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In autunno a Rovigo si apre la stagione espositiva presso il Palazzo Roverella e i turisti rispondono all’offerta artistica. Quest’anno (2024) fino al 26 gennaio 2025 è in corso la mostra “Henry Cartier-Bresson e l’Italia“.

Il fotografo francese ha girato l’intera penisola dagli anni Cinquanta fino agli anni Settanta per registrare i cambiamenti culturali e urbanistici dal termine della guerra in poi.

Esce uno spaccato unico, da assaporare. E al termine della visita non rimane che girovagare per il Centro Storico per scoprire le bellezze di una città spesso bistrattata dai circuiti turistici.

 

Autunno a Rovigo passeggiando in centro

Autunno a Rovigo: la nebbia aleggia imperterrita

 

Prima di arrivare a Rovigo ho percorso un lungo tratto della Valdastico. Giunta nel territorio veronese è comparsa la nebbia e non se n’è più andata.

Nei guardrail stavano appollaiate le gazze e persino un falco. Erano lì per controllare il numero di auto in transito. O a sperare che qualcuno gettasse del cibo da mangiare.

Nella periferia di Rovigo si trovano un’infinità di campi arati e pronti per essere coltivati. Non a caso, i prodotti tipici della zona sono l’insalata di Lusia, l’aglio bianco, il radicchio di Chioggia, le cozze di Scardovari e il riso del Delta del Po.

All’entrata della città è presente un parcheggio multipiano dove lasciare l’auto. Di fianco, un parcheggio a ore all’aperto per chi desidera rimanere per un tempo limitato.

Gli orari della visita al Palazzo Roverella sono dalle 9:00 alle 19:00 durante la settimana, e si prolunga fino alle 20:00 nel fine settimana. Il tempo di visita è di un’ora o un’ora e mezza e le audioguide hanno un costo di 4€.

Non serve raccontare la capacità artistica del fotografo francese, rinomato per aver aperto con altri colleghi l’Agenzia Magnum. Invece, ti voglio parlare della città veneta.

 

Centro storico Rovigo

Centro storico e architettura

 

Rovigo è una città da attraversare in bicicletta, così da godere appieno della sua percorribilità. Difatti, ci sono alcune zone ZTL che è consigliabile evitare!

All’entrata della città dal parcheggio multipiano si notano due torri, pendenti tanto quanto quella bolognese di epoca medievale. E all’opposto un monumento dedicato a Matteotti.

Ma la storia più interessante si riferisce al nome, il cui significato è “Città delle rose“. E la leggenda narra che venne fondata dagli Achei e, in particolare, da Diomede.

Tre piazze meritano una visita: 

  • Piazza Vittorio Emanuele II;
  • Piazza Giuseppe Garibaldi;
  • la fiorita Piazza Umberto Merlin.

Nonostante la sobrietà, la città è stimolante da un punto di vista architettonico, poiché nasconde dei dettagli alquanto interessanti. Non te li voglio elencare, bensì desidero che tu diventa un flâneur o una flâneuse e li scopra semplicemente osservando.

 

Scorcio verde in città a sorpresa

 

 

A sorprendere sono anche i giardini, nascosti e poco segnalati, ma che regalano dei momenti di pura estasi. Dovrai ascoltare l’istinto per scovare quegli angoli di vibrante natura.

Tuttavia, in Piazza Umberto Merlin si trova un giardino ricco di fiori autunnali, cedri e altri piante, con al centro una fontana ancora funzionante. Lo zampillo è durato per poco e non so se venga attivato solo a determinati orari.

Comunque mi hanno catapultata indietro nel passato, quando non c’erano problemi di carenza idrica e in molte città, tra cui la mia, aveva una fontana funzionante.

 

Zucche in città a novembre

 

Cos’altro fare in autunno a Rovigo?

Bastano due orette per fare uno spuntino e visitare la città. Tuttavia, se si vuole prolungare la permanenza è possibile visitare il Museo dei Grandi Fiumi e prima ancora “La Rotonda” conosciuta anche come la Chiesa della Beata Vergine del Soccorso.

La Rotonda vanta una pianta ottagonale e un altare in legno scolpito da Giovanni Caracchio. Si tratta del monumento religioso rappresentativo di Rovigo, sebbene in tutta la città vi siano disseminati riferimenti storici e culturali italiani.

Il Museo dei Grandi Fiumi narra la versione archeologica del territorio compreso tra il Medio e l’Alto Polesine in un lasso di tempo che retrocede fino a 3500 anni anni fa.

Chiunque voglia godere di un rimando archeologico della zona e di tutta l’Europa, non rimarrà deluso. Al contrario, potrà immergersi nelle vicende fondanti che hanno dato vita alla Città di Rovigo e dei suoi abitanti.

Nella punta estrema del Salento, dove lo Ionio e l’Adriatico si fondono, sorge Santa Maria di Leuca. Conosciuta anche come “finis terrae”, il termine dell’antica terra romana, questa località è avvolta in un velo di storia e mitologia.

Il suo nome deriva dal greco “Leukòs”, in riferimento alle scintillanti falesie bianche al mattino. Questo luogo è stato teatro di importanti eventi storici, come il passaggio di San Pietro e la presenza romana.

La Basilica di Santa Maria di Leuca

 

Al centro del promontorio, la Basilica di Santa Maria de Finibus Terrae si erge come simbolo della spiritualità e della storia di Leuca.

Questa chiesa, edificata sul luogo di un preesistente tempio pagano, segna la transizione storica dal culto di Minerva al cristianesimo, riflettendo secoli di fede attraverso la sua architettura sobria ma maestosa, progettata per resistere al tempo e alle minacce esterne.

La Basilica costituisce tutt’oggi un’importante meta di turismo religioso. Molti pellegrini da ogni parte d’Europa s’incamminano lungo le Vie Francigene che conducono proprio qui.

Un’altra curiosità è che Santa Maria di Leuca ha anche accolto tre papi in visita pastorale: Papa Giulio I, Papa Costantino e, nel 2008, Papa Benedetto XVI, a cui è dedicata una statua sul piazzale della Basilica.

