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Il turismo che non aiuta le città a svilupparsi o le intrappola relegandole a un solo concetto: eccone il lato oscuro. E abbiamo visto esternare tutta la sua ombra durante la pandemia.

Perché se è vero che il turismo aiuta le città, promuove il territorio e accresce l’economia, è anche vero che, indirettamente, crea un tessuto sottomesso alle leggi del mercato dei viaggi.

Quali sono i maggiori pericoli?

 

GENTRIFICAZIONE

Mi sono già dedicata in un altro articolo della gentrificazione. Avviene quando alcune aree della città vengono svalutate per poi essere impegnate nel settore immobiliare turistico. 

Vengono riqualificate zone, cosiddette povere, per renderle attrattive ai vacanzieri che si ritrovano a vivere in quartieri dove sono presenti bar, ristoranti, negozi di souvenir e prodotti tipici, o quant’altro.

In questo modo si cancella l’impronta culturale e architettonica del luogo facendo credere a chi viaggia di essersi sistemato in una zona tipica e, soprattutto, viva.

 

INTERNALIZZAZIONE

Deleterio è anche l’aspetto “internazionale” che si vuole dare alle città, costringendole a diventare una sorta di luna park a discapito della sottocultura che fermenta il tessuto sociale.

Molti turisti sono felici di trovare gli stessi prodotti che acquistano nel loro paese di origine ma non si accorgono che in questo modo stanno vivendo un’esperienza fittizia, senza entrare nel vero contesto urbano.

È un vero peccato prendere un aereo, e quindi spostarsi, per poi ritrovarsi negli stessi identici spazi di tutti i giorni. Può sembrare rassicurante ma andando nel profondo si riscontra una sensazione di perturbante che porta allo straniamento.

Basti pensare ai mercati. Sei mai andato in un mercato “tipico” di qualche paese nel mondo? Ti sarai reso conto che di particolare non ha proprio niente se non le solite cose che si trovano nei negozi e che ripropone l’artigianato locale.

Molti si dedicano a questo tipo di artigianato e non acquistandolo si rischia di veder fallire delle attività ma questo tipo di economia porta al successivo problema.

 

TURISTIFICAZIONE

Il problema più grave, che è stato riscontrato durante la pandemia e che coinvolge soprattutto le isole, è la totale dedizione al settore turistico.

Lavorando solo per i turisti ci si trova sguarniti di alternative di lavoro, com’è successo durante il lockdown. Il turismo è un settore terziario, perciò di servizi, che si muove e va avanti solo se ci sono dei clienti da soddisfare.

Se non arrivano i turisti e non esistono altre attività su cui investire, sorgono i problemi. Per questo bisognerebbe ragionare in un’ottica più ampia lasciando il giusto spazio al turismo ma anche ad attività alternative.

 

turismo che non aiuta: viaggiare consapevolmente

 

PRIVATIZZAZIONE

Il turismo che non aiuta le città, quello più becero, è quello focalizzato sugli investimenti privati che non vanno a rimpolpare l’economia locale ma solo a segmentare il territorio deturpandone a volte pure il paesaggio.

Sto parlando di porti privati, spiagge private, immense aree private fino ad arrivare a interi quartieri privati. Mi ricordo che durante il mio viaggio di sei mesi in Centro America sono capitata in una cittadina completamente privata.

Per entrare si doveva avere un motivo ben specifico perché non era aperto a tutti. Una specie di quartiere chiuso in sé stesso dove si poteva andare solo se si abitava, se si soggiornava o se si voleva visitare qualcosa. Rimasi piuttosto sconcertata perché non avevo mai visto delle semi-città interdette ai turisti.

 

INQUINAMENTO

Si parla molto del problema dell’inquinamento e viaggiare non aiuta certo l’ambiente. È inutile sperare di fare viaggi sostenibili perché la vera sostenibilità è rimanere a casa. 

Bisognerebbe viaggiare a piedi o in bicicletta ma si potrebbe fare solo in prossimità delle nostre abitazioni. Purtroppo questo non è l’unico ostacolo per l’ambiente e risolvere le emissioni di gas serra è piuttosto complicato.

Turismo che non aiuta: le possibili soluzioni 

 

Io amo viaggiare e mi riesce difficile non farlo, però va fatto con coscienza. Ci si può informare sui problemi che affliggono i luoghi di villeggiatura che ci apprestiamo a visitare in modo da essere più consapevoli e agire di conseguenza.

Possiamo limitare gli spostamenti aggregandoci a gruppi e acquistare prodotti veramente locali e veramente artigianali. Scegliamo una soluzione abitativa nei quartieri urbani meno frequentati dai turisti per immergerci nell’autentico tessuto sociale.

E, infine, parliamo con le persone del luogo perché solo loro sapranno indicarci i punti più caratteristici e meno affollati. Facciamo della flânerie e cerchiamo il Genius Loci: solo così potremo dire di aver veramente viaggiato.