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L’ultimo viaggio di Émile sui Pirenei francesi è una storia senza ritorno, poiché il protagonista è in procinto di lasciare questa vita. Il suo quadro clinico non lascia scampo: Alzheimer precoce.

Così decide di partire per un ultimo viaggio on the road non prima di aver acquistato un camper e di aver scritto un annuncio di ricerca per un compagno di viaggio.

Il messaggio dell’annuncio è alquanto evocativo e recita: “Cercasi compagno/a di viaggio per un’ultima avventura”. Convinto che nessuna persona sana di mente risponderebbe mai all’annuncio, si appresta ad avventurarsi da solo.

E invece, insospettabilmente, qualcuno risponde al suo messaggio. Si tratta di una ragazza, Joanne, la quale forse percepisce lo stesso desiderio di fuga.

Si ritrovano e partono, entrambi sospettosi, per scoprire dove li porterà questo viaggio. Perché i viaggi inaspettati sono quelli che offrono i migliori auspici.

 

ultimo viaggio di vita

 

Fare un ultimo viaggio poiché costretti

 

Nell’immagine di copertina, ho usato un fiore emblematico: il soffione. Si tratta del tarassaco, una pianta che segue un’evoluzione interessante. Dapprima nasce come corpo verde, poi si compone di petali giallo brillante e infine in soffione.

Quando assume la forma di soffione, la pianta diventa il simbolo della vita. Ognuno di noi, per seguire il proprio cammino, deve staccarsi da tutto ciò che lo tiene ancorato, e spiccare il volo per andarsi a posare in un suolo più affine al nostro io.

In questo frangente, dobbiamo abbandonare anche le nostre paure, le quali altrimenti fungerebbero da peso e non ci permetterebbero di andare dove vogliamo.

Lamentarsi non serve a nulla; poiché non c’è libertà nelle parole che non conducono verso la nostra autentica vocazione. Il soffione non ha paura di lasciare i suoi ombrelli, bensì li lascia sfuggire, poiché è sicuro che stanno seguendo la loro natura.

Si tratta di una metafora ricca di fascino e di verità. Quanti di noi riescono a essere dei soffioni nell’aspirazione della loro identità? Sono in pochi a poter vantare tale audacia. Per la maggior parte è più semplice nascondersi al riparo del rancore e dell’autocommiserazione.

Serve coraggio, forza e desiderio per agguantare i propri sogni, così come ne vuole per abbandonare una vita. Il protagonista del libro Émile, e la sua compagna Joanne, mettono in evidenza questo messaggio. E il loro viaggio diventa un riverbero di vitalità e di valore.

Il libro Tutto il blu del cielo

Tutto il blu del cielo di Mélissa Da Costa

 

Il libro a cui faccio riferimento è “Tutto il blu del cielo” scritto da Mélissa da Costa e tradotto da Elena Cappellini. La storia è già stata narrata in parte all’inizio dell’articolo, e non voglio addentrarmi nei particolari, così da non svelarne i contenuti.

L’aspetto più interessante però è la metafora del viaggio, usata spesso come simbolo di trasformazione, quando a volte invece, si interfaccia come un rifluire o un lasciare andare.

Non sempre una vacanza ha una valenza di miglioramento, poiché ci vuole una predisposizione per accogliere i messaggi. Spesso, è un modo per riposarsi e vedere nuovi scenari.

Così come il libro si può leggere in differenti strati di comprensione, la vacanza può essere fatta con uno spettro di intensità differenti. Per fare un semplice esempio, ti voglio raccontare un aneddoto.

Quando ho fatto il mio primo safari in Kenya, sono stata travolta dalle emozioni perché non mi sarei mai aspettata di vivere una simile avventura.

Al contrario, la mia compagna di viaggio ha visto il tutto come qualcosa di noioso e poco stimolante. “Pensavo meglio” fu il suo commento, e mi lasciò basita.

Al contempo, fu un insegnamento. Capii che senza la curiosità e senza alcun entusiasmo, è difficile sovrastare la piattezza della quotidianità.

Anche in questo ci vuole baldanza, e la capacità di lottare affinché la vita non diventi priva di tonalità ed espressione. Perciò, non aspettare che sia troppo tardi per inseguire i tuoi sogni, bensì combatti ogni giorno per ritagliare nella tua esistenza, per quanto grigia, un lembo di spensieratezza. Da lì potrai volare leggero al pari del soffione.

I dodici archetipi del viaggiatore prendono spunto dai più famosi archetipi idealizzati da Carl Gustav Jung. Secondo il famoso psicoanalista svizzero, infatti, gli archetipi sono delle rappresentazioni umane invariabili che rappresentano la nostra filosofia personale e le nostre credenze.

In realtà, non corrispondiamo esattamente a un solo archetipo ma ci dividiamo tra due o più. Di norma, la suddivisione della nostra personalità ci vede protagonisti per il 70% di un archetipo e il 30% di un altro. Ma, come già detto, possiamo percepire un’aderenza con due o più archetipi.

Ogni archetipo incarna un tipo di viaggio e un particolare modello di viaggiatore così come sono stati rappresentati anche nel cinema o nella letteratura. Divertiti quindi a scoprire quale archetipo ti risuona familiare, così da progettare le tue prossime vacanze in linea con la tua autentica personalità.

