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Visitare l’oasi Lipu a Pederobba ed entrare di soppiatto nella Città degli aironi è un’esperienza unica e coinvolgente. Stiamo parlando di un percorso che parte dalla stazione ferroviaria di Pederobba e arriva in prossimità del Ponte di Fener.

Lungo il tragitto, il camminamento attraversa vari passeggi, digradandosi sempre più nella boscaglia e allontanandosi dalla rumorosa statale che va in direzione Feltre.

Si tratta di un momento da trascorrere in solitudine, studiando le caratteristiche delle piante, oppure in compagnia di amici umani e pelosi, curiosi come noi di scoprire nuove vedute.

 

Murales lungo il percorso

Oasi Lipu a Pederobba: andata e ritorno

 

La partenza del percorso è all’uscita della stazione ferroviaria di Pederobba. Tuttavia, è possibile partire anche da via San Giacomo, lasciando l’auto lungo la strada.

Il nome esatto del percorso è: “Il sentiero della Garzaia” ben segnalato dai cartelli presenti lungo tutta la camminata. Non mancano nemmeno le segnalazioni per riconoscere gli alberi, così da unire sport e apprendimento.

Esistono diverse vie da seguire, tutte ben segnalate. Si può camminare di fianco al torrente, in mezzo al bosco o seguire dei percorsi paralleli di fianco al fiume Piave.

In tutto si cammina per un’oretta, anche se il tempo in cui fermarsi a osservare la natura richiede un dispendio di tempo più ampio. Difatti, ho incontrato ben tre lepri, per nulla spaventate dalla mia presenza.

Nondimeno, ho variato il percorso seguendo tragitti interni e al di fuori del percorso tradizionale. Ciononostante, quando si arriva alla zona riservata alla Lipu è necessario seguire il tracciato ufficiale e tenere i cani a guinzaglio.

Qui vengono a nidificare gli uccelli e in particolare gli aironi, oltre a essere territorio di altri animali selvatici. Per cui rispettiamo il loro habitat già fin troppo limitato e circoscritto.

 

All'interno dell'oasi Lipu a Pederobba

 

L’impegno naturalistico e l’ambiente

 

La strada sterrata è affiancata da una vegetazione comune, benché variegata. Difatti, si possono trovare frassini, ginepri, pioppi, salici, acacie, eccetera.

Nella zona riservata alla Lipu e quindi nella Città degli Aironi si notano dei casotti dove si possono osservare gli uccelli e fare quindi attività di birdwatching.

Nondimeno, si trovano dei nidi in legno dove possono nidificare in tutta tranquillità le varie specie di uccelli presenti nella zona. Tra questi figurano gli aironi, le garzette, i merli, i tordi, il martin pescatore, il picchio rosso e verde, eccetera.

Come abbiamo già detto sono presenti anche altri animali selvatici come la lepre, i caprioli, cervi, tassi, cinghiali e altri animali che scendono a valle dalle montagne circostanti per trovare refrigerio e cibo lungo il corso del Piave.

 

Termine del percorso La Garzaia

 

Il termine del percorso è nella Bretella, in prossimità del Ponte di Fener, dove si trova una piccola spiaggetta in cui raffreddare i piedi e far fare un bagnetto al cane.

Il Piave è balneabile? I cartelli indicano il divieto di balneazione, ma se non ci si immerge e si rimane nei bordi ci si può bagnare.

Tuttavia, bisogna fare estrema attenzione perché la corrente è forte e gelata, tanto da causare improvvisi malori o nascondere dei gorghi alquanto pericolosi per l’incolumità delle persone.

Nella zona non sono presenti cestini, per cui le immondizie si portano a casa. D’altronde il peso di una bottiglietta vuota è inferiore a quella piena e così facendo non si riempie di plastica l’ambiente.

Piuttosto impariamo a usare le borracce riutilizzabili, chiamate in gergo Camel Bag, le quali sono comode e valide anche nel quotidiano.

Passeggiare a San Zenone degli Ezzelini significa dissipare stress e malanimo, grazie alla natura e al riverbero della storia. Non a caso, sarà difficile non farsi travolgere dalle emozioni e dalla curiosità, laddove a primeggiare sono i dettagli investiti di riferimenti.

D’altronde, stiamo parlando di una zona collinare che richiede un certo sforzo fisico per essere attraversata. Le idee non avranno ampio raggio di accesso, in quanto la nostra mente sarà occupata a superare salite e discese, e poi ancora salite e discese. Si farà fatica insomma!

