoprire se risuonano in conformità al tuo temperamento.

Questa tipologia di viaggiatore è prima di tutto un sognatore: potrebbe guardare un video o un documentario e immaginare di tuffarsi in quelle acque turchine o scalare quelle vette ambiziose. Vive in un perpetuo sogno in cui – lui o lei – sono i principali protagonisti.

Immaginare un viaggio significa anche iniziare a progettarlo: per cui prende il suo ‘itinerdiario‘ e comincia a tracciare le coordinate, al fine di organizzare le sue prossime vacanze.

Questa azione concreta lo porta a immaginare nuove ed esaltanti avventure, soprattutto se il viaggio prevede degli incontri ravvicinati con gli animali e la natura incontaminata.

Poi, non resiste alla tentazione di controllare in anteprima le proposte culinarie. Vuole sapere se il gusto della vacanza si assocerà al piacere della gola. Essendo un amante del cibo non vedrà l’ora di assaggiare le tipicità gastronomiche del luogo di villeggiatura.

Al viaggiatore nubivago non interessa la compagnia, o meglio, ama muoversi nel mondo anche in solitaria, poiché è spinto dalla sua stessa curiosità e da una necessità impellente di scoprire ed esplorare i confini.

Non a caso, le sue strutture ricettive preferite sono quelle in cui può trovare altri viaggiatori in solitaria, sebbene non disdegni nemmeno le soluzioni più lussuose.

Ma se un hotel presenta una caratteristica unica e particolare, ecco che il suo animo si infiamma, felice nell’aggiungere una nuova esperienza alla sua vita.

 

il viaggiatore nubivago tra le nuvole

Quale altra tipologia di viaggiatore va d’accordo con il nubivago?

 

Il nubivago può ritrovarsi con altre categorie di viaggiatori. Tra questi il flãneur, il quale è animato dallo stesso desiderio di scoprire e meravigliarsi.

Va a braccetto in compagnia del cercatore del Genius Loci, il quale da attento osservatore è sempre pronto a cogliere il sottofondo culturale dei luoghi visitati.

Lo stesso dicasi per chi viaggia a una cert’ora, prenotando un viaggio senza riflettere bene sui motivi che l’ha spinto a compiere quell’istintiva azione.

In questo gruppo immaginario possiamo inserire altre figure di viaggiatore come il carnettista e il pellegrino, poiché entrambi inseguono una missione personale di impronta spirituale, ovvero, l’incontro di un desiderio inconscio.

Poiché sono molte le sfumature declinabili al viaggiatore nubivago, significa che altrettanti sono i sogni da realizzare. Quindi, possiamo sentirci tutti dei nubivaghi pronti a salpare per il prossimo viaggio non appena se ne presenta l’occasione.

Viaggiare a una cert’ora è un modo di concepire i soggiorni in Italia e all’estero in maniera del tutto occasionale. In sostanza, si tratta di navigare tra le tante offerte del mercato dei viaggi e scegliere quella che più consona alle nostre finanze e al mood del periodo.

Prima della pandemia da Covid-19 questa opzione era raggiungibile da chiunque, poiché talvolta le offerte di viaggi e soggiorni erano vantaggiosi e appetitivi.

Ora purtroppo il meccanismo si è allentato, e le opportunità di viaggiare sono diventate limitanti. Nonostante questo, il metodo rimane ad aleggiare nella nostra mente, poco propensa ad accettare i cambiamenti della quotidianità.

 

prenotare e viaggiare a una cert'ora

Cosa significa viaggiare a una cert’ora?

 

Dire: “Ci vediamo a una cert’ora” è un’usanza tipica del sud Italia. Non si sa come, eppure le persone accordandosi in questo modo riescono a incontrarsi nei tempi e nei luoghi giusti.

È una specie di magia che sintonizza le frequenze mentali delle persone mettendole d’accordo sul posto in cui vedersi e ritrovarsi pur senza darsi un indirizzo e un’ora specifica.

Lo spiega bene lo scrittore Raffaello Mastrolonardo nel suo libro “Gente del sud” quando sospende per un attimo la trama del racconto (che ti consiglio caldamente di leggere) e spiega questa tipicità.

Lo stesso concetto può essere applicato ai viaggi. Se mi segui da qualche tempo sai bene quanto questa rivisitazione dei concetti mi sia familiare.

