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Perché visitare il Veneto? Basterebbe citare Venezia per convincere qualcuno a venire qui ma la realtà è che c’è molto di più da vedere.

Lo ammetto, sono di parte essendo veneta, ma questo territorio non smette mai di stupirmi e spesso mi ritrovo a conoscere itinerari nuovi e affascinanti.

Nella classifica fra le regioni italiane più visitate spicca proprio il Veneto è il merito va sicuramente alla posizione geografica favorevole ma anche alla sua grande offerta turistica.

Mare, montagna, colline, laghi, campagna e ancora città d’arte, percorsi naturalistici ed enogastronomici, storia e proposte allettanti per gli sportivi di ogni genere.

Un ventaglio di offerte che attrae l’interesse di qualsiasi tipo di turista dal più esigente al più avventuroso senza tralasciare famiglie e viaggiatori backpacker

Possiamo dividere 5 percorsi di interesse che possono rispondere agevolmente alla domanda “Perché visitare il Veneto?”:

  1. Arte, storia e cultura
  2. Elemento acqua
  3. Natura e percorsi enogastronomici
  4. Trekking e montagna
  5. Anima contadina

Perché visitare il Veneto?

 

edifici colorati a burano

Gli edifici colorati lungo un canale a Burano

 

Arte, storia & cultura

La Repubblica di Venezia ha avuto una durata di circa 1100 anni e ha strutturato la città e la sua laguna così come la conosciamo oggi. I pali in legno di ontano sorreggono ancora oggi gli edifici storici esaltati dalla bellezza delle finestre e dei comignoli che rappresentano l’arte decorativa veneziana. 

Ogni anno milioni di turisti giungono per visitare le sue chiese, i suoi edifici e le sue isole. Ogni calla trasuda storia e ogni ponte nasconde qualche vicenda da recuperare.

Impossibile non rimanere incantati di fronte alla sua maestosità: sembra quasi un miraggio, eppure è viva e vegeta, pronta ad accogliere nuovi tradizioni da tramandare. 

Le isole si dividono fra laguna nord e sud e fra le più ammirate ci sono: il Lido di Venezia e Pellestrina, Burano e Murano, Torcello e quelle meno frequentate come il Lazzaretto Nuovo, Sant’Erasmo, san Lazzaro degli Armeni, san Clemente, eccetera.

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Vicenza contiene nel suo centro e nei dintorni, le famose ville palladiane opera dell’architetto Andrea Palladio che ha edificato un particolare stile riconoscibile in tutto il Veneto.

Le stesse fanno bella mostra non solo nel vicentino ma anche nel veneziano, lungo la famosa “Riviera del Brenta“, nel trevigiano e nel padovano. Fa parte del progetto originale del Palladio anche il “Ponte degli Alpini” in legno a Bassano del Grappa

 

riviera del brenta e i suoi edifici

 

Verona si presenta come città degli innamorati perché fa da sfondo al dramma di Shakespeare “Romeo e Giulietta” ma è anche centro di importanti ritrovamenti archeologici romani e a testimonianza, infatti, si può ammirare in piazza Brà, la famosa Arena. 

I dintorni di Verona sono forse fra i più amati dai turisti tedeschi che amano rilassarsi fra le sponde del lago di Garda mentre sorseggiano, all’ombra di un cipresso, un buon bicchiere di vino Lugana. 

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Padova si può raggiungere per visitare l’arte in ogni sua magnifica sfaccettatura sia da un punto di vista architettonico che pittorico senza tralasciare l’aspetto culturale.

La più antica università al mondo è stata fondata qui e anche il più antico orto botanico che rientra a pieno titolo come Patrimonio dell’Unesco.

La sua piazza è una delle più estese al mondo dopo quella russa e il sabato non può mancare un piatto di “folpetti” con un bicchiere di spritz. Prima, però, si dovrà passare a salutare Sant’Antonio nella basilica in cui riposano le sue spoglie. Tra l’altro è anche uno dei santi protettori di noi viaggiatori!

E ancora: perché visitare il Veneto?

Possagno, in provincia di Treviso, ospita la Gipsoteca dedicata allo scultore Antonio Canova, formatosi a Venezia e divenuto famoso in tutto il mondo grazie alle sue statue neoclassiche.

Sembra quasi impossibile che un blocco di marmo possa svelare tanta delicatezza, eppure sotto mani esperti ogni cosa può essere plasmata e trasformata in arte.

Sulla cima del monte Grappa riposano i deceduti del conflitto mondiale affinché rimanga come monito alle generazioni che la guerra serve solo a distruggere e a rimpiangere.

Migliaia di soldati riposano in piccole tombe bianche uguali l’una all’altra a simboleggiare che non c’è nessuna differenza di bandiera o di nazionalità nella morte. 

 

Ci sarebbe ancora da parlare delle città murate come Marostica, Montagnana e Cittadella che permettono di fare un salto nel passato e di sognare a occhi aperti ma ne lascerei da parte moltissime altre e non mi sembra giusto!

 

Perché visitare il Veneto? Per vedere le mura di Cittadella

 

Elemento acqua

Come ho già detto in precedenza il mare lambisce le coste veneziane ma anche quelle padovane e rodigine. In particolare una gita nel “Parco Naturale Regionale del Delta del Po” sorprende per la sua varietà naturalistica.

Molte specie animali soprattutto pesci, insetti e uccelli hanno trovato in questo luogo un habitat ideale nel quale soggiornare e riprodursi. Ciò ha richiamato, di conseguenza, moltissimi turisti orientati al bird watching o alla vacanza immersi nella natura. 

