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Io e la primavera abbiamo un legame discordante, poiché se da una parte favorisce il movimento, dall’altro frena gradualmente gli intenti. La colpa è dei continui sbalzi di temperatura, i quali talvolta promettono l’incipit dell’estate, a volte l’epilogo dell’inverno.

Non è una stagione semplice da affrontare, eppure l’energia è in fase gradiente e punta decisa verso l’alto. Assieme all’autunno è una delle mie stagioni preferite proprio in seno alla sua instabilità.

Offre picchi di felicità e di rientro nel mondo interiore, fino a esplodere in un turbinio di desiderio di viaggiare, di scoprire e di esplorare nuove mete e nuovi orizzonti.

Io e la primavera

 

Se dovessi descrivere la primavera in un libro prenderei come esempio il Conte di Montecristo di Alexandre Dumas, in cui personaggi ed eventi si affastellano fino a sbrogliare un’attorcigliata matassa.

Questo perché la primavera è imprevedibile, può sorprenderci con delle giornate assolate così come con settimane ininterrotte di pioggia. Pertanto, le vacanze primaverili sono difficili da progettare.

Meglio aspettare l’evolversi degli eventi, rimanendo in balia del presente. Una lezione istruttiva, soprattutto per chi sente la necessità di programmare e di gestire il tempo.

 

io e la primavera e l'impermanenza

 

Io e la primavera siamo diventate alleate da quando ho iniziato a praticare yoga, e ho imparato così a lasciare andare quel desiderio di controllare il tempo a mia disposizione.

Ho capito che la supremazia è valida solo fino a un certo punto e che spesso la sorpresa è spiccatamente stimolante. Pertanto, lasciando gli ormeggi si naviga nel mare della libertà.

Tutta questa libertà però spaventa: eppure è l’unico modo per affrontare i demoni interiori e accettare le nostre debolezze, non come qualcosa di vergognoso, bensì come un traguardo da raggiungere.

Solo presentandoci al cospetto delle nostre paure potremo evolverci come individui e avere la compiacenza di aver fatto un bel pezzo di strada. Il percorso gravato da curve è stato attraversato e noi non abbiamo più nulla da recriminarci.

Punto e viaggio consiglia:

Capita di dover andare a un concerto da soli però di fronte a questa evenienza molte persone si bloccano e rinunciano a vivere l’esperienza. Bè, io l’ho fatto, e ti posso assicurare che l’avventura è piacevole anche quando non si è in compagnia.

Lo so che molti di voi staranno sostenendo che il tempo da trascorrere in solitudine è troppo lungo, e che senza la compagnia di qualcuno si elimina il divertimento.

Eppure, queste sono solo supposizioni che non hanno senso di esistere.  In pratica, ti sto suggerendo di buttarti nella mischia e qualora volessi andare a un concerto e non trovassi un alleato disposto ad accompagnarti, perderlo sarebbe decisamente più doloroso.

Mi viene in mente mio fratello, il quale ha rinunciato al concerto dei Nirvana perché il suo amico aveva dato forfait, senza sapere che quella sarebbe stata l’unica occasione per vedere cantare e suonare Kurt Cobain.

 

concerto Queen a Bologna

La mia esperienza al concerto dei Queen + Adam Lambert

 

Non avevo progettato di andare al concerto da sola ma è capitato. Ho guardato la programmazione dei concerti estivi e mi sono accorta che sarebbero decollati sul suolo italico i Queen, accompagnati dalla voce di Adam Lambert.

Sono corsa sul sito del rivenditore per capire se c’era la possibilità di acquistare dei biglietti ma era tutto sold out. D’altronde il concerto doveva tenersi nel 2020 ma era stato posticipato, causa Covid-19, al 2022.

Niente biglietti, dunque. Però, esiste un sito correlato a quello ufficiale di rivendita biglietti in cui le persone che non possono più partecipare agli eventi possono rimettere in circolo le loro disponibilità.

E un giorno è successo: ho trovato un biglietto a disposizione per il concerto dei Queen + Adam Lambert dell’11 luglio a Casalecchio di Reno, a Bologna.

Non ci ho pensato due volte: ho acquistato quel biglietto disponibile e mi sono organizzata per raggiungere l’Arena. Ho valutato l’opzione di prenotare con Eventi in Bus, un servizio di trasporto finalizzato ai concerti.

L’evento iniziava alle 21.00, ma con il bus sono arrivata a destinazione alle 14.00. Per fortuna nei pressi c’era un centro commerciale dove ho trascorso la maggior parte della giornata e ho conosciuto altri fans in attesa, come me.

