L’ispirazione per l’articolo mi è venuta questa mattina appena sveglia. Ho aperto Facebook e ho visto l’ennesimo articolo sul cambiamento climatico. In toni piuttosto allarmanti il giornalista annunciava che l’ambiente sta vivendo una situazione critica e che abbiamo le ore contate per agire.
Sono consapevole del tema scottante ma il registro con cui vengono scritti certi pezzi mi infastidisce. Ciò che stona è il parlarne come se l’argomento non ci riguardasse direttamente. Come se stessimo soccombendo senza poter fare nulla. Ma nella storia abbiamo avuto dei personaggi che ci hanno dimostrato il contrario.
Mahatma Gandhi
Gandhi concluse gli studi di avvocato in Sudafrica. Viveva lì assieme alla sua famiglia nonostante le sue origini indiane. Un giorno prese un treno e riservò un posto in prima classe, grazie al suo lavoro aveva iniziato a guadagnare dei bei soldi e poteva permetterselo.
Se non che intervenne un inglese che gli intimò di uscire dal vagone perché apparteneva a un certo sociale che veniva considerato inferiore: secondo quest’uomo, infatti, non aveva nessun diritto di stare lì a occupare i posti riservati ai bianchi.
Fu un momento decisivo nella vita di Gandhi: poteva piegarsi in modo servile all’arroganza dell’uomo per non creare ulteriori problemi oppure poteva indignarsi.
Scelse la seconda opzione e aprì un nuovo capitolo della sua vita. Non solo questa decisione influì cambiando la sua personalità ma anche la storia.
Gandhi capì che se avesse lasciato perdere sarebbe stato complice. Se invece si fosse indignato e avesse preso questo fatto come un esempio, avrebbe compiuto una specie di rivoluzione.
Sii il viaggiatore con una scala dei valori
Recentemente ho letto un libro che si riallaccia a questa storia. L’autore è Brian Tracy e sottolinea l’importanza di definire una nostra personale scala di valori.
L’idea è quella di stilare una classifica su quali siano i valori più importanti, quelli che se trasgrediti, ci fanno sentire a disagio o non in linea con il nostro essere. Ovviamente non bisogna solo scrivere i valori in un pezzo di carta ma anche agire seguendo quei principi in ogni ambito della nostra vita.
Ed è ciò che ha fatto Gandhi: ha dimostrato con l’esempio dei suoi comportamenti e delle sue parole i fondamenti morali in cui credeva.
Ha dimostrato al mondo che la rivoluzione parte da noi e che se qualcosa non ci piace dobbiamo, ma soprattutto possiamo, agire nel nostro piccolo in modo da cambiarla.
Cosa c’entra questo con i viaggi?
Il fatto è che leggo sempre più spesso persone che si ergono a giudici commentando le scelte degli altri. O peggio ancora chi discerne il turista dal viaggiatore. Ti confesso che questi commenti mi creano un certo livore. Il punto non è chi, come o perché si viaggia ma se lo si fa consapevolmente oppure no.
Ognuno di noi dovrebbe fare una scelta ponderata e guidata da un motivo personale che esula dagli altri. Dovremmo vivere il viaggio come una sorta di caccia al tesoro: visitando un luogo troviamo degli indizi che ci portano a un altro.
Così ci renderemmo conto che siamo tutti collegati e che non esistono né confini, né distanze a separarci. Capiremmo che le differenze sono un valore aggiunto e non qualcosa da cambiare. Seguiremmo il nostro cammino lasciando che gli altri facciano altrettanto, magari sbagliando o contraddicendo i nostri principi.