La storia raccontata nel libro “Lo schiavo Patrizio” si muove nei meandri di una Venezia antica, quando a distinguerla in Italia c’era ancora la Repubblica. Quella Repubblica di San Marco che ha dominato i mari del mondo e che, ancora oggi, i veneziani faticano a dimenticare.
L’acerrima lotta contro i Turchi conclusasi in una battaglia epica che continuiamo a studiare e ricordare nei libri di scuola e che ha segnato, anche, la lenta discesa verso la fine del sogno veneto.
Il romanzo tratta questi temi in modo magistrale alternando realtà storica e finzione grazie all’ingegno di Giacomo Stipitivich autore veneziano amante della sua città e studioso di storia.
Lo schiavo patrizio
Il protagonista del racconto è Alvise Zorzi figlio di un ricco patrizio veneziano e fratello di Pietro Zorzi. Quest’ultimo ha un rapporto di amore e odio con Alvise perché gli invidia la sua audacia, la sua estroversione e la spensieratezza.
Lui, invece, è un’anima meditabonda affetto da menomazioni fisiche dovute da un feroce attacco di vaiolo avuto in tenera età.
Crescendo i due prendono strade diverse: Alvise va in cerca di fortuna per mare mentre Pietro si butta in politica. Arriva anche il momento di contrarre un matrimonio e a Pietro viene assegnata una giovane ragazza dalla bellezza esotica e sfolgorante. Alvise se ne innamora all’istante…
Questa attrazione segnerà l’inizio di odio e rancore fra i due fratelli che li porterà uno contro l’altro. Alvise viene ridotto in schiavitù dai Turchi a seguito di una battaglia persa in mare e arriva il momento per Pietro di perpetrare la sua vendetta.
Lascia il fratello al suo triste destino senza riscattarlo. Comincia così una vita di sofferenza per entrambi: uno come schiavo e l’altro tormentato dai rimorsi…
Recensione del libro
Il libro è affascinante e magnetico perché si muove sullo sfondo di una Venezia antica quando il doge era la massima autorità in carica. Si sposta, poi, nel nord Africa, in Turchia e in India, portando il lettore a conoscere altre vicissitudini storiche di città decadute e mai più risorte.
Alla verità storica si contrappone la finzione letteraria che non va mai a cozzare ma anzi si intreccia in modo esemplare esaltando i fatti.
I personaggi che si susseguono amplificano il senso e la trama regalando dei momenti di pura emozione.
È un libro che mi è dispiaciuto abbandonare ma allo stesso tempo ne sono rimasta soddisfatta soprattutto perché la sua non è una vera fine ma il preludio di un altro racconto pronto a svelare nuovi retroscena ed emozionanti avventure.
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Il secondo libro di Giacomo Stipitivich è il seguente: