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Il Marocco e le sue mille kasbahs invitano all’esplorazione i turisti che vogliono scoprire l’aspetto del paese storico e culturale. Difatti, le kasbahs sono delle antiche fortezze e delle residenze fortificate.

Si trovano soprattutto nel Sud del Marocco, in quel percorso denominato appunto “La strada delle Kasbahs”. L’itinerario è imperdibile poiché illustra le meraviglie del Marocco nell’architettura e nei paesaggi.

Il Marocco e le sue mille kasbahs

 

Le kasbahs sono state costruite principalmente per scopi difensivi, a protezione contro le invasioni e le ribellioni tribali. Pertanto, le kasbahs presentano una caratteristica architettura in terra cruda. I materiali utilizzati sono elementi semplici quali mattoni di argilla, fango e paglia.

Questi materiali sono stati utilizzati per creare le mura spesse e le torri di difesa delle kasbahs. Inoltre, erano dotate di portoni massicci, con una serie di porte e corridoi a zig-zag al fine di rendere più difficile l’accesso ai nemici.

Oltre alla funzione difensiva, le kasbahs erano anche utilizzate come residenze per le famiglie nobiliari e le tribù berbere che vivevano nella regione.

 

architettura marocchina

 

In molte di esse, si possono ancora ammirare i cortili interni con fontane, giardini e alberi di agrumi, oltre alle sale da pranzo e le camere da letto decorate con tessuti e tappeti tradizionali.

Oggi, molte kasbahs sono state restaurate e offrono ai visitatori un’esperienza autentica del patrimonio culturale e architettonico del Marocco.
Luoghi magici e incantati, le kasbahs, trasmettono un senso di antichità e storia che ti avvolge.

Quando visiti queste maestose costruzioni, hai la sensazione di essere catapultato indietro nel tempo, in un’epoca di fortezza e protezione, ma anche di eleganza e raffinatezza.

Gli interni sono decorati con tessuti colorati, tappeti tradizionali, ceramiche e altri oggetti d’arte tanto da trasmettere un’atmosfera accogliente e confortevole. Insomma, non appena varchi la soglia dei locali interni ti senti subito a tuo agio.

Ma è quando esci fuori dalle mura della kasbah che la bellezza dei paesaggi circostanti ti toglie il fiato.

 

Il Marocco e le sue mille kasbahs particolari e uniche

 

Il deserto del Sahara, con le sue dune dorate, o le catene montuose dell’Atlante, sono paesaggi esclusivi capaci di farti sentire in pace e in armonia.

Tra le kasbahs più famose in Marocco, si possono citare la Kasbah di Ait Ben Haddou, nei pressi di Ouarzazate, che è stata utilizzata come location per numerosi film, tra cui “Il Gladiatore” e “Game of Thrones”.

La Kasbah di Telouet, che fu una volta la residenza del potente capo tribù degli Almoravidi e ancora a Rabat la Kasbah Oudaya, una città nella città.

Visitare il Marocco e le sue mille kasbahs significa anche immergersi nella cultura e nella tradizione del paese.

Un’esperienza che ti arricchisce profondamente. Quando ti trovi in mezzo a queste antiche costruzioni, ti senti parte di qualcosa di più grande, di una storia e una cultura millenarie che si tramandano da generazioni.

Non c’è niente di più bello che scoprire nuovi luoghi e culture, e il Marocco e le sue mille kasbahs sono un’esperienza indimenticabile che ti lascerà un ricordo indelebile nella mente e nel cuore.

Il Marocco e il suo artigianato agguanta sempre i turisti di passaggio svelando agli acquirenti le meravigliose tipicità prodotte.

La tradizione dell’artigianato in Marocco ha origini antichissime e tocca diversi accessori e materiali, come i tappeti, famosi in tutto il mondo, i gioielli e la ceramica.

Perciò, sarà difficile prenotare un viaggio in Marocco e non scendere a compromessi con i venditori locali. E quindi, ricordati di lasciare un bel po’ di spazio libero in valigia!

 

tappeti marocchini colorati

 

Il Marocco e il suo artigianato locale

 

La produzione di tappeti è sicuramente l’attività più radicata, non solo per la loro bellezza e fruizione, ma anche per la loro antica origine. Infatti, la produzione risale alle tribù berbere del nord Africa.

Il mestiere legato alla tecnica, ai disegni, simboli e colori, viene tramandato da madre in figlia, essendo un’attività perlopiù attribuita delle donne.

Originariamente, i tappeti marocchini erano utilizzati soprattutto come coperte o materassi per dormirci sopra oppure come stuoia per le tende.

Il materiale più utilizzato è la lana di pecora. Per quanto riguarda lo spessore, i tappeti prodotti nelle zone rurali sono più caldi e spessi, diversamente da quelli delle zone desertiche, i quali si presentano in forma più sottile.

La fase di annodatura è la più complessa e può durare mesi. I colori sono naturali, derivati dalla polvere di henné, dalle bacche e da erbe come le foglie di tè.

I tappeti berberi Beni Ourain sono i più ricercati e famosi del Marocco, e prendono il nome dall’omonima tribù berbera. La loro particolarità è quella di essere creati esclusivamente con lana naturale non tinta.

Questi modelli sono facilmente riconoscibili per il colore bianco e i motivi geometrici a diamante. A differenza, i tappeti Kilim sono i più moderni e riconoscibili per il pelo corto, spesso utilizzati come arazzi o tappeti per la preghiera.

Infine, i tappeti berberi Chichaoua sono originali per i loro motivi a zigzag, a losanghe e a strisce orizzontali.