Tuttavia, al termine della nostra escursione ci sentiremo ritemprati nella mente e nel corpo, poiché avremo entrambi saziato con un alimento che spesso pecchiamo di consumare: la scoperta e la meraviglia.

 

Pepe in modalità escursione

 

Cosa vedere a San Zenone degli Ezzelini

 

A San Zenone degli Ezzelini troviamo concentrati in un’area relativamente poco estesa tutto ciò che i turisti sperano di vedere: un castello, mastodontiche chiese, una natura incontaminata e dei musei.

Pertanto, sarà difficile capire da dove iniziare l’escursione. Se io fossi al tuo posto cercherei un’area parcheggio e mi dedicherei subito a scoprire la natura.

Grazie a questa soluzione incroceremo lungo il cammino trincee e altri riferimenti storici che costellano il tessuto urbano della cittadina trevigiana. Difatti, voglio portarti a conoscere il Sentiero Natura di Collalto.

Si tratta di un percorso costellato da salite e discese che porta il visitatore a conoscere alcune vecchie trincee della Prima Guerra Mondiale, un laghetto e altri dettagli volti a incuriosire e a stimolare.

 

Passeggiare a San Zenone degli Ezzelini e i cartelli presenti

 

Per esempio, un piccolo antro conosciuto come “La tana del lupo” o il susseguirsi dei panorami che spaziano da campi coltivati a vite (Prosecco a go-go!), a strade sterrate, ponti e quant’altro.

Il percorso dura circa un’ora e mezza, e parte dalla stradina laddove è collocato l’Agriturismo Il Portego e continua facendo percorrere un giro ad anello. Cerca il nome su Google Maps e ti darà le coordinate corrette.

Prima di ritornare all’auto, ti consiglio di salire fino al Castello Superiore. Puoi scegliere il percorso a piedi o quello in auto. Difatti, a metà strada tra il parcheggio che ti ho segnalato e l’Agriturismo al Portego, vedi un cartello che indica un sentiero.

Dovrai salire per circa un quarto d’ora prima di arrivare al cospetto della Chiesetta Rossa, ossia il Santuario della Madonna del Monte, con all’interno dei quadri di Noé Bordignon, artista del luogo.

 

Chiesa a San Zenone

 

Il Castello e la Chiesa: per proseguire a passeggiare a San Zenone degli Ezzelini 

Giunti al cospetto della Chiesa penserai di aver terminato la sfacchinata a piedi. E invece, no! Volendo, c’è ancora molto da passeggiare a San Zenone degli Ezzelini.

Sotto la Chiesa è ben visibile la Torre degli Ezzelini con annesso Museo, aperto solamente da maggio a ottobre. In realtà, il museo fa parte del complesso dell’antico castello medievale, oggi visibile solo in parte.

Da qui si può scendere per seguire altri percorsi a piedi che portano a immergersi totalmente nella natura, inframmezzato da qualche sparuto gruppo di case.

Anche questo è considerato come un percorso ad anello che ti farà convergere nuovamente alla Torre e al Santuario, per riprendere la strada del ritorno.

 

Capitello lungo il sentiero natura

 

Cosa c’è ancora da visitare?

Tornando al parcheggio troverai nei pressi anche le indicazioni per Villa Marini Rubelli, sede di importanti installazioni artistiche e di mostre temporanee.

Pertanto, qualora ci fosse qualcosa in programma, non saltare la visita! Invece, Villa Di Rovero è una residenza privata e si può vedere solo dall’esterno, a meno che non vi siano qualche evento posto in essere.

I musei da visitare sono:

  • il Museo Multimediale dell’Antica Pieve (nei pressi della Torre Ezzelina);
  • il Piccolo Museo della Guerra ed Etnografico di Liedolo.

Se non sei stanco di camminare ti consiglio di prendere la macchina e di spostarti a nord, ai confini con Mussolente e Borso del Grappa. Nascosta nella campagna c’è un altro percorso totalmente immerso nella natura.

Sto parlando dell’Oasi San Daniele (inserisci questo nome sul navigatore), con un percorso a piedi volto a preservare le specie che nidificano e vivono. Aggancia il guinzaglio al tuo cane e potrai scorgere anatre, rane, e altri tipi di uccelli e di rettili che stazionano in questo luogo.