La sera sono arrivata al palazzetto e mi sono goduta lo spettacolo e, sai una cosa? Non mi sono nemmeno accorta di essere da sola perché la festa è stata talmente grande e travolgente da farmi sentire coinvolta.

 

Queen + Adam Lambert

Perché andare al concerto da soli

 

Se sei un grande fan di un’artista o di un gruppo probabilmente non ti metterai neanche a discutere sulla questione. Se il tuo cantante preferito arriva in città con o senza qualcuno tu ci andrai. Ma se non hai mai vissuto un’esperienza di viaggio senza accompagnatore/trice potresti nutrire qualche remora.

Ti spaventa il fatto di ritrovarti da solo/a, in una grande manifestazione, senza aver qualcuno a cui chiedere consiglio o scambiare una parola. In realtà, guardati intorno: hai persone da ogni lato con cui parlare e chiacchierare.

Non hai nemmeno il problema di rompere il ghiaccio perché siete lì per un obiettivo comune, e accendere il discorso sarà semplicissimo.

Problemi di sicurezza non se ne presentano o almeno hanno lo stesso livello di capitare tanto quanto se tu fossi in compagnia.

Da soli, come quando si viaggia, si tende a essere più ricettivi e quindi si conoscono più persone. Si chiedono delle informazioni e subito si comincia a discorrere sull’esperienza che stiamo vivendo. In poco tempo avremo già chiacchierato con una decina di persone diverse.

Quando sei in compagnia di qualcuno tendi a creare una bolla che ti allontana dalle altre persone. Da soli, invece, avviene tutto il contrario.

, non rinunciare a vivere un momento importante come andare al concerto da soli solo perché qualcuno non è disposto a partecipare.

Organizzati, sperimenta, prova. Vedrai che vivere questo tipo di avventura è molto più semplice di quanto si realizzi nella nostra mente.

Fintantoché l’idea rimane chiusa nei nostri pensieri sembra irraggiungibile, ma non appena la rendi concreta ti accorgi di quanto andare sia stato edificante e divertente. In poche parole, indimenticabile.

 

Ti lascio una chicca: qualcuno ha gentilmente condiviso su YouTube l’esecuzione del pezzo “Nessun dorma” di Puccini di Adam Lambert. Il cantante lo ha fatto in esclusiva per il pubblico italiano. Ascoltalo, ti farà venire i brividi:

Qualche anno fa sono stata selezionata per fare una work experience digitale nella soleggiata Malta della durata di quattro mesi. Fu nello stesso anno in cui ritornai dai miei fantastici sei mesi in Centro America quando qui in Italia stava ritornando l’estate.

Cos’è una work experience?

 

Si tratta essenzialmente di un corso a Fondo Sociale Europeo al termine del quale è previsto un tirocinio in cui si esercitano le conoscenze imparate durante le lezioni.

Le mie, in particolare, si riferivano all’ambito digitale e, più precisamente, al web writing. In quel contesto ebbi l’occasione di studiare il copywriting, la SEO e la piattaforma di WordPress.

Era ciò che desideravo studiare per approcciarmi al mondo internauta applicato alla scrittura. Così trascorsi questi due mesi di lezioni sviluppate di otto ore ciascuna per 5 giorni alla settimana. Le frequentai tutte: persi solo due giorni che trascorsi a Bled in una vacanza precedentemente prenotata.

Il mio destino però non era quello di andare a Malta, nonostante ne avessi fatta richiesta, perché c’erano solo due posti disponibili ed entrambi erano già prenotati. Per cui mi aspettavo di trovare un lavoro nella zona colma di speranza nel mettere in pratica ciò che avevo con forte interesse studiato.

Ma l’ultima settimana del corso ci fu la sorpresa: la ragazza che doveva partire per Malta aveva trovato un lavoro vicino casa e di conseguenza rinunciò al tirocinio. Terza in lista c’ero io, e indovina quale fu il mio destino?

 

serata maltese

 

Work experience a Malta

 

Arrivai a Malta, assieme al mio compagno di corso, in una calda giornata di ottobre. Il sole splendeva sornione nel cielo come a salutarci e a darci il benvenuto.

Facemmo il primo incontro scioccante con gli autobus di Malta, entrando a suon di gomitate e spintoni. Non trovammo posto a sedere ma non ce ne preoccupammo perché sapevamo che il tragitto sarebbe stato breve. Invece, ci volle un’ora e mezza per raggiungere Gezira, la località in cui si trovava il nostro appartamento.

Non appena espletammo le formalità di ingresso scendemmo in spiaggia felici di fare un bagno ottombrino. La spiaggia distanziava venti minuti a piedi che facemmo volentieri, un po’ per ammirare la nostra nuova prospettiva di vita ma soprattutto per evitare di risalire su un autobus. Avevamo un intero fine settimana a disposizione per ambientarci e sistemarci prima di iniziare il lavoro, che sfruttammo al meglio, senza remore.