La Cascata Monumentale di Leuca

 

Adiacente alla basilica, la Cascata Monumentale celebra l’ingegneria e l’arte idraulica italiana con una spettacolare esibizione di acqua che fluisce lungo una scalinata monumentale verso il mare. Questa struttura, che rappresenta l’opera terminale dell’Acquedotto Pugliese, è un capolavoro del periodo fascista.

La Cascata è attivata durante le occasioni speciali per incantare visitatori e residenti. Negli ultimi anni lo spettacolo è stato arricchito da un’illuminazione artistica.

 

Gastronomia, Santa Maria di Leuca

 

Esplorazioni naturalistiche a Santa Maria di Leuca

 

La costa di Santa Maria di Leuca è una vera cornucopia di fenomeni naturali, dove il mare cristallino si illumina di un verde smeraldo all’alba, offrendo spettacoli naturali di rara bellezza.

Le spiagge di Leuca, pur essendo limitate nel numero, sono di una bellezza affascinante, soprattutto la nota “rena ranne”, un piccolo ma incantevole tratto di spiaggia che offre un contrasto sorprendente con le lunghe distese sabbiose verso Gallipoli.

Al di là delle sue rive, Leuca si distingue soprattutto per il suo straordinario mondo sotterraneo. La zona è disseminata di grotte marine, accessibili principalmente via mare, che formano un complesso di caverne e tunnel scavati nella roccia nel corso dei millenni.

Tra queste, la Grotta del Diavolo e la Grotta del Soffio sono particolarmente rinomate.

La Grotta del Diavolo, così chiamata per le leggende che narrano di suoni misteriosi che echeggiano tra le sue pareti, offre un’esperienza quasi mistica, con le sue ampie sale interne che sembrano cattedrali naturali. La Grotta del Soffio, d’altra parte, è famosa per il modo in cui le onde si infrangono all’ingresso, creando un potente sbuffo di aria e acqua che dà il nome alla grotta.

Di particolare rilievo storico-archeologico è invece la Grotta Porcinara, un antico santuario pagano dedicato a Zis Batas (Zeus Batios), com’è testimoniato dalle iscrizioni messapiche, greche e latine che la grotta ancora preserva.

Per scoprire in barca queste meraviglie della natura, il consiglio è quello di affidarsi ad una delle tante realtà che operano nel porto, tra cui Blue Marine Leuca.

 

Dove mangiare a Santa Maria di Leuca

Dopo una giornata trascorsa tra le onde e il sole, è naturale che si faccia strada un certo appetito. Nessun problema: Santa Maria di Leuca sa come soddisfare ogni palato.

La cucina locale, ricca e variata, spazia dai piatti tradizionali della dieta mediterranea, con le loro radici nella cucina contadina arricchita da una sinfonia di aromi e colori, fino alle delizie di mare freschissime, perfette per chi desidera assaporare il gusto autentico del pesce appena pescato.

Per chi cerca un’esperienza culinaria più informale, ecco alcune pizzerie molto apprezzate a Santa Maria di Leuca:

  • La Conchiglia
  • Da Leo
  • Gnam

Non mancano poi ristoranti che offrono menù più elaborati, ideali per chi vuole immergersi completamente nella gastronomia locale:

  • Mattia Cordella – Cucina di mare
  • Osteria del Pardo – cucina tipica salentina
  • Ristorante Rizieri – ristorante storico
  • Ristorante Costa di Ponente – cucina mediterranea
  • Trattoria Boccondivino – cucina tipica
  • Ristorante Fedele – specialità a base di pesce
  • Calura – pinse e cucina

In aggiunta, per un dolce dopo cena, le gelaterie artigianali come Martinucci offrono gusti autentici in ambientazioni pittoresche, perfette per concludere la serata.

E per coloro che amano la vita notturna, il Bar Del Porto, uno dei più storici di Leuca, diventa il fulcro della movida locale, attiva dalla mezzanotte fino alle prime luci dell’alba, sotto lo sguardo delle maestose ville ottocentesche che fronteggiano il mare, con le loro straordinarie architetture arabe e barocche.

 

Curiosità su Santa Maria di Leuca

Santa Maria di Leuca è ricca di curiosità che ne arricchiscono il fascino e il mistero.

Tra le peculiarità architettoniche si distinguono le bagnarole, piccole costruzioni sugli scogli, dipinte con i colori delle ville a cui appartengono e collegate alle residenze tramite tunnel segreti che permettevano alle nobildonne di fare il bagno in mare lontano da sguardi indiscreti.

Leuca è anche un punto di grande significato storico e spirituale per le vie Francigene.

L’associazione Speleo Trekking Salento ha esplorato e mappato un percorso antico lungo circa 146 km, che parte da Madonna Del Casale a Brindisi e arriva fino al Santuario di Leuca, attraversando 23 comuni del Salento.

La cultura popolare salentina è viva nelle tradizioni musicali, come la Pizzica, una danza che mescola elementi sacri e profani e che si può frequentemente ammirare durante le serate a Leuca.

Queste manifestazioni, insieme alla calorosa ospitalità dei suoi abitanti, che per oltre duemila anni hanno abbracciato e perpetuato usi e costumi locali, rendono Leuca un luogo di pace e accoglienza, profondamente radicato nelle sue tradizioni.

 

Opzioni di alloggio a Santa Maria di Leuca

L’ospitalità di Leuca si adatta a tutti i gusti e necessità: dagli hotel alle ville di lusso, ai bed and breakfast e case vacanza immerse nel cuore storico o vicino alla basilica.

Per chi cerca indipendenza, ampia è l’offerta di appartamenti e ville private, perfette per soggiorni prolungati o per gruppi più numerosi, che promettono comfort e privacy con vista sul mare.

Santa Maria di Leuca incanta non solo per le sue bellezze naturali e storiche ma anche per il calore umano che accoglie i visitatori, rendendola una perla preziosa nel panorama del Salento.

Visitare l’oasi Lipu a Pederobba ed entrare di soppiatto nella Città degli aironi è un’esperienza unica e coinvolgente. Stiamo parlando di un percorso che parte dalla stazione ferroviaria di Pederobba e arriva in prossimità del Ponte di Fener.

Lungo il tragitto, il camminamento attraversa vari passeggi, digradandosi sempre più nella boscaglia e allontanandosi dalla rumorosa statale che va in direzione Feltre.