I dodici archetipi del viaggiatore

 

1 Ribelle

Il viaggiatore ribelle cerca di scardinare le regole compiendo dei viaggi straordinari. Sfida la razionalità e il comune buonsenso non perché sia egocentrico ma perché desidera cambiare il mondo. E lo vuole fare con l’esempio.

Il sentimento che lo agita è la rabbia, anche se di fondo è una persona buona e riguardevole nei confronti degli altri. Detesta però le ingiustizie, il conformismo e le regole non scritte della società.

A questa tipologia di viaggiatore sono adatti i viaggi avventurosi e gli sport estremi. Possiamo prendere, come esempio, l’alpinista Reinhold Messner: l’unico al mondo ad aver scalato tutte le 14 cime più alte del mondo.

Per conoscerlo più a fondo ti consiglio di visitare uno dei suoi Messner Mountain Museum che si trova in prossimità della città di Bolzano e che, attraverso le varie sale e le opere espositive, illustra la spiritualità orientale.

 

2 Mago

Il mago vede il viaggio come un’esperienza: si muove nel mondo assorbendo il contesto e non passandogli indifferentemente. Va alla ricerca del Genius Loci con l’intenzione di ampliare le proprie conoscenze.

Viaggia per compiere una trasformazione di sé stesso con l’intenzione di vivere una realtà intensificata, composta da un turbinio di sensazioni, emozioni e sentimento.

Odia la staticità, l’apatia e l’indifferenza. Lo possiamo figurare come un flâneur alla continua ricerca dei bellezza sia nelle persone che nell’architettura cittadina.

Le sue mete ideali sono le città metropolitane in continua trasformazione come le città europee, fra cui spiccano Londra, Parigi e Berlino. Ma non disdegna luoghi dedicati al culto o alla magia.

 

3 Eroe

La personalità dell’eroe è quella di un combattente che persegue i suoi obiettivi senza lasciarsi fermare dagli ostacoli. In lui si ritrovano le qualità del coraggio, lo sprezzo del pericolo e il senso di protezione.

Al contempo, odia la disonestà, la vigliaccheria, la debolezza e la corruzione. Per lui il viaggio è un modo di misurare le proprie forze morali e fisiche, per testare la propria capacità di reazione.

Il viaggiatore eroe è un moderno Ulisse che deve superare mille difficoltà per affermarsi. Combatte onestamente senza mai giocare sporco perché lo accompagna un senso civico molto sviluppato.

Fra i dodici archetipi del viaggiatore l’eroe è quello più complesso ed è difficile identificare il suo viaggio ideale. Ama osare e quindi compiere dei viaggi insoliti, su rotte non ancora tracciate.

Può muoversi agilmente in contesti pericolosi o guerriglieri e sfiorare quegli stati che hanno una stabilità politica alquanto altalenante.

 

Spiaggia di Macari

 

4 Sovrano

Il viaggiatore sovrano è la guida del gruppo: un leader nato. È lui che si occupa di organizzare il viaggio anche se preferisce farlo in solitaria. Il classico viaggiatore 5 stelle con una personalità autorevole e dispotica.

Vuole primeggiare e non sempre può risultare simpatico. Nasconde, però, una classe e un’eleganza innata tale da non farlo mai sfigurare in pubblico. Lo fa perché detesta risultare come un uomo comune.

Ottimi i viaggi da nababbi in cui si possa confrontare con società proiettate verso il futuro e in cui si ritrovino gli imprenditori di tutto il mondo. Il suo più grande desiderio è compiere un viaggio spaziale, magari in compagnia di Jeff Bezos.

 

5 L’orfano (dodici archetipi del viaggiatore)

Il viaggiatore orfano si porta delle ferite da curare e lo fa attraversando il mondo. Cerca, in questo modo, di lenire il suo dolore senza realmente andare in profondità per ricercarlo.

Vuole sfuggire al malessere e quindi soggiorna in paesi paradisiaci pur riconoscendo una certa sofferenza di fondo. Riesce comunque a guarire, a piccoli passi grazie al viaggio.

Le mete ideali sono i contesti caraibici, le spiagge africane e i safari. Nella spensieratezza degli abitanti trova la serenità e il peso che si porta addosso diventa più leggero.

 

6 Amante

Il motore che spinge l’archetipo dell’amante è la sensualità perché sente una forte necessità di sentirsi desiderato. Possiede magnetismo e odia la solitudine.

Deve brillare fra gli altri e sentirsi perennemente al centro dell’attenzione. Cerca luoghi affollati dove ci sia una ricca vita notturna. Anche per lui sono adatte le grandi città e le metropoli così da perdersi in mille divertenti attrazioni in cui primeggiare.

Potrebbe desiderare muoversi anche in città medievali con un castello a raffigurare la vita da re o regina che vorrebbe vivere.

 

7 Esploratore

L’esploratore è uno dei dodici archetipi del viaggiatore più amato perché tutti sentiamo la necessità di perlustrare. La sua figura può essere rappresentata da Indiana Jones e quindi ama i viaggi archeologici e avventurosi.

“Insidie, venite a me!” potrebbe urlare mentre cavalca una canoa fra rapide scoscese. L’importante è che non si impantani nel conformismo, nell’apatia o nel comfort.

Deve uscire dai confini e, semmai, ritagliarne di nuovi. Con un viaggiatore esploratore non ci si annoierà mai ma anzi si dovrà essere pronti ad affrontare ogni nuova e invitante sfida.

Se sei un viaggiatore esplorare parti alla ricerca dei menhir e dei dolmen ma prima scopri tutto sull’arte rupestre per tracciare una linea immaginaria fra passato e presente.