 

tipici gioielli marocchini artigianali

 

Un altro patrimonio culturale tipico marocchino riguarda la gioielleria, un settore che ricopre un ruolo fondamentale non solo per le donne, ma anche per gli uomini, i quali indossano l’argento e mai l’oro.

Già dal 5.000 a.C. i gioielli fanno parte della quotidianità della popolazione berbera, tra cui i più famosi sono i Tuareg con le loro tipiche croci, a sottolineare la libertà.

Indossare i gioielli in Marocco non ha solo una finalità estetica, poiché vengono utilizzati anche per proteggersi. Per esempio, l’argento vanta proprietà antinfiammatorie, secondo le credenze locali.

Nei gioielli vengono inserite anche delle pietre, diventando così protagoniste dei collier. I gioielli berberi nelle zone rurali e meridionali si distinguono per la sontuosità e la preferenza delle parure, sormontati da coralli e filigrane con smalti dai colori accesi.

In generale, tutti presentano disegni geometrici e floreali di pregiatissima manifattura.

La loro realizzazione è sempre tradizionale. Difatti, nel laboratorio gli artigiani lavorano su banchi piccolissimi, a volte per terra, eppure la loro manualità è celebre in tutto il mondo.

In Marocco c’è la possibilità di partecipare a un workshop dedicato alla realizzazione di un gioiello con l’affiancamento di un artigiano specializzato.

Questa è l’essenza del Marocco e il suo artigianato.

 

il Marocco e il suo artigianato di ceramiche

 

Ultima, ma non certo per importanza, la ceramica. I colori delle ceramiche ne descrivono la provenienza. Le ceramiche bianche provengono da Fez, quelle verdi da Meknes e quelle gialle da Safi .

Quest’ultima è considerata la capitale marocchina della ceramica, poco conosciuta dai circuiti turistici, ma molto affermata nel settore. Non a caso, due dei maestri più stimati di tutto il paese, Serghini e Salah, vivono proprio a Safi.

Non solo piatti, ma anche ciotole, ornamenti e soprattutto tajin. Si tratta di una ciotola a base rotonda rivestita da un coperchio conico, utilizzata per cucinare a fuoco lento sulla brace, utile per realizzare il famoso piatto da cui prende il nome.

Altra particolarità in Marocco è l’utilizzo dello zellige, le piastrelle artigianali realizzate a mano dalle tonalità acquarellate. Ogni zellige è un pezzo unico e si differenzia per forma, dimensione e rifiniture.

Come per il gioiello, anche per la ceramica è possibile partecipare a un workshop per la realizzazione di uno zellige personalizzato: un ricordo tipico marocchino realizzato con le proprie mani.

Le riserve e safari in Kenya nei parchi nazionali sono una delle esperienze più esaltanti da fare nella vita di un viaggiatore. Non solo per l’impatto ambientale che travolge e stravolge ma anche per l’emozionante incontro con le creature più selvagge del mondo.

Le persone che prenotano una vacanza qui sognano di vedere i big five ossia le cinque specie di animali che sono considerati i re della savana africana, nonché i più pericolosi: gli elefanti, i leopardi, i rinoceronti, i leoni e i bufali.

Io ho avuto la fortuna di soggiornare due volte in Kenya e di poter visitare tre parchi nazionali facendo altrettanti safari ma soprattutto sono riuscita a vedere i big five oltre a tantissimi altri animali.

È un’esperienza che consiglio a tutti perché ci si approccia agli animali nel loro ambiente naturale, venendo così a scoprire l’importanza di proteggerlo e preservarlo.

Informazioni generali

 

La prima domanda che ci si pone è: “Come mi devo vestire?”

Il tragitto dalle località turistiche come Mombasa, Diani, Watamu e Nairobi richiedono qualche ora di viaggio nel ventre dei territori kenyoti.

La terra ha un colore rossastro che si fatica a dimenticare e anche a togliere di dosso! Quanto ho fatto il safari di tre giorni sono salita a bordo di una jeep che aveva il finestrino che non si chiudeva completamente.

Morale della favola, ogni volta che arrivavo in hotel dovevo sciacquarmi la faccia perché ero di colore aranciato. Infatti, la terra africana è piuttosto fina e insidiosa.

Meglio indossare degli occhiali da sole a protezione degli occhi anche in macchina e scegliere dei vestiti non troppo chiari. Mettere in valigia un cappello per ripararsi dal sole, un binocolo per vedere da lontano e maglie pesanti per la sera.

 

visita a una scuola masai

 

I safari si possono prenotare in loco se si viaggia in solitaria tramite:

  • i beach boys: dei ragazzi solerti sempre a caccia di turisti;
  • i tour proposti dagli hotel o dai villaggi turistici;
  • il noleggio di un automobile;
  • l’agenzia viaggio, in fase di prenotazione del viaggio.

Qualora si scegliessero i beach boys è meglio informarsi in anticipo con delle ricerche su internet sui più affidabili e più quotati della zona, onde evitare di incappare in promotori inesperti.

Se invece si preferisce il viaggio in auto bisogna fare molta attenzione al terreno accidentato, a non avvicinarsi troppo agli animali e a fare scorte di benzina.

Infine, non dimenticare di portare una pomata o uno spray antizanzara forte. Sebbene la notte sia fresca è possibile trovarne in prossimità del mare e anche in aperta savana.

Le vaccinazioni antimalarica non sono obbligatorie, ma consigliate. Diventano obbligatorie qualora si decidesse di sconfinare in Tanzania, ma non se dalla Tanzania si entra in Kenya.