I tour e le pratiche sportive sono innumerevoli e richiedono più che un semplice giorno di pernottamento. D’altronde per avvicinarsi alla natura ci vuole pazienza e sensibilità affinché essa si sveli in tutta la sua magnificenza.

Invece, le località marittime più amate sono Jesolo, Caorle, Eraclea, Cavallino Tre ponti e Sottomarina senza dimenticare le sopracitate isole della laguna veneziana.

 

Frangente di roccia con lago del mis perfettamente pulito come il nostro contributo all'ambiente può essere utile

 

Anche i fiumi e i laghi hanno un loro seguito: si tratta di turisti più avventurosi che si divertono a fare canoa, rafting, stand up paddle, hydrospeed o un semplice giro in barca. 

Le imbarcazioni più particolari sono però quelle di origini veneziane ovvero la gondola e il burchiello (o la burchiella). Il primo si può provare a Venezia, il secondo lungo la riviera del Brenta e nel Piovego a Padova.

I laghetti nella provincia di Belluno, invece, creano quelle formazioni chiamate “marmitte” che sembrano delle piscine naturali con annessa cascata cervicale!

L’acqua ovviamente è gelata e non sempre è possibile bagnarsi ma rimangono uno spettacolo davvero unico come testimoniano i “Cadini del Brenton” nella zona del lago del Mis.

Natura e percorsi enogastronomici: perché visitare il Veneto

Un altro sito UNESCO sono le Dolomiti: queste rocce dalle sfumature rosate che si accendono alla luce del sole e riflettono la sacralità della natura. Le foto non rendono giustizia alla realtà, per quanto siano affascinanti non trasmettono l’emozione che si prova trovandosi al loro cospetto.

Queste catene montuose fanno parte del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi che si estende dalla Valbelluna fino ai confini friulani e trentini e propongono anche una ricca esperienza sensoriale e gustativa. 

A Busche si possono assaggiare i migliori formaggi del Bellunese ma anche Asiago non scherza, ritrovandosi negli scaffali dei migliori negozi o centri commerciali esteri.

L’anno scorso, poi, sono entrate a far parte del Patrimonio UNESCO anche le colline trevigiane del Prosecco che si estendono per chilometri senza mai fermarsi e offrono un panorama davvero suggestivo. Le colline, soprattutto quelle beriche e euganee, sono una meta ideale per chi ama andare in bici, a piedi o in moto.

Piccoli borghi incantati come Arquà Petrarca rimangono intatti come scrigni segreti del tempo, mentre nella profondità della terra acque ricche di minerali affiorano dando vita a città termali come Abano o Montegrotto Terme.

 

Perché visitare il veneto: A Casera Ere nel comune di San gregorio nelle alpi

 

A queste mete si abbinano anche le proposte trekking e montagna e quelle dell’anima contadina che lavora instancabilmente per produrre i prodotti migliori.

Bettole, osterie e agriturismi sono le mete preferite dei veneti che le eleggono come tappa domenicale dove poter bere del “vin bon” e mangiare un buon “panin co a soppressa“.

La natura in Veneto è stata estremamente generosa e pertanto può vantarsi di avere dei prodotti alimentari di eccellenza conosciuti in tutto il mondo. Insomma, per farti capire, è quel luogo in cui dici: “La dieta la comincio lunedì”!

 

Ho tralasciato di nominare molte località turistiche per ovvie scarsità di spazio ma spero sia emerso l’amore che ho per questa terra che tanto sa dare a chi la sa apprezzare e soprattutto che sia riuscita a rispondere alla domanda sul perché visitare il Veneto. Che fai, allora, ci vieni? 😉

 

Ulteriori approfondimenti li trovi qui:

Padova antica città d’acqua? Eppure fino a poco tempo fa Padova antica poteva vantare una riviera paragonabile a quella del Brenta. Fu solo negli anni ’50 e con l’incremento sconsiderato del boom edilizio che perse la sua antica identità per acquisire quella nuova di “città del Santo”.

Ma non solo, Padova è conosciuta per l’Università, per la Cappella degli Scrovegni, per il caffè Pedrocchi, per la piazza delle Erbe e molte altre attrattive. Quindi, iniziamo con ordine e scopriamo il passato di Padova antica, quando era considerata una città d’acqua.

Le origini della Padova antica

 

Se potessimo andare a ritroso nel tempo, durante il periodo della Serenissima, quando Venezia era una delle potenze marinare più invidiate al mondo, scopriremmo che Padova è stata un punto di snodo commerciale molto importante.

La sua fortuna fu in maggior parte dovuta all’intersezione di due fiumi importanti: il Bacchiglione e il Brenta. Il primo permetteva il trasporto di materiale come roccia e silice dai colli euganei, mentre il secondo favoriva il trasporto del legname direttamente dall’Altopiano dei Sette Comuni.

Le merci attraversavano la Riviera del Brenta, in cui si trovavano le ville dei patrizi veneziani, fino a giungere sul Canal Grande nella Repubblica di Venezia.

Per cui Padova, officiando della presenza dell’acqua, aveva costruito una serie di mulini e di chiuse che creavano dei quartieri ben definiti in cui si alternavano i vari artigiani.

 

Padova antica: mura difensive lungo il Piovego

Mura difensive lungo il Piovego

 

Scoprire Padova

 

LA CAPPELLA DEGLI SCROVEGNI

Arrivando dalla stazione dei treni si dovrà superare Corso del Popolo per giungere al prezioso lascito del pittore Giotto: la Cappella degli Scrovegni.