 

la via per Epsom

8 Creatore (dodici archetipi del viaggiatore)

Questo archetipo rappresenta i visionari: quelle persone che sentono impellente la necessità di esprimere il loro valore nella società. Sono esseri carichi di immaginazione o odiano come la peste il ristagno psichico.

Si apprestano alle sfide con un coraggio indomito perché sanno di perseguire la giusta via. Non hanno bisogno di consigli perché il comandante della barca è il loro proprio intuito.

Compiono viaggi inusuali ricercando nuovi percorsi. Detestano i viaggi organizzati e le spiagge attrezzate. Preferiscono prendere le redini del viaggio e dirigersi seguendo la direzione del vento.

Sono i classici backpacker: i viaggiatori zaini in spalla che prenotano le strutture ricettive strada facendo, chiedendo consigli alla gente del posto con cui instaurano un forte legame elettivo.

Phileas Fogg, il protagonista del “Giro del mondo in 80 giorni” è un degno rappresentante dell’archetipo del creatore.

 

 

9 Saggio

Il viaggiatore saggio assomiglia all’archetipo del mago ma ha un maggiore senso di spiritualità. Per questo ricerca luoghi in cui meditare, fare yoga o apprendere una nuova filosofia.

Persegue la verità intrinseca e dipana la sua vita attraverso la comprensione del mondo: per questo odia l’ignoranza, l’inaccuratezza e la svogliatezza. Ogni cosa ha un significato e vuole comprendere quale sia.

Può trasformarsi in un santone o in uno spirito guida tanto da guidare le masse a suo piacimento. Talvolta, infatti, è vittima del proprio ego e deve imparare a bilanciare il desiderio di insegnamento con il libero arbitrio.

 

10 Custode

I dodici archetipi del viaggiatore nasconde il personaggio altruista e il protettore dei deboli nel custode. Come viaggiatore vuole scoprire la povertà, l’ingiustizia e l’aggressività.

Vuole lenire le pene e curare, dare supporto o aiutare concretamente chi ha bisogno. Ama i viaggi nei paesi disagiati dove può toccare con mano queste realtà.

Il suo intento è quello di trovare una fessura di interazione in cui possa rendersi utile. Odia la supponenza, l’arroganza e le ingiustizie. I viaggi del cuore sono quelli che lo entusiasmano e lo fanno sentire vitale.

 

essere un flaneur, dodici archetipi del viaggiatore

11 Innocente

Questo tipo di viaggiatori sprigionano positività da tutti i pori, perché sono persone semplici e dirette. Odiano le complessità e si accontentano di poco.

Hanno una visione ottimistica del mondo e ricercano la stessa filosofia nelle persone. Sono adatti i viaggi nei paesi in cui la musica, le feste e il buon cibo non mancano.

Sanno essere ricettivi ed empatici e soffrono di un sentimento nascosto che non riveleranno mai a nessuno; non perché non ne abbiano il coraggio ma solo perché vogliono trasmettere positività.

 

12 Giullare (dodici archetipi del viaggiatore)

Il giullare non è un innocente, ma più un edonista. L’innocente rimane comunque ricettivo della sofferenza altrui, e la comprende, mentre il giullare semplicemente se ne infischia.

Pensa solo a divertirsi e a rendere la propria vita più godibile. Di conseguenza, detesta la noia, la tristezza, l’angoscia o la depressione. Non concepisce gli umori negativi perché la vita è una continua festa.

Sono perfette le crociere in nave e quei posti rinomati che si raggiungono in estate come la riviera romagnola, le isole Baleari o le Canarie.

Sii il viaggiatore che vorresti vedere nel mondo riprende la celebre frase di Gandhi “Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”.

L’ispirazione per l’articolo mi è venuta questa mattina appena sveglia. Ho aperto Facebook e ho visto l’ennesimo articolo sul cambiamento climatico. In toni piuttosto allarmanti il giornalista annunciava che l’ambiente sta vivendo una situazione critica e che abbiamo le ore contate per agire.

Sono consapevole del tema scottante ma il registro con cui vengono scritti certi pezzi mi infastidisce. Ciò che stona è il parlarne come se l’argomento non ci riguardasse direttamente. Come se stessimo soccombendo senza poter fare nulla. Ma nella storia abbiamo avuto dei personaggi che ci hanno dimostrato il contrario.

Mahatma Gandhi

 

Gandhi concluse gli studi di avvocato in Sudafrica. Viveva lì assieme alla sua famiglia nonostante le sue origini indiane. Un giorno prese un treno e riservò un posto in prima classe, grazie al suo lavoro aveva iniziato a guadagnare dei bei soldi e poteva permetterselo.

Se non che intervenne un inglese che gli intimò di uscire dal vagone perché apparteneva a un certo sociale che veniva considerato inferiore: secondo quest’uomo, infatti, non aveva nessun diritto di stare lì a occupare i posti riservati ai bianchi.

Fu un momento decisivo nella vita di Gandhi: poteva piegarsi in modo servile all’arroganza dell’uomo per non creare ulteriori problemi oppure poteva indignarsi.

Scelse la seconda opzione e aprì un nuovo capitolo della sua vita. Non solo questa decisione influì cambiando la sua personalità ma anche la storia.

Gandhi capì che se avesse lasciato perdere sarebbe stato complice. Se invece si fosse indignato e avesse preso questo fatto come un esempio, avrebbe compiuto una specie di rivoluzione.