In pratica, viaggiare a una cert’ora significa selezionare un viaggio seguendo le proprie inclinazioni senza sapere bene per quale motivo lo si è scelto e quali siano le implicazioni future.

Vediamo un’opportunità e la cogliamo al volo. La meta? Non ha importanza, purché l’acquisto si traduca in un viaggio da “qualche parte”.

Forse questo modo di pensare sottintende una necessità di cambiare la quotidianità per introdurre un elemento di sorpresa. Seguiamo l’istinto per scompaginare la routine e saziare la nostra curiosità.

Io ho scelto di viaggiare a una cert’ora diverse volte nella mia vita, proprio per allontanare la noia e vivacizzare la quotidianità. Una volta prenotato il viaggio mi sono sempre posta la domanda: “Perché l’ho fatto?” senza trovare una risposta esaustiva.

Probabilmente una singola risposta non esiste ma coesiste assieme ad altre impellenti necessità, le quali coincidono con il nostro desiderio di migrabondare. Un bisogno che cerchiamo di nascondere a noi stessi ma che ogni tanto ci viene a pungolare richiedendoci il suo spazio.

E allora ascoltiamo queste voci e lasciamoci da loro sorprendere: sia mai che vogliano raccontarci qualcosa di inaspettato.

Spesso le persone si chiedono cosa significa viaggi all inclusive e quali servizi siano compresi all’interno di questo tipologia di viaggio. Chi è abituato a viaggiare low cost non sa che c’è la possibilità di soggiornare in strutture che forniscono un trattamento faraonico.

Ma questo non significa che gli ospiti siano serviti e riveriti, quel tipo di soggiorni spetta agli hotel lussuosi a 5 stelle. A differenza, questa formulazione indica solamente che colazione, pranzo, cena e spuntini sono garantiti a qualsiasi ora.

Nel trattamento all inclusive sono incluse anche le bibite.

Spesso alle offerte di viaggio all inclusive sono correlati dei servizi di transfert o di accompagnamento ma sono delle proposte fatte per rendere il soggiorno ai clienti ancora più gradevole.

Tutti gli altri servizi come tour, carte turistiche, noleggio, eccetera, sono a parte e non sono comprese nella quota di viaggio.

Cosa significa viaggi all inclusive e a quale tipologia di viaggiatore si rivolge

 

Come abbiamo appena visto i viaggi all inclusive indicano quei tipo di soggiorni, supportati per la maggior parte dalla catene alberghiere blasonate, che offrono pasti a qualsiasi ora del giorno e della sera.

Sono adatti a tutti i tipi di viaggiatori che vogliono trascorrere le vacanze all’insegna del relax, all’interno del villaggio turistico. In questo modo possono godere di un trattamento privilegiato nonché dell’intrattenimento offerto dalla struttura ricettiva.

In certi periodi della mia vita, ho sfruttato anch’io la formula dell’all inclusive, semplicemente perché non avevo voglia di organizzare il viaggio dall’inizio alla fine.

L’ultima volta che ho scelto questa tipologia di viaggio è stato a Lanzarote, anche se poi in realtà, una volta atterrata nell’isola fascinosa, mi sono subito sentita in dovere di perlustrare a fondo la zona.

Per cui ho noleggiato una macchina e ho attraversato i suoi panorami lunari. Ho anche prenotato dei tour organizzati (esclusi dall’hotel) così da poter sfruttare al massimo il tempo a disposizione.

Ho ceduto all’attrattiva del viaggio organizzato, incorniciando le sfumature a seconda del mio stile di viaggio. Ed è un viaggio che possono concedersi anche i backpacker una volta ogni tanto perché non limita la propria visione di viaggiatore.

 

cosa significa viaggi all inclusive?

 

Riprendendo la pubblicità “Io nei villaggi turistici? Mai!”

 

Non so se guardi la TV ma nell’ultimo periodo è uscita una pubblicità che mi ha fatto molto riflettere. Parla, nello specifico, dei viaggi nei villaggi turistici demonizzati dalla maggior parte dei giovani o dai viaggiatori “zaino in spalla“.

Un ragazzo ammette di non essere il tipo di persona che ama questa tipologia di viaggi salvo poi trascorrere questo tipo di vacanza e sceglierla come soluzione di viaggio ideale.