Si tratta di una cappella affrescata dal maestro toscano nel ‘300 in cui illustra tre temi principali:

  • gli episodi della vita di Gioacchino e Anna;
  • alcuni episodi della vita di Maria;
  • gli episodi della vita e morte di Cristo.

Sotto a questi riquadri sono esposti degli affreschi che illustrano le allegorie dei Vizi e delle Virtù. La cappella faceva parte di un castello che è stato completamente distrutto dall’antico proprietario. La stessa doveva fare la medesima fine ma grazie all’intervento della città, si salvarono le opere e divenne proprietà del Comune di Padova.

 

MUSEI CIVICI EREMITANI

Un altro sito di notevole importanza storica sono i Musei Civici Eremitani che espongono reperti romani e pre-romanici e opere d’arte risalenti ai secoli XIV fino al XVIII. Vicino si trova la Chiesa degli Eremitani eretta nel 1276 che conserva alcune opere del Mantegna.

I Musei civici Eremitani di Padova raggruppano il Museo archeologico e il Museo d’arte medioevale e moderna. Dal 1985 sono ospitati nei chiostri dell’ex convento dei frati eremitani e custodiscono il preziosissimo crocifisso di Giotto.

Il quale fu costruito fra il 1303 e il 1305 su una tavola di pioppo con oro e tempera, dalla dimensione di 223 X 164 cm e proviene dalla Cappella degli Scrovegni. È una rappresentazione stilistica nuova, in quanto la figura del Cristo risulta con il corpo verso il basso, gravato dal suo stesso peso.

 

caffè pedrocchi

Il retro del Caffé Pedrocchi e le sue varie architetture

 

CAFFÈ PEDROCCHI

Una tappa al salotto della città è d’obbligo! Sto parlando del famoso Caffè Pedrocchi che deve la fama all’abilità del suo fondatore, il bergamasco Francesco Pedrocchi.

La sua idea era quella di creare uno spazio ricreativo culturale e intellettuale nella Padova antica in cui i viaggiatori, i commercianti, i militari, gli studenti e gli accademici potessero incontrarsi.

In quest’ottica diede vita al Caffè Pedrocchi nel 1831 pensato per essere aperto 24 ore su 24, conferendo così a Padova antica la fama di  “città senza porte“.

Ma l’idea rivoluzionaria fu di lasciare il locale aperto a tutti, anche a chi non poteva permettersi una consumazione. A tutti i clienti, infatti, veniva servito il quotidiano e un bicchiere d’acqua, sia che consumassero o meno. Ancora oggi chi prende un caffè al banco può sedersi nella Sala Verde senza che nessun cameriere possa richiedere un supplemento.

Più tardi, il figlio Antonio ereditò il locale e si preoccupò di acquistare tutti i palazzi adiacenti, creando così una specie di isola nella quale l’avventore poteva rinchiudersi e trovare in esso un rifugio sicuro.

I clienti abituali erano soliti consumare la specialità del locale: il Caffè Pedrocchi ovvero una gustosa bevanda al caffè arricchita da un dolce strato di menta. Questa usanza è rimasta intatta nel tempo anche se la si accompagna all’aperitivo veneto per eccellenza.

Quasi fosse il richiamo del muezzin, all’ora dell’aperitivo la comunità padovana si riunisce a bere lo Spritz e chi lo preferisce, può sorseggiare l’ultima novità, chiamata P31 Green Spritz.

Si tratta di un aperitivo composto da oltre 20 erbe officinali e aromatiche a cui si legano le fresche note dell’Assenzio a cui si aggiungono Prosecco, seltz, ghiaccio e lime.

 

lungo il piovego abitazioni padovane

Padova antica e moderna

 

PALAZZO BO

Da piazza Garibaldi si continua fino a raggiungere Palazzo Bo, sede dell’Università di Padova. Il nome deriva da una locanda aperta da un macellaio, chiamata Hospitium Bovis, con l’insegna di un bucranio, una testa di bue, ancora oggi simbolo dell’Università. Il “bo“, infatti, nel dialetto veneto significa proprio bue, ed era il simbolo della corporazione dei macellai.

Furono un gruppo di studenti dell’antica Università di Bologna a dare vita a questa sede nel 1222 per avere maggiore libertà di azione e di studio. Si trova il più antico Teatro Anatomico al mondo e si può visitare il pulpito da cui insegnava Galileo Galilei nell’Aula Magna.

In questa università si laureò in teologia anche la prima donna al mondo, tale Elena Lucrezia Cornaro, che dovette combattere affinché la Chiesa riconoscesse il suo titolo. Ancora oggi in questo edificio si tengono le lezioni ed è sede del rettorato.

 

università di padova

 

 

PALAZZO DELLA RAGIONE

Le piazze principali della città sono due: piazza delle Erbe e piazza dei Frutti. Si può già immaginare dal nome la dislocazione dei vari commercianti che persiste nel tempo.

A dividerle il maestoso Palazzo della Ragione, sede giudiziaria della Padova antica medievale carrarese, realizzato tra il 1238 e il 1239 e che conserva l’imponente cavallo ligneo, capolavoro del Donatello.

Sotto, ancora oggi sopravvive il mercato coperto, in cui si trovano i macellai e i pescivendoli. Al sabato è consuetudine per i padovani consumare una porzione di polpo lesso, cucinato secondo la migliore tradizione padovana.

Opposto al Palazzo della Ragione c’è il quartiere ebraico, dove vennero rinchiusi secondo un decreto della Repubblica della Serenissima, gli ebrei che vivevano in città. La sera veniva chiuso il portone e non potevano né entrare né uscire.