Avrebbe trasformato la rabbia provata in qualcosa di costruttivo, utile a cambiare il mondo.  Comprese che se un atteggiamento o un comportamento ci ferisce abbiamo il dovere di combatterlo.

Sii il viaggiatore... una margherita in spiaggia

Sii il viaggiatore con una scala dei valori

 

Recentemente ho letto un libro che si riallaccia a questa storia. L’autore è Brian Tracy e sottolinea l’importanza di definire una nostra personale scala di valori.

L’idea è quella di stilare una classifica su quali siano i valori più importanti, quelli che se trasgrediti, ci fanno sentire a disagio o non in linea con il nostro essere. Ovviamente non bisogna solo scrivere i valori in un pezzo di carta ma anche agire seguendo quei principi in ogni ambito della nostra vita.

Ed è ciò che ha fatto Gandhi: ha dimostrato con l’esempio dei suoi comportamenti e delle sue parole i fondamenti morali in cui credeva.

Ha dimostrato al mondo che la rivoluzione parte da noi e che se qualcosa non ci piace dobbiamo, ma soprattutto possiamo, agire nel nostro piccolo in modo da cambiarla.

Cosa c’entra questo con i viaggi?

Il fatto è che leggo sempre più spesso persone che si ergono a giudici commentando le scelte degli altri. O peggio ancora chi discerne il turista dal viaggiatore. Ti confesso che questi commenti mi creano un certo livore. Il punto non è chi, come o perché si viaggia ma se lo si fa consapevolmente oppure no.

Ognuno di noi dovrebbe fare una scelta ponderata e guidata da un motivo personale che esula dagli altri. Dovremmo vivere il viaggio come una sorta di caccia al tesoro: visitando un luogo troviamo degli indizi che ci portano a un altro.

Così ci renderemmo conto che siamo tutti collegati e che non esistono né confini, né distanze a separarci. Capiremmo che le differenze sono un valore aggiunto e non qualcosa da cambiare. Seguiremmo il nostro cammino lasciando che gli altri facciano altrettanto, magari sbagliando o contraddicendo i nostri principi.

Ma lasciando a ognuno il proprio spazio per crescere e migliorarsi. Essendo pienamente noi stessi potremmo cambiare veramente il mondo e le sorti di chi crede nelle stesse idee. Pertanto sii il viaggiatore che vuoi vedere nel mondo e chi ti sta attorno cambierà di riflesso assieme a te!

In prossimità del mio prossimo viaggio in Francia mi è venuto da riflettere sulle tre cose da non fare prima di un viaggio. Secondo le mie esperienze passate ho deciso di scrivere questa lista con la speranza di non fare fare agli altri i miei stessi errori. 


Anche se, è bene ammettere, certe volte le disavventure sanno dare quel pizzico di magia in più a un viaggio. Ma, magari, queste meraviglie lasciamole ai nostri occhi di fronte ai paesaggi ancora inesplorati, che è meglio! 

Tre cose da non fare prima di un viaggio

 

1. Partire se non ci sentiamo in salute

Durante il mio soggiorno a Marrakech ho provato a fare l’hamman ed è stata un’esperienza fantastica, se non per un piccolo particolare. Alla fine del trattamento sono stata rispedita al Riad senza avere la possibilità di asciugarmi i capelli.

Era fine novembre e faceva un freddo boia. Ho recuperato un phon, mi sono asciugata i capelli, ho mangiato un panino e sono andata a dormire. Mi sono risvegliata qualche ora più tardi e sono corsa in bagno a vomitare.

Ho continuato così per tutta la notte e ancora mi spaventa il ricordo. In quel momento non sapevo cosa fare ma soprattutto a chi rivolgermi.

Fortunatamente sono di animo positivo e quindi in poco tempo mi sono ripresa ma se sei una persona facile allo spavento trovarti all’estero non aiuta.
 
Per questo ti consiglio di partire solo se sai che sarai in grado di affrontare un malessere anche nel caso dovesse peggiorare. Se capita durante il viaggio cancella tutte le escursioni e mettiti a riposo. Segui il tuo istinto e vedi ciò che ti suggerisce.

 
io allo specchio: tre cose da non fare

Tutti dovremmo avere in casa uno specchio così!

 

2. Portare un portafoglio vuoto

Nonostante lo studio degli itinerari e i nostri calcoli, possono sopraggiungere delle spese non calcolate che possono minare il budget preventivato.

Vuoi che sia per una tassa applicata ai turisti, vuoi che desideriamo cambiare alloggio, qualsiasi cambiamento arrivi, dobbiamo esserne preparati.

Durante il mio viaggio in Guatemala prenotai la visita al complesso Maya di Tikal tramite agenzia. Portai con me l’equivalente di 5€ giusto per acquistare una bottiglia d’acqua se avessi avuto sete.

Quando arrivai al sito l’autista ci informò che dovevamo pagare la tassa di entrata: panico! Superava abbondantemente le 10€. Dovetti fare una colletta con gli altri partecipanti. Solo una ragazza si offrì di prestarmi i soldi, la ringraziai in tutti i modi ma giuro che sprofondai di vergogna!

 

3. Non testare i compagni di viaggio (ultima delle tre cose da non fare prima di un viaggio)

Purtroppo non tutti sono adatti a viaggiare con noi e queste diversità usciranno proprio in quei momenti. Io mi sono pure mollata con il mio ragazzo durante il viaggio! E ho perso altre amicizie.

