Seis meses sono i mesi che ho viaggiato in Centro America attraversando gli stati del Messico, Guatemala, Belize e Honduras. Sono partita alla ricerca di un’identità che da troppo tempo avevo scordato di curare, lasciando agli altri il potere di dominare e guidare.
Fin da piccola ho sognato di vivere un’avventura alla Monsieur Fog, il personaggio del “Giro del Mondo in 80 giorni” di Jules Verne.
Ho atteso il momento giusto e l’ho fatto. Questo è il resoconto dei miei seis meses in Centro America.
Mi ero ritrovata senza lavoro dopo che l’azienda nella quale ero assunta da otto anni, aveva deciso di chiudere i battenti e lasciarci tutti a casa.
Grazie alla mia incrollabile positività però, non avevo visto in questo cambiamento una disfatta ma un motivo per cambiare e crescere.
Ho subito pensato che fosse giunto il momento di realizzare quel sogno che da troppi anni mi portavo appresso, come se il destino volesse mettermi alla prova.
Sarei stata in grado di farlo?
Prima dovevo terminare il periodo di mobilità alla quale ero stata assegnata. Avevo il tempo di preparare l’itinerario e decidere dove sarei andata.
Immaginai subito il Messico. Avevo soggiornato con una mia amica l’anno precedente e mi era rimasto nel cuore.
La leggerezza della vita, il sorriso spontaneo delle persone e i colori brillanti del mare e della natura rigogliosa, mi avevano colpito profondamente e volevo capire se fossero o meno un’impressione da turista.
Così decisi di ritornare laggiù.
Questa volta avrei aggiunto all’itinerario non solo la Riviera Maya ma anche Mérida, Città del Messico e la regione del Chiapas.
Ho trascorso pomeriggi interi cercando in internet informazioni utili a pianificare un programma.
Quanti giorni sarei stata in Messico?
E negli altri stati?
Cosa non dovevo assolutamente perdere in questi seis meses?
Molti quesiti nascevano a mano a mano che preparavo il viaggio. Ma non cercavo la perfezione, solo la libertà.
Spulciando fra le offerte di volo ne avevo trovata una di Blue Panorama con tappa a Mérida. Si trovava a cinque ore di autobus da Playa del Carmen.
Decisi di iniziare lì, la mia avventura. Cercai un alloggio prima su Booking e poi su Airbnb. La più conveniente era una stanza offerta da un ragazzo vicino al centro cittadino.
Costava solo 9 € al giorno e aveva anche un bagno privato a disposizione. Senza pensarci troppo la prenotai per la durata di una settimana.
Era la prima volta che sceglievo una soluzione di pernottamento privata, ma in questo viaggio volevo mettermi alla prova, sperimentare nuove idee e risparmiare un po’!
Volevo partire libera da ogni pensiero, senza un traguardo preciso, per vedere se nella libertà assoluta nasceva qualcosa di inaspettato.
Qualche mese prima della partenza conobbi un ragazzo. L’incontro fece traballare leggermente i miei progetti, non ero più così sicura di partire.
All’improvviso le mie priorità erano cambiate.
Poi però valutai il tempo. Da quanto conoscevo lui e da quanto avevo quel sogno chiuso nel cassetto?
La risposta era plateale e non potevo non considerarla. Galleggiava così chiara davanti ai miei occhi che non potevo evitarla.
Lui mi chiese di non partire, io gli dissi che non potevo. Avevo preso una decisione tempo fa, quando ancora lui non c’era.
Non potevo fermarmi, il viaggio era già cominciato. E se non avessi mai più avuto l’opportunità di realizzare quel sogno?
I sentimenti a volte sono una questione di scelta, di tempo e di coincidenze.
Lui mi disse che mi avrebbe comunque aspettata. Fu difficile salutarlo ma lo feci, guardandolo e abbassando subito gli occhi.
Ero pronta a partire. Non è vero, ero terrorizzata all’idea di partire.
Il mio aereo decollava nel pomeriggio da Milano e sarei giunta a Mérida la sera tardi.
Avevo le gambe che tremavano e il cuore che batteva a ritmo sostenuto. Quando salii in aereo, e mi accomodai sul sedile, inondai la mente di pensieri confusi.
Forse stavo commettendo una pazzia: sei mesi da sola in giro per il mondo. Cosa avrei fatto? Con chi avrei parlato? Perché ero salita su quell’aereo?
Più il mezzo si allontanava dalla mia terra e più i pensieri si concentravano sui programmi. Ce l’avrei fatta, lo desideravo da troppo tempo per permettere alla paura di fermarmi.
Quando il pilota annunciò l’arrivo a Mérida ero su di giri. Avevo il cuore in gola. Ero eccitata e spaventata allo stesso tempo. Ero di nuovo in Messico e questa volta avrei potuto viverlo più a lungo.
Al controllo passaporti l’addetto mi salutò con un cordiale “Bienvenida!”
In quel momento realizzai che avevo fatto la scelta giusta: bastava alleggerire la mente e lasciare che le emozioni fluissero libere. Mi avrebbero guidato loro. Avrei dato spazio al cuore e, la mente, per questa volta, sarebbe rimasta a controllare in sordina. Que buena onda!