Oggi la zona è frequentata soprattutto nell’ora dello Spritz dagli universitari che si riversano nelle numerose osterie per consumare qualche “cicchetto”.

Vicino alle piazze si possono visitare la Loggia del Consiglio o della Gran Guardia, sede del comando militare austriaco e la piazza dei Signori con la famosa Torre dell’Orologio, in cui sono raffigurati i segni dello zodiaco.

Ma se guardi attentamente, ti accorgerai che manca il segno della Bilancia! Per quale motivo?

Secondo alcune fonti si ipotizza che l’artista non fu pagato dal committente e che abbia deliberatamente “dimenticato” il segno, simbolo tra l’altro di giustizia. La collocazione dello stesso rimane tuttora avvolto dal mistero.

 

stand dei folpi, la folperia

 

 

PRATO DELLA VALLE E DINTORNI

Più spostati rispetto al centro storico si trovano vicini l’uno all’altro Prato della Valle, la Basilica di Sant’Antonio da Padova e l’Orto Botanico.

La geometria della piazza di Prato della Valle è alquanto insolita ed è una fra le più estese in Europa (al primo posto figura la piazza Rossa di Mosca). Risale alla fine del XVIII secolo ed è un’isola ellittica centrale, chiamata isola Memmia.

È circondata da una canaletta artificiale alimentata dal canale Alicorno. Lo stesso è sormontato da un doppio anello di statue di stile rinascimentale, con una circonferenza esterna di 1450 metri.

La sua bellezza è impressionante e l’alternanza di statue, prato e piante, la fanno sembrare viva e in movimento. Da Prato della Valle si scorge sullo sfondo la Basilica di Sant’Antonio da Padova, in cui riposano le spoglie dell’omonimo santo originario del Portogallo.

Ogni anno viene visitata da circa 3,5 milioni di fedeli che arrivano da tutto il mondo per poter pregare da vicino il proprio santo protettore. Nella piazza del Santo, antistante, si trova il monumento equestre Gattamelata, opera di Donatello.

All’interno della Basilica, sull’altare maggiore, il costruttore Camillo Boito ha sistemato sculture bronzee, statue e formelle di varie dimensioni sempre di Donatello.

A qualche centinaio di metri di distanza da Prato della Valle si trova infine il Giardino Botanico, uno dei più antichi al mondo e considerato Patrimonio dell’UNESCO.

 

Non puoi andartene da Padova antica senza conoscere le avventure di un personaggio alquanto caratteristico:

Grazie allo IAT ho avuto la possibilità di visitare il centro storico medievale di Cittadella e di fare un giro completo delle sue mura. Il comune si trova nelle vicinanze di Bassano del Grappa e di Castelfranco Veneto e quindi ai confini con le province di Vicenza e Treviso.

Come raggiungere Cittadella

 

Se si arriva in auto o in camper i parcheggi si trovano al di fuori delle mura. Cittadella si trova a 29 km da Padova, 22 km da Vicenza, 38 km da Treviso e 14 km da Bassano del Grappa. Si trova lungo la direttrice Padova Trento nella Statale 47 Valsugana e la S.R. 53 Postumia tra Vicenza e Treviso.

Dalla stazione dei treni e delle corriere di Padova ci sono numerosi collegamenti per raggiungere Cittadella: il tragitto è di circa 30 minuti.

 

vista sul centro storico medievale di cittadella

 

Centro storico medievale di Cittadella

 

Il centro storico si trova all’interno delle mura che sono rimaste fortunatamente intatte nel tempo. Per questo il comune ha deciso, in un progetto piuttosto recente, di riqualificare i punti non percorribili regalando alla comunità uno dei sistemi difensivi più belli in Europa.

La risonanza storica la percepisci non appena ti appresti a percorrere la cinta muraria. Sono difatti numerosi i turisti, di origine europea, che scelgono di visitare Cittadella. Non solo per l’indiscutibile bellezza delle mura ma anche per la meravigliosa vista a 360 gradi sui territori circostanti.

L’ingresso costa 5 euro e spesso c’è la possibilità di fare il camminamento in orario serale godendo di uno spettacolare tramonto. Per informazioni rivolgiti all’ufficio turistico dello IAT.

Le porte di ingresso nel centro storico di Cittadella sono quattro: Porta Bassano, dove si trova l’ufficio del turismo e l’ingresso al camminamento sulle mura, Porta Vicenza affrescata con l’immagine della Crocifissione, Porta Padova con l’orologio e l’antica campana e i giardini pubblici a lato e Porta Treviso affrescata con l’immagine dell’Incoronazione della Vergine e l’Annunciazione.

 

mura di cittadella in città

 

La storia del centro storico medievale di Cittadella

 

La città nasce attorno al 1220 quando Padova decide di creare un’area di controllo sulle province rivali di Treviso e Vicenza. E lo fa lungo la via Postumia, l’antica arteria romana che collegava Genova ad Aquileia.

Negli ultimi anni c’è un lavoro di recupero della via Postumia, in cui è stata coinvolta anche Cittadella, attraverso servizi di segnalazione con frecce gialle. Nel sito www.viapostumia.eu ci sono tutti i dettagli per percorrerlo, informazioni sul pernottamento e i punti di ristoro.

Successivamente il dominio passa al tiranno Ezzelino da Romano che controllava buona parte dei territori circostanti. In questo periodo decide di costruire all’interno della Torre di Malta un luogo di detenzione per i suoi nemici.

