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Pronto/a a organizzare un’escursione a Brent de l’Art a Belluno o meglio a Sant’Antonio Tortal, frazione di Trichiana nella Valbelluna?

Nascosto fra le montagne si è formato un canyon a seguito dello scorrere impetuoso delle acque del torrente Art. Nel corso di millenni ha eroso la roccia fino a trasformarla in qualcosa di magico ed esotico.

Appena lo sguardo si apre davanti alla scarpata erosiva di roccia argillosa, la mente vola verso contesti americani veduti troppe volte nei film. Eppure siamo in provincia di Belluno e i fenomeni carsici avvengono anche qui.

Raggiungere Sant’Antonio Tortal

 

Si parte da Trichiana, in provincia di Belluno e si seguono le indicazioni che ho trascritto al termine dell’articolo. Ti consiglio di lasciare la macchina nei parcheggi non appena raggiungi il piccolo borgo perché poi la strada diventa forestale e i campi attigui sono destinati allo sfalcio dell’erba.

Oppure puoi raggiungere il paese da Treviso superando i borghi fra i più belli d’Italia di Follina e Cison di Valmarino e salendo impietosamente verso il passo di San Boldo.

Seguendo questa direzione ti ritroverai a fare un percorso ad alto tasso adrenalinico fra costoni di roccia che scendono a picco nella valle, gallerie create a ridosso dei tornanti, motociclisti spericolati o impavidi ciclisti.

E se la fortuna ha deciso di stare dalla tua parte, potresti ritrovarti nel bel mezzo della transumanza, attendendo il lento discendere delle pecore e dei suoi guardiani.

Arriverai sulla sommità del passo dove ad attenderti ci sarà l’Osteria La Muda, la più Antica del Veneto, orgogliosa del suo titolo in vita dal lontano 1470.

Sia che tu arrivi da Belluno o da Treviso una fermata è d’obbligo ma ricordati di prenotare in anticipo per riuscire ad avere un posto garantito e assicurato. Il giovedì si preparano gli gnocchi!

 

Piscine naturali a Brent de l'art a Belluno

 

Passeggiata fra betulle e torrenti a Brent de l’Art a Belluno

 

Ritornando all’escursione a Brent de l’Art a Belluno, ti consiglio di indossare degli scarponcini da trekking per non scivolare qualora il terreno si presentasse umido. In ogni caso mantengono più stabile il piede e ti assicurano contro le cadute. 

Puoi portare con te il cane, proprio come ho fatto io con Pepe, il quale si è divertito un mondo a correre fra le rocce che costeggiano il torrente. L’unica accortezza che dovrai avere è quella di usare un antiparassitario contro le zecche che si presentano numerose e agguerrite in tutto il bellunese. 

I passeggini, invece, sono sconsigliati perché in certi punti il sentiero è fin troppo ripido, mentre in altri tratti è piuttosto sassoso risultando quindi difficoltoso manovrare il mezzo.

Per il resto, potrai godere di un percorso ad anello breve e mediamente impegnativo di solo 6 chilometri. Puoi partire seguendo la strada asfaltata, poi in ghiaia e scendere direttamente ai canyon oppure attraverso le case scegliendo il sentiero al contrario.

 

canyon naturale nell'escursione brent de l'art a belluno

 

Qual è il migliore percorso per Brent de l’Art a Belluno?

Io ho fatto il primo  visitando subito le particolari formazioni rocciose per poi attraversare il bosco e compiere il tragitto completo in un tranquillo sali e scendi.

Il panorama è meraviglioso e variegato. Si passa dal bosco dove la luce entra a fatica facendosi largo fra le foglie fino ad arrivare ai prati fioriti dove sbocciano i selvatici e profumati gigli di San Giovanni. 

Sarai sempre accompagnato dal dolce rumoreggiare dell’acqua e ogni tanto una casara, abbandonata e non, farà la sua comparsa per ricordarti l’imminente arrivo in paese. Saluta il genius loci selvatico del luogo e ringrazialo per l’accoglienza!

 

 

Informazioni utili:

 

Altre escursioni nella Valbelluna:

Hai mai sentito parlare della Grotta Azzurra e il Castello di Zumelle a Mel? Si tratta di un’escursione unica, adatta a grandi e a piccini. Io l’ho fatta alcune settimane fa e sono rimasta piacevolmente sorpresa dalla varietà paesaggistica e dall’inaspettato salto nel passato.