Un laghetto e delle postazioni da bird watcher permettono a chiunque di avvistare gli animali senza recare loro disturbo. Volendo, anche qui, potresti proseguire e perderti a passeggiare nei campi fino ad arrivare ai percorsi del Comune di Mussolente.

Ma credo tu ne abbia abbastanza per oggi, per cui è tempo di riposare e di ricordare tutto ciò che hai visto durante l’escursione. Oppure potresti soggiornare nei pressi e dividere le escursioni da fare.

Difatti, se passeggiare a San Zenone degli Ezzelini è così rinfrancante, perché non dilatare il piacere in più giorni?

Se hai una domenica libera sfruttala per fare una visita al giardino vegetazionale Astego di Pieve del Grappa: sarà un’esperienza unica!

Si tratta di un luogo adatto a tutti dove scoprire le colture tipiche del territorio e la flora locale divisa per alture. La campagna con i suoi fiori, i cereali e le piante da frutto, salendo nella pedemontana per arrivare agli ambienti tipicamente montani.

Come si raggiunge?

 

La cittadina di Crespano del Grappa da qualche anno si è unita a Paderno del Grappa dando vita alla nuova comunità chiamata Pieve del Grappa. Qui si trova il giardino e per visitarlo dovrai attendere la domenica, giorno di mercato.

Alla fine dell’articolo ti lascio le indicazioni date da Google Maps per trovare le coordinate corrette al fine di raggiungere e visitare il giardino vegetazionale Astego. 

Si trova, comunque, in un’area conosciuta come il “Castegner de a Madoneta” dove ogni anno si tiene la festa degli alpini del gruppo di Crespano del Grappa.

La zona è bellissima in quanto si trova a un’altitudine di 450 metri, al riparo dalle fronde dei castagni, dei tigli, degli aceri e delle betulle. Tutto intorno sono posizionate comode panchine e tavolini dove fare picnic e delle fontane di acqua potabile.

Se cerchi un po’ di refrigerio dalla calura estiva questo posto è l’ideale ma dovrai venire presto perché la concorrenza per accaparrarsi un tavolo è piuttosto spietata!

 

Visita al giardino vegetazionale astego

 

Visita al giardino vegetazionale Astego

 

L’entrata è gratuita e al momento contingentata per un massimo di 60 persone alla volta. Non è necessario prenotare ma se prevedi di andare con un gruppo nutrito di persone ti consiglio di contattare i numeri a disposizione.

La visita entra subito nel vivo raccontando tramite pannelli esplicativi la morfologia, l’organizzazione e la struttura naturale della zona montana del monte Grappa. 

Per fare ciò si avvale di testimoni eloquenti come i tipici alberi, le erbacce e i fiori che si incontrano durante una passeggiata nel bosco. Saranno loro infatti a raccontarti, con la loro vivace energia, la vera vita selvatica. 

Come da prassi, la flora si accompagna alla fauna, ovvero agli animali che condividono con loro lo stesso territorio. Il giardino è pertanto popolato da api, vespe, libellule, girini, merli, ragni, eccetera.

L’area è suddivisa in diversi terrazzamenti costituiti da faggeti, uliveti, pinete, roseti e così via. Non mancano poi aree più particolari come un intrigante percorso sensoriale da fare esclusivamente a piedi nudi, un labirinto e un percorso sui tronchi per i più piccoli.

Conoscerai “Berenice il castagno felice” e una meravigliosa pianta di tiglio con i rami che toccano terra e un varco che permette un’entrata suggestiva fra le sue fronde.

Sotto ad esse una panchina, per entrare ancora più in connessione con la sua energia vitale, mentre timidi raggi di sole cercano di penetrare il fogliame.

Le distese di lavanda e di girasoli sono fra le più fotografate ma attirano l’attenzione anche i cespugli di caprifoglio corredati da minacciosi cartelli che ne indicano la tossicità.

La visita termina con uno spazio dedicato al mondo dei funghi e ai suoi segreti. Sembrerà quasi etereo l’ultimo passaggio, dopo aver superato gorgoglianti stagni, ruscelli e laghetti per penetrare nel silenzio del bosco.

La varietà di alberi presenti consentono un viaggio a 360 gradi nelle zone che si estendono lungo le pendici del monte Grappa e uno sguardo ravvicinato sulla natura selvatica.

 

Farfalla in visita al giardino vegetazionale astego

Ulteriori informazioni per la visita al giardino vegetazionale Astego

 

Sentieri

Una volta terminata la visita, se non sei ancora stanco, puoi proseguire facendo delle piacevoli e intense passeggiate.