Tra il ‘300 e il ‘400 il comune ritorna sotto la potestà padovana della famiglia dei Carraresi che lascia in ricordo sulla torre di porta Bassano il suo stemma.

Nel 1406 passò sotto la direzione della Repubblica di Venezia e infine, dopo il passaggio di Napoleone e la guerra che portò la costituzione del Regno d’Italia, Cittadella ritornò ad appartenere alla giurisdizione di Padova, tranne nel periodo della parentesi austriaca.

 

arena spettacoli nel centro storico medievale di cittadella

Gli edifici più importanti

 

Al centro della scena della vita cittadina c’è il Duomo costruito tra il 1774 e il 1826 da tre differenti architetti. Conserva al suo interno “La cena di Emmaus” di Jacopo da Ponte, il “Lamento sul corpo di Cristo” di Andrea da Murano e “La Flagellazione” attribuita a Palma il Giovane.

Il Palazzo Pretorio nei pressi di porta Treviso è sede di mostre temporanee mentre nell’antichità serviva come alloggio dei potestà inviati dal comune di Padova prima e dalla Serenissima poi. L’ingresso è composto da marmo rosato e l’interno è decorato con finta tappezzeria a bande verticali.

Il Teatro Sociale a Porta Vicenza è stato curato da importanti artisti che hanno lavorato su progetti maestosi come la Fenice di Venezia e il Caffè Pedrocchi a Padova. Gli affreschi, infatti, appartengono a Francesco Bagnara e rappresentano fiori, amorini e figure allegoriche, mentre la facciata neoclassica è opera di Giuseppe Japelli.

La Chiesa di Santa Maria del Torresino vicino a Porta Padova conserva un importante crocifisso ligneo, un pulpito e una vasca marmorea di epoca medievale.

Il Palazzo della Loggia invece conserva gli stemmi dei potestà veneti e il bassorilievo del Leone di San Marco che fu nascosto durante il periodo di conquista napoleonica.

Il Palazzo del Municipio Andrea Mantegna nasce sull’edificio che ospitava le scuole elementari dedicate a Vittorio Emanuele II. È considerato il simbolo dell’architettura moderna della città.

All’esterno del centro storico si trova il Cimitero Militare austro-ungarico che raccoglie le salme di circa 17.000 caduti. I deceduti sono sepolti in file regolari di croci bianche, identiche l’una all’altra, creando un impatto visivo emozionante.

 

Duomo di cittadella nella piazza principale

 

Prodotti tipici

 

Cittadella ha il suo aperitivo e si chiama Mesoevo. L’idea è venuta al Caffè Milano, in Piazza Martiri della Libertà, vicino all’autostazione.

La ricetta è composta dal liquore Strega, il Mezzo e Mezzo del Nardini, selz, uno spicchio di limone e foglie fresche di menta.

Il liquore Strega era la passione dello scrittore Hemingway. In un passaggio del racconto “La scomparsa di Pickles Mc Carty” diceva:

 

“Hai tu mai visto il sole sorgere, almeno una volta, dal Monte Grappa, o sentito nel sangue dentro di te il crepuscolo di giugno sulle Dolomiti? O gustato il liquore Strega a Cittadella?”

 

Da buon intenditore Hemingway sapeva apprezzare la qualità quando la riconosceva…

Ma l’aperitivo non è molto leggero, per cui è meglio consumarlo a stomaco pieno. Ti consiglio perciò di assaggiare la Dama dei Carraresi, il dolce di Cittadella.

La ricetta è frutto dell’idea di Massimo Beghin e Francesco Rossi, che hanno voluto creare un dolce dal colore dell’oro ricoperto da zucchero a velo.

Il bistrot lo trovi in centro storico in via Marcon e solo lì puoi assaggiare questa magica ricetta che affonda le radici nel passato e nella tradizione cittadellese. Il nome del locale è Carraresi Bistrot.

 

saliscendi lungo la cinta muraria del centro storico medievale di cittadella

Arte moderna nel centro storico medievale di Cittadella

 

Nel centro storico medievale di Cittadella da qualche tempo campeggiano delle opere di arte contemporanea realizzate da Rabarama. L’artista originaria di Roma si è trasferita da giovanissima a Padova.

Quella che ha destato più scalpore è denominata Co-Stell-azione. L’idea è quella di rappresentare un viaggio tra le stelle, attraverso la figura di un uomo accovacciato in un’espressione di serenità. L’opera è interamente in alluminio e salta subito agli occhi per la sua particolarità.

Non tutti i cittadellesi sono unanimi nel considerare l’opera apprezzabile ma ti confesso che l’impatto è talmente forte da suscitare molteplici sensazioni. D’altronde questo è lo scopo dell’arte moderna e a mio avviso l’artista ha colpito nel segno.

Il borgo di Montagnana ha diverse riconoscenze, vuoi scoprire quali sono? Leggi l’articolo e vorrai organizzare presto anche tu una visita!

Quest’anno è sfociata in me la passione per i borghi. Forse un desiderio di ritornare alle radici e riscoprire i comuni meno rinomati pertanto più caratteristici.

Grazie all’associazione Visit Montagnana e Murabilia, ho avuto la possibilità di camminare fra le stradine acciottolate e ammirare le mura imponenti che ne difendono la città.

Borgo di Montagnana: uno dei borghi più belli d’Italia

 

Il borgo di Montagnana è considerato fra i più belli d’Italia secondo l’associazione che si occupa di stilare una classifica nazionale. Crocevia storico e protettorato della Repubblica di Venezia, ha visto l’ingerenza di famiglie provenienti da tutto il Veneto.