Ho visto alcune foto su Facebook che mi hanno lasciato senza parole. Era mai possibile che a due passi da casa mia ci fosse un sito così bello di cui non avevo mai sentito parlare?

Ho fatto qualche ricerca su internet e ho scoperto che l’escursione si trova a Mel ed è nei pressi del Castello di Zumelle. Dato che avevo visto, sempre su Facebook, la pubblicità del Castello e mi aveva anch’esso incuriosito, ho pensato che avrei potuto prendere due piccioni con una fava.

Così, al termine della mia vacanza sul Parco delle Dolomiti Bellunesi, ho proseguito dal ponte di Busche in direzione Mel. Presto mi sono ritrovata a seguire le indicazioni per il Castello di Zumelle che si trova prima del centro abitato di Mel ed esattamente nella frazione di Villa di Villa.

Prima di arrivare c’è una delle chiese più antiche del Veneto: la Chiesa di San Donato. È aperta solo il sabato e la domenica attorniata da una miriade di fiori dal sentore dolce e dalle api ronzanti che succhiano festosamente il loro nettare.

La Grotta Azzurra e il castello di Zumelle a Mel

 

A fronte di vari saliscendi in ripidi tornanti fra case montane curate in ogni minimo dettaglio, sono arrivata al parcheggio del Castello. Ho alzato gli occhi al cielo per guardare i profili delle montagne e sulla destra ho notato i merletti che contraddistinguono i castelli medievali.

Mi sono anche accorta che il sentiero per raggiungere la Grotta Azzurra, partiva proprio sulla sinistra della strada che sale all’entrata del Castello.

Niente flânerie quindi, solo immersione nella natura. Ho fatto alcune foto di rito per immortalare quello spaccato di storia antica e assaporare le vestigia di un tempo. Sono dunque scesa seguendo l’itinerario indicato dai cartelli. Ho visto lungo il tragitto alcune opere legate al tema della natura e dell’uomo e attraversato un piccolo pezzo di strada asfaltata.

Un nuovo cartello mi ha segnalato l’inizio del percorso che ho seguito con non poca difficoltà: purtroppo il terreno era piuttosto bagnato e quindi scivoloso.

Alcuni pezzi di sentiero sono stati poi erosi dagli agenti atmosferici e diventa alquanto impegnativo percorrerlo in totale sicurezza.

Superata la parte boschiva si arriva sul letto del torrente che si segue per alcune centinaia di metri. Si sale di nuovo, per poi ridiscendere fra sassi e radici fino a raggiungere la grotta.

Il percorso ha una lunghezza di circa mezz’ora ma bisogna fare molta attenzione ai vari impedimenti naturali ma soprattutto vanno indossati scarponi da trekking.

Lo spettacolo che si apre però ripaga la fatica: l’acqua è di un azzurro talmente cangiante da fare male agli occhi. Le rocce della grotta virano dal bianco candido al marrone, creando delle striature scenografiche davvero particolari. Il rumore dell’acqua che scorre e che scivola fra i sassi è rilassante, a tratti addirittura calmante.

I pochi fortunati che arrivano fino alla fine del percorso sono graziati da uno scorcio inaspettato stupendo che consiglio a tutti di vedere, con la dovuta cautela.

Meglio evitare l’escursione se non c’è bel tempo o se ha piovuto da poco anche per una questione di portata di acqua del torrente.

Secondo la guida che avevo letto l’itinerario era turistico e adatto quindi anche ai bambini. Io ho qualche dubbio a riguardo perché bisogna prestare la massima attenzione per non cadere o scivolare sul terreno sdrucciolevole.

Aggiungerei, quindi, che l’escursione è di difficoltà media, a salire in base alle condizioni meteo.  Per ritornare indietro si segue la strada a ritroso e ci si può rilassare regalandosi una visita al castello.

 

Grotta azzurra e castello di zumelle, immagine del castello con sfondo sulle dolomiti bellunesi

 

Il Castello di Zumelle

 

La leggenda narra che in questo castello nacquero i gemelli Iusprando e Goffredo dall’unione di un confidente della regina degli Ostrogoti con la sua damigella. Una volta morta la regina per omicidio i due amanti si riparano dalle parti di Mel. Il confidente, ritrovatosi senza lavoro, riesce in qualche modo a procurarsi il titolo di Conte. Fa così costruire il castello per ritirarsi in isolamento e vivere in tranquillità la sua storia d’amore, donando ai figli un luogo di pace.