La meno impegnativa è quella che va in direzione della pizzeria “Piere rosse” attraverso un percorso costellato da castagni centenari. Il sentiero è segnalato e fruibile a tutti.

Un secondo sentiero porta a seguire il percorso del fiume Muson e Lastego e fa parte del “Sentiero degli Ezzelini”. Se lo si percorre per intero, attraverso i suoi 50 chilometri, si raggiunge la città di Padova.

Il percorso è frequentato da ciclisti ma anche da pellegrini che vogliono spingersi fino alla basilica di Sant’Antonio da Padova per rendere omaggio al Santo. 

Il terzo, l’ho lasciato per ultimo perché è il più impegnativo e sale alle pendici del monte Grappa e porta a visitare il Sacrario Militare. Lungo il cammino è possibile vedere gruppi di camosci, caprioli e cervi che pascolano liberi nei prati montani.

 

 

 

Puoi fare la visita al giardino vegetazionale Astego durante la stagione primaverile ed estiva. In autunno e in inverno il giardino rimane chiuso.

Per raggiungere il parco imposta la partenza in base alle tue esigenze sul navigatore. Ti sarà facile trovare la via Valderoa che si trova al lato opposto del cimitero paesano ed è ben segnalata da cartelli in legno.

Perché visitare il Veneto? Basterebbe citare Venezia per convincere qualcuno a venire qui ma la realtà è che c’è molto di più da vedere.

Lo ammetto, sono di parte essendo veneta, ma questo territorio non smette mai di stupirmi e spesso mi ritrovo a conoscere itinerari nuovi e affascinanti.

Nella classifica fra le regioni italiane più visitate spicca proprio il Veneto è il merito va sicuramente alla posizione geografica favorevole ma anche alla sua grande offerta turistica.

Mare, montagna, colline, laghi, campagna e ancora città d’arte, percorsi naturalistici ed enogastronomici, storia e proposte allettanti per gli sportivi di ogni genere.

Un ventaglio di offerte che attrae l’interesse di qualsiasi tipo di turista dal più esigente al più avventuroso senza tralasciare famiglie e viaggiatori backpacker

Possiamo dividere 5 percorsi di interesse che possono rispondere agevolmente alla domanda “Perché visitare il Veneto?”:

  1. Arte, storia e cultura
  2. Elemento acqua
  3. Natura e percorsi enogastronomici
  4. Trekking e montagna
  5. Anima contadina

Perché visitare il Veneto?

 

edifici colorati a burano

Gli edifici colorati lungo un canale a Burano

 

Arte, storia & cultura

La Repubblica di Venezia ha avuto una durata di circa 1100 anni e ha strutturato la città e la sua laguna così come la conosciamo oggi. I pali in legno di ontano sorreggono ancora oggi gli edifici storici esaltati dalla bellezza delle finestre e dei comignoli che rappresentano l’arte decorativa veneziana. 

Ogni anno milioni di turisti giungono per visitare le sue chiese, i suoi edifici e le sue isole. Ogni calla trasuda storia e ogni ponte nasconde qualche vicenda da recuperare.

Impossibile non rimanere incantati di fronte alla sua maestosità: sembra quasi un miraggio, eppure è viva e vegeta, pronta ad accogliere nuovi tradizioni da tramandare. 

Le isole si dividono fra laguna nord e sud e fra le più ammirate ci sono: il Lido di Venezia e Pellestrina, Burano e Murano, Torcello e quelle meno frequentate come il Lazzaretto Nuovo, Sant’Erasmo, san Lazzaro degli Armeni, san Clemente, eccetera.

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Vicenza contiene nel suo centro e nei dintorni, le famose ville palladiane opera dell’architetto Andrea Palladio che ha edificato un particolare stile riconoscibile in tutto il Veneto.

Le stesse fanno bella mostra non solo nel vicentino ma anche nel veneziano, lungo la famosa “Riviera del Brenta“, nel trevigiano e nel padovano. Fa parte del progetto originale del Palladio anche il “Ponte degli Alpini” in legno a Bassano del Grappa

 

riviera del brenta e i suoi edifici

 

Verona si presenta come città degli innamorati perché fa da sfondo al dramma di Shakespeare “Romeo e Giulietta” ma è anche centro di importanti ritrovamenti archeologici romani e a testimonianza, infatti, si può ammirare in piazza Brà, la famosa Arena. 