La pubblicità mira a sottolineare come i pregiudizi indirizzino le persone verso un’idea sbagliata portando loro a credere di non appartenere a una categoria considerata un po’ sfigatella.

In realtà, a mio avviso, quella dei villaggi turistici è solo uno degli spettri di viaggio possibili. La tipologia suggerita è perfetta per le famiglie perché offre tante attività da fare anche ai più piccoli o per i viaggiatori singoli che in questo modo possono stringere nuove amicizie.

Si tratta di una formula che garantisce i pasti e non impedisce ai viaggiatori zaini in spalla di fare le loro scorribande nella località prenotata. Il prezzo è decisamente superiore rispetto a un hotel a due stelle o un ostello ma il servizio è completamente diverso. Tanto da rendere impossibile un qualsiasi confronto.

Quindi, cosa significa viaggi all inclusive? Significa vivere il viaggio in base alle esigenze del momento, facendo aderire i nostri desideri con le opportunità offerte dal mercato.

I viaggi inclusivi mirano a un tipo di vacanza che abbraccia le diversità al fine di allargare i propri confini mentali. In questo senso è importante riconoscere che esistono delle diversità ma non per questo hanno una componente negativa.

Le peculiarità di un popolo si riassume nel concetto del Genius Loci, ovvero lo spirito del luogo, che raccoglie le caratteristiche di una comunità facendo prevalere alcuni aspetti particolari.

Sono le sfumature che identificano le società, eppure non dobbiamo usare queste caratteristiche come metro di giudizio. Perché, sebbene una popolazione possa identificarsi in alcune caratteristiche, ogni singola persona è dotata della propria unicità.

Nel quotidiano tendiamo a semplificare giudizi, pensieri, opinioni per una questione di comodità. In fin dei conti, sono tantissime le informazioni che la nostra mente deve assorbire ogni singolo giorno ed è normale che cerchi di ottimizzare le energie.

Se non si presta attenzione, però, si finisce per incubare le proiezioni in una sola direzione senza considerare le diverse gradazioni. Ciò si traduce in una capacità intellettiva più sterile e superficiale.

I viaggi inclusivi vogliono far emergere queste differenze, così da non uniformare le esperienze ed enfatizzare il piacere della scoperta durante il periodo di soggiorno in un paese straniero.

 

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Pregiudizi, luoghi comuni e bias cognitivi

 

Quando giudichiamo, o semplicemente osserviamo, mettiamo in moto tutta una serie di informazioni preconfezionate. Tali informazioni le possiamo rilevare nell’inconscio collettivo, in quanto sono ben presenti e radicate.

Un esempio su tutte tocca alla nostra società: quante volte abbiamo sentito nominare il binomio “Italia uguale mafia”? Eppure da italiani siamo ben consci che il problema è diffuso sia al nord che al sud ma che non coinvolge ogni singolo italiano.

Allo stesso modo giudichiamo noi gli altri stati. I tedeschi bevono solo birra, gli inglesi sono degli attaccabrighe mentre i francesi hanno la puzza sotto il naso.

Tutti questi pensieri già pronti non fanno altro che opacizzare la conoscenza di una persona che deriva dal paese incriminato. Siamo naturalmente predisposti a pensare che un individuo si comporti in un determinato modo.

Ma ci rendiamo conto di quanto sia limitante? Non solo da un punto di vista oggettivo ma proprio per la capacità di comprensione che trascende l’informazione di base.

In sostanza, ci disabituiamo allo sforzo di comprendere le motivazioni che muovono le persone a comportarsi in un determinato modo. Sono così e basta. Io che ci posso fare?

Senza magari considerare che a ogni parola o a ogni gesto corrisponde una reazione. Il sottofondo di questa pratica è manipolatorio poiché ci libera dalla responsabilità delle nostre azioni.

Gli individui sono molto più complessi della semplice impronta data dalla società. Esistono infiniti spettri di sensazioni, emozioni e percezioni difficili da captare.

Quindi, non possiamo paragonare il comportamento di una persona secondo i nostri canoni ma valutare di volta in volta le differenziazioni. Solo così potremmo evolverci come individui e, in maniera speculare, anche come società.