Il tirocinio

 

Il lunedì le nostre strade si divisero. Venne a prenderci il responsabile del progetto a Malta e ci portò alle nostre agenzie web di riferimento. La mia si trovava a Msida, non troppo distante da dove soggiornavo, e l’ambiente era rilassato e giovane.

Venni a scoprire che la mia mansione era quella di creare dei quiz online, ovviamente in inglese, e curare i social dell’agenzia. Rimasi interdetta: pensavo di esercitarmi nel web writing, invece dovevo fare tutt’altro; “Poco male” pensai, “Tutto fa esperienza“.

E così si avviò la mia esperienza lavorativa maltese scandita da un orario continuato dalle 9 di mattina alle 4 del pomeriggio, con una pausa pranzo di mezz’ora spesso farcita dagli invitanti pastizzi. Prima che cambiasse l’ora solare in legale (a fine ottobre) riuscivo a tornare a casa, cambiarmi e subito dopo correre in spiaggia a fare un bagno.

I mesi passarono in fretta e mi ritrovai quasi senza accorgermi a gennaio con il biglietto aereo di ritorno a casa. Da una parte triste di dover abbandonare l’avventura e dall’altra felice per aver visitato ogni più piccolo angolo di Malta e per aver fatto il bagno fino a dicembre.

 

coste maltesi durante la mia work experience a Malta

 

Aspetti positivi e negativi di Malta

 

Come mai non sono rimasta? Ebbene, Malta mi è piaciuta ma a conti fatti non ci vivrei. Ci sono troppi elementi a sfavore che mi hanno fatto decidere di tornare in Italia. Te li elenco di seguito:

 

  • il prezzo degli affitti è vergognoso: per una stanza con un letto si paga a partire da 250 € nelle zone più isolate e si vive in un appartamento con altre due, tre o più persone. Se si vuole affittare un appartamento i prezzi salgono vertiginosamente e si rischia di lavorare per pagarsi l’affitto;
  • le strade e i mezzi pubblici sono spesso intasati, soprattutto nel weekend: mi è capitato più volte di dover raggiungere a piedi La Valletta dopo aver visto sfilare tre o quattro autobus senza fermarsi perché non avevano posto libero. La guida, invece, è a sinistra e l’affitto di un auto è piuttosto costoso;
  • i generi alimentari non sono economici in quanto c’è una rete capillare di piccoli negozi con prezzi poco competitivi. Per fortuna, è presente il Lidl dove si può fare la spesa mensile e risparmiare sul costo della vita;
  • ci sono pochi alberi, e per me è un problema: la mancanza di alberi mi crea una sensazione di soffocamento e mi dà l’impressione che l’aria non sia benefica. Tuttavia, ci troviamo nel bel mezzo del mar Mediterraneo anche se i suoi salubri venti non riescono a sovrastare l’inquinamento da gas di scarico dei centri urbani.

 

Una work experience a Malta di certo interessante ma poco formativa: in compenso, però, ho avuto la possibilità di soggiornare in una parte d’Europa ancora per me sconosciuta e di migliorare il mio inglese.

Ti è venuta voglia di scoprire Malta? Ho scritto alcuni articoli in merito e se vuoi sfogliarli ti lascio di seguito i link:

Io e l’inverno siamo due entità distinte: scherzando dico sempre agli amici di non cercarmi perché in questa stagione vado in letargo. In parte è proprio così, dato che mi rinchiudo in casa, selezionando le uscite e cercando la solitudine con ogni mezzo.

Mal sopporto dovermi vestire e aprire la porta che traccia il confine tra il caldo della stufa e il gelo dell’esterno. Da quando ho Pepe, il mio angelo a quattro zampe, le uscite si sono fatte più frequenti ma non riescono a scrollarmi di dosso quell’astio al freddo.

Sento un’impellente necessità di rinchiudermi fra le mura domestiche, ritirarmi entro le estremità del mio corpo e sedermi a contemplare la mia essenza. È una fase ciclica che si ripete ogni anno: non importa se mi trovo all’equatore o nelle latitudini caserecce, ho bisogno di una fermata.

 

Qual è il motivo?

 Questo rallentare mi permette di interfacciarmi con la stagione: io e l’inverno, facciamo il punto della situazione. Mi immagino seduta impacciata su una sedia di plastica e davanti a me si trova una lunga scrivania.

Sopra al tavolo ci sono due cartellini con scritto i nomi “Tania” e “Inverno”. Ci guardiamo intensamente. Raffiguro l’inverno come un cumulo di neve dallo sguardo severo pronto però ad ascoltare, non a giudicare.