Si tratta di un momento da trascorrere in solitudine, studiando le caratteristiche delle piante, oppure in compagnia di amici umani e pelosi, curiosi come noi di scoprire nuove vedute.

 

Murales lungo il percorso

Oasi Lipu a Pederobba: andata e ritorno

 

La partenza del percorso è all’uscita della stazione ferroviaria di Pederobba. Tuttavia, è possibile partire anche da via San Giacomo, lasciando l’auto lungo la strada.

Il nome esatto del percorso è: “Il sentiero della Garzaia” ben segnalato dai cartelli presenti lungo tutta la camminata. Non mancano nemmeno le segnalazioni per riconoscere gli alberi, così da unire sport e apprendimento.

Esistono diverse vie da seguire, tutte ben segnalate. Si può camminare di fianco al torrente, in mezzo al bosco o seguire dei percorsi paralleli di fianco al fiume Piave.

In tutto si cammina per un’oretta, anche se il tempo in cui fermarsi a osservare la natura richiede un dispendio di tempo più ampio. Difatti, ho incontrato ben tre lepri, per nulla spaventate dalla mia presenza.

Nondimeno, ho variato il percorso seguendo tragitti interni e al di fuori del percorso tradizionale. Ciononostante, quando si arriva alla zona riservata alla Lipu è necessario seguire il tracciato ufficiale e tenere i cani a guinzaglio.

Qui vengono a nidificare gli uccelli e in particolare gli aironi, oltre a essere territorio di altri animali selvatici. Per cui rispettiamo il loro habitat già fin troppo limitato e circoscritto.

 

All'interno dell'oasi Lipu a Pederobba

 

L’impegno naturalistico e l’ambiente

 

La strada sterrata è affiancata da una vegetazione comune, benché variegata. Difatti, si possono trovare frassini, ginepri, pioppi, salici, acacie, eccetera.

Nella zona riservata alla Lipu e quindi nella Città degli Aironi si notano dei casotti dove si possono osservare gli uccelli e fare quindi attività di birdwatching.

Nondimeno, si trovano dei nidi in legno dove possono nidificare in tutta tranquillità le varie specie di uccelli presenti nella zona. Tra questi figurano gli aironi, le garzette, i merli, i tordi, il martin pescatore, il picchio rosso e verde, eccetera.

Come abbiamo già detto sono presenti anche altri animali selvatici come la lepre, i caprioli, cervi, tassi, cinghiali e altri animali che scendono a valle dalle montagne circostanti per trovare refrigerio e cibo lungo il corso del Piave.

 

Termine del percorso La Garzaia

 

Il termine del percorso è nella Bretella, in prossimità del Ponte di Fener, dove si trova una piccola spiaggetta in cui raffreddare i piedi e far fare un bagnetto al cane.

Il Piave è balneabile? I cartelli indicano il divieto di balneazione, ma se non ci si immerge e si rimane nei bordi ci si può bagnare.

Tuttavia, bisogna fare estrema attenzione perché la corrente è forte e gelata, tanto da causare improvvisi malori o nascondere dei gorghi alquanto pericolosi per l’incolumità delle persone.

Nella zona non sono presenti cestini, per cui le immondizie si portano a casa. D’altronde il peso di una bottiglietta vuota è inferiore a quella piena e così facendo non si riempie di plastica l’ambiente.

Piuttosto impariamo a usare le borracce riutilizzabili, chiamate in gergo Camel Bag, le quali sono comode e valide anche nel quotidiano.

Gli itinerari a Mantova sono molteplici, poiché si può alternare il placido ingombro della natura alla vivace proposta culturale. Difatti, la Città di Mantova ha un notevole impatto paesaggistico, considerando che si riserva la lingua di terra tra tre laghi.

Nondimeno, l’impronta storica vissuta nelle varie epoche ha lasciato delle testimonianze di tutto rispetto, a partire dal suggestivo Castello di San Giorgio posizionato in maniera strategica all’ingresso della città.

In una giornata in cui annunciavano pioggia, l’acqua presente è stata solo quella dei laghi e ho potuto percorrere la città in lungo e in largo, fare i progetti per una prossima visita più approfondita e gustare la musica travolgente dei Greta Van Fleet in serata.

 

Greta Van Fleet a Mantova

 

Itinerari a Mantova: la via dell’acqua

 

Se si arriva in auto è piacevole lasciare l’auto nel parcheggio area Boma o Campo Canoa e fare la traversata a piedi o in bici per raggiungere il centro città. Si passa attraverso una striscia di terra che taglia i laghi permettendo di godere di un paesaggio incontaminato.

I laghi a Mantova alimentati dal fiume Mincio sono tre: il Lago Superiore, il Lago di Mezzo e il Lago Inferiore. Tutti e tre sono avvicinabili da un percorso a piedi e da diversi servizio di traghetto che offrono ai visitatori l’opportunità unica di navigare tra le acque .
La soluzione così congeniata permette altresì di vedere Mantova da una prospettiva inusuale e conoscere il suo aspetto più naturale e selvaggio. Tra l’altro Mantova è collegata a una ciclabile da Peschiera del Garda che permette di osservare il fascino dei laghi più iconici della Lombardia.
Oltre a navigare, nei laghi si può pescare e praticare tutti quei sport che prevedono l’utilizzo di tavole, canoe e altri strumenti molto in voga al giorno d’oggi.
Itinerari a Mantova culturali

Il centro storico e le sue meraviglie

 

Gli itinerari a Mantova contemplano una soluzione storica e culturale di tutto rispetto, grazie alle testimonianze lasciate dalla Famiglia dei Gonzaga. Tra gli edifici più importanti annoveriamo il Castello di San Giorgio, sede del Museo Nazionale Archeologico di Mantova.

Si trova affiancato a Piazza Sordello, dove ogni anno nel mese di luglio si tiene la manifestazione di Mantova Summer Festival che richiama artisti e musicisti di fama internazionale.

Difatti, io ci sono andata per ascoltare il gruppo Hard Rock americano dei Greta Van Fleet, approfittando della loro partecipazione ho avuto la possibilità di trascorrere una piacevole giornata nella città.