Parchi nazionali, riserve e safari in Kenya

 

Il Kenya è suddiviso in otto aree geografiche:

  • Kenya settentrionale e Kenya occidentale;
  • costa settentrionale e costa meridionale;
  • altopiani centrali;
  • Rift Valley e Masai Mara;
  • Nairobi;
  • savane sud-orientali.

I parchi nazionali, le riserve e i safari si concentrano nella metà meridionale del Kenya, mentre nel Kenya settentrionale si concentrano i visitatori che vogliono fare tappa al lago Turkana.

Gli animali visitabili in questo lago sono gli uccelli acquatici, i coccodrilli, le zebre, i leoni, i ghepardi e le iene maculate.

Possiamo suddividere i parchi più vicini a Mombasa e quelli più vicini a Nairobi dato che sono le città dove fanno scalo con maggior frequenza gli aerei internazionali.

Vicino a Mombasa troviamo:

  • Taita Hills Wildlife Sanctuary: famosa per il Salt Lick logde che permette di soggiornare delle palafitte edificate appositamente per un incontro ravvicinato con gli elefanti;
  • Tsavo East e Tsavo West National Park: il parco più esteso del Kenya e il più vicino a Watamu e Malindi e di fatto il più pubblicizzato dai tour perché permette un tour in soli due giorni (una notte nella savana). È possibile avvistare i big five se accompagnati da una buona dose di fortuna;
  • Shimba Hills National Reserve: l’unica a ospitare le antilopi nere oltre a tutte le altre specie di animali ed è preferita da chi soggiorna a Mombasa o Diani Beach.

A metà strada fra Mombasa e Nairobi si trova l’Amboseli National Park con la sua vista sulla cima del Kilimangiaro. Il territorio è attraversato da tutti gli animali selvaggi africani e anche da diverse specie acquatiche grazie alla presenza di acquitrini e paludi.

 

Amboseli National Park

 

Le riserve vicino a Nairobi sono più numerose:

  • Nairobi National Park: si trova in prossimità della capitale e da qui si può ammirare la natura più selvaggia in contrasto con la modernità di una città urbana ed è facilmente visitabile in giornata;
  • Hell’s Gate National Park: è l’unico che si può visitare a piedi o in bicicletta senza l’ausilio di una guida o di un tour organizzato. Ovviamente ci si trova in un luogo selvaggio e la prudenza non deve essere mai sottovalutata;
  • Aberdare National Park: qui si può incontrare il bongo, un’antilope zebrata molto timida e i big five contornati da un panorama variegato con montagne, torrenti e foreste di bambù;
  • Samburu, Buffalo Springs e Shaba: sono tre riserve aride a nord del monte Kenya dove si concentrano gli animali nel tratto del fiume Ewaso Nyiro per abbeverarsi;
  • Meru National Park: è dalla parte opposta del monte Kenya rispetto ai parchi sopracitati ed è poco pubblicizzato e quindi frequentato sebbene ci sia un’altissima presenza di animali;
  • Masai Mara Game Reserve: è, al contrario, il parco più famoso che continua con il Serengeti in Tanzania e dove si aggira il raro rinoceronte bianco. Da giugno a settembre oltre due milioni di gnu attraversano il fiume Masai Grande per arrivare nel Serengeti e viceversa;
  • Lake Nakuru National Park: nel mezzo della Rift Valley ospita anch’esso degli esemplari di rinoceronte bianco, fenicotteri rosa, il babbuino verde e oltre 400 specie di uccelli.

Le altre riserve e i safari in Kenya più distanti dai due centri urbani principali sono:

  • Kakamega Forest National Park: una foresta pluviale dove vivono diverse specie di primati tra cui il potto, pipistrelli, il turaco azzurro gigante e oltre 400 specie di farfalle;
  • Saiwa Swamp National Park: una foresta paludosa che ospita all’interno gli animali tipici più del vicino Uganda che del Kenya come lo scoiattolo gigante, il colobo nero, la lontra dal collo maculato. Si possono fare anche dei percorsi a piedi in quanto non si registrano passaggi dei big five;
  • Ruma National Park: in prossimità del lago Vittoria offre rifugio alle antilopi roane e alle rare rondini blu. Facile da percorrere anche in autonomia tranne nel periodo delle piogge.

La mia esperienza con il safari

 

Come già ti anticipavo sono stata due volte in Kenya e ho avuto la fortuna di fare due safari: il primo allo Tsavo East, il secondo sempre allo Tsavo East, a cui ho aggiunto lo Tsavo West e l’Amboseli.

Sono riuscita a vedere i big five e molti altri animali nel loro habitat naturale e ciò che mi ha colpito di più è stata la loro tranquillità impressa dal non non sentirsi minacciati.

Infatti, gli animali presenti nelle riserve e safari in Kenya sono abituati a vedere jeep nei loro territori e, a parte qualche occhiata di controllo, tendono a provare indifferenza nei confronti dei visitatori.

Ovviamente bisogna mantenere le distanze di sicurezza perché gli elefanti, come anche gli altri animali, quando si sentono minacciati passano al contrattacco. In linea generale, però, mantengono inalterato il loro atteggiamento pacato.

 

Riserve e safari in Kenya: la terra rossa africana

 

Il ricordo che mantengo con più affetto è stata la sera al lodge prima di cena quando mi sono seduta ad ammirare il panorama sulla terrazza. Ad un certo punto ho sentito un rumore lontano e soffocato.

Con il passare del tempo il rumore cresceva sempre di più, assomigliava al suono pum-pum-pum dei tamburi masai e la polvere si alzava nel cielo.