Inizio la mia relazione e racconto come ho trascorso l’anno passato sottolineando i punti a favore e quelli che sono stati capaci di cogliermi impreparata. Ovviamente ce ne sono molti da entrambe le parti ma l’inverno ascolta, annuendo di tanto in tanto.

 

io e l'inverno siamo così: coperti e inquietanti

 

Gli racconto quanto la sua stagione mi faccia sentire debole e spaventata in confronto all’autunno dove c’è ancora qualche scarica estiva a tenere banco.

Confido, come mi senta in balia delle mie emozioni e come cerchi disperatamente di dirigerle da qualche parte, possibilmente nella direzione giusta. E quante volte sbandi, sebbene cerchi con tutte le mie forze di non perdere la rotta.

Ammetto quanto sia difficile, ed enuncio le volte in cui penso di non farcela. Lui mi guarda dritto negli occhi e con uno sguardo carico di dolcezza mi sussurra: “Anche l’anno scorso avevi le stesse sensazioni eppure poi…” Lo interrompo subito rispondendo “Sì, questo vero, però non sto andando da nessuna parte!”.

Sospira, si prende qualche secondo per raccogliere i pensieri e mi guarda con rinnovata dolcezza.

“Sei proiettata nel futuro, per questo non vedi i passi compiuti. Se riuscissi a stringerti nel momento presente, vedresti la fatica che hai fatto nell’avanzare e la culleresti come se fosse un bene da proteggere. Io servo proprio a questo: a rivolgere lo sguardo all’interno e a riprendere energia”.

Alle sue parole una parte della mia essenza improvvisamente risuona poiché avevo già sentito dire la stessa cosa l’anno prima. Finalmente sorrido, ringrazio imbarazzata e dico: “Alla prossima, dolce inverno!”

Ci siamo io e l’autunno in questo articolo, rappresentati dai pensieri che vagano liberi e indisciplinati all’interno della mia mente. Non è semplice tradurli perché sono evanescenti, scaltri e subdoli. A volte mi trascinano nella malinconia, altre volte invece mi riempiono di inaspettata gioia.

Questi sentimenti altalenanti mi fanno venire in mente i versi del poeta francese Paul Verlaine che a proposito dell’autunno recitava:

 

“Les sanglots longs des violons de l’automne
blessent mon coeur d’une longueur monotone.
Tout suffocant et blème, quand sonne l’heure,

je me souviens des jours anciens
et je pleure, et je m’en vais au vent mauvais
qui m’emporte deçà, delà, pareil à la feuille morte.”

 

Condivido il mio stato d’animo con il vacillare delle foglie a seguito di una sferzata del vento ma questo movimento ondulatorio racchiude in sé anche tanta poesia. E tale bellezza ha una sua definizione specifica: l’impermanenza.

Si tratta di uno dei principi facenti parte dell’estetica giapponese il cui simbolo sono i fiori di ciliegio. Essi durano solo alcuni giorni per poi disperdersi. Nonostante il breve periodo di fulgido splendore però, la loro immagine rimane impressa nell’immaginario collettivo.

Allo stesso modo si muovono le foglie: prima vibrando nei toni caldi partendo dal giallo, al rosso, all’arancione fino al marrone, per poi successivamente cadere danzando in cerchio, a terra.

 

io e l'autunno a Gubbio

 

Così, in questo periodo, mi sento anch’io.

Consapevole di dover lasciare andare i ricordi estivi attraverso varie fasi di consapevolezza, fino a digerire il passato, per risvegliarmi al presente. Ripesco le foto e le osservo: quell’abbronzatura ritornerà, così anche le lunghe giornate piene di luce.

Nel frattempo mi perdo nei contrasti dei colori. Alcune piante, come me, faticano ad abbandonare il fogliame mentre altre sono già proiettate verso l’inverno, decise a non perdere tempo.

Passeggiando fuori casa noto il desiderio di lasciare andare ma anche il fiorire del nespolo giapponese. Un’alternanza di fasi decise solo dalle leggi della natura.

Più avanti, un insieme di cosmea, fiori estivi che resistono alle temperature autunnali. Una tinta rosa abbacinante che sovrasta ogni altra sfumatura. Il nome trae ispirazione dalla parola greca kósmos che a sua volta significa ‘ordine, armonia’.

Mi appare in toto il significato dell’autunno: un dolce mormorio di colori che scende per poi salire, una sottile armonia di sensazioni. E un po’ come facciamo io e l’autunno: due entità diverse che cercano di convivere nonostante le diversità, abbracciate per resistere agli scossoni della vita.