 

pregiudizi e luoghi comuni

Consigli per fare dei viaggi inclusivi

 

Come anticipato, è divertente trovare il Genius Loci di una comunità ma ciò non deve limitare la conoscenza dei singoli individui. Piuttosto teniamo questo concetto come indirizzo ma poi decliniamo la persona in base alla sua unicità.

Uno dei pregiudizi più comuni riguarda le donne in viaggio. Molti uomini pensano che la libertà espressa nei viaggi sia indice di disponibilità sessuale. I viaggi inclusivi non esistevano nel passato, dunque, ma neanche nel presente.

Non so da cosa derivi questa conclusione ed è un problema piuttosto antiquato dato che ne parlò nel suo libro di viaggio Katharina Von Arx. La stessa lamentava una continua intrusione da parte degli uomini che in maniera velata o plateale la invitavano ad andare a letto insieme.

A nulla servivano le spiegazioni di non avere alcun interesse ad approfondire un rapporto carnale. Per tutti gli uomini che incontrava lei, essendo una viaggiatrice, era alla ricerca di divertimento. Peccato che il concetto di divertimento fosse contorto e male interpretato.

Allo stesso modo vengono giudicati i giovani che lasciano il lavoro per viaggiare. Vengono considerati dei superficiali con poco desiderio di realizzarsi.

Il viaggio, al contrario, serve proprio a fare chiarezza sulla situazione attuale. Uscendo dal quotidiano si possono riconoscere delle dinamiche che nella vita di tutti i giorni compiamo in maniera automatica.

Inoltre, il viaggio acuisce il senso di frustrazione che si prova nel quotidiano, il quale diventa familiare e finalmente comprensibile. In sostanza, attraverso l’ascolto, comprendiamo ciò che ci fa soffrire.

E, considerando il clima che aleggia sui social, pare proprio che la società abbia un estremo bisogno di riconoscere le proprie sofferenze per sconfiggerle.

Infine, mettersi nei panni degli altri, come si suol dire, ridimensiona il proprio ego. La smettiamo di vedere gli altri distorti dalla nostra visione oggettiva e impariamo a non giudicare, in quanto impossibilitati a farlo.

Siamo impossibilitati perché non conosciamo la vita interiore delle persone e non possediamo le competenze per esprimere un giudizio. Se lo facciamo otteniamo un risultato fallace che porta solo la nostra firma senza avvicinarsi all’intento iniziale.

I viaggiatori della Generazione Boomer, X, Y e Z si contraddistinguono per la corrente sociale e culturale tipica dell’epoca di nascita. All’interno di ogni generazione, infatti, sono stati incapsulati dei prototipi di viaggiatori che hanno assorbito lo spirito del tempo (Zeitgeist).

O, forse è meglio definirlo lo Reisezeit così come l’ho idealizzato io in un articolo precedente. Si tratta sostanzialmente di un contenitore capace di assorbire le tendenze di una determinata epoca storica, tradotte in stili di viaggio.

Ma per capire lo spirito del viaggio dobbiamo prima avvicinarci a queste figure mitologiche delle varie generazioni. Non ti preoccupare, non sono così difficili da comprendere perché fra una di queste ci rientri sicuramente anche tu.

 

viaggiatori per generazione

I viaggiatori della Generazione Boomer, X, Y e Z

 

Baby Boomer

I viaggiatori della Generazione Boomer, X, Y e Z sono totalmente differenti fra loro anche se portano degli strascichi delle generazioni precedenti. I Boomer o Baby Boomer è quella generazione che comprende gli individui nati fra il 1946 e il 1964.

Essendo nati negli anni dello sviluppo economico possiedono un forte orientamento al lavoro, agli impegni sociali e alle funzioni politiche. Sono concreti, razionali e, a volte, dispotici.

Credono nell’indipendenza e hanno lavorato duramente per ottenerla, per questo ora ricoprono degli incarichi importanti e dispongono di una buona disponibilità economica.

Il loro stile di viaggio è ricercato, comodo e dispendioso. Preferiscono gli hotel a 5 stelle piuttosto che gli alberghucci di seconda mano. Pretendono l’ingresso privato alla spiaggia e la programmazione completa dei tour da fare.