Inoltrandoci nel centro storico si trova il Palazzo Ducale che vanta oltre mille stanze e testimonianze di Rubens e del Mantegna, solo per citarne alcuni.

Il museo richiede un impegno notevole, tuttavia possiamo dedicare alcuni giorni alla città così da suddividere le visite. Anche perché non possiamo mancare le altre numerose chiese, musei, edifici e la Casa di Rigoletto, il richiamo all’opera di Giuseppe Verdi.

Se stai pensando ai prezzi, sappi che la città ha pensato di ideare la Mantova Card al prezzo di € (prezzo aggiornato al 2024) comprensiva dell’ingresso di tutti i muse, i monumenti e anche degli sconti per i Musei Civici di Verona.

Pertanto, se decidi di fare una gita tra Verona e Mantova non sprecare l’opportunità di risparmiare riuscendo a visitare tutto ciò che le due città amiche offrono.

 

Statua di Virgilio

La via gastronomica: cosa mangiare a Mantova

 

Ci sono pietanze che in un soggiorno a Mantova non possono mancare, ossia i tortelli con la zucca (se la stagione lo permette) e la sbrisolona. Tuttavia, non sono gli unici perché troviamo la Torta Mantovana, i Capunsei (gnocchi di pane simili ai canederli), i bigoli con il luccio e lo stracotto d’asino.

Le pizzerie, trattorie e i ristoranti a Mantova, così come i bar sono abbastanza economici e devo ammettere che sia al bar che al ristorante i prezzi rientrano nella media.

Pertanto, non devi preoccuparti di spendere delle cifre da capogiro, perché Mantova accoglie turisti di tutti i budget.

Dopo aver a lungo mangiato poi dedicarti alla digestione, passeggiando o pedalando lungo le vie dei laghi, oppure trovando refrigerio al Parco Piazza Virgiliana, dove una statua di Virgilio – originario di Andres vicino a Mantova – declama la sua poetica in eterno.

Benché udibile solo da chi ricerca l’arte e la cultura: ovvero noi viaggiatori curiosi e intraprendenti.

Cosa fare a Calalzo di Cadore è un articolo redatto per chi soggiorna in questa cittadina e cerca itinerari di prossimità da fare. Stiamo parlano di uno dei comuni che abbraccia le Dolomiti Bellunesi e si inerpica lungo il tragitto cadorino.

A Calalzo e nelle cittadine vicine non sono presenti solo degli itinerari di trekking o di bici da fare in estate, ciaspolate e impianti di risalita per scii e snowboard, bensì anche località amene infarcite da ritrovamenti archeologici, riferimenti storici e culturali.

Pertanto, non ci si può di certo annoiare, e con una sola vacanza non si potrà gustare il bagaglio esperienziale e turistico che la zona propone di fare.

 

Cartina Cadore

 

Cosa fare a Calalzo di Cadore quando c’è il sole

 

Lago di Lagole e delle Tose

Il primo approccio naturalistico a Calalzo di Cadore si ha visitando il Lago di Lagole. Si tratta di una piccola bordatura d’acqua in cui è possibile ammirare il ripopolamento dei pesci d’acqua dolce come le trote e altri avannotti.

Il lago è collocato alle spalle della stazione di Calalzo tramite un percorso a piedi che scavalca il passaggio dei treni oppure in macchina, lasciandola presso uno dei parcheggio liberi.

A inglobare la meraviglia naturale del lago vi è una costruzione artificiale, ossia il Lago di Cadore, un bacino realizzato per contenere lo scorrere del fiume Piave.

Tra l’incalzante passaggio, limitato da un lago all’altro, si scorge lungo il percorso a piedi una zona sacra, dove sono stati rinvenuti cimeli dell’antica popolazione dei Veneti e dei Celti.

A corollario, una pozza che funge da piscina termale dove i turisti e i paesani sono soliti fare il bagno. Grazie alla quantità di minerali presenti nell’acqua le rocce vengono loro malgrado imporporate creando un manto che pare giungere direttamente da Marte.

Invece, l’acqua scende a picco per formare delle scenografiche cascatelle dalla temperatura fredda, o per meglio dire ghiacciata.

Stiamo parlando del Lago delle Tose (ragazze, in dialetto veneto) dove la leggenda narra che le Anguane solevano venire qui a bagnarsi per cancellare le loro zampe caprine e apparire – almeno per qualche istante – modellate da parvenze umane.

Questa è solo una delle tante leggende che ammanta la località, spiegate nei panelli informativi che abbelliscono la zona. La prosperità di percorsi è notevole e seguendone alcuni si può arrivare alla Ciclabile delle Dolomiti.

 

Lago di Lagole: cosa fare a Calalzo di Cadore

 

Diga di Pieve di Cadore

Attraversando il percorso ciclabile si giunge al Parco Roccolo laddove è possibile fare una sosta al Belvedere per ammirare il lago di Cadore nella sua interezza.

Procedendo verso il basso si arriva alla diga, si attraversa seguendo il percorso pedonale, ma volendo si può passare anche in auto, fino a raggiungere la Spiaggia di Miralago.

Purtroppo, pare sia chiuso il locale adiacente fino a data da destinarsi, mentre la spiaggia è solo un appezzamento sassoso dove per buttarsi in acqua bisogna essere audaci perché scende fin da subito in profondità.

Tuttavia, ci si può mettere in costume e fare una piccola entrata in acqua per rinfrescarsi. Il percorso continua per congiungersi al Sentiero del Gufo che tocca le sponde del lago.

In alternativa, si può tornare indietro e fare un salto al Memoriale, che si trova poco prima di attraversare la diga, dove sono ricordati i lavoratori che hanno perso la vita in circostanze accidentali.

Si può fare l’intero percorso a piedi da Calalzo di Cadore seguendo le indicazioni della Ciclabile e poi per la diga.

 

Diga di Cadore

 

Cosa fare a Calalzo di Cadore: i percorsi del torrente Molina

Il torrente Molina si trova a nord del centro di Calalzo di Cadore. Dalla Chiesetta della Beata Vergine del Caravaggio (cercala su Google Maps) si può procedere a piedi o in macchina per visitare i prossimi luoghi elencati.