 

Si tratta di una costruzione che risale al I secolo D.C. ottimamente conservata su cui si è stato edificato un villaggio fittizio che richiama l’architettura dell’epoca.

L’entrata è un vero e proprio tuffo nel passato dove si vedono capanne, taverne, tende e una strada acciottolata sale al museo sulle note di una musica medievale.

L’entrata costa 6 € per il biglietto intero, 5 € il ridotto e 3 € per i bambini dai 3 agli 8 anni non compiuti. Il ristorante, invece, propone piatti moderni e medievali per accontentare anche i gusti più esigenti.

Al castello è possibile soggiornare la notte, provando l’ebrezza di trasformarsi in antichi cavalieri senza macchia. Le stanze disponibili sono tre e hanno tutte il letto matrimoniale.

Solo dormendo immagino sia possibile incontrare il Genius Loci che io, ahimè, per mancanza di tempo non ho potuto riconoscere.

Si può portare il nostro amico a quattrozampe per far vivere anche a lui una notte insolita e particolare che farà fatica a dimenticare!

 

Immagine dell'interno delle mura del castello con veduta su una delle taverne presenti

 

 


Musica consigliata per la grotta azzurra e il castello di Zumelle: Saltarello 

Lettura consigliata: Il Medioevo raccontato da Jacques le Goff – J. Le Goff

La valle San Martino è un’incantevole valle che si trova a Vignui, una frazione nel comune di Feltre, vicino alla zona della Valbelluna. Ti ho già parlato di valli incantate e bucoliche e anche questa non è da meno.

Si raggiunge attraversando dei piccoli borghi solitari che partono da Foen e si inoltrano su salite fino a sparire completamente in sentieri nascosti dagli alti alberi.

 

chiesa di san martino

La chiesa di San Martino

 

Molti visitatori scelgono questa valle per vedere la chiesetta di San Martino risalente al XVI secolo. L’edificio è dedicato al vescovo di Tours, un soldato che è famoso per aver condiviso il suo mantello con un povero e per essersi convertito al cristianesimo contro il volere dei propri genitori.

La sua festa ricorre l’11 novembre ed è meglio conosciuto come San Martino. È il protettore dei viticoltori e a lui è associato il proverbio “A San Martino ogni mosto diventa vino“.

La chiesa di dimensioni ridotte presenta però una serie di affreschi dedicati sia a San Martino che a Sant’Antonio da Padova e, appesi alla porta, ci sono due preghiere ai due santi.

L’altare ligneo invece è della fine del XVI secolo con all’interno una pala raffigurante la Madonna con il Bambino, San Giovannino, San Martino e Sant’Antonio da Padova, datato 1762. Non si conosce l’autore degli affreschi ma si presuppone siano stati fatti tutti dallo stesso artista.

 

interno della chiesa di san martino

Valle San Martino

 

Quando arrivi a Foen trovi la salita e l’indicazione che ti fa salire all’interno della valle. Passi attraverso il centro abitato di Vignui e poi ti ritrovi in una stradina di sassi.

Qui puoi scegliere se lasciare la macchina e continuare a piedi oppure proseguire con l’auto. Attenzione però che il percorso è piuttosto accidentato e ci sono tante buche. Quindi fallo se sai di avere un assetto alto perché potresti lasciarci lì, com’è successo la settimana scorsa, la pompa dell’olio.

Seguendo il tragitto per due chilometri arriverai alla già citata chiesa di San Martino, se vai avanti incontrerai finalmente il torrente Stien. L’acqua è gelida ma il gusto di bagnarsi è ancora più intenso!

Anche qui come nella Val Canzoi o a Sospirolo avrai la possibilità di accedere a numerosi sentieri più o meno impegnativi oppure trovarti una vasca d’acqua dove prendere il sole e bagnarti ogni tanto. Interessante è vedere, ad un certo punto del percorso, una calchera.

 

corso d'acqua fra le rocce bianche

Cos’è una calchera?

La calchera era una fornace usata per produrre la calce viva. All’interno di un tino, fatto di massi posati a secco, si cuocevano ad altissima temperatura le pietre di dolomia per circa una settimana.

Mentre se seguirai i percorsi che si inerpicano sempre più a monte troverai rustici e case disabitate, memorie di un’attività montana che resisteva nonostante tutte le difficoltà.

