L’isola selvaggia di Lanzarote è una fra le più interessanti delle Canarie, grazie alla sua conformazione geologica che la rende unica. Poca vegetazione, colori astratti e una curiosa architettura impreziosita da uno dei suoi più importanti rappresentanti artistici.
Il suo nome, invece, lo deve al navigatore ligure Lanzerotto Malocello che la scoprì nel 1312 e, innamoratosi, la abitò per un ventennio prima di essere espulso dalla popolazione locale dei Guanci.
L’isola selvaggia di Lanzarote
Come avrai potuto notare all’interno dell’articolo, un aggettivo continua a ripetersi: “selvaggia”. Per quale motivo?
Perché l’isola è di origine vulcanica e non si preoccupa di nasconderlo ai turisti. Il primo settembre del 1730 il vulcano Timanfaya eruttò e non smise di colare lava per ben 6 anni.
Il quantitativo di lava fuoriuscito è stimato quanto l’intera grandezza dell’isola: ed è ancora lì; ed è quello che il visitatore vede non appena approda nell’entroterra.
Dove prima c’erano coltivazioni, ora rimane, nonostante il tempo trascorso, lava, cenere e crateri aperti in vari punti dell’isola. L’impatto è sconvolgente: difficilmente vedrai in altre parti del mondo un panorama tanto spettrale.
Allontanandoti dall’aeroporto incontrerai solo cumuli e distese di lava da cui nessuna pianta germoglia. Solo sabbia e detriti: un paesaggio lunare paradossale.
Quando ho letto dell’eruzione del Timanfaya e della sua durata, avrei voluto fare dietrofront e scappare via.
Le Canarie sono conosciute per le raffiche di vento e l’acqua ghiacciata dell’oceano: Lanzarote non ne fa eccezione. Solo che, in questa terra, l’acqua a contatto con la sabbia regala delle sfumature incredibili.
Quest’isola selvaggia è in grado di riconnetterti con la natura e farti chinare la testa di fronte alla sua potenza: noi piccoli esseri umani, che crediamo di dominare il mondo, lo possiamo fare solo se concesso. Ma quando Madre Natura ci richiama all’ordine, non ci resta che ubbidire.
Terra, acqua, fuoco e vento: qui potrai fare il pieno di elementi energetici ed è questo che rende l’isola così speciale.
Cosa visitare nell’isola selvaggia di Lanzarote
L’aeroporto si trova vicino ad Arrecife, il capoluogo dell’isola, da cui partono anche i traghetti per Tenerife, Gran Canaria e Cadice in Spagna.
Ancora più vicina all’aeroporto si trova la città Puerto del Carmen, una delle località turistiche più amate. Da lì si può facilmente raggiungere il Parco Nazionale del Timanfaya e testarne la sua energia sotterranea.
Nel centro dell’isola si visita la città di La Geria, famosa per la sua coltivazione di vitigni alquanto originale: le piante, infatti, sono nascoste da un muretto a secco in forma circolare che le ripara dal vento. Dall’uva si ricava il Malvasia, un vino dolce e compatto dal grado alcolico piuttosto elevato.
A sud troviamo playa Bianca un luogo incantevole da cui partono i traghetti per Fuerteventura. È famosa per la playa Papagayo di sabbia bianchissima che nasconde i riflessi di un mare azzurro cristallino, intervallato da sfumature verde brillante.
A nord invece possiamo ammirare Costa Teguise e il collegamento per l’arcipelago Chinijo e l’isola La Graciosa. Un’isola dove non girano macchine: si può solo andare a piedi o in bici. Si può ammirare dal Mirador del Rio che permette una vista mozzafiato sull’arcipelago e sul paesaggio circostante.
Tornando al centro dell’isola si incontra la playa de Famara, altra meraviglia incontaminata: tra gli scogli si nasconde Il lago verde, uno specchio d’acqua dai riflessi smeraldini che fronteggia il mare.
Spostandosi di qualche chilometro, invece, si può visitare la Cueva de los Verdes ovvero una grotta di origine lavica all’interno della quale è stato costruito un auditorium, con l’intenzione di ospitare gli eventi musicali.
César Manrique
Se Lanzarote fosse un testo, César Manrique ne sarebbe l’inciso. L’isola deve molto al suo artista, il quale ha voluto e saputo adattare le opere di urbanistica al paesaggio, senza deturparne l’origine lavica.
Grazie a lui, infatti, il soggiorno diventa più interessante e istruttivo, obbligando i vacanzieri ad aggiungere alla lista delle “cose da visitare” anche questi siti:
- César Manrique Foundation, la casa natale dell’artista eclettica e bianca, ricca di piante autoctone del territorio;
- Jardin de Cactus, una raccolta di cactus da tutto il mondo e di tutte le dimensioni;
- Jameos de l’agua, uno squarcio della crosta terreste, un tunnel vulcanico lasciato in eredità dall’ultima eruzione vulcanica.
E non solo: a lui si devono anche il Mirador del Rio, la cucina che sfrutta il calore del vulcano nel parco del Timanfaya e il ristorante che si apre con una vetrata per una vista a 360 gradi sul paesaggio, l’hotel Melia Salina a Costa Teguise e tante altre opere artistiche dislocate lungo tutto il perimetro dell’isola.
Consigli pratici
- Per visitare il Parco Nazionale del Timanfaya è consigliato prenotare la visita tramite un’agenzia viaggi perché in corriera si potranno raggiungere sentieri chiusi ai visitatori provvisti di auto. Dal ristorante, collocato nei pressi del cratere, si può mangiare il pollo cotto direttamente dal calore del vulcano. A Uga si può fare un mini tour in dromedario tra le dune di sabbia nera.
- I vini più pregiati si trovano nella cittadina di La Geria mentre i negozi più famosi sono la Bodega La Geria e la Bodegas El Grifo. Qui si possono acquistare le confezioni di vino da gustare in loco oppure da ordinare per farsele recapitare a casa.
- Tutte le domeniche a Teguise c’è un mercato di prodotti locali (vino, aloe, sigari, eccetera) e chincaglierie confezionate per i turisti: per questo si dice che il mercato abbia perso la sua impronta originale adattandola a una clientela più vacanziera.
- Per scoprire l’isola in tranquillità è consigliabile prenotare un auto e visitare i vari punti di interesse seguendo i propri tempi. I prezzi non sono eccessivi e le strade sono facilmente percorribili grazie a un manto stradale e una cartellonistica in perfetto stato di salute. Non mancano numerosi distributori di benzina dislocati in tutta l’isola.