Tendendo occhi e orecchie ho finalmente capito da dove provenisse quel rumore: era una fila ordinata di bufali che si stava avvicinando alla pozza d’acqua nei pressi del lodge.

Saranno stati un migliaio di placidi bufali, e più si avvicinavano, e più il rumore si faceva assordante. Penso di essere rimasta almeno dieci minuti con la bocca aperta a osservarli.

Una scena incredibile dai contorni surreali: loro bevevano l’acqua del pozzo come se non ci fossero turisti a immortalarli con le loro fotocamere.

Mai nella mia vita avrei pensato di immergermi in modo così diretto nei processi della natura. Mi sono sentita fuori luogo, come se non meritassi di stare nello stesso posto in compagnia di esseri così maestosi. E invece ero lì smossa da sentimenti di giubilo di fronte alla meraviglia di una sorpresa inaspettata.

Spero che questa lista di riserve e safari in Kenya possa essere di buon auspicio a tutti i viaggiatori per diventare più consapevoli e meno ingombranti in terre che non ci spettano di diritto.

Fes e i suoi suk sono le mete consigliate dai viaggiatori se racconti di voler visitare e viaggiare in Marocco. Per quale motivo? Perché questi luoghi raccolgono l’essenza dell’antica tradizione marocchina.

La città è divisa in due parti, una più moderna e l’altra ancora legata al passato, tanto da considerarsi la capitale spirituale del Marocco.

Porte ed entrate alla città spirituale del Marocco

 

Entrando a Bab Guissa (bab significa porta) ti ritroverai al Palais Jamai Hotel. Vedrai il palazzo immerso in un parco di aranceti, fontane e fiori in una cornice fiabesca.

Se la tua visita coinciderà con la stagione della fioritura, sarai sopraffatto dal profumo di arancio che si sprigiona dalle piante in contrapposizione con l’odore pungente delle piante del pepe.

Di fianco al parco scoprirai la moschea Kairaouine e più distanti le moschee di Er-Rsif, Andalusa e Es-Sahrij. Le altre porte d’ingresso alla città sono: Bab Shemsa, Bab Chorfa, Bab Mahrouk e Bab Jamai.

Nell’ultima si scorge un cimitero. Si tratta del cimitero dei merinidi destinato agli ultimi sultani della dinastia. Le porte di Fes portano ai mercati chiamati suk, ognuno differenziato in base alle merci.

Fes e i suoi suk

 

I suk sono i mercati, come ti dicevo, suddivisi in corporazioni distinte in base alle merci trattate e vendute. I più amati sono suk el Attarine dove si acquistano profumi e spezie, il suk el Henna, come puoi dedurre dal nome, dedicato alle radici e alle foglie tintoree e il Place Nejjarine con il suk dedicato ai falegnami. A Fes troviamo anche un mercato coperto, Kissaria, dove vengono venduti ricami, sete e broccati.

Ma la zona più famosa è quella della conceria Chouaras, nel quartiere dei tintori. Se vorrai visitarla ti verranno consegnate delle foglie di menta che serviranno a stemperare il fastidioso odore di guano.

Fes e i suoi suk in Marocco

 

La tecnica di lavorazione è tipica del medioevo: fu in quel periodo, infatti, che vennero costruite delle vasche per trattare le pelli. All’interno veniva inserito un miscuglio di acqua e guano dove gli artigiani si immergevano fino alla cintola per togliere le impurità e renderle più lisce.

Tutt’ora i lavoratori seguono questo processo, lavorando senza sosta quasi tutti i giorni.

Vicino alla conceria si trovano i negozi in cui vengono venduti i prodotti finiti, ricamati e imbellettati in base alla creatività dell’arte marocchina.

Affiancati agli artigiani hanno trovato spazio i negozi più commerciali con articoli che tendono alla tecnologia e alle nuove tendenze. Non manca nemmeno l’abbigliamento firmato “made in China” o le finte marche di moda, segno che qualche traccia di modernità è riuscita a entrare nella città antica.

L’alternanza tra vetusto e moderno si sta facendo sempre più marcata ed è nostro compito preservarne la tradizione, il passato e le radici di una comunità. Come? Acquistando solo prodotti originali e non i cloni di ciò che possiamo trovare anche nel negozio vicino a casa.

La sera scende anche nella medina, le luci si accendono regalando dei bizzarri effetti di chiaro-scuro e il muezzin intona il suo canto di preghiera che si propaga in tutta la città.

Almeno questo non sarà intaccato dal passaggio dei turisti felici di ascoltare queste litanie incomprensibili ma pregne di simbolismo e significato religioso.

Toccata e fuga a Marrakesh in la minore per assaporare la follia di piazza Jemma El Fna e fare un rilassante e tipico hamman. Dirigersi poi a Essaouira, recuperare le energie e ritornare a immergersi nel caos della frenetica città marocchina: questo l’itinerario del mio viaggio.

Marrakesh è la capitale del turismo mondiale, qui arriva la maggior parte dei visitatori che inizia a visitare il Marocco perdendosi nei suoi suk. Si mescola alla popolazione e finisce per assaggiare qualsiasi tipo di cibo o acquistare ogni genere di merce.

La mia esperienza toccata e fuga a Marrakesh

 

Alle 23 esco dall’aeroporto di Marrakesh dopo un viaggio di circa 3 ore e mezzo da Treviso. Per fortuna, poche persone si accalcano alle file passeggeri per fare il visto e in circa dieci minuti riesco a uscire.