 

la trasparenza dell'acqua

 


*** SENSI IN VIAGGIO ***

 

Nella valle puoi fare la flânerie della natura o meglio dello Shinrin Yoku meravigliandoti dei vari percorsi che si apriranno al tuo passaggio. Mentre se verrai qui alla ricerca del Genius Loci lo ritroverai mettendo assieme la terra, legno, l’acqua e i sassi. Elementi che sembrano immobili e stabili ma che in realtà nascondono movimenti determinati e voluti.

Sarai costantemente accompagnato dal suono dell’acqua che scende a valle, percepirai l’odore del muschio fra le rocce e sul legno, vedrai la potenza inarrestabile dell’acqua farsi largo tra mille scorciatoie.

Ti verrà voglia di toccare le piante per sentirne scorrere l’energia, proprio come l’acqua. Il sapore selvatico del bosco si mescolerà al tuo cibo anche se ti porti un panino da casa e potrai assorbire ciò che la valle san Martino emana: un lento fluire di energia, forza e vitalità. 

 

Musica consigliata: Ly O Lay Ale Loye di Sacret Spirits

Lettura consigliata: Il bosco racconta di Mauro Corona

La Val Canzoi si trova nella Valbelluna, a Soranzen, frazione di Cesiomaggiore a Belluno. E’ una delle porte del Parco Dolomiti bellunesi.

Non la conoscevo affatto ed è stata una rivelazione. Ricca di percorsi naturalistici e didattici, di torrenti e di baite, malghe e bivacchi e un bellissimo lago che regala dei panorami mozzafiato e delle vedute suggestive. Sono proprio ansiosa di raccontarti questa valle, sono sicura che anche tu te ne innamorerai!

 

percorso didattico nella val Canzoi

 

Cesiomaggiore, prima della val Canzoi

 

È doveroso iniziare dalla porta di accesso nella Val Canzoi ossia la cittadina di Cesiomaggiore. Si tratta di un comune di quasi 4000 abitanti con un museo dedicato alla bicicletta. Si trova nell’edificio delle scuole elementari nel capoluogo del comune Cesio Maggiore.

Un altro interessante museo si trova nella frazione di Serravella, ed è il Museo Etnografico, che contiene oltre 6000 volumi riguardanti lo sviluppo, la storia e l’antropologia delle zone feltrine e bellunesi.

A Can, invece, altra frazione di Cesiomaggiore, c’è una chiesa in stile barocco dedicata a Santa Lucia risalente al 1668. Ma l’aspetto più caratteristico è il campanile, datato 1720, che si trova giusto di fronte al semaforo, in mezzo alla strada! Dietro alla chiesa un simpatico negozio di frutta e verdura vende i suoi prodotti e offre un aperitivo a chi acquista.

statua del lupo nella val Canzoi

 

Val Canzoi

 

Rapita. Sono stata letteralmente rapita dalla bellezza di questa valle incontaminata. Fortunatamente, nonostante fosse agosto, non era molto frequentata se non nei vari ristoranti e pizzerie.

Ci sono percorsi per tutti i gusti: dai più semplici ai più complessi. Il primo che ti voglio consigliare di fare inizia vicino al ristorante/pizzeria Orsera (lo trovi in questo link su google maps).

Un itinerario breve, ad anello, di soli due chilometri ma molto interessante per le opere scultoree in legno dislocate lungo tutto il percorso. Fanno riferimento alla natura, alla montagna e agli animali che vi abitano.

Attraversa da una parte all’altra il torrente ed è popolata da mucche al pascolo e stagni ricchi di libellule, rane e rospi. Da fare anche con i più piccoli per dare loro un assaggio della natura.

 

statua in legno di un'ape

 

Lago della Stua e i percorsi da trekking nella val Canzoi

 

Salendo si raggiunge il lago della Stua, un luogo magico e suggestivo. Lago di origine artificiale con la centrale che fa da apripista per sentieri itineranti di ogni tipo.

Il percorso ad anello sul lago dura circa 4 ore e regala una panoramica del territorio e della flora locale. Basta seguire i cartelli denominati “percorso natura” per fare il giro completo.

Una digressione verso il torrente, appena superato il primo ponte, permette di raggiungere una spiaggetta dove potersi bagnare i piedi e testare la temperatura dell’acqua. Fredda… gelidamente fredda!

