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Le riserve e safari in Kenya nei parchi nazionali sono una delle esperienze più esaltanti da fare nella vita di un viaggiatore. Non solo per l’impatto ambientale che travolge e stravolge ma anche per l’emozionante incontro con le creature più selvagge del mondo.

Le persone che prenotano una vacanza qui sognano di vedere i big five ossia le cinque specie di animali che sono considerati i re della savana africana, nonché i più pericolosi: gli elefanti, i leopardi, i rinoceronti, i leoni e i bufali.

Io ho avuto la fortuna di soggiornare due volte in Kenya e di poter visitare tre parchi nazionali facendo altrettanti safari ma soprattutto sono riuscita a vedere i big five oltre a tantissimi altri animali.

È un’esperienza che consiglio a tutti perché ci si approccia agli animali nel loro ambiente naturale, venendo così a scoprire l’importanza di proteggerlo e preservarlo.

Informazioni generali

 

La prima domanda che ci si pone è: “Come mi devo vestire?”

Il tragitto dalle località turistiche come Mombasa, Diani, Watamu e Nairobi richiedono qualche ora di viaggio nel ventre dei territori kenyoti.

La terra ha un colore rossastro che si fatica a dimenticare e anche a togliere di dosso! Quanto ho fatto il safari di tre giorni sono salita a bordo di una jeep che aveva il finestrino che non si chiudeva completamente.

Morale della favola, ogni volta che arrivavo in hotel dovevo sciacquarmi la faccia perché ero di colore aranciato. Infatti, la terra africana è piuttosto fina e insidiosa.

Meglio indossare degli occhiali da sole a protezione degli occhi anche in macchina e scegliere dei vestiti non troppo chiari. Mettere in valigia un cappello per ripararsi dal sole, un binocolo per vedere da lontano e maglie pesanti per la sera.

 

visita a una scuola masai

 

I safari si possono prenotare in loco se si viaggia in solitaria tramite:

  • i beach boys: dei ragazzi solerti sempre a caccia di turisti;
  • i tour proposti dagli hotel o dai villaggi turistici;
  • il noleggio di un automobile;
  • l’agenzia viaggio, in fase di prenotazione del viaggio.

Qualora si scegliessero i beach boys è meglio informarsi in anticipo con delle ricerche su internet sui più affidabili e più quotati della zona, onde evitare di incappare in promotori inesperti.

Se invece si preferisce il viaggio in auto bisogna fare molta attenzione al terreno accidentato, a non avvicinarsi troppo agli animali e a fare scorte di benzina.

Infine, non dimenticare di portare una pomata o uno spray antizanzara forte. Sebbene la notte sia fresca è possibile trovarne in prossimità del mare e anche in aperta savana.

Le vaccinazioni antimalarica non sono obbligatorie ma consigliate. Diventano obbligatorie qualora si decidesse di sconfinare in Tanzania, ma non se dalla Tanzania si entra in Kenya.

 

cartina delle riserve e safari in kenya

 

Parchi nazionali, riserve e safari in Kenya

 

Il Kenya è suddiviso in otto aree geografiche:

  • Kenya settentrionale e Kenya occidentale;
  • costa settentrionale e costa meridionale;
  • altopiani centrali;
  • Rift Valley e Masai Mara;
  • Nairobi;
  • savane sud-orientali.

I parchi nazionali, le riserve e i safari si concentrano nella metà meridionale del Kenya, mentre nel Kenya settentrionale si concentrano i visitatori che vogliono fare tappa al lago Turkana.

Gli animali visitabili in questo lago sono gli uccelli acquatici, i coccodrilli, le zebre, i leoni, i ghepardi e le iene maculate.

Possiamo suddividere i parchi più vicini a Mombasa e quelli più vicini a Nairobi dato che sono le città dove fanno scalo con maggior frequenza gli aerei internazionali.

Vicino a Mombasa troviamo:

  • Taita Hills Wildlife Sanctuary: famosa per il Salt Lick logde che permette di soggiornare delle palafitte edificate appositamente per un incontro ravvicinato con gli elefanti;
  • Tsavo East e Tsavo West National Park: il parco più esteso del Kenya e il più vicino a Watamu e Malindi e di fatto il più pubblicizzato dai tour perché permette un tour in soli due giorni (una notte nella savana). È possibile avvistare i big five se accompagnati da una buona dose di fortuna;
  • Shimba Hills National Reserve: l’unica a ospitare le antilopi nere oltre a tutte le altre specie di animali ed è preferita da chi soggiorna a Mombasa o Diani Beach.