Per circolare liberamente in Marocco bisogna essere provvisti di un passaporto in corso di validità e compilare il visto che si trova direttamente in aeroporto. Ricordati quindi di portare con te una penna.

All’esterno dell’aeroporto vengo accolta da una moltitudine di autisti e mi vedo costretta a contrattare il prezzo del taxi per raggiungere il centro.

Sarà difficile riuscire a risparmiare perché i tassisti sono molto abili a decidere i prezzi. Cerca comunque di non superare i 200 dirham (20 euro) per arrivare alla Medina.

 

riad con piscina nella mia toccata e fuga a marrakesh

 

La scelta del riad

 

I riad più caratteristici si trovano all’interno della Medina anche se non sono semplici da trovare a causa delle vie con le scritte in arabo ma puoi sempre chiedere un aiuto a qualche passante. In questo modo sarai comodo/a a visitare i principali punti turistici tra cui la famosa piazza Jemma El Fna e i colorati suk.

La stazione dei treni e quella degli autobus si trovano nella parte nuova, quella moderna, vicino agli hotel di lusso e internazionali ma se vuoi davvero immergerti nella cultura marocchina ti consiglio di soggiornare in un tipico riad.

Cosa sono i riad? Delle abitazioni con un inaspettato giardino interno, magari una piscina e le stanze in affitto tutte intorno.

 

riad visto nella mia toccata e fuga a marrakesh

 

La parte centrale adibita a giardino è la zona in cui si fa la colazione, se non viene proposta la terrazza.

L’importante è mangiare all’esterno anche con 5 gradi, questa è la filosofia! Ti consiglio pertanto di portare dei vestiti pesanti e di non sottovalutare il clima invernale.

Piazza Jemma El Fna

 

Eccola qui: una della piazze più famose al mondo dove poter assaggiare di tutto. Durante il giorno si incontrano incantatori di serpenti, venditori di denti, donne che vorranno farti l’henné o leggerti la mano, eccetera.

Sono talmente insistenti che il secondo giorno si cerca di evitare in tutti i modi di incrociare i loro sguardi. Attorno a loro troneggiano bancarelle di succhi freschi, che ti consiglio caldamente di assaggiare, e oggettistica che troverai anche nelle vie dei suk.

La sera la piazza si trasforma in un immenso ristorante all’aperto: cous cous, tajine e street food con le spezie più piccanti ed invitanti che ti faranno brontolare lo stomaco.

Dovrai essere abile a destreggiarti fra le varie proposte dato che i venditori saranno pronti a bloccarti per farti sedere al proprio tavolo.

Potresti optare durante la tua toccata e fuga a Marrakesh per un tè caldo che funge da aperitivo in una delle terrazze che si affacciano sulla piazza (l’alcol è vietato). In questo modo potrai gustare la frenesia della città senza esserne direttamente coinvolto.

Inoltre, se la serata lo permette, potrai godere del tramonto del sole che andrà a nascondersi dietro la moschea della Koutubia, una delle più importanti in città e ascoltare il richiamo alla preghiera.

I suk

 

Se ami fare shopping sei nel posto giusto: i negozi si alternano uno all’altro presentando i migliori prodotti dell’artigianato locale. Spezie, abbigliamento, carne, pelle e articoli per la casa saranno solo un assaggio di ciò che si nasconde all’interno.

Ti basta solo avere la voglia di visitare, di osservare e di scovare nel marasma generale l’oggetto dei tuoi desideri. A ogni tua indecisione risponderà lesto il commerciante che saprà sicuramente convincerti a non andartene a mani vuote.

Oltre ai tradizionali suk ti consiglio di visitare anche la Mellah, il quartiere ebraico, in cui puoi notare un repentino cambio di stile architettonico e una piazza dove confluisce il traffico cittadino.

Cosa visitare durante una toccata e fuga a Marrakesh

 

Marrakesh è stata l’antica capitale del Marocco, un punto di congiunzione fra le popolazioni del nord e quelle berbere del deserto: qui si veniva a scambiare i propri prodotti e, in parte, lo si fa ancora oggi.

Dalla piazza Jeema el Fna si diramano vicoli che portano alle principali attrazioni della città. Non dovrai assolutamente perdere:

  • Palazzo Bahia, in cui risiedeva il Gran Visir con le sue mogli e le concubine, un tipico esempio di architettura del ‘900;
  • le Tombe Saadiane in cui riposano le spoglie del sultano e dove si svolge il mercato più famoso al mondo;
  • le rovine del Palazzo El Badi, una dimora che conteneva oltre 250 stanze, voluta dal sultano Ahmed Al-Mansour che si trova nella zona dei suk.

All’esterno della Medina

 

Potrai visitare i famosi Giardini Majorelle, voluti da Yves Saint Laurent, anche se ci sono dei giardini pubblici molto più belli che trovi in direzione dell’aeroporto o verso la stazione dei treni.

Considera che ogni attrazione ha un costo di entrata pari a 7 euro quindi ti consiglio di scegliere quelle più importanti.

Il giardino Menara invece fu costruito nel XII secolo dai Almohadi ed è uno degli scorci che fa capolino fra le foto dei turisti che amano fotografarsi dalla piscina rettangolare con sfondo la montagna dell’Atlante, spesso innevata.

La Palmerie è in direzione Casablanca e Fez ed è una zona residenziale e ricreativa in cui vengono proposti numerosi sport acquatici, giri con il quad, a cavallo o con i pattini.

