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L’estinzione dei dinosauri ha nel cuore della sua teoria due località in comune: Gubbio e Porto Chicxulub in Messico. Esattamente in questi due luoghi, agli antipodi, lo scienziato Walter Álvarez confermò la teoria sull’estinzione dei dinosauri a causa di un meteorite o di una cometa.

Fino a quel momento, infatti, la teoria sulla fine dei dinosauri era solo una supposizione claudicante perché non avvallata da prove. Ma grazie a un soggiorno a Gubbio e una conferma in Messico si poté finalmente ufficializzare la prova.

Un giorno nel Cretaceo

 

Era un giorno operoso simile agli altri già trascorsi nel Cretaceo e i dinosauri si sollazzavano alla ricerca di nuove prede. Videro comparire un bagliore nel cielo ma non ci fecero caso. D’altronde, come avrebbero potuto spiegarselo?

Quando all’improvviso la Terra cominciò a tremare, a sussultare, a crepitare. Un calore improvviso sommerse ogni forma di vita e poi arrivò un suono lancinante capace di perforare qualsiasi timpano.

Una meteora o una cometa, non è ancora stato appurato, entrò nell’orbita della Terra cadendo nella penisola dello Yucatán, in Messico. Causò maremoti, terremoti e sconvolgimenti climatici di tale intensità che ci vollero milioni di anni prima che la vita riprendesse il suo normale corso.

L’era del Cretaceo terminò e con essa la dinastia dei dinosauri, sebbene i suoi discendenti svolazzino ignari ancora attorno a noi.

 

termine del Cretaceo estinzione dei dinosauri

Walter Álvarez e l’estinzione dei dinosauri

 

Il ripasso è necessario per introdurre un personaggio: il geologo e archeologo nato a Berkeley, negli Stati Uniti, Walter Álvarez. Fu lui assieme al padre Luis Álvarez, tra l’altro Premio Nobel per la fisica, ad accertare la verità della teoria.

Il soggiorno in Italia di Walter lo portò a visitare la Gola del Bottaccione a Gubbio. Notò che alcune rocce conservavano gusci di creature chiamate foraminiferi, dei predatori piuttosto piccoli che vivono nel plancton oceanico.

Solo che i foraminiferi più complessi si trovavano sotto un’ipotetica linea che li separava dai cugini dall’organismo più semplice. E seguendo le indicazioni e gli studi fatti dalla studentessa Isabella Premoli Silva, stavano a indicare due epoche geologiche completamente diverse.

I foraminiferi più complessi vivevano nel Cretaceo, quelli più semplici nel Paleogene. Tra questi periodi, composti da milioni di anni, si era manifestato l’ipotetico collasso terrestre e la conseguente estinzione di massa.

I geologi erano anni che si arrovellavano riguardo il fenomeno. Ma fu per primo Walter Álvarez a capire che la chiave per risolvere il mistero una volta per tutte era nascosta in quella sottile linea di argilla.

E l’occasione di confutare definitivamente la tesi capitò in seguito al rilevamento dell’iridio. Il materiale è comune nello spazio ma molto raro sulla Terra. Quindi, com’era possibile che su quella linea ci fosse una tale quantità di iridio?

Per sicurezza si spostò in Danimarca, in una zona sul mar Baltico, in cui esistono rocce che si accavallano fra il Cretaceo e il Paleogene e anche qui trovò la stessa enorme quantità di iridio. Tanto bastò per confermare la tesi.

 

fossili

La teoria sull’estinzione dei dinosauri viene confermata

 

Nel 1980 padre e figlio Álvarez, in collaborazione con i colleghi Helen Michel e Frank Asaro, pubblicarono la teoria sull’estinzione dei dinosauri sulla rivista “Science”.

Lo studio fece scalpore e i più scettici si opposero, affermando che la dinastia dei dinosauri era già in procinto di sparire anche senza la comparsa del fenomeno catastrofico.

Ma alla fine degli anni novanta si trovò il cratere nella penisola dello Yucatán, vicino a Progreso, seppellito sotto milioni di sedimenti. Tra l’altro il segreto era ben custodito dai geologi delle compagnie petrolifere, i quali erano già a conoscenza del cratere.

Quando il cratere Chicxulub il più grande della Terra venne ritrovato, a Puerto Chicxulub appunto, fu inevitabile accettare la teoria sull’estinzione dei dinosauri degli Alvarez.

Per i dinosauri non ci fu scampo ma in compenso quando il clima si acquietò e l’ambiente divenne vivibile tornò a prosperare la vita in forma di animali più piccoli e questa volta meno voraci. Fino a quando non arrivò, ahinoi, l’uomo.

I dinosauri, comunque, non sono del tutto scomparsi ma sopravvivono in forma diversa e meno appariscente: li puoi osservare tutti i giorni saltellare e svolazzare da una pianta all’altra sotto forma di uccelli.

 

Confutare la teoria sull’estinzione dei dinosauri visitando:

Visitare Gubbio è stata una rivelazione dalla quale non mi sono ancora ripresa, o meglio, diciamo che ci ho perso pure qualche rotella!

Spulciando in internet e, più esattamente su Wikipedia, ho letto che: “la superficie del territorio comunale di Gubbio è la più vasta della regione e la settima in Italia” e che, proprio qui, sono state girate le scene della fiction “Don Matteo” con protagonista Terence Hill.

Ma ovviamente non è questo ciò che mi ha colpito dritto al cuore, bensì il territorio: in questo periodo autunnale è una carambola di colori che vibrano dal giallo, all’arancio, fino al rosso.

Il centro storico è strutturato in modo da facilitare il percorso al cittadino e i monumenti, i musei e le chiese narrano il passato come nessuna voce può fare.