In alternativa, si può deviare il percorso verso l’Imbocco della Val Vedessana per seguire i sentieri che si inoltrano in quel territorio. Io ho preferito andare verso il Laghetto di Biguzzere, un luogo in cui l’acqua è la protagonista.

Da qui si può seguire i vari percorsi che si inoltrano verso un versante o l’altro della Val D’Oten. Nondimeno, si può anche svicolare verso l’Antelao e cambiare radicalmente il proprio percorso di trekking.

Qualsiasi sia la scelta una sosta per mettere i piedi in acqua è d’obbligo. Questa saggia decisione è stata presa anche da Pepe, il mio compagno di vacanze canino, il quale non ama l’acqua ma quando fa caldo preferisce bagnarsi le zampette.

Val d’Oten

Se come me opti per la Cascata della Pile (e sì, funge anche da caricatore di energie quando si è stanchi!) dovrai attraversare il torrente d’Oten, il quale ha rubato il posto al torrente Molina, e andare in direzione Ristorante alla Pineta.

Sulla sinistra del ristorante parte il percorso di 5 chilometri per arrivare al Rifugio Capanna degli Alpini, dove con altri dieci minuti si raggiunge la Cascata.

Il percorso si snoda tra i sassi, quindi evita quando fa eccessivamente caldo, perché non c’è molta ombra a disposizione, quando piove perché c’è il rischio delle piene, o quando non indossi dei scarponi da trekking.

Volendo puoi seguire il percorso in auto ma devi avere un modello predisposto ai sentieri dissestati. Ciononostante, il paesaggio che si apre attorno a te è da togliere il fiato.

File di pino mugo ti accompagnano lungo il percorso, mentre le vette si fanno sempre più vicine e sciorinano la loro imponenza. La natura regna e noi qui non siamo che semplici esseri di passaggio.

Invece, la cascata non è di facile accesso, poiché bisogna fare una piccola arrampicata finale. Io non ho potuto salire fino in cima, dato gli strepiti disperati di Pepe che temeva l’abbandono!

In ogni caso si arriva a buon punto per fare una foto alla cascata, sebbene non per intero, e per bagnarsi un po’ i piedi. Anche se in questo caso è meglio aspettare di essere usciti dal cunicolo roccioso per non rischiare di scivolare.

 

La Val D'Oten

E se piove?

 

Date le condizioni meteo alquanto impreviste, meglio preventivare cosa fare a Calalzo di Cadore se piove. Per fortuna, la scelta è ampia e variegata.

Poiché oltre a visitare i classici negozi, bar o locali, ci si può dirigere a Pieve di Cadore per visitare la casa natale di Tiziano Vecellio, il pittore che più di tutti ha contribuito a impreziosire le chiese veneziane.

La visita del Museo dura circa mezz’ora e presenta la dimora vestita nel tempo in cui vi soggiornò l’artista. Vicino si può dare una sbirciata al Museo dell’Occhiale, una delle produzioni più proficue del territorio.

In alternativa, ci si può spostare al Museo Archeologico Cadorino “Enrico De Lotto” dove sono stati raccolti i ritrovamenti di Lagole e dintorni.

Ma se non sei un appassionato di arte e di cultura, poi andare a Lozzo di Cadore e fare una breve passeggiata (anche sotto la pioggia se non viene giù a catinelle) nella zona dei Mulini, per vedere delle architetture antiche ancora esistenti e funzionanti.

Al termine può fare un salto in centro e mangiare qualcosa, mentre progetti i prossimi itinerari da scoprire in Cadore.

Le attività sportive nei fiumi veneti da fare sono molteplici e alcune risultano essere piuttosto intriganti, spericolate e particolari. Il Veneto vanta ben sei fiumi principali, e sono: il Brenta, il Bacchiglione, l’Adige, il Sile, il Piave e il Po.

Ognuno di questi fiumi offre un contesto naturalistico unico, da esplorare, da conoscere, ma soprattutto da rispettare per non disturbare gli spiriti elementali del posto. Benché differenti siano anche le esperienze da vivere, perciò adattabili a tutti.

Attività sportive nei fiumi veneti: i suggerimenti

 

Brenta

Il fiume Brenta è considerato il lido per chi abita distante dal mare (cioè io!). Non a caso, offre delle spiagge assolate o punteggiate di piante in cui trascorrere le calde giornate estive, al riparo dall’afa. La brezza fluviale permette di ristorarsi e di scappare dal caldo luciferino.

Ho già parlato in un altro articolo della Ciclabile del Brenta, la quale attraversa buona parte del Veneto e promette dei scenari davvero variegati che attraversano colline, pianure e montagne.

Tuttavia, lungo il Brenta e in particolare nella zona della Valsugana si possono fare delle attività fluviali alquanto eccitanti come il rafting, la canoa e l’hydrospeed. Si tratta di sport adrenalinici favoriti dalla forte corrente del fiume.

Le zona più rinomate in cui fare queste spettacolari attività sono Valstagna, San Nazario e Campolongo.

Invece, nel corso veneziano e padovano del fiume Brenta si incontrano le Ville Venete più celebri che testimoniano l’ingegno artistico degli architetti passati, uno fra tutti Andrea Palladio.

Gli edifici storici si possono osservare a bordo di un Burchiello, la tipica imbarcazione originaria della Repubblica di Venezia e che ancora oggi costeggia la Riviera del Brenta.

Bacchiglione

Una ciclopista si trova anche lungo gli argini del Bacchiglione, offrendo una veduta panoramica su monumenti, chiese e vecchi edifici che hanno contraddistinto l’architettura veneta e veneziana.

Le province coinvolte nel percorso lungo circa 60 chilometri sono quelle di Vicenza, Padova e Venezia dove finisce in prossimità di Sottomarina. E da questo punto si può iniziare una nuova avventura coast to coast attraversando le spiagge veneziane.

In zona Dueville si possono ammirare le polle risorgive, ossia dei piccoli avvallamenti in cui fuoriesce l’acqua del Bacchiglione, il quale scorre sotterraneo e risale in superficie grazie agli strati di argilla impermeabili.

E nella zona Montegalda si può fare una parte del tracciato dedicato allo scrittore vicentino Fogazzaro, seguendo il Cammino Fogazzaro-Roi che parte da Tonezza del Cimone e termina, appunto, a Montegalda.

