Nei secoli l’evoluzione del pellegrinaggio ha virato dall’introspezione alla condivisione seguendo la naturale curvatura della comunità. La diffusione di internet ha apportato cambiamenti non solo nella società, dunque, ma anche nell’espressione della spiritualità personale.
Essa non viene più vista come qualcosa di intimo ma di virale. I nuovi pellegrini si raccontano attraverso i canali social descrivendo attimo per attimo la loro esperienza mistica.
L’origine del pellegrinaggio
La parola pellegrino deriva dal latino e significa “straniero”. In origine indicava colui che decideva liberamente di allontanarsi dalle convenzioni sociali per diventare un essere nuovo, pronto ad assorbire ciò che il cammino gli avrebbe presentato.
Rivoluzionava la propria identità trasformandosi in un individuo scevro da ogni pregiudizio al fine di accogliere gli insegnamenti ricevuti dall’avventura.
Lasciava, quindi, l’animo aperto, desideroso di attingere nuove informazioni ed esperienze affinché queste potessero, in qualche modo, curare un malessere radicato nel profondo. Era anche un curioso in cerca di stimoli che lo facessero avvicinare a Dio con segnali e coincidenze da captare e decifrare lungo il cammino.
Il pellegrino cristiano era conosciuto con il nome di “romeo” prendendo il nome dalla famosa strada romea che collegava Roma alla Terra Santa ed era considerato un personaggio simbolico.
Non era raro vederlo attraversare villaggi e paesi con delle calzature consumate ma attorniato da un’aurea di sacralità e rispetto. Per questo molti lo ospitavano nei fienili rifocillandolo almeno per una notte.
La sua era come una chiamata che giungeva inaspettata e rappresentava un pezzettino di anima selvaggia che reclamava libertà. In letteratura molti scrittori, come H. Hesse con Narciso e Boccadoro, hanno cercato di raccontare il pellegrino seguendo, ognuno, il proprio punto di vista.
Grazie a questi racconti la figura del pellegrino è rimasta indenne nel tempo fino a quando non si è sviluppata nel web una sorta di esposizione mediatica marcata.
L’evoluzione del pellegrinaggio
Se un tempo le esperienze personali venivano vissute più nell’intimità che nel pubblica conoscenza oggi la situazione si è completamente rovesciata. Assistiamo con maggiore frequenza a un resoconto giornaliero di giovani e meno giovani che partono in viaggio.
Il cammino di Compostela è andato nel tempo arricchendosi di cellulari e videocamere pronte a immortalare i passi dei nuovi pellegrini. L’esperienza viene condivisa sui social come se fosse troppo importante per tenerla con sé.
Cresce la necessità di esprimere i propri dubbi, pensieri o difficoltà a un numero sempre più crescente di persone. Ciò che prima si risolveva all’interno ora viene proiettato verso l’esterno.
Vuol dire che la spiritualità va spegnendosi?
Io credo che la spiritualità sia qualcosa di talmente personale da non poter essere soggetta a pareri esterni. Potrebbe trattarsi di qualcuno che nutre la necessità di raccontarsi per eliminare sovrastrutture psichiche che lo ingombrano, oppure che decida di condividere agli altri affinché ne assorbano l’utilità.
Essendo diversi non possiamo uniformarci e questo è un dato di fatto. L’importante è comprendere la spinta del muoversi, quella scintilla che per un attimo ci ha fatto riflettere sulla vita e sugli obiettivi da raggiungere.
Forse era tempo di fermarsi e di cercare dentro una spiritualità che pareva cancellata ma, in realtà, era solo offuscata dalla ricerca sbagliata verso la materialità.
I luoghi di pellegrinaggio
Nel mondo troviamo diversi luoghi considerati meta di pellegrinaggio tanto che le agenzie di viaggio ne hanno fatto un filone a parte. In Italia la più importante è la via Francigena mentre in Europa rimane il cammino di Santiago de Compostela.
Considerando invece i monumenti sacri possiamo elencare:
- la Mecca
- Gerusalemme
- Lourdes
- Medjougorie
- la Palestina
In base alle differenti religioni, invece, troviamo altre forme di pellegrinaggio come il Junrei in Giappone che consiste nel visitare alcuni templi entro un termine stabilito.
Cambiano le forme ma rimane la sostanza nell’evoluzione del pellegrinaggio: una ricerca del divino all’interno di noi stessi attraverso segnali provenienti dall’esterno, come se volessimo riempire un vuoto per non sentirne più il perpetuo richiamo e dolore.