Il mio obiettivo è quello di accompagnarti alla scoperta della città scelta anche da San Francesco come rifugio e fonte di ispirazione per cambiare la sua vita.

 

Chiesa diventata famosa per la fiction Don Matteo

 

Dove partire per visitare Gubbio

 

Il primo luogo da visitare a Gubbio è sicuramente il Teatro Romano situato alle porte della città, tra il parco pubblico e il parcheggio delle auto.

L’opera fu costruita tra il 55 e il 27 a.C. e poteva contenere fino a 6000 persone. Acquistando al prezzo di 3 euro il biglietto per l’entrata al teatro, si potrà visitare anche il Museo Archeologico che contiene interessanti reperti dell’epoca e i mosaici della Domus del banchetto.

L’ingresso principale alla città di Gubbio, invece, si trova in via Repubblica, lasciando alle spalle la bellissima Chiesa di San Francesco, che accolse il Santo e ora accoglie il Fante, la statua dedicata al milite ignoto.

Se vuoi puoi fermarti all’ufficio del turismo e chiedere una cartina. La prima chiesa che incontrerai alla tua sinistra è quella di San Giovanni, un luogo semplice ma importante, perché proprio qui sono state girate le maggiori scene del telefilm Don Matteo.

Proseguendo, scoprirai che a Gubbio sono stati installati due ascensori pubblici per facilitare la salita al centro storico. A causa della sua posizione, alle pendici del monte Ingino, sarai costretto a un saliscendi non a tutti gradevole.

Il primo ascensore quindi, ti permette di salire in Piazza Grande dove troverai uno di fronte all’altro il Museo Civico – inserito nel Palazzo dei Consoli – e Palazzo Pretorio. Il primo fu sede del Governo e custodisce le importanti Tavole Eugubine, mentre il secondo è l’attuale sede del Comune.

Utilizzando il secondo ascensore arrivi al Monastero di Sant’Antonio, la Cattedrale di San Mariano e Giacomo e il Palazzo Ducale di proprietà del Metropolitan Museum di New York. Incredibile ma vero!

 

anfiteatro romano da visitare a gubbio

 

Basilica di Sant’Ubaldo

 

Ora dovrai pazientare e affrontare l’ennesima salita che ti porterà, seguendo via Sant’Ubaldo, all’omonima Chiesa che dall’alto del monte Igino domina la città.

Il percorso si svolge attraverso un sentiero acciottolato nel bel mezzo di una boscaglia e una volta raggiunta la chiesa scoprirai che qui riposano le spoglie del Santo patrono della città di Gubbio.

A questo punto potrai riposarti (non placidamente come il santo, mi raccomando, eh?) e mangiare qualcosa nei ristoranti che si trovano di fianco alla chiesa e mettere mano alla tua reflex per dedicarti alla fotografia dall’alto.

Ma non sei obbligato a fare la salita a piedi! Nei pressi di via san Girolamo trovi una funivia che ti porta comodamente alla chiesa e non sarai costretto ad affrontare la salita.

Quando sarai sceso, non avrai finito di visitare la città, ma ti aspetta ancora il Parco Ranghiasci che si trova a sinistra del Palazzo Ducale, agghindato per la nobiltà dell’epoca come giardino pubblico dove ritemprarsi per mezzo dell’aria benefica del luogo.

Una volta uscito dal parco attraverserai porta Santa Croce e andrai in direzione di Palazzo del Capitano del Popolo che ospita una piccola mostra con arnesi di tortura. Ti sembrerà quasi di udire le urla delle persone tormentate: esci subito da lì!

Invece, se seguirai la strada che sale in direzione Scheggia a un certo punto ti troverai a guardare dall’alto la Gola del Bottaccione. Perché è una località così importante?

Perché proprio qui Walter Álvarez suffragò definitivamente la teoria dell’estinzione dei dinosauri a seguito della caduta di un meteorite o di una cometa.

Ci riuscì grazie allo studio dell’argilla che compone le rocce e ai fossili sedimentati ma soprattutto a seguito della rilevazione di un’alta percentuale di iridio. Un elemento presente in alte percentuale nello spazio ma non sulla Terra.

I successivi approfondimenti svolti nella penisola dello Yucatan confermarono la scoperta e riconobbero finalmente la causa della scomparsa dei dinosauri sulla Terra.

 

Chiesa all'entrata della città di gubbio

 

Tre cose da fare nel visitare Gubbio

 

Scendendo ancora troverai il teatro Comunale e la chiesa di San Domenico e ti toccherà risalire. Sì, perché avrai visto la maggior parte dei monumenti e non potrai certo tralasciare Palazzo del Bargello, sede del Museo della Balestra.

Ma ancora più importante è la Fontana del Bargello. Qui dovrai compiere tre giri attorno e guadagnarti così la Patente da MattoDefinita la città dei matti, non poteva certo mancare un luogo dove far diventare matti anche i turisti.

È un riconoscimento che dovrai avere per giustificarti con i tuoi amici a seguito di qualche gesto sconsiderato. Potrai sostenere, infatti, che la pazzia è causa di Gubbio e non tua!

Ora che hai la patente in mano puoi scegliere di assaggiare la specialità tipica di Gubbio: il tartufo. Lo troverai all’interno di in ogni specialità culinaria.

 

la famosa fontana dei matti

 

Riassumendo i compiti sono:

  1. visitare Gubbio e i suoi monumenti, chiese e palazzi;
  2. guadagnarsi la patente da matto;
  3. mangiare il tartufo.

Se manchi solo uno dei tre compiti sarai dannato a vita. Scherzo! O forse no, chi lo sa 😉