 

Attività sportive nei fiumi veneti da fare

 

Adige

Il secondo fiume più lungo in Italia dopo il Po permette di fare rafting e canoa come sul Brenta, anche se l’attività è meno roboante rispetto al Brenta poiché la corrente non è così chiassosa.

Tuttavia, lascia spazio all’ammirazione nel poter gustare i contorni di Verona fiancheggiata dai suoi ponti e dagli edifici storici. Al termine un saluto a Giulietta è d’obbligo, come suggeriscono gli influencer veronesi.

In alternativa, si può scegliere un’attività parallela attraversando le zone vinicole nelle colline veronesi, oppure fare un tour in quad seguendo le indicazioni naturalistiche provinciali.

Invece, chi preferisce la natura alla città, può fare delle lunghe e rilassanti passeggiate e biciclettate lungo gli argini. Nondimeno, è possibile fermarsi a fare pic-nic o prendere il sole in una delle sue numerose aree attrezzate.

Sile

Il Sile offre un’altra ciclopista che termina direttamente in laguna. A tal proposito si può decidere di non costeggiare l’argine via terra bensì via fiume noleggiando un’imbarcazione.

Essendo un fiume tranquillo non richiede particolari capacità di navigazione, benché in cambio offra un’esperienza originale e per questo difficile da dimenticare.

Lungo il tragitto si attraversano luoghi incantati e quasi assorbiti completamente dalla natura, costellati da acquitrini pezzati da distese di violette d’acqua, felci e ninfee.

Un’oasi di pace che discosta i viaggiatori dal caos cittadino e in parallelo lo trasporta nell’incontro con gli animali selvatici di passaggio o stazionari.

 

Una piccola parte del fiume Po in Veneto

 

Piave

Rinomato per le sue leggende e il suo trascorso storico, il Piave offre oggi giorno una valida alternativa al mare. Chiunque abiti in prossimità di un fiume sa quanto questo elemento sia degno di sostituire il panorama marino.

Diverse spiaggette attrezzate o improvvisate si trovano lungo i suoi infiniti argini. Ciononostante, bisogna fare estrema attenzione alla presenza infestante delle zecche. Meglio spruzzare una lozione anti-zecca prima di stendersi a prendere il sole.

Gli amanti della pesca qui trovano degli angoli incredibili in cui svolgere la propria attività sportiva preferita, anche se devono prima fare un permesso di pesca.

Il Piave è il regno della canoa, del kayak e del SUP, laddove la corrente non è troppo forte e l’acqua non è troppo bassa.

Il luogo simbolo del fiume è il Ponte della Vittoria che simboleggia la liberazione italiana dagli oppressori stranieri. Forse una delle più importanti testimonianze storiche che unisce il Belpaese da nord a sud.

Inoltre, il Piave lambisce delle cittadine montane tipiche e per questo pittoresche, in cui soggiornare e visitare le peculiarità locali, senza disdegnare la proposta culinaria.

Po

Il fiume Po attraversa diverse regioni italiane ma nella sua parte veneta è famoso per il Delta del fiume Po. In questa area autentica si ritrova lo spirito dei tempi andati, quando ancora la regione non era edificata in ogni suo centimetro quadrato.

Le attività sportive nei fiumi veneti elencate in precedenza qui confluiscono tutte assieme. Però, nell’area indicata sono ben organizzate le strutture ricettive, tanto da poter pianificare una vacanza all’insegna del benessere.

Difatti, il Delta del Po offre tour pedonali o ciclistici, gite in barca, punti di osservazione della fauna e della flora locale, piccole rientranze in cui rilassarsi e pasteggiare, eccetera.

Nondimeno, si trova a poca distanza dal mare e da località turistiche maggiormente frequentate per ritornare a frequentare la civiltà. La scelta è davvero ampia. Dove c’è sport c’è anche cultura, arte e storia da intrecciare, al fine di creare una vacanza pressoché perfetta.

Le gite in famiglia sono momenti destinati a rimanere impressi nei ricordi, per questo bisogna scegliere accuratamente la destinazione per le proprie vacanze.

Se pensi che sia il caso di rimanere in Italia e soprattutto se desideri stupire i più piccoli di casa, ti suggeriamo di optare per la Sardegna, una terra che non tutti hanno ancora avuto la fortuna di visitare e che riserva ai suoi ospiti delle emozioni indimenticabili. 

Paesaggi immersi nella vegetazione mediterranea, coste frastagliate dove si alternano rocce scolpite dal vento e tratti di litorale sabbioso; per non parlare delle spiagge, considerate tra le più affascinanti al mondo e in grado di attirare i villeggianti più esigenti.

All’inestimabile patrimonio ambientale si aggiunge quello culturale, costituito da impressionanti siti archeologici che ancora oggi destano curiosità e sono avvolti da un’aura di mistero. 

Per raggiungere un simile concentrato di meraviglie nel cuore del Mediterraneo, ti suggeriamo di prenotare un viaggio in traghetto, un’esperienza che coinvolgerà te e la tua famiglia in un clima di affiatamento e avventura che difficilmente sarà dimenticato.

Ti proponiamo alcune dritte per fare del tuo viaggio via mare un capolavoro da imprimere nei ricordi più cari, e poi non mancheranno alcuni spunti per entrare nel vivo della più autentica cultura e atmosfera sarda. 

 

Traghetto Sardegna

 

Come prenotare un traghetto in modo facile e veloce

 

Per raggiungere la Sardegna è possibile imbarcarsi dai principali porti italiani che servono la suddetta rotta, come Civitavecchia, che vanta il primato crocieristico in Italia, ma anche i porti di Genova e Livorno, senza dimenticare Napoli e Palermo.

Prima però, prenota online un traghetto per la Sardegna, una modalità facile e veloce per assicurarti un posto a bordo su una nave passeggeri. 

Le procedure di prenotazione online sono tutt’altro che complicate; non devi fare altro che inserire sul motore di ricerca tutti gli aspetti del viaggio che intendi intraprendere, per ottenere una panoramica di risultati inerenti alle traversate aggiornate in tempo reale.