 

L’hammam nella toccata e fuga a Marrakesh

 

Se ne avrai il tempo ti consiglio di fare un salto in un hammam: si tratta della versione marocchina delle terme romane. Si entra in un salone che ha la temperatura pari a quella di un bagno turco e lo si farà assieme a un’assistente.

Lentamente i pori della pelle si apriranno grazie al calore dell’ambiente. Si verrà cosparsi di sapone nero, una particolare miscela ottenuta dalle olive dal fantastico potere lavante.

L’assistente proseguirà togliendo il sapone con un particolare guanto chiamato kessa che eliminerà qualsiasi impurità dalla pelle. Poi verranno lavati i capelli, con un’altra miscela naturale.

Si proseguirà, volendo, con un massaggio decontratturante con l’olio di argan che scioglierà ogni tensione e ti lascerà completamente rilassato/a. Il trattamento durerà un’ora e avrà un costo di circa 30 euro.

Potresti essere rispedito in hotel con i capelli bagnati, come è successo a me! Quindi ti consiglio di portare un asciugamano in cui avvolgerli o un berretto per ripararti dal freddo se lo farai nei mesi invernali.

Ci sono diverse soluzioni di hamman:

  • tradizionale marocchino: in cui dovrai portarti sapone, guanto e shampoo e dovrai arrangiarti a fare tutto. La pulizia dei locali dipende dal tipo di hammam scelto. Ce ne sono diversi a Marrakesh e in tutto il Marocco. Pagherai l’entrata con pochi euro;
  • tradizionale ricercato, quello che ti ho illustrato sopra ideale per il turista ma apprezzato anche dai marocchini per il servizio e la pulizia;
  • hammam spa in cui viene offerto anche il tè e i biscotti con un costo che si aggira sui 60 euro.

Marrakesh o la ami o la odi

Sarà difficile abituarsi ai motorini che sfrecciano nei stretti vicoli, i venditori che richiamano continuamente la tua attenzione, i tassisti che cercano di fare i furbi.

Senza dimenticare gli incantatori di serpenti, i banchetti che vendono denti, le donne che vogliono farti l’henné che ti strattonano per fornirti il servizio, eccetera.

Ma ti lascerà in bocca un sapore di ingegnosità che difficilmente saprai dimenticare, quindi goditi il momento e lasciati trasportare dal pazzo mondo marocchino e dalla sua immutabile confusione che ha il sapore di secoli.

Essaouira è una città portuale in Marocco vivace, cosmopolita e variegata raggiunta e amata dai giovani surfisti in cerca dell’onda perfetta. Lambita dall’oceano Atlantico è una meta per sognatori e per i nostalgici della cultura beat.

 

Storia di Essaouira in Marocco

 

La città fu un’antica stazione commerciale berbera fino all’arrivo dei Romani che la usarono come punto per l’industria della salagione e la tintura a base di porpora.
Nel VII arrivarono gli arabi che la tennero fino alla conquista dei portoghesi facendola diventare un importante scalo marittimo lungo le vie delle carovane.
La chiamarono Mogador e il sultano Muhammad III del Marocco per ringraziare della rinascita della città la ridisegnò completamente, donandole uno stile europeo.
Infatti il moderno nome Essaouira significa proprio «La ben disegnata». Così come crebbe velocemente allo stesso modo perì, con l’instaurazione del protettorato francese sul Marocco avvenuto nel 1912 e il conseguente sviluppo di altri porti commerciali più vicini all’Europa.

Negli anni ’70 ritrovò il suo antico fascino assumendo una nuova connotazione, ossia quella di una città musicale e culturale, grazie al festival della musica Ghnawa che si svolge ancora oggi ogni anno in giugno, un ritmo importato in Marocco dagli schiavi neri.

Grazie alla manifestazione, in quegli anni giunsero numerosi musicisti di fama internazionale come Frank Zappa, Sting, Bob Marley e Jimi Hendrix, accomunati dalla ricerca di nuove sonorità.

 

vietta colorata di blu a essaouira

Essaouira oggi 

 

Se arrivi a Essaouira da Marrakech, come ho fatto io con un pullman della CTM (16 euro andata e ritorno), puoi assaporare il dolce cambiamento di paesaggio. Passerai dalla grande città alla zona residenziale fino ai villaggi più poveri.
Anche il terriccio sarà diverso: la terra rossa lascerà il posto al ruvido acciottolato fino a quando non incontrerai dolci pendii, dalle morbide forme, abitati dalla famosa pianta di argan: sarà un’occasione unica per vedere fino ad Agadir l’unico tratto al mondo a ospitare questa pianta dalle magiche virtù curative.
Essaouira ti apparirà così, all’improvviso, dopo una salita, quando il tuo cuore avrà iniziato a fare “bam” per aver scorto il mare.

La stazione dei pullman dista dal centro storico una quindicina di minuti a piedi. In alternativa puoi prendere un taxi, ma come al solito fa attenzione al prezzo che ti chiedono!

La corsa costa 8 Dirham, circa 80 centesimi. Se ti chiedono di più allontanati dalla stazione verso destra per trovare un altro taxi. Sì fermano alzando il braccio e vedrai che il prezzo sarà più ragionevole.

L’entrata principale e dalla porta chiamata “Bab Marrakech” dove sarai travolto da un miscuglio di odori, parole e colori.

Benvenuto/a nella Medina!

 

isole amministrative

 

I commercianti non cercano a tutti i costi di venderti qualcosa come a Marrakech e anche gli articoli saranno diversi, noterai una certa creatività e inventiva del tutto originale.

Dopo esserti immerso nella vita commerciale di Essaouira sarai pronto per dirigerti al porto e qui sentirai per la seconda volta il tuo cuore fare “bam“.

