L’isola del Lazzaretto Nuovo nella laguna nord di Venezia è un salto nel passato e nella storia della Repubblica di Venezia. In particolare ci insegna com’era gestita la sanità e l’importanza che si dava alla sicurezza pubblica.
La Vigna Murada
Il primo nome conosciuto dell’isola del Lazzaretto Nuovo fu Vigna Murada. La prima presenza umana, secondo i reperti archeologici, risalirebbe addirittura all’età del bronzo.
Mentre è un documento ufficiale datato 1015 che ne attesta definitivamente la presenza umana grazie alla sua posizione strategica: l’isola si trova infatti a soli 3,5 chilometri da Venezia, nell’ingresso della laguna e davanti all’isola di Sant’Erasmo.
E in che veste? Diciamo che fin dagli arbori ebbe un ruolo di protezione dell’entroterra e di controllo dei canali lagunari. D’altronde Venezia è sempre stata un bersaglio appetibile e la sicurezza non era mai troppa.
Nel medioevo l’isola del Lazzaretto Nuovo appartenne ai monaci dell’ordine di San Giorgio Maggiore che edificarono una chiesa in onore di San Bartolomeo, il protettore dei pescatori. Rimasero lì per un lungo periodo e la fecero diventare un importante polo commerciale.
In quel periodo, infatti, c’era una fervente produzione di sale, un’importante risorsa economica che faceva capo all’isola di Torcello.
Tutto il territorio, essendo Venezia sul mare, era circondato da saline, che costituivano merce di scambio con il resto del mondo. Una produzione che rimpolpava abbondantemente le casse della Repubblica visto che il sale era un bene che serviva un po’ a tutti.
A Venezia, quando c’è la luna, par di passeggiare in una acquaforte. (Carlo Dossi)
L’isola del Lazzaretto Nuovo
Nel 1468, con un decreto del Senato della Serenissima, l’isola divenne lazzaretto cambiando completamente il suo orientamento. Il nome fu scelto per differenziare quest’isola dal Lazzaretto Vecchio che già esisteva e si trovava di fronte al Lido di Venezia.
Lì, infatti, venivano portate le persone che avevano già contratto il morbo della peste, per le quali non c’era più niente da fare. Nell’isola del Lazzaretto Nuovo, invece, venivano ospitati coloro i quali presentavano alcune manifestazioni, senza esserne seriamente infettati e solo a titolo di prevenzione.
A tal proposito, non erano controllate solo le persone, ma anche le merci passavano di qua e venivano messe in quarantena. In sostanza venivano purificate, con i mezzi dell’epoca, attraverso l’uso di erbe aromatiche, come il rosmarino e il ginepro.
La parola quarantena fu coniata proprio dai veneziani e indicava quel periodo di quaranta giorni in cui, uomini e merci, dovevano rimanere rinchiusi all’interno del Lazzaretto. Questo accadeva se provenivano da paesi infetti perché avrebbero potuto portare malattie all’interno della Repubblica. Il numero 40 evocava la simbologia cristiana.
La peste nell’Isola del Lazzaretto Nuovo
Purtroppo, durante il periodo della Serenissima, ci furono due terribili contagi di peste: il primo avvenne nel 1576 e il secondo nel 1630.
In queste due occasioni anche l’isola del Lazzaretto Nuovo fu usato come ospedale per gli appestati, come documentato dagli scavi archeologici, in quanto il numero dei malati era superiore a quello che poteva essere contenuto in una sola isola.
Data l’enorme quantità di merci e di persone che arrivarono nell’isola furono costruiti diversi edifici. La struttura principale, conservata ancora oggi, era il Tezon Grande che raggiungeva la lunghezza totale di 100 metri.
Era un edificio che conteneva un centinaio di stanze e da lontano sembrava quasi un castello, perché ogni camera era dotata del tipico camino veneziano.
L’opera diventò il più grande edificio pubblico di Venezia subito dopo le Corderie dell’Arsenale.