In questo modo non sarà difficile trovare la soluzione più conveniente, potendo scegliere il prezzo più economico fra quelli proposti. 

Se desideri esplorare la tua destinazione in totale autonomia e assenza di preoccupazioni, ricordati di prenotare un box per la tua auto e poi, aspetto non meno importante, recati al porto di partenza con sufficiente anticipo per non trovare difficoltà e per non perdere il diritto a imbarcarti sulla nave. 

 

spiaggia in estate

 

Un paradiso diviso tra spiagge ed entroterra magico

Come si accennava in precedenza, la Sardegna è una terra che riserva grandi opportunità di svago e divertimento ai suoi visitatori, per l’eccezionale qualità delle sue spiagge, del suo mare, ma anche per i siti che custodiscono ancora oggi un alone di mistero molto affascinante.

Se sei con la tua famiglia e vuoi portare i tuoi pargoli alla scoperta di un posto sensazionale, puoi optare di dirigerti in direzione Cagliari e di raggiungere il villaggio nuragico di Barumini

Si tratta di un’attrazione che ogni anno richiama un considerevole numero di turisti, nonché un sito preistorico fra i meglio conservati della Sardegna e non solo.

Il villaggio è una preziosa testimonianza di un insediamento umano che si stabilì in questa regione in tempi remoti, prima dei Romani, e che si dedicava alle attività della pastorizia, della caccia e della pesca.

All’interno del sito archeologico di Barumini spicca per imponente altezza Su Nuraxi, un monumento di pietra che poteva fungere da avamposto di difesa o di avvistamento. 

Se la voglia di mare si fa irresistibile, è allora il caso di dirigersi ancora più a Sud, alla volta di Villasimius, una cittadina che vanta spiagge molto apprezzate dagli amanti del mare.

Il suo litorale, che si divide in Campus e Simius, dispone di tutti i servizi per accogliere le famiglie in un contesto di divertimento ma anche di sicurezza, dal momento che è sempre attivo il personale di salvataggio e i presidi medici sono sempre a disposizione. 

Se siete una famiglia con la passione delle avventure nella natura, non potete perdervi una suggestiva escursione nella Gola di Gorropu, nel cuore della Barbagia.

Si tratta di un sito di roccia calcarea le cui forme sono state plasmate nel tempo per merito delle piogge e del vento; un simile spettacolo vale la pena di essere goduto appieno almeno una volta nella vita.

Si pensi che Gorropu è anche il canyon più profondo e impressionante d’Europa, nonché posizione perfetta per sentirsi circondati dalla natura più aspra e selvaggia. 

Il tour in Sardegna non può finire senza una visita nel borgo di Orgosolo, famoso in tutto il mondo per essere una galleria d’arte a cielo aperto, grazie alla presenza di murales che raffigurano scene di vita contadina, magistralmente eseguiti da artisti sardi e provenienti da altre parti del mondo. 

L’Isola di Montecristo fa parte dell’Arcipelago Toscano e del Mar Mediterraneo e tuttavia è un santuario ambientale protetto. Difatti, stiamo parlando un territorio ricco di biodiversità e oltremodo fragile, tanto che l’accesso è regolamentato dall’Ente Parco e dal Reparto Carabinieri per la Biodiversità di Follonica.

Inoltre, l’ingresso è contingentato a un massimo di 1725 persone, suddividendo le visite in 23 giornate dal 1° marzo al 15 aprile e dal 15 maggio al 31 ottobre. Ogni visita permette l’accesso a 75 persone.

Le regole di accesso sono ferree tanto da essere vietata la balneazione, la sottrazione di vegetali o animali, e nondimeno di sabbia, pietre o qualsivoglia altro elemento naturale. Nemmeno si possono portare animali da compagnia.

Nella spiaggia non si possono piantare ombrelloni, né tantomeno appoggiare dei teli mare. Ciononostante, è possibile scegliere tra due percorsi escursionistici differenziati dal livello di difficoltà.

Il richiamo a Edmond Dantés e dalla natura

 

Due tipi di viaggiatori sognano visitare l’Isola di Montecristo: gli appassionati di letteratura e gli studiosi naturalistici. Non a caso, l’isola occhieggia a due desideri distinti.

Il primo è quello di incontrare, anche di sfuggita, il personaggio illustrato dalla penna di Alexandre Dumas nel suo celebre romanzo “Il conte di Montecristo”.

La trama descrive le peripezie di Edmond Dantés, il quale accusato ingiustamente finisce in galera nel Castello d’If nei pressi di Marsiglia.

Per cause miracolose riesce a scappare e si dirige verso l’isola toscana, influenzato dalle rivelazioni di un suo compagno di cella riguardo un tesoro sepolto e dimenticato.

Dopo diversi anni, ritorna al suo paese natale sotto mentite spoglie per vendicarsi dei torti subiti. Per sapere se ci riesce o meno, ti affido alle pagine dell’abile affabulatore francese.

L’aspetto interessante è che il racconto è tratto da una storia vera, accaduta a Pierre Picaud al quale però la vendetta fu fatale, poiché morì per mano di uno dei suoi nemici.

Il secondo tipo di visitatore è un appassionato alla flora e alla fauna, che spera di incontrare una delle famose capre selvatiche presenti nell’isola.

Si tratta dell’unico caso di capra selvatica presente sull’intero territorio italiano, anche se non è autoctona. Al momento sopravvivono circa oltre 300 capi della suddetta specie.

 

Capra selvatica dell'Isola di Montecristo

 

Come organizzare una visita all’Isola di Montecristo

 

Per organizzare una visita dobbiamo affidarci alle guide locali o contattare il Reparto dei Carabinieri nel caso volessimo raggiungere l’isola con un’imbarcazione privata.

Ottenere un accesso significa aver fatto una prenotazione online e aver pagato l’importo di 130€ o di 60€ se si è residente nei Comuni delle isole dell’Arcipelago Toscano. Tuttavia, i residenti hanno solo 100 posti disponibili, prenotabili entro i primi giorni di marzo.