Qui infatti hanno dominato, nel corso dei secoli, Ezzelino da Romano, i Carraresi, gli Estensi e molti altri. Lasciando ognuno la traccia del proprio passaggio. Per questo oggi ogni mattone delle mura e ogni sanpietrino del manto stradale nasconde una leggenda.

Sono arrivata un martedì mattina grazie all’ospitalità di Visit Montagnana, un associazione privata che si occupa di valorizzare il borgo attraverso manifestazioni e incontri con vari rappresentanti.

Faceva freddo ma non c’era nebbia perché il territorio è protetto in parte dai colli berici e in parte dai colli euganei, assicurando un clima umido ma comunque ventilato.

Mi sono subito incontrata con Silvia, la preparatissima guida che mi avrebbe accompagnato a scoprire i segreti della cittadina. Silvia è stata la guida che ogni travel blogger sogna: gentile, simpatica ma soprattutto appassionata e competente.

 

Diventa tutto più magico se le esposizioni storiche sono permeate dalla passione.

 

Il primo edificio che abbiamo visitato è stato il duomo di Santa Maria Assunta in piazza Vittorio Emanuele.

L’architettura è di richiamo gotico-rinascimentale e all’interno viene conservata la tela di Paolo Veronese conosciuta come la “trasfigurazione di Cristo“, mentre l’affresco nell’abside dell’altare maggiore, “l‘assunzione di Maria“, è di Giovanni Buonconsiglio, un’artista che lasciò diverse opere al duomo.

Un’altra tela che salta subito agli occhi è quella di Giulio de Rossi che descrive in modo quasi perfetto la battaglia di Lepanto tanto che la scena sembra sia stata vissuta dal pittore stesso.

All’entrata invece, restaurate da tempo, ci sono due tele attribuite probabilmente al Giorgione, raffiguranti Giuditta e David.

 

duomo di montagnana nel Borgo di Montagnana

 

Borgo di Montagnana: bandiera arancione del Touring Club Italiano

 

A Castel San Zeno, si trova invece l’ufficio del turismo, il museo Civico, la biblioteca e il mastio di Ezzelino dal quale si può accedere per visitare dall’alto il territorio circostante.

La vista è sensazionale: da una parte all’altra si può ammirare la campagna e i polmoni verdi costituiti dai colli Berici e Euganei. Sullo sfondo si possono anche vedere le Prealpi, i monti Lessini e con molta fortuna le montagne del Brenta.

Io, purtroppo, non ho avuto questa fortuna perché c’era un po’ di foschia che ha comunque regalato delle immagini suggestive.

Il Museo Civico si divide in tre piani: il piano terra è dedicato alla sezione archeologica e ai ritrovamenti romani fatti nella zona.

Nel piano superiore trova alloggio la sezione medievale e moderna e infine, il secondo piano, comprende i lasciti musicali dei due tenori originari di Montagnana Aureliano Pertile e Giovanni Martinelli.

Oltre al Duomo, nel borgo di Montagnana, c’è un’altra chiesa imponente dedicata a San Francesco; oggi salvaguardata dall’ordine delle monache Clarisse.

All’interno del comune troviamo anche l’antico Ospedale Civile, adibito nei tempi antichi a ricovero, oggi trasformato in banca, simbolo anch’esso della presenza dei templari.

Le forme attuali dell’antico ospedale sono quattrocentesche ma è possibile che sorga su una struttura duecentesca, officiata forse, in origine, dai templari.

 

lungo le mura di montagnana

 

Le mura di Montagnana

 

Le mura di Montagnana sono considerate le meglio conservate al mondo e sono state da tempo inserite nei Luoghi del Cuore dal Fai.

Se è vero che il borgo di Montagnana ha una lunghezza di circa 800 metri è altrettanto vero che la lunghezza delle mura che la circondano è di circa 2 chilometri.

Attorno correva il Fiumicello, un canale derivante dal fiume Frassine, che ostacolava l’avanzata dei nemici.

Le mura sono composte da 24 torrette e 4 entrate principali: porta Padova, dove si trova il Castel San Zeno e il Mastio di Ezzelino, porta Vicenza dove scorre ancora una piccola parte del fiume antico, porta Legnago dove si trova la Rocca degli Alberi e porta XX Settembre dove ora si può raggiungere la stazione dei treni.

In particolare, in porta Vicenza, durante la sagra dell’Assunta, si procede all’allagamento di un vallo dell’antico fossato ricreando la figura storica difensiva del borgo.

La Rocca degli Alberi, opera dei Carraresi di Padova, è stata il caposaldo della difesa cittadina, concepita per bloccare qualsiasi possibilità di attacco.

Verso gli anni ’60 venne adibita a ostello mentre oggi è chiusa nell’attesa di diventare proprietà del comune.

Prima della sosta pranzo abbiamo girato ancora scoprendo altre bellezze. Il palazzo Sanmicheli oggi Municipio che spicca rispetto a tutti gli altri edifici adiacenti per dimostrare la sua superiorità.

Palazzo Magnavin-Foratti forse residenza di Giacoma da Leonessa, moglie del condottiero Gattamelata. E, infine, la famosissima Villa Pisani, opera del Palladio ed entrata a far parte del Patrimonio dell’Unesco.

La villa non è visitabile in quanto privata se non tramite un tour organizzato direttamente dall’associazione Murabilia.