Easy Travel Hosting intervista Punto e Viaggio: per parlare di viaggi, di speranze per il futuro e di rispetto per l’ambiente. 

Non è la prima volta che partecipo a un’intervista, ce ne sono state altre in passato, ma a questa sono particolarmente legata perché conosco personalmente o meglio, digitalmente, uno dei suoi proprietari.

Si tratta di Giorgio, che al momento si trova in viaggio in Guatemala, sua terra natale, luogo che ho amato tantissimo.

Cosa offre Easy Travel Hosting?

 

Partiamo definendo il suo obiettivo principale: “L’obiettivo di Easy Travel Hosting è di rendere il web più pulito e diffondere la consapevolezza di quanto esso sia esponenzialmente sempre più inquinante”.

In effetti, chi pensa mai all’impatto che il nostro hosting o il semplice navigare nel web ha sull’ambiente? Io, un po’ me ne vergogno a dirlo, non ci avevo mai riflettuto abbastanza.

L’intervista cade giusta in occasione del mio proposito per il 2020, ossia quello di controllare e migliorare il mio senso ecologico nella vita di tutti i giorni e durante i viaggi. 

Easy Travel Hosting, mi spiegava Giorgio, è una piccolissima e neonata compagnia di hosting ecologico per siti webMoltissime persone non sanno, perché non ne sono consapevoli, quanto internet inquini.
 
Lo vediamo sempre come una cosa lontana ed astratta ma, nella realtà dei fatti, Internet inquina enormemente. Se possiamo fare un termine di paragone possiamo dire che inquina come i paesi con più alto tasso di smog del sud est asiatico, come migliaia di aerei messi assieme, come tante centrali nucleari.
 
Internet è quindi sporco e continua a inquinare impunemente sotto una cortina di omertà e di ignoranza. Ecco perché Giorgio e il suo collega hanno deciso di fare qualcosa. 
 
La loro missione è quella di diffondere questa consapevolezza e di tenere la loro fetta di Internet e quella dei loro clienti pulita. I loro server utilizzano  infatti energia pulita, rinnovabile, come quella del vento, ed eco sostenibile.
 
Non è dedicata esclusivamente ai viaggiatori, dunque, ma a tutte quelle persone che hanno a cuore il futuro del nostro amato e dolorante pianeta Terra.

intervista Punto e Viaggio di hosting

Easy Travel Hosting intervista Punto e Viaggio

 
L’intervista, come ti raccontavo all’inizio, è stata molto piacevole perché le domande erano mirate a descrivere il mio modo di viaggiare che non sarà differente da molti altri, ma è sicuramente personale.
 
Il mio desiderio di “conoscere il mondo” nasce in seguito alla lettura del libro “Il Giro del Mondo in 80 Giorni” come ti ho raccontato in un altro articolo. Se vuoi leggere clicca qui.
 
Ero piccola ma avevo grandi sogni e una mente fervida che mi faceva vedere mondi magici e incantati. Quando viaggio cerco ancora quella magia e, a volte la ritrovo, sentendomi a casa e in pace con me stessa.
 
La prima domanda dell’intervista è stata quella di spiegare in quale occasione ho deciso di aprire il blog. Questa la risposta:
 

Ho deciso di aprire il blog Punto e Viaggio dopo aver realizzato il sogno della mia vita: fare un viaggio in solitaria in qualche parte del mondo.

Sono riuscita a farlo solo nel 2016 a seguito della chiusura del negozio dove lavoravo. Ho approfittato dell’occasione per scoprire dei paesi che avevo a lungo sognato: il Messico, il Guatemala, il Belize e l’Honduras.

Sono stata in viaggio per 6 mesi e ho visto luoghi incantati, conosciuto persone meravigliose e affinato la mia capacità di stare da sola. È stata un’esperienza totalizzante che mi ha formata e che consiglio caldamente a tutti.

 

Ma se vuoi leggere l’intera intervista ti consiglio di andare sul sito di Easy Travel Hosting. La trovi a questo indirizzo:

Dopo essermi a lungo lamentata terminai il discorso dicendo: “Non vedi quanto è grande il mondo? Come posso farcela da sola?” Ero solo una cucciola di volpe che chiedeva consiglio a un ranuncolo di montagna, l’unico disposto ad ascoltare i lamenti della mia anima.

“E lo chiedi a me?” rispose decisa la pianta “Ho dovuto forare una bottiglia per far sì che il mio gambo crescesse in altezza e nonostante questo non mi sono arresa. Devi coltivare la forza di volontà come hai fatto per diventare un’abile cacciatrice.

La necessità stimola l’apprendimento, la curiosità aumenta la conoscenza e la giustizia indirizza la consapevolezza.