 È difficile trovare qualcuno che intenda la vacanza come noi, per cui, se lo trovi, non lasciartelo sfuggire! Oppure mettete in preventivo prima i luoghi che si vogliono visitare, le tempistiche necessarie e le proprie abitudini.

 
In ogni caso cerca di fare buon viso a cattivo gioco e non permettere mai a nessuno di rovinarti la vacanza. E se ti trovi con un gruppo? Le regole non cambiano dovrai saperti adattare alle esigenze di tutti e non mettere le tue necessità al primo posto altrimenti l’unica scelta auspicabile è viaggiare in solitaria.

Ovviamente ne potrei scrivere molte altre ma secondo me queste sono le tre regole d’oro che determinano la riuscita di un viaggio. E tu quali consigli suggerisci?

Nellie Bly la giornalista americana che sfidò Phileas Fogg. Di chi sto parlando? Preparati a scoprire una bellissima storia.

Ti presento Nellie Bly la giornalista americana

 

Nellie Bly era una ragazza americana dal carattere forte e determinato. Fin da piccola si era sempre posta l’obiettivo di vivere senza l’aiuto di un uomo. Sognava di mantenersi da sola e di non dover dipendere da nessuno.

 

Sullo sfondo c’è sempre un uomo che ha deciso del destino di una donna. Vorrebbe essere libera. Dimostrare a tutti che una donna con le sue sole forze può farcela. (Dove nasce il vento: Nellie Bly, a free american girl – Nicola Attadio)

 

Riuscì a realizzare i suoi sogni diventando la prima donna reporter lavorando per John Cockerill il direttore del “New York World” di Joseph Pulitzer. Il suo primo incarico fu quello di fare un’inchiesta, sotto copertura, a Blackwell Island, il manicomio femminile di New York.

Rimase una settimana, fingendo di essere una donna ricoverata e raccogliendo più informazioni possibili. Quando uscì l’articolo, l’opinione pubblica rimase sconvolta dalle condizioni nelle quali vivevano le donne internate e Nellie salì nell’olimpo dei giornalisti.

Diventò Nellie Bly la giornalista americana che sapeva scrivere al pari degli uomini. 

La sua seconda rocambolesca avventura da reporter fu quella di sfidare Phileas Fogg, l’indimenticabile personaggio ideato da Jules Verne nel suo capolavoro “Il giro del mondo in 80 giorni“. Una rivale della rivista Cosmopolitan fece il giro contrario per arrivare prima ma gli occhi rimasero puntati sempre su di lei.

 

giro del mondo in treno aereo o nave: titolo dell'articolo e immagine del mondo Nellie Bly la giornalista americana

Ti presento Phileas Fogg

 

Phileas Fogg è un personaggio di fantasia partorito dalla mente creativa di Jules Verne. Assieme al suo maggiordomo Passepartout, partì per un’avventura al limite dell’incredibile: fare il giro del mondo in 80 giorni.

Dopo varie peripezie e nuove amicizie, l’uomo ritornò a Londra, senza dire se da vincitore o da perdente perché non so se hai letto il libro.

 

L’autonomia e la dignità hanno un costo che vale la pena pagare. (Dove nasce il vento: Nellie Bly, a free american girl – Nicola Attadio)

 

Lo stesso Jules Verne volle incontrare Nellie Bly durante il suo passaggio a Parigi per complimentarsi con la sua audacia. “Sfidare un personaggio letterario” com’è scritto nel libro di Nicola Attadio dedicato a Nellie Bly “significa sfidare innanzitutto un’idea. Significa dimostrare che una donna senza un uomo può battere un record di un viaggiatore inesistente”. 

Il viaggio di Nellie Bly contro Phileas Fogg

 

La prima tappa fu Londra. Da lì passò per Parigi per incontrare i coniugi Verne che la salutarono con un festoso Good luck, Nelly Bly. Poi scese a Brindisi ma l’Italia non la conquistò del tutto.

Salpò sul piroscafo Victoria in direzione dell’isola di Ceylon dove si scontrò con la personalità compita degli inglesi. Attraversò il canale di Suez e raggiunse Aden, nello Yemen. Rimase folgorata dalla bellezza delle donne yemenite così diverse ma fiere rispetto alle donne occidentali.

La meta successiva fu il continente asiatico ma il Nepaul, l’imbarcazione che aveva prenotato, partì in ritardo. Il viaggio fu compromesso?

Fortunatamente con 5 giorni di ritardo la nave fece tappa a Penang in Malesia, poi a Singapore e infine, il 23 dicembre a Hong Kong, arrivando addirittura con due giorni di anticipo rispetto ai piani.

Con l’Oceanic raggiunse Yokohama in Giappone, per l’ultima tappa del suo viaggio prima di approdare a San Francisco con un tempo di 13 giorni, 14 ore e 5 minuti.

Così Nellie in meno di 80 giorni, 72 per l’esattezza, aggiunse un’altra tacca alla sua carriera. Nessuna poté eguagliarla, il mondo era ai suoi piedi.

Ancora una volta regina indiscussa delle testate giornalistiche. Una folla festosa la accolse. Nellie Bly la giornalista americana vivrà numerose altre avventure da reporter ma questa sarà quella per la quale verrà ricordata e osannata dal pubblico.

In questo articolo ti voglio lasciare la recensione del film Wanderlust che parla di una coppia esasperata in cerca di libertà e armonia. Wanderlust è una parola che i viaggiatori conoscono molto bene  e significa desiderio di viaggiare, quasi una necessità.

