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I viaggi inclusivi mirano a un tipo di vacanza che abbraccia le diversità al fine di allargare i propri confini mentali. In questo senso è importante riconoscere che esistono delle diversità ma non per questo hanno una componente negativa.

Le peculiarità di un popolo si riassume nel concetto del Genius Loci, ovvero lo spirito del luogo, che raccoglie le caratteristiche di una comunità facendo prevalere alcuni aspetti particolari.

Sono le sfumature che identificano le società, eppure non dobbiamo usare queste caratteristiche come metro di giudizio. Perché, sebbene una popolazione possa identificarsi in alcune caratteristiche, ogni singola persona è dotata della propria unicità.

Nel quotidiano tendiamo a semplificare giudizi, pensieri, opinioni per una questione di comodità. In fin dei conti, sono tantissime le informazioni che la nostra mente deve assorbire ogni singolo giorno ed è normale che cerchi di ottimizzare le energie.

Se non si presta attenzione, però, si finisce per incubare le proiezioni in una sola direzione senza considerare le diverse gradazioni. Ciò si traduce in una capacità intellettiva più sterile e superficiale.

I viaggi inclusivi vogliono far emergere queste differenze, così da non uniformare le esperienze ed enfatizzare il piacere della scoperta durante il periodo di soggiorno in un paese straniero.

 

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Pregiudizi, luoghi comuni e bias cognitivi

 

Quando giudichiamo, o semplicemente osserviamo, mettiamo in moto tutta una serie di informazioni preconfezionate. Tali informazioni le possiamo rilevare nell’inconscio collettivo, in quanto sono ben presenti e radicate.

Un esempio su tutte tocca alla nostra società: quante volte abbiamo sentito nominare il binomio “Italia uguale mafia”? Eppure da italiani siamo ben consci che il problema è diffuso sia al nord che al sud ma che non coinvolge ogni singolo italiano.

Allo stesso modo giudichiamo noi gli altri stati. I tedeschi bevono solo birra, gli inglesi sono degli attaccabrighe mentre i francesi hanno la puzza sotto il naso.

Tutti questi pensieri già pronti non fanno altro che opacizzare la conoscenza di una persona che deriva dal paese incriminato. Siamo naturalmente predisposti a pensare che un individuo si comporti in un determinato modo.

Ma ci rendiamo conto di quanto sia limitante? Non solo da un punto di vista oggettivo ma proprio per la capacità di comprensione che trascende l’informazione di base.

In sostanza, ci disabituiamo allo sforzo di comprendere le motivazioni che muovono le persone a comportarsi in un determinato modo. Sono così e basta. Io che ci posso fare?

Senza magari considerare che a ogni parola o a ogni gesto corrisponde una reazione. Il sottofondo di questa pratica è manipolatorio poiché ci libera dalla responsabilità delle nostre azioni.

Gli individui sono molto più complessi della semplice impronta data dalla società. Esistono infiniti spettri di sensazioni, emozioni e percezioni difficili da captare.

Quindi, non possiamo paragonare il comportamento di una persona secondo i nostri canoni ma valutare di volta in volta le differenziazioni. Solo così potremmo evolverci come individui e, in maniera speculare, anche come società.

 

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Consigli per fare dei viaggi inclusivi

 

Come anticipato, è divertente trovare il Genius Loci di una comunità ma ciò non deve limitare la conoscenza dei singoli individui. Piuttosto teniamo questo concetto come indirizzo ma poi decliniamo la persona in base alla sua unicità.

Uno dei pregiudizi più comuni riguarda le donne in viaggio. Molti uomini pensano che la libertà espressa nei viaggi sia indice di disponibilità sessuale. I viaggi inclusivi non esistevano nel passato, dunque, ma neanche nel presente.

Non so da cosa derivi questa conclusione ed è un problema piuttosto antiquato dato che ne parlò nel suo libro di viaggio Katharina Von Arx. La stessa lamentava una continua intrusione da parte degli uomini che in maniera velata o plateale la invitavano ad andare a letto insieme.

A nulla servivano le spiegazioni di non avere alcun interesse ad approfondire un rapporto carnale. Per tutti gli uomini che incontrava lei, essendo una viaggiatrice, era alla ricerca di divertimento. Peccato che il concetto di divertimento fosse contorto e male interpretato.

Allo stesso modo vengono giudicati i giovani che lasciano il lavoro per viaggiare. Vengono considerati dei superficiali con poco desiderio di realizzarsi.

Il viaggio, al contrario, serve proprio a fare chiarezza sulla situazione attuale. Uscendo dal quotidiano si possono riconoscere delle dinamiche che nella vita di tutti i giorni compiamo in maniera automatica.

Inoltre, il viaggio acuisce il senso di frustrazione che si prova nel quotidiano, il quale diventa familiare e finalmente comprensibile. In sostanza, attraverso l’ascolto, comprendiamo ciò che ci fa soffrire.

E, considerando il clima che aleggia sui social, pare proprio che la società abbia un estremo bisogno di riconoscere le proprie sofferenze per sconfiggerle.

Infine, mettersi nei panni degli altri, come si suol dire, ridimensiona il proprio ego. La smettiamo di vedere gli altri distorti dalla nostra visione oggettiva e impariamo a non giudicare, in quanto impossibilitati a farlo.

Siamo impossibilitati perché non conosciamo la vita interiore delle persone e non possediamo le competenze per esprimere un giudizio. Se lo facciamo otteniamo un risultato fallace che porta solo la nostra firma senza avvicinarsi all’intento iniziale.