Consumano cibo da strada solo se stanno morendo di fame ma compensano la sera con una cena presso un ristorante gourmet di qualità eccelsa e tipica del luogo.

baby boomer

 

Generazione X

La Generazione X comprende i nati fra il 1965 e il 1980, il periodo di nascita, fioritura e scioglimento dei Led Zeppelin – per intenderci – e l’epoca del Flower Power, momento in cui compaiono i figli dei fiori.

Sono degli spiriti liberi dal tempo e dalle costrizioni o almeno lo vorrebbero. Sono dotati di una forte motivazione, ambizione e flessibilità. Le differenze sociali e culturali vengono viste come uno stimolo e non come un ostacolo e amano conversare in altri idiomi.

Hanno un rapporto di amore e odio con il lavoro poiché lo considerano come un mezzo di sussistenza di cui non essere succubi, a differenza dei Baby Boomer che non riescono a separare la vita privata dal lavoro.

La loro tipologia di viaggio è quella zaino in spalla, da backpacker, perché amano alla follia i viaggi improvvisati e le avventure on the road. Non hanno dimenticato gli anni ruggenti dei viaggi coast to coast nonostante fossero ancora troppo piccoli all’epoca.

Hanno imparato dai Baby Boomer il concetto di viaggiare in libertà solo che i primi l’hanno dimenticato rifugiandosi nel lavoro mentre la Generazione X se n’è impadronito e non lo lascia più andare.

Prediligono i tour fai da te anche se non disdegnano quelli organizzati così hanno la possibilità di conoscere e interagire con un nuovo gruppo di persone, se sono straniere tanto meglio.

Millennians o Generazione Y

I Millennians o la Generazione Y sono i ragazzi nati dal 1981 al 2000 e primi figli dele tecnologie. Sono nati con un computer per amico in una società considerata sempre più fluida.

Le loro particolarità sono quelle di essere veloci, quasi istantanei, e ricettivi. Sono poco interessati ai temi politici ma sono attentissimi all’immagine e al loro ego.

Sono piuttosto pigri e ricercano costantemente l’attenzione. Non guardano la TV perché sono sempre incollati allo smartphone per ricevere le notifiche degli amici o dei familiari.

Stringono rapporti piuttosto superficiali perché non hanno il desiderio di impegnarsi e di scendere in profondità, negli abissi dell’inconscio. Non perché ne abbiamo paura ma perché non ne sono attratti.

Il loro viaggio è un mix di viaggio libero in stile Generazione X e un viaggio organizzato con una pletora di amici. Amano noleggiare le auto e avvicinarsi ai siti turistici in autonomia perché non hanno interesse ad ascoltare i racconti di una guida.

Viaggiano per vivere delle esperienze intriganti ma anche per apparire sui social e per esaltare il proprio ego che non riesce mai a starsene in disparte.

 

i viaggiatori millennians

 

Generazione Z

I nati della Generazione Z comprendono gli anni 2001 e 2012, i famosi nativi digitali. Sono over su tutti gli aspetti legati alla comunicazione e alla fruibilità dei prodotti.

Valutano tutto in termini di marketing e di spendibilità e cercano di usare un linguaggio persuasivo. Sono profondamente condizionati dal trend dei mercati ma allo stesso tempo sono autonomi, multimediali e gestiscono con rapidità – ma non con la stessa accuratezza – il flusso di informazioni.

Detestano la politica ma sono molto attenti ai problemi sociali e alle tematiche ambientali. Sono piuttosto solitari ma non esitano a riunirsi per il bene comune.

Amano i viaggi in van, come facevano i figli dei fiori, in solitaria o quelli organizzati ma da un’agenzia low cost. Non hanno paura di mettersi in gioco né sulla strada tanto sanno che qualsiasi informazione di cui hanno bisogno la trovano nello smartphone.

Dai Millennians hanno preso la difficoltà a seguire i tour organizzati perché non hanno tempo di seguire i ritmi di una guida turistica anche se non si dispiacciono di entrare in un gruppo di persone e stringere nuove amicizie. Amano interagire con la cultura locale e assorbire in parte il loro tessuto sociale.

La prossima generazione di viaggiatori è quella che appartiene alla Generazione Alpha, i nati dal 2013 in poi. Non ci resta che aspettare per scoprire il loro stile di viaggio.