Il film Wanderlust, in realtà, non racconta questo desiderio impellente, ma è una commedia tipicamente americana che dimostra alcune vie di fuga.

Recensione film Wanderlust

 

Il film uscito nel 2012 ha come protagonisti la bellissima Jennifer Aniston, una creativa alla ricerca del lavoro della sua vita e Paul Rudd che interpreta il marito della Aniston, infelice impiegato in una grande azienda di New York. Proprio quando si decidono ad acquistare un appartamento, Paul perde il lavoro.

I due sono così costretti a trasferirsi ad Atlanta dal fratello di Paul, per lavorare nella sua azienda di noleggio bagni ecologici. Ma la coppia non è molto felice all’idea dato che il fratello non perde occasione di denigrare il povero Paul.

Durante il tragitto decidono di fermarsi una notte in un bed & breakfast che scuoterà le loro coscienze. La struttura infatti è gestita da una comune di spiriti liberi che li metterà, loro malgrado, a valutare le rispettive esistenze.

Ma prima devono recarsi dal fratello. Dopo pochi giorni di lavoro e di vessazione, Paul prende per mano Jennifer e la riporta al B&B. Assieme decidono di provare a vivere questa strana esperienza per due settimane, al termine delle quali prenderanno la decisione se fermarsi o ritornare a New York. Il resto te lo lascio guardare senza raccontarti il finale!

 

recensione film Wanderlust

 

Una commedia a tratti esilarante che esaspera un po’ i rapporti che si vivono all’interno di una comune e descrive in modo divertente quanto sia difficile imparare a condividere i propri averi con degli sconosciuti.

Al centro del racconto c’è il viaggio che aiuta a vedere la prospettiva della vita in modo differente. Conoscere e sapere che altre vie lavorative sono percorribili può aiutare le persone a trovare una strada che forse differenzia dalle altre. Non sempre, infatti, il percorso che abbiamo scelto è quello più adatto a noi.

Di conseguenza, ogni tanto sarebbe bene fermarsi, prendere un respiro, e capire se stiamo andando nella direzione giusta. Non è detto che quello che va bene agli altri possa andare bene anche a noi. A volte la serenità si trova in mezzo ed è doveroso perseguirla.

Thoureau diceva che la maggior parte della gente vive in una “quieta disperazione” accontentandosi di vivere un’esistenza che non li rende felici.

Credo sia importante apportare dei piccoli cambiamenti per ritrovare la felicità, se sentiamo di non essere soddisfatti di noi stessi. E uscire dagli schemi può essere di aiuto in questo senso. Non fossilizziamoci quindi, ma cerchiamo di esplorare come se, al di fuori, ci fossero sempre nuove terre da scoprire!

Le lezioni americane di Italo Calvino sono una raccolta di scritti che voleva presentare agli studenti dell’università americana di Harvard. Era molto conosciuto all’estero in quanto era uno degli scrittori più rappresentativi della cultura italiana nel mondo, nonché uno dei miei preferiti.

Morì improvvisamente ma gli scritti vennero pubblicati postumi da Garzanti.

Seguendo le linee guida mi sono divertita ad applicare i pensieri di Calvino rivolgendoli al mondo dei viaggi anziché alla letteratura, presentandoti le sue sei proposte per il millennio in corso.

Lezioni americane di Calvino

Leggerezza

 

“Se volessi scegliere un simbolo augurale per l’affacciarsi al nuovo millennio, sceglierei questo: l’agile salto improvviso del poeta filosofo che si solleva sulla pesantezza del mondo, dimostrando che la sua gravità contiene il segreto della leggerezza, mentre quella che molti credono essere la vitalità dei tempi, rumorosa, aggressiva, scalpitante e rombante, appartiene al regno della morte, come un cimitero d’automobili arrugginite”.

 

Le lezioni americane iniziano con la considerazione della leggerezza in un mondo che sta diventando sempre più occlusivo nelle vite delle persone.

Lo stress, il lavoro, il malessere psicofisico ci portano alla deriva di una società sempre più strumentalizzata e abbattuta. Qui si inserisce l’importanza del viaggio per cambiare prospettiva, per attenuare le tensioni e ritornare in superficie.

La spensieratezza di quando eravamo piccoli si insinua nuovamente nelle pieghe della nostra anima.

Come la letteratura necessita di non essere inutilmente grave così la nostra vita ha bisogno di alleggerire la mente e ripristinare i nostri valori predefiniti.

Rapidità

 

“Come il poeta in versi così per lo scrittore in prosa, la riuscita sta nella felicità dell’espressione verbale, che in qualche caso potrà realizzarsi per folgorazione improvvisa, ma che di regola vuol dire una paziente ricerca del mot juste, della frase in cui ogni parola è insostituibile, dell’accostamento di suoni e di concetti più efficace e denso di significato”.

 

Allo stesso modo noi dobbiamo cercare la meta che ci colpisce diretta al cuore. Quella che quando vediamo apparire in foto ci lascia senza fiato.

Ognuno di noi deve carpire le proprie preferenze e trasformarle in luoghi. Una freccia scoccata che arriva diretta alla destinazione senza intoppo alcuno.

Io, per esempio, so che i miei posti del cuore saranno sempre i Caraibi e anche se mi piaceranno altri luoghi che visiterò, i miei ricordi ritorneranno sempre lì. E tu dove sei diretto?