Vedrai gabbiani volare in cerca di cibo, gattini affamati guardarti con occhi spenti, sarai travolto da un forte odore forte di pesce fresco e sentirai parlare, confabulare, richiamare la tua attenzione, mentre dovrai districarsi fra persone e biciclette.

Vedrai i pescatori muoversi come formichine operose mentre tu, magari, già stanco da tutto questo rumore, butterai l’occhio al di là del mare scorgendo in lontananza la spiaggia.

Allora farai il percorso a ritroso e ti ritroverai quasi a correre pur di uscire dal trambusto e recuperare un momento di tranquillità. Eccoti in spiaggia ad ammirare la forza dell’oceano che con le onde riesce a spaventare anche i nuotatori più esperti.

 

tramonto sull'acqua a Essaouira

Cosa fare in centro città e fuori

 

Essaouira è una città che invita alla calma e quindi dovrai prenderti il tuo tempo per fare ciò che desideri senza fretta. I prezzi sono più abbordabili rispetto a Marrakech, quindi se hai intenzione di fare acquisti, falli qui.

Ti farò ridere, mai sai qual è il prodotto più interessante che ho visto? Il pigiama! Ce ne sono di bellissimi qui, di ogni fattura e di ogni colore, adatto a tutti i gusti.

Se lo shopping non ti interessa ma vorresti approfittare per assaggiare del pesce fresco vai verso il porto e dietro ai giardini pubblici vedrai dei ristoranti.

Con 100 Dirham, circa 10 euro, potrai scegliere il pesce che vuoi e fartelo preparare al momento sulla griglia. Contratta per avere il pesce migliore. Se sei vegetariano ti consiglio di prendere un buon succo fresco con frutta di stagione al prezzo di 5 o 10 Dirham, 5 o 10 centesimi.

Se ti piace surfare qui sei nel posto giusto. Ci sono scuole di surf e kitesurf, inoltre puoi noleggiare l’attrezzatura a prezzi abbordabili.

Dopo gli stabilimenti balneari vedrai dei cammelli sulla spiaggia. Non sono selvatici ma pronti ad aspettare i turisti per fare una passeggiata lungo la battigia.

Oppure se preferisci, puoi fare come ho fatto io, ossia fare un bel giro a cavallo di due ore al costo di 250 Dirham, 25 euro. Farai un percorso fra spiaggia e zona più boscosa vedendo dei panorami suggestivi e mozzafiato.

Un itinerario Marocco insolito è viaggiare scendendo verso sud nel deserto per incontrare nomadi, cammelli liberi e stelle cadenti. Si tratta di un percorso alternativo ai classici circuiti turistici che ti permette di affondare i piedi nell’autentico e selvaggio panorama berbero.

Da qualche mese l’aeroporto di Treviso ha aperto la linea diretta per Marrakech così in compagnia di amiche sono partita una sera, piuttosto fredda e umida, per visitare la famosa città marocchina.

In pochi minuti abbiamo raggiunto il centro città con un taxi, lasciato le valigie in riad e dirette verso piazza Jemma el Fna per mangiare qualcosa.

Era quasi mezzanotte e il locale stava per chiudere ma ci hanno permesso di mangiare una pizza calda e soffice con un retrogusto al cumino che mi ha subito ricordato i safari africani.

 

Pizza marocchina carote e olive

Diario di viaggio Itinerario Marocco insolito

 

Primo giorno

Siamo partite un po’ assonnate dal riad di Marrakech alle 6.30. Infatti, siamo state svegliate dal muezzin alle 5.30 poiché il suo richiamo rimbombava all’interno della camera.

Abbiamo bevuto un tè veloce, un succo di arancia al mercato e abbiamo atteso  le guide in prossimità della piazza centrale.

Le nostre guide, Abdul e Adbo, erano due giovani ragazzi marocchini dalla verve contagiosa. A quanto pare avevano trentuno anni ciascuno, così come tutti gli altri marocchini che ho conosciuto. Casualità? Non credo.

Siamo salite sulla Jeep 4X4 e partite in direzione deserto, attraverso il panoramico paesaggio delle montagne dell’Atlante, dove abbiamo raggiunto un’altitudine di 2260 metri.

Nel tragitto abbiamo attraversato pittoreschi villaggi berberi e visuali da cartolina con palmeti, montagne rossastre e aride, fichi d’india e fiumi solitari.

Verso le 9 ci siamo fermate a fare una vera e propria colazione marocchina, all’interno di un piccolo locale, con pane, miele, olio di argan e una tazza d di caffè nero fumante.

 

itinerario Marocco insolito

 

Finalmente, dopo circa tre ore, arriviamo in un campo tendato a Zagora dove ci prepariamo per pranzare. Ci togliamo il maglione e ci sediamo a fare la classica esperienza che non può mai mancare in un itinerario Marocco insolito: il tè caldo nel deserto.

Uno dei modi più usati per servire il tè è quello di versare il liquido in un bicchiere, ributtarlo dentro la teiera e finalmente servire la bevanda ai commensali.

Subito dopo veniamo richiamate da un ragazzo che ci chiede di avvicinarci alla tenda. Appoggiati a un tavolo ci sono dei piatti nascosti da coperchi colorati. Curiose, ci apprestiamo ad aprire per vedere il contenuto e… meraviglia delle meraviglie!

Ciò che vediamo ci lascia letteralmente a bocca aperta: verdure fresche tagliate a dadini, spiedini di carne e frittatine berbere con pomodori, tajine di verdure e cous cous.