Le partenze sono dal Porto di Piombino, dal Porto Azzurro, dal Porto Santo Stefano o da Giglio Porto. E cosa si può fare una volta raggiunta l’isola? Si fa del trekking, scegliendo tra due itinerari:

  • una lunghezza di 1000 metri da fare in circa due ore con un dislivello semplice di soli 42 metri;
  • un percorso con un dislivello di 230 metri e una durata complessiva di due ore (difficoltà media);
  • il livello elevato richiesto da un percorso lungo circa 3,5 chilometri per un dislivello di 460 metri da realizzare in circa 3 ore e mezza.

Saranno le guide a valutare i percorsi e in caso a cambiarli. Infatti, si richiede una calzatura adeguata poiché il terreno è scivoloso in quanto composto da granito ed è caratterizzato da forti pendenze.

Talvolta anche le condizioni meteo possono diventare sfavorevoli, laddove dovesse risplendere un sole accecante o incombessero venti forti o pioggia. Per questo motivo è consentito l’uso dei bastoncini da trekking.

Passeggiare a San Zenone degli Ezzelini significa dissipare stress e malanimo, grazie alla natura e al riverbero della storia. Non a caso, sarà difficile non farsi travolgere dalle emozioni e dalla curiosità, laddove a primeggiare sono i dettagli investiti di riferimenti.

D’altronde, stiamo parlando di una zona collinare che richiede un certo sforzo fisico per essere attraversata. Le idee non avranno ampio raggio di accesso, in quanto la nostra mente sarà occupata a superare salite e discese, e poi ancora salite e discese. Si farà fatica insomma!

Tuttavia, al termine della nostra escursione ci sentiremo ritemprati nella mente e nel corpo, poiché avremo entrambi saziato con un alimento che spesso pecchiamo di consumare: la scoperta e la meraviglia.

 

Pepe in modalità escursione

 

Cosa vedere a San Zenone degli Ezzelini

 

A San Zenone degli Ezzelini troviamo concentrati in un’area relativamente poco estesa tutto ciò che i turisti sperano di vedere: un castello, mastodontiche chiese, una natura incontaminata e dei musei.

Pertanto, sarà difficile capire da dove iniziare l’escursione. Se io fossi al tuo posto cercherei un’area parcheggio e mi dedicherei subito a scoprire la natura.

Grazie a questa soluzione incroceremo lungo il cammino trincee e altri riferimenti storici che costellano il tessuto urbano della cittadina trevigiana. Difatti, voglio portarti a conoscere il Sentiero Natura di Collalto.

Si tratta di un percorso costellato da salite e discese che porta il visitatore a conoscere alcune vecchie trincee della Prima Guerra Mondiale, un laghetto e altri dettagli volti a incuriosire e a stimolare.

 

Passeggiare a San Zenone degli Ezzelini e i cartelli presenti

 

Per esempio, un piccolo antro conosciuto come “La tana del lupo” o il susseguirsi dei panorami che spaziano da campi coltivati a vite (Prosecco a go-go!), a strade sterrate, ponti e quant’altro.

Il percorso dura circa un’ora e mezza, e parte dalla stradina laddove è collocato l’Agriturismo Il Portego e continua facendo percorrere un giro ad anello. Cerca il nome su Google Maps e ti darà le coordinate corrette.

Prima di ritornare all’auto, ti consiglio di salire fino al Castello Superiore. Puoi scegliere il percorso a piedi o quello in auto. Difatti, a metà strada tra il parcheggio che ti ho segnalato e l’Agriturismo al Portego, vedi un cartello che indica un sentiero.

Dovrai salire per circa un quarto d’ora prima di arrivare al cospetto della Chiesetta Rossa, ossia il Santuario della Madonna del Monte, con all’interno dei quadri di Noé Bordignon, artista del luogo.

 

Chiesa a San Zenone

 

Il Castello e la Chiesa: per proseguire a passeggiare a San Zenone degli Ezzelini 

Giunti al cospetto della Chiesa penserai di aver terminato la sfacchinata a piedi. E invece, no! Volendo, c’è ancora molto da passeggiare a San Zenone degli Ezzelini.

Sotto la Chiesa è ben visibile la Torre degli Ezzelini con annesso Museo, aperto solamente da maggio a ottobre. In realtà, il museo fa parte del complesso dell’antico castello medievale, oggi visibile solo in parte.

Da qui si può scendere per seguire altri percorsi a piedi che portano a immergersi totalmente nella natura, inframmezzato da qualche sparuto gruppo di case.

Anche questo è considerato come un percorso ad anello che ti farà convergere nuovamente alla Torre e al Santuario, per riprendere la strada del ritorno.

 

Capitello lungo il sentiero natura

 

Cosa c’è ancora da visitare?

Tornando al parcheggio troverai nei pressi anche le indicazioni per Villa Marini Rubelli, sede di importanti installazioni artistiche e di mostre temporanee.

Pertanto, qualora ci fosse qualcosa in programma, non saltare la visita! Invece, Villa Di Rovero è una residenza privata e si può vedere solo dall’esterno, a meno che non vi siano qualche evento posto in essere.

I musei da visitare sono:

  • il Museo Multimediale dell’Antica Pieve (nei pressi della Torre Ezzelina);
  • il Piccolo Museo della Guerra ed Etnografico di Liedolo.

Se non sei stanco di camminare ti consiglio di prendere la macchina e di spostarti a nord, ai confini con Mussolente e Borso del Grappa. Nascosta nella campagna c’è un altro percorso totalmente immerso nella natura.

Sto parlando dell’Oasi San Daniele (inserisci questo nome sul navigatore), con un percorso a piedi volto a preservare le specie che nidificano e vivono. Aggancia il guinzaglio al tuo cane e potrai scorgere anatre, rane, e altri tipi di uccelli e di rettili che stazionano in questo luogo.

Un laghetto e delle postazioni da bird watcher permettono a chiunque di avvistare gli animali senza recare loro disturbo. Volendo, anche qui, potresti proseguire e perderti a passeggiare nei campi fino ad arrivare ai percorsi del Comune di Mussolente.

Ma credo tu ne abbia abbastanza per oggi, per cui è tempo di riposare e di ricordare tutto ciò che hai visto durante l’escursione. Oppure potresti soggiornare nei pressi e dividere le escursioni da fare.

Difatti, se passeggiare a San Zenone degli Ezzelini è così rinfrancante, perché non dilatare il piacere in più giorni?