Ma in quel periodo non si conoscevano ancora le cause che scatenavano la peste e le cure non erano adeguate. Solo più tardi si sarebbe scoperto che la responsabile era una pulce che infestava i ratti africani portando il morbo.
La peste si manifestava in due modi diversi: c’era quella bubbonica che provocava bubboni sotto le ascelle, in prossimità dei vasi linfatici e la peste nera che portava dolori insopportabili fino allo stadio finale di setticemia.
La mortalità era pari al 40% nella prima e il 90% per la seconda.
L’antibiotico non era ancora stato inventato, né tanto meno la penicillina. L’unico antidoto usato dai veneziani era la teriaca, un composto di 31 erbe e allucinogeni messo a disposizione a tutta la cittadinanza.
Le persone più abbienti, inoltre, potevano fare i salassi, una pratica medica accreditata che si pensava potesse curare ogni tipo di malessere. Nonostante le difficoltà Venezia fu una delle prime città che riuscì a debellare in modo significativo il morbo.
Quale fu la sua fortuna?
- tutti potevano accedere ai servizi sanitari, anche i poveri;
- l’isola del Lazzaretto Nuovo si trovava a una certa distanza dal centro cittadino;
- la merce in arrivo era sottoposta al periodo di quarantena.
La Repubblica di Venezia ricercava il benessere dei propri cittadini ed era orientata al senso comunitario. All’interno del Lazzaretto Nuovo fu costruito il primo cimitero musulmano al mondo ricordato come il Campo Tripolino.
Il rispetto nasce dalla conoscenza, e la conoscenza richiede impegno, investimento, sforzo (Tiziano Terzani)
L’esercito austriaco e francese
Una volta debellato il morbo il Lazzaretto perse parte del suo motivo di esistere. Durante il 1700 l’isola venne militarizzata dagli austriaci e nel corso dell’800 ne costruirono una cinta muraria.
Il Tezon Grande, prima aperto da archi per il circolo dell’aria, venne completamente chiuso per contenere la polvere da sparo. L’isola fu collegata alla Testa di Ponte di Sant’Erasmo e alla batteria della Torre Massimiliana che controllava l’ingresso del porto di Lido.
L’isola del Lazzaretto Nuovo oggi
Dopo la guerra fu consegnata all’Esercito Italiano come caserma militare che la tenne fino al 1975. Successivamente iniziarono i lavori di restauro promossi dalla Sovrintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici e dal Magistrato delle Acque.
Attualmente è in concessione all’associazione Ekos Club che si occupa di preservare il territorio anche attraverso attività scientifiche e culturali.
Il sito è accessibile i sabati e le domeniche dal 7 aprile al 28 ottobre, con due visite guidate: la mattina alle ore 9.45 e il pomeriggio alle ore 16.30.
Ciò comprende la visita al giardino interno con i suoi gelsi secolari, l’interno del Tezon Grande, che ospita un piccolo museo con suppellettili, anfore e resti umani ritrovati durante gli scavi archeologici e il camminamento di ronda.
Un percorso ad anello lungo un chilometro che costeggia tutta l’isola costituita dalla tipica vegetazione con piante di alloro, frassino, biancospino, pruni selvatici, eccetera.
Mentre la fauna locale presente è composta soprattutto da uccelli di varie specie come aironi, cormorani, gabbiani, garzette, falchi di palude e altri uccelli di passaggio.
Infine, si possono vedere due tipici “caselli da polvere” distribuiti in tutta la zona lagunare nella metà del ‘500 come contenitori di polvere da sparo.
La formazione era così composta: una base di pietre d’Istria, degli strati di mattoni e un tetto piramidale a contenimento di eventuali esplosioni.
Nella stagione estiva l’isola è presa d’assalto dai campi estivi dei bambini promossi dall’associazione Archeo club di Venezia con l’intento di far loro scoprire l’origine e la storia della Serenissima.
Come raggiungere l’isola del Lazzaretto Nuovo:
Prendere la linea 52 ACTV da Piazzale Roma e scendere a Fondamenta Nove, da lì proseguire con il traghetto linea 13 in direzione Cavallino Tre Porti.