Continuando sulla stradina a sassi invece si possono raggiungere alcuni bivacchi. Si tratta di percorsi più impegnativi che richiedono scarponi da trekking e preparazione fisica.

Il Rifugio dal Boz invece si raggiunge all’inizio del lago, non si fa quindi il giro del lago ma si sale direttamente verso la cima. Anche qui il tempo di percorrenza è intorno alle 5 ore. Ogni escursione è ben segnalata e la cartellonistica indica il tempo e il livello di difficoltà di ciascun percorso. I

Se ti trovi in zona continua verso il comune di Sospirolo e scoprirai il lago del Mis e i suoi celeberrimi Cadini del Brenton e la cascata della Soffia. Trovi tutte le informazioni le trovi qui!

Oppure puoi dirigerti nella Valle San Martino, un’oasi di pace nascosta nel Feltrino

 

la centrale elettrica sul lago

 


*** LIBERA I SENSI ***

 

La flânerie è ammessa se concepita come studio della natura e dei suoi elementi perché qui il Genius Loci è lei. L’uomo ha provato a incanalare l’affluenza dell’acqua e in qualche modo ci è riuscito ma non del tutto.

Durante i periodi di pioggia la zona diventa particolarmente pericolosa perché l’acqua fuoriesce da tutte le parti. Non si adegua, la sua anima è straripante in ogni senso.

Come negli altri luoghi immersi nella natura i sensi sono richiamati all’ordine ma qui c’è una sorta di ritenzione. C’è un bisogno di meditazione e di introspezione.

Per cui tutti e cinque i sensi devono prima essere ampliati per accogliere ogni segnale e poi portati all’interno in una sorta di momento curativo. Abbiamo bisogno della natura per ritemprarci e ricaricare le nostre energie. 

 

Musica consigliata: Moola Mantra – Deva Premal

Lettura consigliata: Il segreto del Bosco Vecchio di Dino Buzzati

Un’ottima idea viaggio estiva è andare in Valbelluna per visitare il lago del Mis e i dintorni. La gita può essere fatta in un solo giorno. Il lago si trova in provincia di Belluno, a Sospirolo.

Il nome Sospirolo già evoca pensieri poetici e infatti la maestosità delle acque del lago sono state le uniche a ricevere il riconoscimento di lago blu più bello e meno inquinato d’Italia. Ah, no?

Il lago del Mis è un incanto che srotola i suoi tesori solo a chi è in grado di scoprirli. La zona fa parte del Parco Dolomiti Bellunesi, rigorosamente conservata e protetta dalla Regione Veneto.

Lago del Mis e i dintorni

 

Il lago del Mis è conosciuto e frequentato non solo dai veneti ma dai turisti di tutto il mondo. Anzi sarà più facile sentir parlare tedesco e olandese piuttosto che in italiano. L’area del lago è dotata di strutture ricettive per camper e roulotte per questo è particolarmente apprezzato dai nordeuropei.

Si tratta di un lago artificiale formato dal fiume Mis che dà il nome al lago e anche al paese. Un torrente che arriva dalle montagne dell’Agordino e scende a valle fino al Piave.

La colorazione delle sue acque vibra in tutte le sfumature del verde e cambia a seconda dei riflessi del sole. Uno spettacolo per gli occhi! Purtroppo il lago non è balneabile essendo di origine artificiale ma ci sono tante attività da fare nei dintorni.

Come arrivare al lago del Mis e i dintorni?

Ti basterà seguire le indicazioni per Sospirolo per arrivare alla rotonda che si dirama in direzione lago del Mis o Agordo. Nella frazione Pascoli (la poesia ritorna!) si trova la nostra meta e sarà emozionante attraversare i tunnel stretti e poco illuminati che costeggiano il lago. Soprattutto se a misurare, in macchina, sei una schiappa come me. Ti raccomando, ovviamente, prudenza.

 

riflesso sul lago di un albero

 

I Cadini del Brenton

 

Una delle attività più interessanti da fare nei pressi del lago del Mis e i dintorni è visitare i Cadini del Brenton. Di che cosa si tratta? Sono delle vasche naturali, definite marmitte, che contengono l’acqua come se fossero delle piscine.

Immagina l’acqua fredda di torrente che scorre in tutta la sua potenza andandosi a convogliare in depositi creati naturalmente dalle rocce. Una meraviglia unica, un vero regalo della natura.