Sei piccola, è vero, forse troppo per questo mondo ma non lo è altrettanto il desiderio di attraversare i sentieri della vita; perciò avanza ora e non ti abbattere, non fino a quando per te non vi sarà alcuna speranza”.

Presi quelle parole come se fossero l’unico appiglio possibile e le cacciai all’interno della mia mente, pronta a servirmene ogni qual volta ne avessi bisogno.

Continuai a salire mentre i pensieri vorticavano inarrestabili. “Coltivare la forza di volontà… aumentare la conoscenza… essere consapevole di ciò che è giusto…” pensai: “Come si possono seguire questi insegnamenti?”

Il mondo stava cambiando a un ritmo tale che non si riusciva più a controllare. La devastazione era totale: uragani, maremoti, esplosioni vulcaniche e sconvolgimenti climatici si abbattevano quasi quotidianamente in ogni parte del mondo.

L’ impotenza con la quale gli uomini seguivano gli avvenimenti era contagiosa tanto da coinvolgere anche noi animali. Ci sentivamo rattristati dalle perdite subite soprattutto quando ci colpivano direttamente. Capitò anche a me: persi i miei genitori durante la tracimazione del torrente Vemir rimanendo così da sola.

All’inizio fu difficile prendere in mano la situazione ma poi mi feci coraggio, spinta anche dalla fame, decisa a conquistare un posto nel bosco. “Necessità che stimola l’apprendimento” proprio come aveva detto il ranuncolo di montagna.

Le funeste elucubrazioni mi fecero raggiungere la cima. Alzai gli occhi per annusare l’aria, a seguito di un odore selvatico appena percepito, e vidi un tramonto dai colori accesi intercalato da nuvole dalle tonalità pastello. La visione fu talmente surreale da farmi rabbrividire e all’improvviso venni pervasa da un’ondata di consapevolezza simile a una folata di vento freddo.

La meraviglia dell’universo era tale da far sembrare gli accadimenti atmosferici quasi una sorta di obbligo atto a ripagare gli sprazzi di divinità omaggiata. A queste riflessioni si contrapposero le parole della piantina poc’anzi incontrata: “La curiosità aumenta la conoscenza”.

 

Foglie autunnali e sole che fa capolino tra esse, ranuncolo di montagna e la piccola volpe

 

L’interesse nei confronti dei contrasti della natura stava in effetti colpendo i miei sensi che nel frattempo si erano acuiti verso ogni rumore, odore, visione, gusto e sensazione tattile.

Capii che il Creato non si ferma nemmeno per un attimo di fronte alle avversità ma continua, imperterrito, a mostrare la sua bellezza. L’armonia non si scalfisce con le difficoltà ma si adatta conformandosi al momento presente.

Forse ero troppo piccola per questo mondo ma ne facevo parte, ero un piccolo pezzo di un puzzle senza il quale non si sarebbe completato il quadro.

Non mi sentii più inutile perché potevo compartecipare alla salvezza della Terra. Certo, non avrei fatto tutto da sola, l’impegno degli altri era fondamentale, ma comprendere di poter agire era stato un momento rivelatore.

Il mio obiettivo diventò, prepotente, quello di scuotere le menti, risvegliare gli altri animali dall’apatia e far loro capire la stessa deduzione che avevo avuto io. Insieme potevamo farcela, da soli eravamo perduti.

Risuonò la frase “La giustizia indirizza la consapevolezza” espressa dal ranuncolo di montagna e confermai il concetto con un convinto movimento del capo. Sarei stata io, ora, a indicare la verità.

Scesi lungo il fianco della montagna e nonostante la fame e la stanchezza mi sentii leggera, ricaricata da una nuova prospettiva. Nessuno è troppo piccolo per essere custode e protettore della nostra Madre Terra, nemmeno io, nonostante l’età e la scarsa fortuna avuta finora.

Un’infelicità non giustifica l’indifferenza, non ci si può nascondere dietro la paura di non saper cosa fare, si deve agire in qualche modo e cercare di fare il meglio.

Forse non sarà risolutivo ma andrà a beneficiare una piccola parte del mondo proprio come minuti elementi di un ingranaggio che a volte si inceppa ma che non smette mai di funzionare. Lo stai dando tu, il tuo contributo al mondo?

 

“Questa storia partecipa al Blogger Contest 2019

Ho sognato di diventare una viaggiatrice da quando ho letto il libro romanzo “Il giro del mondo in 80 giorni” di Jules Verne. Avevo circa 10 anni quando compresi ciò che avrei fatto da grande.

Le avventure del protagonista e del suo fidato maggiordomo Passepartout, soddisfacevano i miei desideri. La conoscenza, la curiosità, il continuo cambiamento e gli imprevisti mi apparvero come dei complementi essenziali per una vita felice.