 

borgo di montagnana con viole in fiore, borgo di Montagnana

 

Osteria Due Draghi nel borgo di Montagnana

 

All’ora di pranzo mi sono fermata per una sosta all’osteria due Draghi, un ristorante tra i più rinomati della città che propone sia piatti veloci e freschi, sia un servizio ristorativo di tutto rispetto.

Tra i piatti proposti c’erano dei deliziosi maccheroncini con puntarelle, briè e olive taggiasche. Essendo un’amante delle puntarelle l’ho subito ordinato. Una squisitezza che fatico a dimenticare!

Il personale poi è stato di una gentilezza unica e il servizio impeccabile. Con la pancia piena e soddisfatta sono scesa al piano sotterraneo a visitare la peculiarità del ristorante: un’antica cantina con carbonaia del ‘500.

Ma è anche un luogo perfetto per l’aperitivo tanto da essere stato insignito nel 2004 da APEROL come “grande locale spritz del Veneto”. Ti consiglio di dare un’occhiata al menu e al sito del ristorante ti farà venire subito voglia di prenotare un tavolo!

 

taverna con tavoli apparecchiati dell'enoteca due draghi

 

Prosciuttificio Fontana

 

Terminato il pranzo sono andata a visitare il Prosciuttificio Fontana, uno tra i più antichi della città, che produce il prodotto D.O.P. Prosciutto Veneto.

La famiglia Fontana ha fondato la sua azienda nel 1919 e da allora ha continuato a produrre prosciutti di grande qualità.

La loro priorità è di mantenere invariata la lavorazione del prodotto. L’unico ingrediente usato è il sale ed è tassativamente escluso l’uso di nitriti. Il gusto pertanto rimane leggermente dolce e la stagionatura varia fino a raggiungere i 18 mesi.

Il Prosciuttificio Fontana fa parte del consorzio di Tutela del Prosciutto Veneto Berico-Euganeo D.O.P., al quale fanno parte altri 14 comuni oltre a Montagnana: Saletto, Ospedaletto Euganeo, Este, Noventa Vicentina, Sossano, Sarego, Lonigo, Alonte, Orgiano, Pressana, Roveredo di Guà, Pojana Maggiore, Barbarano e Villaga.

Tutti rispettano le stesse regole della produzione regalando un prodotto totalmente genuino e di alta qualità adatto a qualsiasi dieta.

 

fila di prosciutti in stagionatura

 

Una volta uscita dall’azienda mi sono accorta che il sole stava iniziando a tramontare e a portare via con sé gli ultimi bagliori di luce.

Ho fatto un ultimo giro per memorizzare il paesaggio e, facendo gli ultimi passi verso l’auto, mi sono resa conto che le onorificenze conseguite da Montagnana sono tutte meritate.

 

Non è solo un borgo, ma un pezzo di storia che racconta le vicissitudini di un popolo nel corso delle varie epoche.

Forse proprio per questo il Giorgione ha voluto ritrarla in un dipinto a sanguigna, per non scordare la sua importanza.

 

Se hai interesse a visitare il borgo e a conoscerlo più approfonditamente ti consiglio di partecipare agli eventi promossi da Murabilia che propone passeggiate, biciclettate e itinerari particolari.

Per avere maggiori informazioni su come raggiungere il borgo di Montagnana puoi consultare il sito Visit Montagnana e la pagina Facebook abbinata.

 

porta di ingresso al borgo di montagnana

 

Cosa vedere ancora nei dintorni?

Il borgo di Arquà Petrarca si nasconde fra i colli euganei in una cornice dall’impronta medievale e tinteggiata di verde. In questo luogo il poeta Francesco Petrarca ha scelto di lasciare le sue spoglie, restituendo alla città tutto l’amore che qui aveva trovato.

Situato nei pressi di Monselice e vicino alle famose cittadine termali di Abano e Montegrotto, il borgo ha un prodotto tipico di eccezione: la giuggiola.

Non l’hai mai sentita nominare? Eppure secondo me anche tu in un momento della tua vita sei andato “in brodo di giuggiole“…

 

Chiesa di Arquà Petrarca

 

Il nome deriva, probabilmente, da Arquata Montium una parola latina che significa “chiostra dei monti”, data forse dalla sua posizione ai piedi del monte Piccolo e del monte Ventolone. Mentre Petrarca è stata aggiunta successivamente in onore del poeta toscano.

Le origini conosciute risalgono all’età del bronzo grazie al ritrovamento di una residenza preistorica nei pressi del vicino laghetto della Costa che le ha fatto guadagnare anche il riconoscimento dell’Unesco come uno dei siti palafitticoli delle Alpi.

Ma non è l’unica onorificenza conseguita. Il comune, infatti, è stato inserito tra i borghi più belli d’Italia posizionandosi al secondo posto dopo Venzone in Friuli Venezia Giulia (classifica 2017).

Ai piedi della cittadina e, all’interno, si trovano i parcheggi a pagamento dove puoi tranquillamente lasciare la macchina: 4 € per mezza giornata, 6 € per la giornata intera.

Salendo le strette vie acciottolate noterai subito il rigore e la compostezza del comune dove ogni dettaglio è curato nei minimi particolari per presentarsi al meglio al visitatore.

 

Lavatoio sulla strada che sale al borgo di Arquà Petrarca

 

Monumenti ed edifici storici nel borgo di Arquà Petrarca

 

Se arrivi da Monselice ti avvicinerai al borgo da via Fontana, alla tua destra noterai svettare il campanile della chiesa di Santa Maria Assunta dove riposano, all’esterno dell’edificio, le spoglie di Francesco Petrarca. Più in basso, in piazza Fontana, l’antico abbeveratoio e lavatoio pubblico e la fontana del Petrarca.