A metà strada fra Mombasa e Nairobi si trova l’Amboseli National Park con la sua vista sulla cima del Kilimangiaro. Il territorio è attraversato da tutti gli animali selvaggi africani e anche da diverse specie acquatiche grazie alla presenza di acquitrini e paludi.

 

Amboseli National Park

 

Le riserve vicino a Nairobi sono più numerose:

  • Nairobi National Park: si trova in prossimità della capitale e da qui si può ammirare la natura più selvaggia in contrasto con la modernità di una città urbana ed è facilmente visitabile in giornata;
  • Hell’s Gate National Park: è l’unico che si può visitare a piedi o in bicicletta senza l’ausilio di una guida o di un tour organizzato. Ovviamente ci si trova in un luogo selvaggio e la prudenza non deve essere mai sottovalutata;
  • Aberdare National Park: qui si può incontrare il bongo, un’antilope zebrata molto timida e i big five contornati da un panorama variegato con montagne, torrenti e foreste di bambù;
  • Samburu, Buffalo Springs e Shaba: sono tre riserve aride a nord del monte Kenya dove si concentrano gli animali nel tratto del fiume Ewaso Nyiro per abbeverarsi;
  • Meru National Park: è dalla parte opposta del monte Kenya rispetto ai parchi sopracitati ed è poco pubblicizzato e quindi frequentato sebbene ci sia un’altissima presenza di animali;
  • Masai Mara Game Reserve: è, al contrario, il parco più famoso che continua con il Serengeti in Tanzania e dove si aggira il raro rinoceronte bianco. Da giugno a settembre oltre due milioni di gnu attraversano il fiume Masai Grande per arrivare nel Serengeti e viceversa;
  • Lake Nakuru National Park: nel mezzo della Rift Valley ospita anch’esso degli esemplari di rinoceronte bianco, fenicotteri rosa, il babbuino verde e oltre 400 specie di uccelli.

 

cucciolo di leone (riserve e safari in kenya)

 

Le altre riserve e i safari in Kenya più distanti dai due centri urbani principali sono:

  • Kakamega Forest National Park: una foresta pluviale dove vivono diverse specie di primati tra cui il potto, pipistrelli, il turaco azzurro gigante e oltre 400 specie di farfalle;
  • Saiwa Swamp National Park: una foresta paludosa che ospita all’interno gli animali tipici più del vicino Uganda che del Kenya come lo scoiattolo gigante, il colobo nero, la lontra dal collo maculato. Si possono fare anche dei percorsi a piedi in quanto non si registrano passaggi dei big five;
  • Ruma National Park: in prossimità del lago Vittoria offre rifugio alle antilopi roane e alle rare rondini blu. Facile da percorrere anche in autonomia tranne nel periodo delle piogge.

La mia esperienza con il safari

 

Come già ti anticipavo sono stata due volte in Kenya e ho avuto la fortuna di fare due safari: il primo allo Tsavo East, il secondo sempre allo Tsavo East, a cui ho aggiunto lo Tsavo West e l’Amboseli.

Sono riuscita a vedere i big five e molti altri animali nel loro habitat naturale e ciò che mi ha colpito di più è stata la loro tranquillità impressa dal non non sentirsi minacciati.

Infatti, gli animali presenti nelle riserve e safari in Kenya sono abituati a vedere jeep nei loro territori e, a parte qualche occhiata di controllo, tendono a provare indifferenza nei confronti dei visitatori.

Ovviamente bisogna mantenere le distanze di sicurezza perché gli elefanti, come anche gli altri animali, quando si sentono minacciati passano al contrattacco. In linea generale, però, mantengono inalterato il loro atteggiamento pacato.

 

Riserve e safari in Kenya: la terra rossa africana

 

Il ricordo che mantengo con più affetto è stata la sera al lodge prima di cena quando mi sono seduta ad ammirare il panorama sulla terrazza. Ad un certo punto ho sentito un rumore lontano e soffocato.