I dintorni di Verona sono forse fra i più amati dai turisti tedeschi che amano rilassarsi fra le sponde del lago di Garda mentre sorseggiano, all’ombra di un cipresso, un buon bicchiere di vino Lugana. 

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Padova si può raggiungere per visitare l’arte in ogni sua magnifica sfaccettatura sia da un punto di vista architettonico che pittorico senza tralasciare l’aspetto culturale.

La più antica università al mondo è stata fondata qui e anche il più antico orto botanico che rientra a pieno titolo come Patrimonio dell’Unesco.

La sua piazza è una delle più estese al mondo dopo quella russa e il sabato non può mancare un piatto di “folpetti” con un bicchiere di spritz. Prima, però, si dovrà passare a salutare Sant’Antonio nella basilica in cui riposano le sue spoglie. Tra l’altro è anche uno dei santi protettori di noi viaggiatori!

E ancora: perché visitare il Veneto?

Possagno, in provincia di Treviso, ospita la Gipsoteca dedicata allo scultore Antonio Canova, formatosi a Venezia e divenuto famoso in tutto il mondo grazie alle sue statue neoclassiche.

Sembra quasi impossibile che un blocco di marmo possa svelare tanta delicatezza, eppure sotto mani esperti ogni cosa può essere plasmata e trasformata in arte.

Sulla cima del monte Grappa riposano i deceduti del conflitto mondiale affinché rimanga come monito alle generazioni che la guerra serve solo a distruggere e a rimpiangere.

Migliaia di soldati riposano in piccole tombe bianche uguali l’una all’altra a simboleggiare che non c’è nessuna differenza di bandiera o di nazionalità nella morte. 

 

Ci sarebbe ancora da parlare delle città murate come Marostica, Montagnana e Cittadella che permettono di fare un salto nel passato e di sognare a occhi aperti ma ne lascerei da parte moltissime altre e non mi sembra giusto!

 

Perché visitare il Veneto? Per vedere le mura di Cittadella

 

Elemento acqua

Come ho già detto in precedenza il mare lambisce le coste veneziane ma anche quelle padovane e rodigine. In particolare una gita nel “Parco Naturale Regionale del Delta del Po” sorprende per la sua varietà naturalistica.

Molte specie animali soprattutto pesci, insetti e uccelli hanno trovato in questo luogo un habitat ideale nel quale soggiornare e riprodursi. Ciò ha richiamato, di conseguenza, moltissimi turisti orientati al bird watching o alla vacanza immersi nella natura. 

I tour e le pratiche sportive sono innumerevoli e richiedono più che un semplice giorno di pernottamento. D’altronde per avvicinarsi alla natura ci vuole pazienza e sensibilità affinché essa si sveli in tutta la sua magnificenza.

Invece, le località marittime più amate sono Jesolo, Caorle, Eraclea, Cavallino Tre ponti e Sottomarina senza dimenticare le sopracitate isole della laguna veneziana.

 

Frangente di roccia con lago del mis perfettamente pulito come il nostro contributo all'ambiente può essere utile

 

Anche i fiumi e i laghi hanno un loro seguito: si tratta di turisti più avventurosi che si divertono a fare canoa, rafting, stand up paddle, hydrospeed o un semplice giro in barca. 

Le imbarcazioni più particolari sono però quelle di origini veneziane ovvero la gondola e il burchiello (o la burchiella). Il primo si può provare a Venezia, il secondo lungo la riviera del Brenta e nel Piovego a Padova.

I laghetti nella provincia di Belluno, invece, creano quelle formazioni chiamate “marmitte” che sembrano delle piscine naturali con annessa cascata cervicale!

L’acqua ovviamente è gelata e non sempre è possibile bagnarsi ma rimangono uno spettacolo davvero unico come testimoniano i “Cadini del Brenton” nella zona del lago del Mis.

Natura e percorsi enogastronomici: perché visitare il Veneto

Un altro sito UNESCO sono le Dolomiti: queste rocce dalle sfumature rosate che si accendono alla luce del sole e riflettono la sacralità della natura. Le foto non rendono giustizia alla realtà, per quanto siano affascinanti non trasmettono l’emozione che si prova trovandosi al loro cospetto.

Queste catene montuose fanno parte del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi che si estende dalla Valbelluna fino ai confini friulani e trentini e propongono anche una ricca esperienza sensoriale e gustativa. 