 

lezioni americane di calvino

 

Esattezza

 

La precisione per gli antichi Egizi era simboleggiata da una piuma che serviva da peso sul piatto della bilancia dove si pesano le anime. Esattezza vuol dire per me tre cose: un disegno dell’opera ben definito e ben calcolato, l’evocazione d’immagini visuali nitide, incisive, memorabili e un linguaggio il più preciso possibile come lessico e come resa delle sfumature del pensiero e dell’immaginazione.

Mi sembra che il linguaggio sia sempre usato in modo approssimativo, casuale, sbadato, e ne provo un fastidio intollerabile.”

 

A proposito dell’approssimazione vorrei riferirmi alla superficialità con la quale molti viaggiatori si approcciano alle culture che visitano. Ogni paese attraversato è un piccolo regno dove vigono usi e consuetudini differenti dai nostri e come tali vanno rispettati.

Possono sembrare inutili, antiquati o assurdi ma restano il patrimonio genetico di una nazione.

Invece di banalizzarli potremmo imparare a ricercarli proprio attraverso il loro Genius Loci, solo così potremmo rendere l’esperienza del viaggio ancora più intensa.

 

Visibilità (lezioni americane di Calvino)

 

“Tutte le realtà e le fantasie prendono forma solo attraverso la scrittura, nella quale esteriorità e interiorità, mondo e io, esperienza e fantasia appaiono composte della stessa materia verbale; le visioni polimorfe degli occhi e dell’anima si trovano contenute in righe uniformi di caratteri minuscoli o maiuscoli, di punti, di virgole, di parentesi; pagine di segni allineati fitti fitti come granelli di sabbia rappresentano lo spettacolo variopinto del mondo in una superficie sempre uguale e sempre diversa, come le dune spinte dal vento del deserto”.

 

Ho sempre pensato che viaggio e fantasia siano correlati. Da una parte l’azione, dall’altra il pensiero. Quando ci si organizza l’itinerario da soli e come se si viaggiasse due volte.

Prima il paese è un qualcosa di nebuloso e poco chiaro poi tutto quello che avevamo visto nelle foto e nelle immagini prende vita espandendo colori e profumi.

Il primo senso attivato è la vista, seguono in successione l’udito, l’olfatto, il tatto e il gusto. L’esperienza si moltiplica e ci avvolge completamente.

 

Molteplicità

 

“La letteratura vive solo se si pone degli obiettivi smisurati, anche al di là di ogni possibilità di realizzazione. Solo se poeti e scrittori si proporranno imprese che nessun altro osa immaginare la letteratura continuerà ad avere funzione”.

 

In una parola “sii audace”. Quando ti trovi in un paese straniero, dove nessuno ti conosce, puoi scegliere di essere chi vuoi. Puoi osare facendo qualcosa che a casa non avresti mai fatto perché ti sentiresti giudicato da chi ti è vicino.

Puoi espandere i tuoi confini e allargare i tuoi limiti. Nessuno te lo impedisce se non il tuo stesso io. Diventa protagonista della tua esistenza e raccogli dentro di te ricordi indelebili. Esprimi la tua vera identità e ti sorprenderai vedere cosa sei capace a fare.

 

Solidità (lezioni americane di Calvino)

 

“L’inizio è il luogo letterario dell’eccellenza perché il mondo di fuori per definizione è continuo, non ha limiti visibili. Studiare le zone di confine dell’opera letteraria è osservare i modi in cui l’operazione letteraria comporta riflessioni che vanno al di là della letteratura ma che solo la letteratura può esprimere”.

 

L’ultima delle lezioni americane sostiene questo: l’inizio è la parte più difficile di un viaggio. Quando sono partita per il tour del Centro America di sei mesi ero terrorizzata. Continuavo a ripetermi che stavo commettendo una pazzia, che me ne sarei pentita. Credevo di soffrire di solitudine senza amici e famiglia.

Il traguardo più importante che ho raggiunto è stato proprio quello di rendermi conto che da sola basti. Tutto ciò di cui hai bisogno lo devi trovare in te.

Sei tu il punto fermo della tua vita, tutto il resto è mutevole e inaffidabile. Bisogna imparare a camminare da soli se si vuole trovare la forza dentro di noi.

E ti assicuro che una volta che avrai anche solo percepito questa fonte di pienezza non sarai più lo stesso. Le vicissitudini ti potranno piegare ma tu resterai sempre la luce che illuminerà la tua strada grazie alla conoscenza delle lezioni americane di Calvino.

Le regole del backpacker sono molto semplici e sono dieci: servono a identificare il classico viaggiatore zaino in spalla.

In poche parole possiamo dire che il backpacker sceglie di spostarsi prevalentemente a piedi o con i mezzi pubblici ed è scevro da costrizioni sociali o pregiudizi radicati. O almeno questo è ciò che ci aspetta da lui.

Le dieci regole che  contraddistinguono un vero backpacker sono:

 

  1. Zaino e spalle forti. Sceglie accuratamente il tipo di zaino valutando la pesantezza e la robustezza. Sarà come un tempio è dovrà contenere tutto ciò di cui necessita. Una piccola casa viaggiante. Dopo aver macinato chilometri a piedi avrà spalle da far concorrenza ad Arnold Schwarznegger mentre gli addominali rimarranno gli stessi.

  2. Spirito di adattamento. Sa adattarsi a qualsiasi condizione climatica e le stelle lo guideranno. In alternativa opterà per ostelli rumorosi pieni di scarpe puzzolenti ma sguardi fieri di chi sa come godersi la vita.