Con il passare del tempo il rumore cresceva sempre di più, assomigliava al suono pum-pum-pum dei tamburi masai e la polvere si alzava nel cielo.

Tendendo occhi e orecchie ho finalmente capito da dove provenisse quel rumore: era una fila ordinata di bufali che si stava avvicinando alla pozza d’acqua nei pressi del lodge.

Saranno stati un migliaio di placidi bufali, e più si avvicinavano, e più il rumore si faceva assordante. Penso di essere rimasta almeno dieci minuti con la bocca aperta a osservarli.

Una scena incredibile dai contorni surreali: loro bevevano l’acqua del pozzo come se non ci fossero turisti a immortalarli con le loro fotocamere.

Mai nella mia vita avrei pensato di immergermi in modo così diretto nei processi della natura. Mi sono sentita fuori luogo, come se non meritassi di stare nello stesso posto in compagnia di esseri così maestosi. E invece ero lì smossa da sentimenti di giubilo di fronte alla meraviglia di una sorpresa inaspettata.

Spero che questa lista di riserve e safari in Kenya possa essere di buon auspicio a tutti i viaggiatori per diventare più consapevoli e meno ingombranti in terre che non ci spettano di diritto.

 

Approfondisci la conoscenza del Kenya con i libri di Kuky Gallmann un’ambientalista italiana che ha fondato il Laikipia Nature Conservancy al limitare della Rift valley,

Il giardino Bolasco a Castelfranco Veneto è uno di quei parchi che non ti aspetti, collocato in centro città in zona Borgo Treviso. Attualmente appartiene all’università di Padova che permette l’accesso ai visitatori durante il fine settimana, nei giorni di sabato, domenica e festivi.

Il costo di ingresso è di 3,00 € ma gratuito a chi risiede nel comune di Castelfranco Veneto. Ci sono delle regole ferree da seguire atte a preservare l’integrità del parco stesso.

Per esempio, l’accesso è vietato ai cani, se non a quelli per i non vedenti, non si possono calpestare i prati e il lago non è balneabile perché non sorvegliato.

Ti potranno sembrare eccessive ma queste limitazioni permettono ai visitatori di vivere il giardino Bolasco a 360 gradi, gustando la quiete del luogo e la sua naturale bellezza.

 

villa bolasco

 

La villa

 

Il complesso villa e giardino appartenne alla famiglia Corner durante il periodo del seicento. La loro idea fu quella di adattare alla villa un giardino all’italiana denominato “il Paradiso”.

Per fregiare il complesso si affidarono all’artista bassanese Orazio Marinali e alla sua bottega, i quali crearono ben 52 statue collocate su piedistalli e due destrieri databili fra il 1684 e il 1697.

In epoca ottocentesca la proprietà passò al conte Francesco Revedin che cambiò completamente la struttura del parco. L’attuale conformazione del giardino è rimasta pressoché uguale dalla sua riorganizzazione fatta fra il 1852 e il 1865.

Oltre alla villa, oggi adibita a sala conferenze e altre attività ludico-educative, si può visitare una serra in stile moresco a forma semicircolare, due ponti, un bellissimo esempio di cavana per il ricovero delle imbarcazioni con relativi laghetti, due colombare e un antico maneggio.

La villa all’interno presenta un salone da ballo affrescato da Giacomo Casa da Conegliano, uno scalone dai colori tenui denominato “lo scalone del Meduna” e le scuderie esaltate da materiali insoliti come la ghisa e il ferro.

 

statua di orazio marinali al giardino bolasco

 

Il giardino

 

Il conte Revedin si affidò all’architetto Giambattista Meduna per la sistemazione del parco, il quale a sua volta si fece consigliare da Marc Guignon e Francesco Bagnara.

Assieme ripopolarono il parco con oltre mille piante e progettarono il maneggio assecondando una delle più grandi passioni del proprietario. L’idea fu rivoluzionaria in quanto pensarono al maneggio come a un anfiteatro contornato dalle statue del Marinali disposte in forma circolare.

Le statue rappresentano il mito, l’allegoria e la storia che si rifanno alle arti figurative in voga nel periodo del ‘500. All’entrata dello stesso, i meravigliosi destrieri collocati su alti piedistalli, accolgono i visitatori donando un insieme unico e ricercato.