Dal sogno alla realtà, e nuovamente al sogno

 

Terminata la scuola iniziai a lavorare e, con la quotidianità, svanirono anche i miei sogni. Non pensavo più al mio beniamino bensì solo a seguire la compagnia di amici. Tuttavia, i sogni vengono a disturbarti e fanno emergere i desideri come se fossero dei vecchi amici abbandonati.

Mi ricordai di loro e assieme riaffiorò prepotente la voglia di viaggiare. Gli amici, però, non si decidevano mai! Decisi così di partire da sola nonostante le mille paure. Feci una scelta un po’ folle perché mollai tutto e andai a lavorare in Germania per otto mesi senza conoscere una parola di tedesco.

Fu complicato, ma elettrizzante. Poi iniziai a programmare le vacanze da sola: Londra, Berlino, Madrid, Cancun, Malindi, Marrakech, eccetera. Scoprii il gusto di organizzare il viaggio seguendo il mio ritmo e i miei gusti personali.

 

immagine della gola di vintgar, diventare una viaggiatrice

 

Diventare una viaggiatrice come Phileas Fogg

 

Dopo vari soggiorni arrivò finalmente l’occasione di fare un viaggio importante, tanto da lasciare ricordi indelebili nella mia mente. Sei mesi in Centro America attraverso il Messico, il Guatemala, il Belize e l’Honduras: un vero itinerario alla Jules Verne.

Fu in quell’occasione che mi resi conto di essere una vera viaggiatrice, altrimenti non lo avrei mai fatto. Insomma da sola, senza conoscere nessuno, né tanto meno la lingua, ma soprattutto senza un maggiordomo!

Eppure è stata un’esperienza totalizzante, che mi ha formata e mi ha fatto comprendere di essere più forte e determinata di quanto pensassi. Potei fare pace con quella bambina pieni di sogni e guardarla negli occhi sussurrandole:

 

Il passaporto è un documento che ti sei guadagnata, perché hai sfidato le tue paure e sei cresciuta.

Diventare una viaggiatrice è stato un sogno e ora benvenuta nella realtà!”

Il tragicomico viaggio in Baviera è avvenuto in occasione di una delle più importanti manifestazioni: la festa della birra a Monaco. Era nato sotto i migliori auspici, o meglio sotto le migliori intenzioni, ma non è andata esattamente come mi aspettavo.

Come mai un viaggio in Baviera?

 

L’occasione era la famosissima Festa della Birra, la quale coincideva con l’acquisto nuovo di zecca di un auto di una mia amica. L’idea era quella di provare entrambe per la prima volta, festeggiando in un unico momento.

La decisione fu presa la settimana prima e, di conseguenza, non fu semplice trovare un alloggio adeguato. Alla fine, a forza di sfogliare siti di prenotazione hotel, trovammo una stanza privata per tre persone a 150 euro.

Una spesa folle e inappropriata ma non c’erano più stanze libere da nessuna parte e gli hotel erano praticamente prenotati da mesi. Al viaggio last minute si era aggiunto un altro mio amico, pronto a partecipare all’avventura improvvisata.

 

Non fare come me! Nel caso ci siano eventi in programma evita di prenotare un alloggio all’ultimo minuto, rimarranno sul mercato solo quelli peggiori e più costosi. Lo stesso vale per l’auto cerca di noleggiarla in tempo, così da avere maggiore scelta.

 

Il giorno stabilito partiamo in orario, seguendo la direzione fornitaci da Google Maps. All’improvviso, la macchina inizia a lampeggiare l’icona dell’olio. La mia amica, alquanto spaventata, ammette di non essere passata dal meccanico e di non aver fatto quindi un check out completo alla macchina.

Dopo averla fissata con gli occhi sgranati per almeno un minuto decidiamo di fermarci al primo distributore e di controllare velocemente le funzionalità di base.

Per fortuna accorre in aiuto il benzinaio, un meccanico mancato, che da un’occhiata a tutti i serbatoi confermando di aver sistemato e riempito ogni contenitore.

 

Ricordati di fare un check out completo all’auto prima di partire per un viaggio. Se prendi un auto a noleggio, controlla lo stesso i livelli di olio e benzina per non trovare sorprese. Al ritorno dovrai consegnarla esattamente come l’hai presa, con gli stessi livelli di benzina.

 

Da quando l’Europa si è unita non mi è mai successo un controllo documenti. Eppure, in quell’occasione, non ci siamo fatti mancare neanche quello.

Una pattuglia della polizia ha voluto controllare i documenti nel mentre ci eravamo fermati ad acquistare la Vignette per l’Austria. Al mio amico era scaduta la carta d’identità e dopo essere sbiancato si è ricordato di avere con sé anche il passaporto.