Raggiungere le varie vasche non è semplice, in quanto il terreno è friabile e scivoloso. Indossa dei scarponcini per ancorarti meglio al terreno e non lesinare in appigli dato che la salita è piuttosto impervia.

Se arrivi in infradito (mannaggia a te!) ti dovrai accontentare di visitare le prime vasche, le quali sono comunque alquanto scenografiche, grazie alle cascate che scendono a strapiombo. Potrai attraversare le varie marmitte lungo un percorso fatto da pontili in legno.

Da quando la zona è entrata a far parte dall’ente Parco Dolomiti Bellunesi è proibita la balneazione pegno una multa severa. Ciò è dovuto all’impossibilità di prestare soccorso in caso di necessità e per non inquinare le acque con protezioni solari chimiche.

All’entrata si può visitare un piccolo giardino botanico e sbocconcellare un panino nelle panchine messe a disposizione dei turisti. Nei pressi dell’entrata ai Cadini del Brenton è sempre presente (in estate) un food truck gestito da una coppia di giovani. Ti consiglio di acquistare da loro un buon “Panin onto” così da assaggiare la specialità della zona: il famoso “Pastin”.

Come raggiungerli? I cadini del Brenton intendo, non i panini onti…

Si trovano prima di attraversare il ponte che sale in direzione Agordo, sulla sinistra. Ma se attraversi il ponte e scendi nella stradina a destra trovi il parcheggio comodo per visitare l’area del lago del Mis e i dintorni. Da qui puoi iniziare il tuo percorso alla scoperta della Cascata della Soffia.

 

marmitta con cascatella nel lago del mis e i dintorni

La cascata della Soffia

 

Superato il ponte del Mis, esattamente dalla parte opposta ai Cadini del Brenton, si può visitare la cascata della Soffia, sostare sulla spiaggia e bere un caffè al bar.

La cascata si trova dopo il bar la Soffia, tramite un percorso riqualificato, che permette di vedere un altro torrente che dalla parte opposta getta le sue acque all’interno del lago. La cascata per la verità non è molto alta ma il luogo è davvero suggestivo e permette di vedere il lago da un’altra prospettiva.

L’itinerario dura circa 10 minuti circa ed è quindi adatto a tutti. A parte chi indossa le infradito che viene bandito dalla zona (scherzo :))

Subito dopo il bar/ristorante c’è una chiesetta molto suggestiva, distrutta durante il conflitto mondiale ma poi ricostruita per il volere degli abitanti della zona.

Come fare a visitare la cascata nel lago del Mis e dintorni?

Si trova dopo il ponte del Mis: puoi parcheggiare nel lungo lago e incamminarti verso il bar la Soffia, superato il quale trovi le indicazioni del percorso. Grazie a un semplice circuito ad anello, in circa 20 minuti puoi visitare l’intero sito.

 

anfratto di roccia con riflesso dell'acqua del lago nel lago del mis e i dintorni

 

Sentiero didattico naturalistico Val Falcina

 

A circa metà lago ed esattamente dove si trova la spiaggia e la zona di sosta riservata ai camper, inizia un percorso didattico attraverso le aspre montagne che sovrastano il lago.

Il percorso porta direttamente nella Val Falcina, una zona impervia che non è consigliato percorrere se non si è vestiti in modo adeguato (le infradito verranno tagliate a pezzettini) e con un livello medio di difficoltà. Si tratta di un itinerario ad anello percorribile in circa due ore ma con dei tratti a strapiombo protetti adeguatamente da parapetti in legno. Il luogo ideale per gettare tutte le infradito della zona.

Durante il tragitto didattico si può ammirare la fitta vegetazione e l’asperità delle montagne carsiche. Un’immersione nella natura più selvaggia che attira soprattutto gli amanti del birdwatching e gli escursionisti esperti.

Fare attenzione al lago del Mis e dintorni:

La zona è piuttosto selvaggia è frequentata da ospiti indesiderati (a parte le persone in infradito) quali la vipera e le zecche. Presta molta attenzione a dove cammini, soprattutto vicino all’acqua e nelle zone sassose. La sera, quando torni a casa, fai un controllo per evitare spiacevoli intrusioni.

 

piccola rana in riposo nel lago del mis e i dintorni

 

Musica consigliata: André Rieu – And the Waltz goes on

Lettura consigliata: Sai che gli alberi parlano? di Recheis e Bydlinski