Io ci sono andata verso mezzogiorno e quindi, prima di visitare il borgo in ogni suo angolo, mi sono fermata a mangiare qualcosa.

Una volta riempita la pancia ho proseguito a visitare il monumento ai Caduti da dove si gode un ottimo panorama sulla campagna circostante e ci si può fermare per un momento di raccoglimento.

Poi ho attraversato l’oratorio di Santa Trinità e la loggia dei Vicariedifici di importanza storica per la città.

In via Valleselle si trova l’ultimo domicilio del poeta, ora riconvertito a museo, che espone un video introduttivo, una mostra fotografica riservata alle tappe principali della vita del Petrarca e i suoi itinerari.

La casa è suddivisa in due piani: il pianoterra dove viveva il Petrarca e il piano superiore riservato alla servitù. Un particolare che subito noterai è il corpo mummificato di un gatto.

 

Si narra siano le spoglie dell’amata gatta del Petrarca, la compagna fedele dei suoi studi. Ma si sussurra che, in realtà, sia una leggenda inventata per scherzo da uno degli inquilini successivi dell’edificio.

 

Casa museo del Petrarca

 

Il museo-casa del Petrarca è aperto nei seguenti orari:

Da marzo ad ottobre: dalle 9 alle 12.30 e dalle 15 alle 19.
Da novembre a febbraio: dalle 9 alle 12.30, dalle 14.30 alle 17.30.

Il costo del biglietto di entrata è di € 4,00.

 

tomba del petrarca nel borgo di arquà petrarca

 

Prima di andartene ti consiglio di provare il famoso “brodo di giuggiole“: esiste davvero e si tratta di un liquore dolce. Cerca, però, il prodotto originale quello fatto ad Arquà Petrarca, come quello dell’Azienda Agricola Scarpon.

Se vuoi visitare il borgo fallo durante il fine settimana in occasione della “Festa dell’Olio Novello” che si svolge la domenica di metà novembre. Mentre la “Festa delle Giuggiole” si svolge ogni anno nelle prime due domeniche di ottobre. Non mancare!

L’orto botanico di Padova è uno dei siti patrimonio dell’UNESCO nonché uno dei giardini didattici più longevi del mondo. Il giardino è visitato da studiosi di tutto il mondo e ancora oggi sorprende per la sua diversità e completezza.

Storia dell’Orto Botanico

 

L’orto botanico di Padova è uno dei gioielli nascosti della storia italiana. Fondato nel 1545 grazie a una delibera del Senato della Repubblica di Venezia accolse fin da subito una grande varietà di piante e fiori da tutto il mondo.

Essendo Venezia una repubblica marinara, poteva vantare numerosi navigatori che viaggiavano in tutto il globo, portando al loro ritorno una grande varietà di semi.

Nel 1997 venne denominato “orto della scienza” e inserito tra i siti dell’UNESCO. Nel 2014 l’orto venne ampliato e fu aggiunto “Il giardino della biodiversità”. Si tratta di un’area verde di 15 mila ettari all’insegna della sostenibilità.

particolare corteccia colorata di una pianta cinese orto botanico di padova

 

Il parco interno

 

È il più antico orto botanico nato per aiutare gli studenti della vicina università nello studio e nel riconoscimento delle piante medicinali. Possiamo ripartirlo in differenti sezioni:

 

  • Area Hortus Cinctus: del 1545 suddiviso secondo specifici criteri in aree tematiche. Tra queste spiccano: piante officinali, piante velenose, piante endemiche del Veneto e flora dei Colli Uganei. È inoltre presente un Gingko Biloba del 1750 sul quale venne innestato un ramo femminile e la Magnolia Grandiflora del 1786, il più antico esemplare in Europa.

  • Ricostruzioni di ambienti specifici: (roccera antica e macchia mediterranea) dove si trova la famosa Palma di Goethe del 1585. È la pianta più antica dell’orto e ispirò il poeta tedesco a scrivere “la metamorfosi delle piante“. Qui incontriamo anche un cedro dell’Himalaya del 1828, il primo esemplare importato in Italia.

  • Il giardino della biodiversità: provvisto di serre delle varie zone climatiche del mondo.  Attraverso un percorso tra botanica e antropologia racconta la relazione tra uomini e piante durante i secoli nei cinque biomi: dalla foresta tropicale pluviale, alla foresta tropicale subumida, alle aree temperate e mediterranee fino alle zone aride.

 

fiori di colore viola

 

Informazioni utili sull’Orto botanico di Padova

 

Quali sono gli orari dell’orto botanico?

Il parco è aperto tutti i giorni dalle 9 alle 19 da aprile a settembre. Dalle 9 alle 18 nel mese di ottobre e dalle 9 alle 17 da novembre a marzo.

Qual è il periodo migliore in cui andarci?

Ogni stagione ha la sua particolarità e bellezza, difatti il parco è studiato per avere delle fioriture in qualsiasi periodo dell’anno. Inoltre, nel parco delle diversità, le piante sono chiuse all’interno di serre che permettono una temperatura costante adatta alle piante esotiche presenti.

Quanto costa l’entrata?

Il prezzo del biglietto intero è di 10 euro. Per le famiglie, due adulti con massimo 3 bambini fino a 12 anni compiuti, la tariffa è invece di 22 euro.

Una volta entrati è possibile scaricare l’applicazione “orto botanico di Padova” e attivare il bluetooth che interagirà con il dispositivo mobile lungo tutto il percorso per inviare curiosità e approfondimenti del parco.