L’aspetto, nella sua totalità, crea un’immagine elegante e sfarzosa che rimane visibile ancora oggi nonostante l’usura del tempo. Fra le varietà di piante presenti nel parco spicca il particolare Cipresso Calvo con le sue radici che crescono in verticale e a forma conica, nei pressi del lago.

 

biglietto di entrata al giardino bolasco a castelfranco veneto

 

Informazioni sul giardino Bolasco a Castelfranco Veneto

 

Nel sito del giardino Bolasco puoi seguire la guida online per avere informazioni in diretta sulla storia, l’esatta collocazione e rappresentazione delle statue e la spiegazione sui diversi tipi di alberi. Trovi il QR code direttamente sul biglietto di ingresso per accedere alla guida.

In caso di maltempo il parco rimarrà chiuso pertanto è consigliabile contattare il numero +39 049 8273939 attivo dalle 9 alle 17, sabato e domenica compresi.

Lo stesso numero serve per prenotare le visite guidate oppure si può scrivere all’indirizzo email: prenotazioni@villaparcobolasco.it.

 

Cosa vedere nei pressi del giardino Bolasco a Castelfranco Veneto?

 


*** SENSI IN VIAGGIO ***

 

E per quanto riguarda il Genius Loci? Può nascondersi all’interno di un’antica residenza? Secondo me sì, soprattutto se racconta le vicende di una famiglia nel corso dei secoli. 

Non conosco i proprietari pertanto non posso tracciarne un profilo definito ma deve essere audace, forte e coraggioso. Sicuramente è aiutato dalla natura vivace che lo nasconde e preserva. 

I 5 sensi sono permeati dallo spirito degli alberi e sono spinti a dare il massimo per assaporare ogni possibile beneficio. L’obiettivo è uscire dal parco ritemprati e in pace.

L’unica a non poter essere goduta è la flânerie ma basterà spostarsi in città per sentire quel fremito che contraddistingue in modo ben definito noi irrequieti flâneurs!

Musica consigliata: Nuvole bianche – Ludovico Einaudi

Lettura consigliata: Shinrin Yoku – Annette Lavrjisen

Alla scoperta della Costa dei Trabocchi e dintorni attraverso l’Abruzzo marittimo: uno dei panorami più belli sulla costa adriatica. Qui il blu del mare contrasta con il cielo e i gabbiani richiamano la loro indipendenza, godendosi una libertà senza limiti.

I Trabocchi 

 

I trabocchi sono delle strutture in legno a ridosso del mare che venivano usate dai pescatori per catturare il pesce. Venivano issate delle reti e da lì si poteva pescare senza allontanarsi troppo dalla riva. Dei lunghi pali di legno permettevano di posizionare le reti in diversi punti strategici.

Si pensa che l’idea sia stata “rubata” ai Fenici. La civiltà doveva trovare un modo per contrastare le forte raffiche di vento di Maestrale che si abbattono in quella zona di costa. Sono costruite con pino di Aleppo che resiste alla corrosione dovuta alla salsedine mentre i modelli di rete cambiano in base alla zona.

Sì, perché i trabocchi non sono solo una prerogativa della costa abruzzese ma anche di quella molisana e pugliese. Tanto da essere considerati oggi patrimonio monumentale del Parco Nazionale del Gargano.

Oggi sono stati trasformati in rinomati ristoranti di pesce fresco e richiamano turisti da tutto il mondo grazie all’atmosfera particolare e rilassante.

I trabocchi sono presenti fino alla Puglia, sebbene il tratto maggiormente visitato è quello che va da San Vito Chietino a Punta Aderci.

 

un trabocco lungo la costa dei trabocchi e dintorni

 

La Costa dei trabocchi e dintorni

 

Il tragitto è percorribile in auto seguendo la SS16, incontrando diversi trabocchi e ammirando la costa selvaggia abruzzese. A San Vito Chietino si possono ammirare anche l’Eremo di Gabriele d’Annunzio e il Promontorio Dannunziano.

Il poeta trascorse un mese di vacanza a San Vito Chietino e rimase affascinato dai trabocchi, soprattutto da il Trabocco Turchino, tanto da citarlo nella sua opera Trionfo della Morte.