A Busche si possono assaggiare i migliori formaggi del Bellunese ma anche Asiago non scherza, ritrovandosi negli scaffali dei migliori negozi o centri commerciali esteri.

L’anno scorso, poi, sono entrate a far parte del Patrimonio UNESCO anche le colline trevigiane del Prosecco che si estendono per chilometri senza mai fermarsi e offrono un panorama davvero suggestivo. Le colline, soprattutto quelle beriche e euganee, sono una meta ideale per chi ama andare in bici, a piedi o in moto.

Piccoli borghi incantati come Arquà Petrarca rimangono intatti come scrigni segreti del tempo, mentre nella profondità della terra acque ricche di minerali affiorano dando vita a città termali come Abano o Montegrotto Terme.

 

Perché visitare il veneto: A Casera Ere nel comune di San gregorio nelle alpi

 

A queste mete si abbinano anche le proposte trekking e montagna e quelle dell’anima contadina che lavora instancabilmente per produrre i prodotti migliori.

Bettole, osterie e agriturismi sono le mete preferite dei veneti che le eleggono come tappa domenicale dove poter bere del “vin bon” e mangiare un buon “panin co a soppressa“.

La natura in Veneto è stata estremamente generosa e pertanto può vantarsi di avere dei prodotti alimentari di eccellenza conosciuti in tutto il mondo. Insomma, per farti capire, è quel luogo in cui dici: “La dieta la comincio lunedì”!

 

Ho tralasciato di nominare molte località turistiche per ovvie scarsità di spazio ma spero sia emerso l’amore che ho per questa terra che tanto sa dare a chi la sa apprezzare e soprattutto che sia riuscita a rispondere alla domanda sul perché visitare il Veneto. Che fai, allora, ci vieni? 😉

 

Ulteriori approfondimenti li trovi qui:

Il giardino Bolasco a Castelfranco Veneto è uno di quei parchi che non ti aspetti, collocato in centro città in zona Borgo Treviso. Attualmente appartiene all’Università di Padova che permette l’accesso ai visitatori durante il fine settimana, nei giorni di sabato, domenica e festivi.

Il costo di ingresso è di 3,00 € ma gratuito a chi risiede nel Comune di Castelfranco Veneto. Ci sono delle regole ferree da seguire atte a preservare l’integrità del parco stesso.

Per esempio, l’accesso è vietato ai cani, se non a quelli per i non vedenti, non si possono calpestare i prati e il lago non è balneabile perché non sorvegliato.

Ti potranno sembrare eccessive ma queste limitazioni permettono ai visitatori di vivere il giardino Bolasco a 360 gradi, gustando la quiete del luogo e la sua naturale bellezza.

 

villa bolasco

 

La villa

 

Il complesso villa e giardino appartenne alla famiglia Corner durante il periodo del seicento. La loro idea fu quella di adattare alla villa un giardino all’italiana denominato “il Paradiso”.

Per fregiare il complesso si affidarono all’artista bassanese Orazio Marinali e alla sua bottega, i quali crearono ben 52 statue collocate su piedistalli e due destrieri databili fra il 1684 e il 1697.

In epoca ottocentesca la proprietà passò al conte Francesco Revedin che cambiò completamente la struttura del parco. L’attuale conformazione del giardino è rimasta pressoché uguale dalla sua riorganizzazione fatta fra il 1852 e il 1865.

Oltre alla villa, oggi adibita a sala conferenze e altre attività ludico-educative, si può visitare una serra in stile moresco a forma semicircolare, due ponti, un bellissimo esempio di cavana per il ricovero delle imbarcazioni con relativi laghetti, due colombare e un antico maneggio.

La villa all’interno presenta un salone da ballo affrescato da Giacomo Casa da Conegliano, uno scalone dai colori tenui denominato “lo scalone del Meduna” e le scuderie esaltate da materiali insoliti come la ghisa e il ferro.

 

statua di orazio marinali al giardino bolasco

 

Il giardino

 

Il conte Revedin si affidò all’architetto Giambattista Meduna per la sistemazione del parco, il quale a sua volta si fece consigliare da Marc Guignon e Francesco Bagnara.

Assieme ripopolarono il parco con oltre mille piante e progettarono il maneggio assecondando una delle più grandi passioni del proprietario. L’idea fu rivoluzionaria in quanto pensarono al maneggio come a un anfiteatro contornato dalle statue del Marinali disposte in forma circolare.

