Viaggiare a una cert’ora: sorprendersi in soggiorni improbabili
Viaggiare a una cert’ora è un modo di concepire i soggiorni in Italia e all’estero in maniera del tutto occasionale. In sostanza, si tratta di navigare tra le tante offerte del mercato dei viaggi e scegliere quella che più consona alle nostre finanze e al mood del periodo.
Prima della pandemia da Covid-19 questa opzione era raggiungibile da chiunque, poiché talvolta le offerte di viaggi e soggiorni erano vantaggiosi e appetitivi.
Ora purtroppo il meccanismo si è allentato, e le opportunità di viaggiare sono diventate limitanti. Nonostante questo, il metodo rimane ad aleggiare nella nostra mente, poco propensa ad accettare i cambiamenti della quotidianità.
Cosa significa viaggiare a una cert’ora?
Dire: “Ci vediamo a una cert’ora” è un’usanza tipica del sud Italia. Non si sa come, eppure le persone accordandosi in questo modo riescono a incontrarsi nei tempi e nei luoghi giusti.
È una specie di magia che sintonizza le frequenze mentali delle persone mettendole d’accordo sul posto in cui vedersi e ritrovarsi pur senza darsi un indirizzo e un’ora specifica.
Lo spiega bene lo scrittore Raffaello Mastrolonardo nel suo libro “Gente del sud” quando sospende per un attimo la trama del racconto (che ti consiglio caldamente di leggere) e spiega questa tipicità.
Lo stesso concetto può essere applicato ai viaggi. Se mi segui da qualche tempo sai bene quanto questa rivisitazione dei concetti mi sia familiare.
In pratica, viaggiare a una cert’ora significa selezionare un viaggio seguendo le proprie inclinazioni senza sapere bene per quale motivo lo si è scelto e quali siano le implicazioni future.
Vediamo un’opportunità e la cogliamo al volo. La meta? Non ha importanza, purché l’acquisto si traduca in un viaggio da “qualche parte”.
Forse questo modo di pensare sottintende una necessità di cambiare la quotidianità per introdurre un elemento di sorpresa. Seguiamo l’istinto per scompaginare la routine e saziare la nostra curiosità.
Io ho scelto di viaggiare a una cert’ora diverse volte nella mia vita, proprio per allontanare la noia e vivacizzare la quotidianità. Una volta prenotato il viaggio mi sono sempre posta la domanda: “Perché l’ho fatto?” senza trovare una risposta esaustiva.
Probabilmente una singola risposta non esiste ma coesiste assieme ad altre impellenti necessità, le quali coincidono con il nostro desiderio di migrabondare. Un bisogno che cerchiamo di nascondere a noi stessi ma che ogni tanto ci viene a pungolare richiedendoci il suo spazio.
E allora ascoltiamo queste voci e lasciamoci da loro sorprendere: sia mai che vogliano raccontarci qualcosa di inaspettato.
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