 

Controlla documenti e date di scadenza prima di uscire dai confini italiani. Anche se sei in Europa potresti essere fermato e controllato. La patente deve essere tenuta in un posto accessibile e gli estremi dell’assicurazione facilmente reperibili. Difatti, alcune clausole di protezione potrebbero non essere valide all’estero. Lo stesso discorso vale con il noleggio, leggi punto per punto ogni norma scritta.

 

L’arrivo a Monaco di Baviera

 

Finalmente raggiungemmo Monaco, o meglio, la zona residenziale in cui avevamo l’alloggio. Quindi prendemmo la metro per arrivare in centro.

Non era la prima volta che andavo a Monaco ma stentavo a riconoscerla così vestita a festa. Il flusso di persone era incontenibile e più ci si avvicinava alla zona delimitata dalla manifestazione, più si incontravano personaggi sopra le righe.

Finalmente vedemmo la scritta “Willkommen” sopra le nostre teste, la quale segnava l’entrata all’evento. Iniziammo a girare la fiera e notammo subito che gli stand con il cibo erano separati da quelli della birra.

Pensammo che fosse alquanto scomodo e che non avremmo potuto sedere e consumare un pasto in modo tranquillo. Decidemmo comunque di fare buon viso a cattivo gioco e ci fiondammo allo stand della Paulaner.

Una fila infinita per entrare. Ma se volevamo mangiare, e ti assicuro che avevamo una gran fame, dovevamo uscire da lì.

Così facemmo e trovammo un giardinetto dove poter bere birra e mangiare un panino minuscolo dal prezzo scandaloso. In proporzione costava meno la birra e considera che il taglio più piccolo era da un litro!

Infine, ci fiondammo in un pub irlandese in cui festeggiare prima di tornare nella camera prenotata. Ad aspettarci, un letto alla francese per tre persone.

 

Quando partecipi a una manifestazione ancora una volta non fare come me, ma informati prima sulla modalità di accesso, sui parcheggi e sulle possibili difficoltà. Se non dormi in quel luogo devi avere almeno la possibilità di avere l’auto non troppo distante dall’evento, ma soprattutto geolocalizzati, in modo da non camminare a vuoto durante la notte per cercare la macchina.

web applicazioni per viaggiatori in auto nel mondo nel tragicomico viaggio in Baviera

 

 

La ripartenza

 

La mattina salutammo tutti: il nostro viaggio in Baviera era terminato, riprendemmo la macchina e decidemmo di fermarci lungo la via del ritorno. Solo che la mia amica stava decisamente male.

Forse a causa del freddo o delle troppe birre, passò la mattina a dare di stomaco. Inoltre, lungo la strada trovammo un gran traffico che ci tenne imbottigliati e, ovviamente, ci eravamo scordati di munirci di una powerbank, così eravamo tutti sconnessi da Internet.

 

Prima di metterti in viaggio ti consiglio di scaricare delle applicazioni sul telefono che ti avvisano sul traffico stradale. Le migliori sono: Waze, Google Maps, Via Michelin per il mondo, e per l’Italia My Way-autostrade. In alternativa puoi acquistare un navigatore satellitare con funzione di segnalazione traffico come questi che trovi su www.Auto-Doc.it

 

Ma è proprio quando non hai mete da seguire che si scopre la bellezza di viaggiare in auto. Ci fermammo a comperare una zucca. Sì, hai capito bene.

Notammo una quarantina di zucche vicino a uno steccato e una cassettina a fianco in cui introdurre i soldi. Un euro a zucca. Poi facemmo una sosta a Garmish Partenkirchen.

Qui si trova la vetta più alta in tutta la Germania ed è anche una meta sciistica molto apprezzata. Si trova ai confini con l’Austria e ha ospitato sia i mondiali di calcio sia i campionati di sci.

La maggior parte dei locali sono pizzerie e gelaterie, la passione dei tedeschi e degli austriaci. Ci fermammo a mangiare una pizza e finalmente la mia amica iniziò a sentirsi meglio.

Ammirammo i paesaggi montani e ti confesso che avrei voluto fermarmi qui alcuni giorni a passeggiare fra i boschi e immergermi nella natura.

Ma non avevamo tempo e dovevamo obbligatoriamente tornare a casa. L’avventura tedesca e il viaggio in Baviera era terminato e anche se non era andata esattamente come pensavamo fu comunque un weekend che ricordammo a lungo.

 

Il grande vantaggio di spostarsi con l’auto? Avere il privilegio di scegliere e decidere i tempi, le soste e le partenze. Un viaggio creato su misura per viaggiatori liberi e indipendenti.