Le statue rappresentano il mito, l’allegoria e la storia che si rifanno alle arti figurative in voga nel periodo del ‘500. All’entrata dello stesso, i meravigliosi destrieri collocati su alti piedistalli, accolgono i visitatori donando un insieme unico e ricercato.

L’aspetto, nella sua totalità, crea un’immagine elegante e sfarzosa che rimane visibile ancora oggi nonostante l’usura del tempo. Fra le varietà di piante presenti nel parco spicca il particolare Cipresso Calvo con le sue radici che crescono in verticale e a forma conica, nei pressi del lago.

 

biglietto di entrata al giardino bolasco a castelfranco veneto

 

Informazioni sul giardino Bolasco a Castelfranco Veneto

 

Nel sito del giardino Bolasco puoi seguire la guida online per avere informazioni in diretta sulla storia, l’esatta collocazione e rappresentazione delle statue e la spiegazione sui diversi tipi di alberi. Trovi il QR code direttamente sul biglietto di ingresso per accedere alla guida.

In caso di maltempo il parco rimarrà chiuso pertanto è consigliabile contattare il numero +39 049 8273939 attivo dalle 9 alle 17, sabato e domenica compresi.

Lo stesso numero serve per prenotare le visite guidate oppure si può scrivere all’indirizzo email: prenotazioni@villaparcobolasco.it.

Cosa c’è da scoprire a Possagno? Una piccola cittadina in provincia di Treviso fra le pendici del Monte Grappa a 15 chilometri da Asolo. Per la precisione, è posizionata fra Cavaso del Tomba e Paderno del Grappa ed è famosa per essere il luogo in cui è nato lo scultore Antonio Canova.

Antonio Canova

 

Antonio Canova è stato uno dei massimi esponenti del neoclassicismo e le sue opere sono esposte nei migliori musei del mondo a partire da Parigi per arrivare a New York. Come fece a diventare un artista così internazionale?

Antonio Canova nacque nel 1757 da una famiglia benestante di scalpellini e proprietari di cave. Entrò fin da piccolo in contatto con materiali grezzi, come la pietra, e ne imparò a conoscere la resistenza e la loro potenzialità.

Durante il periodo degli studi, il giovane Antonio, “Tonin” per gli amici, partì per lavorare come garzone nella bottega del Torretti a Venezia, mentre la sera si dedicava allo studio dell’arte, partecipando ai corsi serali dell’Accademia del Nudo.

La pratica gli permise di affinare la sua tecnica dei dettagli del corpo umano, facendolo diventare uno degli artisti più quotati nelle corti europee e mondiali. La sua casa natale, oggi, è stata riconvertita a gypsotheca canoviana e raccoglie la maggiore collezione di statue in gesso dell’artista.

La Gipsoteca Canoviana (cosa c’è da scoprire a Possagno)

 

Il museo si suddivide in due grandi aree: la casa natale che conserva i cimeli dell’artista e la sezione della pinacoteca con dipinti, disegni e varie incisioni, in più la parte dedicata ai gessi, ai bozzetti in marmo e in terracotta, create dal Canova.

Questi ultimi sono conservati nella parte di edificio denominato “ala Scarpa”, ideato dal famoso architetto veronese Carlo Scarpa. Si trova fra la casa e il giardino, sulla destra, ed è stato progettato con grandi finestre che lasciano passare la luce, in contrapposizione all’ombra proiettata delle alte mura.

Ciò crea un gioco di chiaro scuro che si riflette sulle opere dando un’impressione di vitalità e di movimento alle statue. Inoltre, mette in risalto la perfetta costruzione muscolare che rende delicati e infinitamente realistici i personaggi rappresentati.

Le statue fungevano da bozzetti preparatori per il prodotto finale in marmo. Ma il livello di perfezione è talmente alto da non identificare i due materiali, se non fosse per le qualità intrinseche dei differenti prodotti.

 

Scoprire a Possagno il Canova

Tempio Canoviano e scoprire Possagno

 

A poca distanza dalla gypsoteca canoviana sorge il Tempio Canoviano, sorto in sostituzione all’antica chiesa di paese. Di che cosa si tratta?

L’edificio si ispira al magnifico Pantheon di Roma, da cui ha attinto l’idea della cupola. Sorge sul Col Draga, 70 metri sopra Possagno ed è visibile dalle colline circostanti.

La scelta non fu casuale, in quanto la posizione doveva far apparire ancora più maestosa la monumentale opera. Fu Canova stesso a progettare e a finanziare l’intera esecuzione. Voleva un tempio che diventasse eterno come il Partenone di Atene.