Iniziò il libro proprio nel 1889 durante il soggiorno in Abruzzo e fa parte della trilogia di romanzi che comprende anche Il Piacere e l’Innocente. Finì di scriverlo nel 1894. Soggiornò in quella che oggi è una casa privata con l’amante Barbara Leoni e che custodisce solo il ricordo dell’Eremo felice della coppia.

Più avanti si può visitare il promontorio nel quale il poeta soleva sedersi e trarre ispirazione per il suo romanzo, raccogliendo profumi e sapori dal territorio circostante. La Costa dei Trabocchi finisce idealmente nella Riserva Marina Naturale di Punta Aderci.

 

veduta di vasto e il suo litorale sabbioso

 

Tips per la Costa dei Trabocchi e dintorni:

 

Puoi fare un pezzo di Costa dei Trabocchi anche se non hai la macchina, come ho fatto io. Prendi il treno fino a San Vito – Lanciano e ti dirigi verso il mare. Continui a seguire il mare lungo il tragitto dell’antica linea ferroviaria. Talvolta ti ritroverai a percorrere dei brevi tratti sulla Statale così da avere l’occasione di vedere l’Eremo e il Promontorio Dannunziano.

 

passerella di legno a punta aderci

 

Punta Aderci

 

La Riserva istituita nel 1998 mira a preservare il fragile ecosistema che accoglie la nidificazione di uccelli migratori e stanziali e la crescita di piante autoctone.

Tra le specie animali ritroviamo: il fenicottero maggiore, l’occhiocotto e la sterpazzola, l’airone cenerino, il cavaliere d’Italia, il tarabusino, la garzetta, il gruccione, il martin pescatore, la nitticora, la sgarza ciuffetto, la cinciallegra, il saltimpalo, la cappellaccia, il beccamoschino, il gheppio, lo sparviere e la poiana.

Il simbolo del parco è invece il fratino, un uccello della famiglia dei Charadriidae. Aguzza l’udito e prova a riconoscere il canto di almeno uno degli uccelli nominati!

La flora invece è composta dal ravastrello, l’ammofila arenaria, la calcatreppola marina,  la euforbia delle spiagge, il papavero giallo, il mirto, la salsola, il giglio di mare, il finocchio spinoso e la ginestra. Ma soprattutto l’alga rossa tipica del Mediterraneo ossia l’Halymenia floresia.

Dal promontorio di Punta Aderci si può arrivare a vedere il Parco Nazionale della Majella e anche il Parco Nazionale del Gran Sasso. La parte più frequentata, invece, è Punta Penna con una bellissima spiaggia di sabbia color oro.

 

sabbia e sassi a punta aderci, costa dei trabocchi e dintorni

 

Vasto

 

La Riserva Naturale di Punta Aderci fa parte della città di Vasto che si trova abbarbicato sulla cima di una collina dal quale domina la costa adriatica.

Più in basso si trova Vasto Marina e poi la zona di San Salvo con un bellissimo lungomare dalla spiaggia dorata e finissima, pieno di locali e spiagge attrezzate.

Se provi a toccare la sabbia e a lasciarla scivolare fra le mani ti sembrerà quasi di percepire la leggerezza del tempo e del suo continuo mutamento.

Il centro storico vanta origini molto antiche. La sua fondazione risale al tempo dei Frentani nel XII secolo, i quali la chiamarono Histonium.

Poi, nel 1799 diventò Repubblica sotto il dominio della famiglia d’Avalos per quasi un secolo. I monumenti più importanti da visitare sono il Castello Caldoresco, la Cattedrale o il Duomo di Vasto e il Palazzo d’Avalos, che oggi ospita un complesso di Musei sulla cultura locale.

 

Questi meravigliosi edifici fecero conquistare a Vasto nel  XIX secolo il titolo di “Atene degli Abruzzi”.

 

Ed è davvero piacevole perdersi nei vicoletti. A volte nascondono delle sorprese inaspettate come il resto della facciata della Chiesa di San Pietro, rimasta solo la parte frontale, o il mosaico delle terme romane ritrovate in fase di scavo. Per non parlare poi della veduta sul mare che si apre dai giardini di Villa Comunale o seguendo la discesa che scende verso il mare.