  3. Curiosità verso nuove culture. Se ci sarà la possibilità di cimentarsi in nuovi progetti non rinuncerà a farli. Un modo per stare a contatto con la popolazione locale dalla quale cercherà di assorbire nuove prospettive e nuovi orizzonti di vita.

  4. Il mondo è senza confini. Per il backpacker non esistono confini ma solo stazioni dove apporre nuovi timbri e arricchire il passaporto. Il mondo è la sua casa, la sua famiglia e il suo luogo ricreativo.

  5. Compagnia. Durante il viaggio conoscerà persone provenienti da diverse parti del mondo e con ognuno troverà un idioma con cui parlare. Imparerà a distinguere i diversi tipi di viaggiatori e sarà sempre accompagnato da persone che, come lui, hanno deciso di inseguire la libertà. A volte non disdegna rimanere solo, perché in compagnia il tempo vola ma da soli il tempo rallenta e permette di entrare in connessione con sé stessi.

     

entrata al cenote della riviera maya: le regole del backpacker

 

Quali sono le altre regole?

 

  1. Incanto. Sarà sempre un bambino al quale non mancherà mai curiosità ed entusiasmo. Saprà rinnovarsi e il luccichio d’incanto non si spegnerà nei suoi occhi perché nuove mete sono sempre pronte ad essere scoperte. Gli occhi brilleranno e l’anima volerà.

  2. Studente fuoricorso. Un backpacker è uno studioso di cultura, natura, antropologia, fotografia, eccetera. Seguirà corsi che le scuole non potranno insegnare perché la maestra sarà la strada.

  3. Poliglotta ed ecologista. Conosce tantissime lingue anche quelle che non esistono talmente si ingegna a comunicare. Essendo la quintessenza dei figli dei fiori non può che avere un occhio di riguardo nei confronti della nostra meravigliosa Madre Terra.

  4. I parchi sono luoghi di incontri. Nel parco i backpacker scambiano informazioni, anche senza la connessione Wi-Fi, consumano pranzi o cene da far invidia a Canavacciulo (per lo meno per la quantità) e riposano. Tutto questo seguendo il vociare ininterrotto dei venditori o semplici passanti che sostituiranno la staticità di una televisione vista in camera.

  5. Slow is good. Non esistono orari, impegni, pensieri prepotenti che conducono allo stress. Il backpacker ha imparato a godersi il viaggio in ogni sua sfaccettatura perché il momento migliore è adesso e lo sa. I problemi sono ciò che costruiamo nella nostra mente per cui non resta che vivere intensamente l’attimo e ringraziare di essere parte di questo meraviglioso mondo. Ora che conosci tutte le regole non ti resta che valutare il tuo livello di appartenenza e scoprire se anche tu nascondi uno spirito da backpacker!

Sei vie per Santiago recensione film: un intreccio di storie, di lacrime e ricordi che si incontrano lungo il cammino più famoso al mondo .

Sei vie per Santiago (recensione film)

 

Il film documentario “Sei Vie per Santiago” presenta alcuni dei possibili approcci grazie ai quali migliaia di persone decidono ogni anno di affrontare il cammino. Vincitore di numerosi Film Festival è diretto da Lydia B. Smith e distribuito da Cineama.

In origine la tratta da Saint Jean Pied de Port fino a Santiago de Compostela veniva percorsa dai pellegrini con l’intenzione di rafforzare la propria fede o di espiare le proprie colpe. Attualmente si intraprende il viaggio per lasciare andare ciò che non appartiene. Prima si aggiungeva, oggi si toglie.

Ogni città è una tappa da raggiungere. Ogni tappa indica una nuova consapevolezza. Nell’approssimarsi al traguardo si ricompongono i pezzi di un puzzle, dove ogni pezzo trova il giusto collocamento all’interno dell’anima. Lungo il cammino il viandante impara a capire quale elemento combacia e quale invece è da scartare.

 

sei vie per Santiago recensione film

 

I protagonisti

 

I protagonisti del film Sei Vie per Santiago sono:

  • Misa: in ricerca della solitudine si ritroverà a condividere quasi tutto il percorso in compagnia di William, imparando che talvolta la vita prende strade inaspettate e che ogni attimo va vissuto intensamente.

  • Waine: da quattro anni ha perso la moglie e decide di accompagnare l’amico Jack in questa avventura. Lungo il cammino lascerà alle spalle un po’ di dolore e apprezzerà il valore del tempo.

  • Sam: viaggia alla ricerca di un’identità. Ogni passo le indicherà il tragitto da seguire per ritrovare sé stessa.

  • Tatiana: con il figlio e il fratello parte per motivi religiosi. Il fratello è ateo e spesso si ritrovano a litigare. Nel cammino capirà che le differenze sono un valore aggiunto e che il rispetto è alla base di ogni rapporto.

  • Tomas: indeciso se fare windsurf o il cammino, spenderà ogni goccia di forza per raggiungere il traguardo, mentre Allie dovrà abbandonare lo spirito di competizione per conoscere il meraviglioso lento ritmo del suo passo.

 

Grazie alle difficoltà i pellegrini porteranno a casa una fonte di forza interiore dalla quale potranno attingere in qualsiasi momento, e scopriranno che camminare non è un semplice esercizio fisico ma una sorprendente via per ritornare a sé stessi.

Trailer del film