Al termine del pranzo ci alziamo per camminare un po’. Mi è mancata la sensazione della sabbia a contatto con i piedi e qui appare ancora più sottile tanto da non rimane addosso.

Se potessi passerei tutto il pomeriggio a camminare sulle dune ma il tramonto detta legge e dobbiamo raggiungere l’altro campo tendato.

POMERIGGIO DEL PRIMO GIORNO

Per cui ci inoltriamo fra le dune con la nostra jeep, la musica  suona al massimo del volume mentre ci dimeniamo come Shakira non per volontà ma solo a causa dei sobbalzi.

Continuando a correre in macchina si vedono dune a inframezzarsi a terreni rocciosi, le quali danno vita a un paesaggio surreale mentre piccole piante sfidano l’aridità, facendo sfoggio di foglie verdissime.

In lontananza figure si muovono all’orizzonte: sono i nomadi del deserto pronti a raccogliere acqua dai pozzi mentre attorno gruppi solitari di cammelli liberi pascolano anch’essi in cerca di acqua.

Circa 40 minuti prima del tramonto arriviamo al campo tendato di Erg Chigaga dove ci aspetta la passeggiata con i dromedari. Non manca il dromedario folle, con gli occhi azzurri, dietro di me, che cerca di mangiarmi la coperta sulla quale sono seduta riuscendo anche a pizzicarmi di tanto in tanto la chiappa.

Quasi dimentico dove sono non appena la guida mi segnala un buco scavato dalla volpe del deserto e subito mi viene in mente un passaggio del libro “Il piccolo principe“:

 

Non chiederti di cosa ha bisogno il mondo: chiediti che cosa ti rende felice e poi fallo. 

Il mondo ha solo bisogno di persone felici.

 

Al ritorno ci diamo una rinfrescata veloce e ci accomodiamo per bere l’ennesimo tè caldo mentre aspettiamo che venga imbastita la cena. Si avvicinano anche i gatti, consapevoli che presto arriverà cibo anche per loro.

Il menu è piuttosto frugale: una minestra calda, carne e verdure cotte nel tajine e infine frutta a volontà

È arrivato il momento di ammirare le stelle e la via Lattea mentre un grande fuoco arde e la musica dei bonghi si fa sempre più ritmata e assordante. Cominciano i balli e le lezioni di tamburo.

Verso mezzanotte andiamo a dormire nel silenzio più totale e ci svegliamo senza sole, nascosto da cirri e nuvole dispettose.

 

due ombre nel deserto

SECONDO GIORNO dell’Itinerario Marocco insolito

Dopo l’abbondante colazione arriva il triste momento di abbandonare il deserto e il suo silenzio per tornare alla civiltà. Risaliamo sulla Jeep questa volta per fare il percorso inverso e ci muoviamo in direzione Mhamid.

Mhamid è una piccolo borgo berbero, a ridosso del deserto, che accoglie pochi visitatori e infatti non appena scendiamo dall’auto ci sentiamo un po’ osservati. Degli uomini seduti al bar ci inquadrano cercando di capire la nostra nazionalità, fingendo indifferenza e scarso interesse.

Beviamo un caffè veloce e ripartiamo per visitare un’altra località magica: Tamnougalte, compresa nell’itinerario Marocco insolito.

Ma prima facciamo una breve sosta in un piccolo centro berbero, abitato da malesi che dopo aver viaggiato con le carovane lungo il deserto si sono dedicate con passione alla lavorazione della ceramica fermandosi qui.

Dai loro forni escono piatti e stoviglie elaborate e colorate. Ci attende una visita per scoprire il processo produttivo e il negozio dove acquistare gli articoli finiti.

 

uomo che lavora la ceramica

 

Questa volta raggiungiamo davvero Tamnougalte. Il ksar (villaggio fortificato) si trova in cima a una collina e per raggiungerlo bisogna attraversare il ponte dove scorre il fiume Draa con palmeti carichi di datteri che adornano la strada da una parte all’altra.

Attraversiamo edifici di terra e sassi che hanno dato origine al villaggio più di 500 anni fa fino ad arrivare al nostro hotel, un’antica kasbah. Il suo nome è Kasbah Des Caids ed è una sorta di residenza, museo e castello.

Dall’alto delle sue terrazze si può ammirare il paesaggio circostante e il villaggio di Agdz.

Uno scenario incredibile con le varie costruzioni di terra e i monti dell’Atlante in lontananza. La kasbah è talmente caratteristica da essere stata scelta per girare il film Babel con protagonista Brad Pitt.

 

Cos’è una kasbah?

È essenzialmente una cittadella, una fortezza o una città fortificata di un distretto arabo.

Ad attenderci l’immancabile bicchiere di tè, questa volta senza menta e più speziato, nonché una visita all’intera struttura.

La cena viene fatta in terrazza così da ammirare il calare del sole e il nascere della mezza luna. A tavola un piatto di verdure, pollo e frutta aromatizzata allo sciroppo di datteri e cannella.

 

veduta dal villaggio fortificato ne marocco insolito

TERZO GIORNO (dell’itinerario Marocco insolito):

Il terzo giorno di questo itinerario Marocco insolito è stato anche l’ultimo e abbiamo dovuto svegliarci presto per ritornare direttamente all’aeroporto di Marrakesh.

Abbiamo assaporato gli ultimi strascichi di calore di questo Marocco insolito sapendo che non lo avremmo ritrovato al ritorno. Infatti, a Treviso pioveva e faceva freddo. Ma a me non importava perché mi sentivo comunque riscaldata e felice.