Desiderava lasciare in eredità alla sua città un’opera che lo ricordasse e che rimanesse visibile nei secoli. Purtroppo però, non riuscì a terminare il progetto perché morì otto anni prima che si concludessero i lavori nel 1830.

Due anni dopo il fratellastro Giovanni, diventato vescovo, lo consacrò e lo presentò alla comunità.

All’interno della chiesa è visibile il dipinto del Canova “Deposizione del Cristo dalla croce”, la statua della Pietà in gesso (non riuscì a creare l’opera in marmo), la tomba del Canova e del fratellastro e un dipinto di Luca Giordano “Altare di San Francesco di Paola”.

Possagno deve molto all’artista, ha lasciato un impronta talmente evidente del suo passaggio quasi da oscurare tutto il resto.

Ma ha anche insegnato al mondo ai ricercare la bellezza nei dettagli, anche se essa proviene da materiali all’apparenza grezzi e grossolani, dimostrando che c’è in ogni elemento una componente che merita essere evidenziata.

La ciclopista del Sile permette di scoprire la natura incontaminata del Veneto tra anatre, cigni e riflessi di acque verdi e navigabili.

E ti pare che io potessi perdermi un’occasione del genere? Giovedì, assieme a un’amica, abbiamo caricato le bici in macchina e fatto una parte del percorso partendo da Silea.

Ci siamo fermate ad ammirare la fauna e la flora, quasi incontaminate, immaginato di navigare tra le acque calme del fiume e ristorate all’ombra di una panchina tra libellule che ci volavano accanto.

La ciclopista del Sile

 

La ciclopista del Sile nasce dall’anello delle Risorgive e termina nella città balneare di Jesolo. Il percorso fa parte del circuito europeo della linea Monaco – Venezia.

Durante il tragitto non perderai mai di vista il sentiero grazie all’utile servizio di cartellonistica.

Il percorso si snoda in parte su tratti asfaltati, in parte su tratti di stradine di ghiaia, ponti e stretti sentieri. La cornice la fa il Sile con i suoi colori che spaziano dal verde più chiaro a quello più scuro.

Farfalle, libellule, anatre e cigni si divertono nell’acqua mentre negli stagni accanto al fiume, un tripudio di ninfee espongono i petali più belli.

Attiva i cinque sensi per un immersione completa nella natura, lei è la dama e il Sile è il Genius Loci del luogo. Ti basta cercare questo per vivere in maggiore sintonia.

 

“E per gli amanti del bird watching nel periodo primaverile-estivo è possibile osservare la nidificazione della Folaga, del Tuffetto, della Gallinella d’acqua e del più raro e maestoso Svasso maggiore.  

Tra gli uccelli nidificanti spicca per importanza la nidificazione della Moretta, un’anatra tuffatrice molto rara come nidificante in Italia.

Volgendo lo sguardo lungo le rive del fiume, si possono rilevare assembramenti di Cavedani nonché Tinche e Carpe occupate a svolgere i rituali tipici della riproduzione.

Tutto attorno si assiste alla crescita dell’Hippuris vulgaris, una pianta un tempo molto diffusa lungo il Sile ed ora in via di riduzione a causa forse della modificazione dello stato delle acque.

Molto gradevoli e delicati sono anche le infiorescenze del Morso di Rana (Hydrocharis morsus-ranae) che si sviluppano nelle acque basse e si mescolano alle foglioline dalla Lemna minor che cresce in abbondanza”.

(tratto dal sito ufficiale del parco naturale del fiume Sile)

Riflessi di piante sul fiume sile

 

Informazioni utili

 

Lungo la strada ci sono tantissimi locali dove dissetarsi e riacquistare le energie. Ci sono numerose agenzie che affittano bici, kayak e barche o che organizzano tour nelle bellissime città di Treviso e Venezia.

Il percorso è adatto a qualsiasi livello di preparazione. La strada è quasi tutta in piano e attrezzata con panchine e cestini dove buttare l’immondizia. Approfitta anche della presenza di spiaggette che permettono di rilassarsi e di recuperare fiato.

Nel sito parcosile.it puoi trovare interessanti guide e scaricare le cartine dei vari itinerari. Troverai tutte le informazioni che ti aiuteranno a preparare il tuo percorso alla scoperta della terra magica veneta. Se ti è più comoda l’applicazione, invece, la puoi scaricare sia per iOS che per Android.