Uno spettacolo davvero incredibile che fa sussultare il cuore per la sua bellezza senza tempo. Una sinfonia che ricorda le note del notturno di Chopin. Una terra meravigliosa e incontaminata, intrisa di natura, storia e cultura.

Fai della flânerie un momento di piacere e di distrazione mentre il Genius Loci di questi luoghi, con la sua spiccata accoglienza ti saprà regalare un soggiorno indimenticabile nella terra abruzzese.

 

chiesa a vasto da vedere nella costa dei trabocchi e dintorni

 

Se hai un altro giorno a disposizione ti consiglio di raggiungere le bellissime isole Tremiti da Vasto con il collegamento ferroviario Vasto-Termoli (circa 15 minuti).

La ciclopista del Sile permette di scoprire la natura incontaminata del Veneto tra anatre, cigni e riflessi di acque verdi e navigabili.

E ti pare che io potessi perdermi un’occasione del genere? Giovedì, assieme a un’amica, abbiamo caricato le bici in macchina e fatto una parte del percorso partendo da Silea.

Ci siamo fermate ad ammirare la fauna e la flora, quasi incontaminate, immaginato di navigare tra le acque calme del fiume e ristorate all’ombra di una panchina tra libellule che ci volavano accanto.

LA CICLOPISTA DEL SILE

 

La ciclopista del Sile nasce dall’anello delle Risorgive e termina nella città balneare di Jesolo. Il percorso fa parte del circuito europeo della linea Monaco – Venezia.

Durante il tragitto non perderai mai di vista il sentiero grazie all’utile servizio di cartellonistica.

Il percorso si snoda in parte su tratti asfaltati, in parte su tratti di stradine di ghiaia, ponti e stretti sentieri. La cornice la fa il Sile con i suoi colori che spaziano dal verde più chiaro a quello più scuro.

Farfalle, libellule, anatre e cigni si divertono nell’acqua mentre negli stagni accanto al fiume, un tripudio di ninfee espongono i petali più belli.

Attiva i cinque sensi per un immersione completa nella natura, lei è la dama e il Sile è il Genius Loci del luogo. Ti basta cercare questo per vivere in maggiore sintonia.

 

“E per gli amanti del bird watching nel periodo primaverile-estivo è possibile osservare la nidificazione della Folaga, del Tuffetto, della Gallinella d’acqua e del più raro e maestoso Svasso maggiore.  

Tra gli uccelli nidificanti spicca per importanza la nidificazione della Moretta, un’anatra tuffatrice molto rara come nidificante in Italia.

Volgendo lo sguardo lungo le rive del fiume, si possono rilevare assembramenti di Cavedani nonché Tinche e Carpe occupate a svolgere i rituali tipici della riproduzione.

Tutto attorno si assiste alla crescita dell’Hippuris vulgaris, una pianta un tempo molto diffusa lungo il Sile ed ora in via di riduzione a causa forse della modificazione dello stato delle acque.

Molto gradevoli e delicati sono anche le infiorescenze del Morso di Rana (Hydrocharis morsus-ranae) che si sviluppano nelle acque basse e si mescolano alle foglioline dalla Lemna minor che cresce in abbondanza”.

(tratto dal sito ufficiale del parco naturale del fiume Sile)

Riflessi di piante sul fiume sile

 

INFORMAZIONI UTILI

 

Lungo la strada ci sono tantissimi locali dove dissetarsi e riacquistare le energie. Ci sono numerose agenzie che affittano bici, kayak e barche o che organizzano tour nelle bellissime città di Treviso e Venezia.

Il percorso è adatto a qualsiasi livello di preparazione. La strada è quasi tutta in piano e attrezzata con panchine e cestini dove buttare l’immondizia. Approfitta anche della presenza di spiaggette che permettono di rilassarsi e di recuperare fiato.

Nel sito parcosile.it puoi trovare interessanti guide e scaricare le cartine dei vari itinerari. Troverai tutte le informazioni che ti aiuteranno a preparare il tuo percorso alla scoperta della terra magica veneta. Se ti è più comoda l’applicazione, invece, la puoi scaricare sia per iOS che per Android.

 

Piante di ogni tipo lungo la ciclopista del sile

 


Musica consigliata: Pitura Freska

Lettura consigliata: Incalmà co i ochi di Ilia Sillo